Una brutta estate per le vendite del commercio al dettaglio

Se per il turismo è stata un’estate calda, non si può dire lo stesso per il commercio.
Dopo un calo registrato nel mese di luglio, anche agosto ha confermato un andamento in discesa, in particolare per le vendite del commercio al dettaglio, con una diminuzione sull’anno dello -0,5% in valore e del -1% in volume. A soffrire sono soprattutto i piccoli negozi, che registrano uno dei peggiori risultati degli ultimi tre anni.

Si tratta di dati resi noti dall’Ufficio economico Confesercenti, secondo cui le imprese attive su piccole superfici mostrano un andamento in controtendenza ed un calo che in agosto è stato del 2,4% , rispetto ad una crescita dell’1,4% delle imprese operanti su grandi superfici.

La situazione è sempre più grave se si considera la dimensione delle attività: le piccole imprese fino a 5 addetti segnano una riduzione delle vendite del -3,1% sull’anno e del -2,7% nei primi 8 mesi, con un calo in volume, rispettivamente, di circa 3,6 e 3,4 punti.

Questo significa che il divario tra grandi e piccole imprese è sempre più accentuato e sarà sempre più difficile da colmare, poiché questa estate ha raggiunto una differenza di 3,8 punti.
D’altra parte, non si tratta di una notizia inaspettata, poiché negli ultimi dieci anni sono già stati oltre 108mila i negozi a chiudere per sempre i battenti, ma il bilancio potrebbe ulteriormente peggiorare già alla fine dell’anno, portando ad un impoverimento del tessuto imprenditoriale ma anche delle città, che rischiano la desertificazione commerciale e l’addio definitivo dei negozi di quartiere.

Per invertire il trend, occorrerebbe partire da una innovazione della distribuzione, utilizzando le risorse di Impresa 4.0 anche per sostenere un rilancio del commercio di prossimità attraverso l’adozione di tecnologie che ne aumentino la competitività.

Vera MORETTI

Veicoli commerciali, in calo le vendite a giugno

Anche nel mese di giugno c’è stata una contrazione di vendite in Italia di camion e bus (veicoli commerciali, industriali e autobus). Il comparto complessivamente considerato accusa un calo del 29,8% e ancora più preoccupante è il consuntivo del primo semestre che chiude con una contrazione del 37%.

Così il Centro Studi Promotor commenta i dati diffusi in mattinata dalla Acea sul calo delle vendite di camion e bus nell’area dei 27 paesi della Ue e dell’Efta del 5,2% a giugno e del 10,3% nel primo semestre. Come accade per il mercato delle autovetture, rileva il Csp, nell’area Ue27+Efta i risultati più negativi si registrano nella zona dell’euro e in particolare nei paesi sotto attacco da parte della speculazione finanziaria internazionale. Nel consuntivo del primo semestre si registrano infatti cali del 54,2% in Portogallo, del 49,4% in Grecia, del 37% in Italia e del 25,5% in Spagna, ma chiudono in rosso anche la Francia (-7,2%) e la Germania (-1,9%).

Analizzando l’andamento in Italia dei tre segmenti del comparto (autobus, veicoli industriali e veicoli commerciali) i bilanci del primo semestre sono tutti fortemente negativi. Per gli autobus si registra un calo di immatricolazioni del 30% contro una crescita del 7,2% dell’area Ue27+Efta. Per i veicoli industriali la contrazione e’ del 30,9%, mentre l’area contiene la perdita nel 5,2% e per i veicoli commerciali il calo italiano e’ addirittura del 37,8% a fronte di una contrazione dell’11,6% per l’area Ue27+Efta. Per quanto riguarda in particolare quest’ultimo settore (veicoli commerciali) il Csp ha condotto a fine giugno la consueta inchiesta congiunturale trimestrale da cui emerge che soltanto il 4% degli operatori si attende un recupero del mercato a breve termine (tre-quattro mesi), mentre il 38% ipotizza stabilità e il 58% si attende un ulteriore peggioramento della domanda.

“E’ del tutto evidente che le prospettive per un mercato di tipici beni di investimento come i camion e i bus sono strettamente legate alle attese sull’evoluzione del quadro congiunturale che al momento non appaiono certo positive, anche se, per quanto riguarda l’Italia, va segnalato che l’indicatore di fiducia delle imprese determinato dall’Istat in giugno ha fornito qualche indicazione di ripresa”, sottolinea il centro bolognese.

Crisi, quando il commercio ci dà un taglio

Vendite al dettaglio in calo ma tanta voglia di fare per i commercianti milanesi. Anche da soli.

Senza consumi non c’è crescita. Ma qual è la temperatura che si registra in questo momento nel mondo del commercio al dettaglio, a Milano? Se l’ultima indagine Istat ha reso noto un calo dello 0,2% per quanto riguarda le vendite del marzo scorso, che fa registrare però un aumento del’ 1,7% rispetto allo stesso periodo del 2011, i commercianti sembrano non essere proprio d’accordo.

Dati troppo ottimistici destinati a scontrarsi con i numeri reali degli scontrini battuti in cassa? ‘Le vendite sono in calo, in media del 30%’ sembra essere il refrain che corre sulle bocche dei commercianti milanesi, da nord a sud della città. In giro per quartieri della ‘capitale della moda’ li abbiamo intervistati, per raccogliere critiche e impressioni. Ma soprattutto abbiamo chiesto loro cosa le istituzioni – governo, banche, Camera di Commercio e Comune – hanno fatto per loro. O forse potrebbero fare.

E alla fine il ritornello, sembra sempre più suonare così ‘Sapessi com’è strano, comprare oggi a Milano…’. Guardate il video e giudicate voi.

Alessia CASIRAGHI

Confcommercio: crescono le imprese associate

Nonostante l’acuirsi della crisi generale nel nostro Paese, la particolare stagnazione delle vendite e delle locazioni degli immobili e in un quadro generale di recessione economica, inasprita dai provvedimenti del Governo che influenzano negativamente i consumi e gli acquisti, la FIMAA, Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari aderente a Confcommercio, vede crescere il numero di imprese associate confermandosi leader nei settori immobiliare, creditizio e merceologico.

Infatti, nel 2011 il totale delle imprese iscritte alla Federazione è di 11.695 e, analizzando i dati del tesseramento, il trend di crescita è del 9% dal 2009 al 2010 e del 10% dal 2010 al 2011. E’ quanto si legge in un comunicato stampa diffuso dalla Federazione stessa che, tra imprenditori, dipendenti e collaboratori, rappresenta oltre 76.000 addetti nel comparto dei servizi alle persone e alle imprese.

Il Segretario Generale FIMAA, Rossano Asciolla, dopo aver reso noti i dati del tesseramento dichiara: “è stata fondamentale la relazione tra FIMAA e Confcommercio. Ciò ha anche favorito la crescita qualitativa della categoria. Credo che la FIMAA oggi sia uno dei “pezzi” più importanti del Sistema Confederale”. Conclude dicendo: “FIMAA è intervenuta nell’ultimo anno da protagonista in tutte le principali sedi istituzionali – Parlamento, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Banca d’Italia – in cui si sono discusse le principali leggi che regolamentano i settori immobiliare e creditizio.”

La Federazione dal 1956 è ormai un punto di riferimento sicuro, anche in questi tempi complessi. FIMAA attraverso le sue attività di tutela, assistenza, consulenza sindacale e l’offerta dei servizi in generale ed anche nel credito, ha consentito a tutti gli agenti immobiliari, ai mediatori creditizi, ai mediatori merceologici e agli agenti in attività finanziaria di far crescere la propria professionalità a garanzia dei cittadini/clienti a cui sono state offerte le migliori prestazioni professionali. Per FIMAA – prosegue la nota – la crescita culturale, la formazione continua, la deontologia professionale sono i valori che vengono posti a garanzia dei consumatori che usufruiscono dei servizi di mediazione delle imprese associate. FIMAA è ben consapevole dell’importanza sociale dell’attività dei propri agenti che nell’interesse di entrambe le parti – quella venditrice e quella acquirente – svolgono un’attività economica su beni di primaria importanza per la popolazione: la casa e il denaro. Per questo è così attenta ai valori ed all’etica professionale.

Il Presidente FIMAA Nazionale Valerio Angeletti commenta: “Sono veramente molto soddisfatto della crescita della nostra Federazione, oggi FIMAA è la più grande associazione di settore e questo risultato è stato raggiunto grazie alla voglia di fare squadra con oltre 17.000 imprenditori e circa 76.000 addetti in totale che operano nel settore su tutto il territorio nazionale. Un dato importante che si consolida grazie al lavoro e all’impegno di tutti i Presidenti Provinciali e della Segreteria Nazionale, che hanno messo a disposizione della Federazione le loro esperienze e conoscenze”.

Lo rende noto la Confcommercio.

Fonte: agenparl.it

Consumi in calo, il dato più basso dal 2004

L’unico settore a resistere alla crisi è quello degli alimentari. Abbigliamento, calzature, elettrodomestici, mobili e tecnologie sono invece in caduta libera. E’ quanto denuncia Confcommercio, che, in base ai dati registrati dall’ultima indagine Istat, evidenzia come le vendite al dettaglio nel 2011 siano calate dell‘1,3% rispetto al 2010.

Le vendite degli alimentari restano ferme e il non food scende dell’1,8 %. Si tratta del dato peggiore dal 2009, e se si guarda alle vendite al dettaglio dello scorso dicembre (-1,1%) si tratta del ribasso più forte dal luglio 2004. Se letto in retrospettiva a un anno, l’indice grezzo del -1,1% di dicembre 2011 segna un calo del 3,7% rispetto allo stesso mese del 2010: le vendite di prodotti alimentari sono diminuite dell‘1,7%, quelle dei beni non food del 4,4 %
Confrontando i dati con novembre 2011 le vendite sono diminuiti sia per i prodotti alimentari (-1,0%) sia per quelli non alimentari (-1,2%).

Sul fronte degli esercizi di vendita, Istat ha registrato una flessione rispetto al 2010 sia per le vendite della grande distribuzione (-3,9%), sia per i piccoli negozi (-3,5%). Le diminuzioni tendenziali riguardano sia gli esercizi non specializzati (-4,2%) sia quelli specializzati (-1,9%). Aumentano invece le vendite solo per i discount alimentari (+1%), mentre diminuiscono quelle degli ipermercati (-4,4%) e dei supermercati (-2%).

“Il potere di acquisto delle famiglie è in caduta libera, per di più intaccato dalla manovra economica e dalla forte crescita dei prezzi, anche sulla spinta dell’aumento dei carburanti” denunciano Rosario Trefiletti di Federconsumatori ed Elio Lannutti di Adusbef. “Non sorprende il calo delle vendite. Il costo della spesa alimentare è salito in media del 5%, per un aggravio di spesa pari a 350 euro l’anno per famiglia” sottolinea Adoc. Punta invece all’abbattimento della pressione fiscale indiretta e diretta per far riprendere i consumi Adiconsum, mentre Federdistribuzione avverte: “La situazione dei consumi è preoccupante e un nuovo aumento dell’Iva metterebbe ulteriormente a rischio il potere d’acquisto delle famiglie”.

Istat: cala la fiducia nelle imprese

Secondo i dati pubblicati dall’Istat, a gennaio 2012 l’indice destagionalizzato del clima di fiducia nelle imprese del commercio al dettaglio scende al 78,4, segnando il valore minimo dal 2003, ovvero dall’inizio delle serie storiche destagionalizzate.

Nel commercio al dettaglio il clima di fiducia scende in entrambe le tipologie di vendita. In particolare, l’indicatore cala da 68,1 a 65,5 nella grande distribuzione e da 93,5 a 88,6 nella distribuzione tradizionale.

Continuano a peggiorare le attese e, soprattutto, i giudizi sulle vendite, e cala il saldo relativo alle scorte di magazzino.

Fonte: confesercenti.it

Piccoli negozi in difficoltà, Confesercenti preoccupata

La GDO e i discount soffocano i piccoli negozi. Quella che oramai da anni è in realtà una “non notizia”, traspare oggi ancora di più dai dati pubblicati dall’Istat relativi alle vendite al dettaglio nel mese di agosto, che su base annua hanno registrato un calo dello 0,9% per le imprese operanti su piccole superfici, mentre sono cresciute dello 0,5% nella grande distribuzione, dove hanno fatto da traino i discount di alimentari (+3,5%).

Confesercenti mette in guardia: “Le vendite ad agosto confermano che i consumi vanno peggio delle previsioni: a fine anno, se continua così, avremo almeno 65mila chiusure di esercizi commerciali, un salasso di 150mila posti di lavoro in meno e l’aumento della desertificazione dei centri urbani“, scrive l’associazione in una nota.

Vero è che tra i dati Istat non mancano note positive. Ad agosto 2011 l’indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio ha segnato una variazione pari a 0 su base mensile, mentre nella media del trimestre giugno-agosto, rispetto ai tre mesi precedenti, il risultato resta negativo (-0,4%). Per quanto riguarda le vendite di alimentari, l’Istat ha registrato un aumento dello 0,3%, invece quelle di non alimentari sono diminuite dello 0,1%. In termini tendenziali, quindi, il calo dello 0,3% è dovuto a un rialzo dell’1,6% per il settore ‘food’ e di una flessione dell’1,2% per il ‘non food’.
 
Le vendite di prodotti per la tavola hanno segnato una buona performance, soprattutto nella grande distribuzione (+2,6%). Relativamente ai non alimentari, ad agosto 2011 le variazioni negative maggiori entità riguardano supporti magnetici, strumenti musicali (-7,3%) e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-4,8%). Il comparto che registra l’aumento più forte è quello dei giochi, giocattoli, sport e campeggio (+0,4%).

Giù anche l’indice di fiducia dei consumatori, che a ottobre si attesta a 92,9 contro i 94,2 di settembre. Il clima di fiducia migliora nel Nord, in particolare nel Nord-est, e cala nel Centro-sud. A livello nazionale, però, la flessione è diffusa a tutte le componenti e risulta particolarmente forte per l’indice che misura il complesso delle attese a breve termine (giù da 85,5 a 81,8). L’indice del clima economico cala da 78,3 a 75,6, mentre quello relativo alla situazione personale scende da 100,6 a 98,6. Peggiorano le valutazioni presenti e prospettiche sulla situazione del Paese, i giudizi sulla situazione economica della famiglia e le previsioni di risparmio. I saldi dei giudizi sull’evoluzione recente dei prezzi al consumo e quelli delle previsioni sulla loro dinamica futura registrano però, nel complesso, un aumento rispetto al mese precedente.

Vendite, Marketing, Web 2.0 … and the city!

Il problema di ciò che chiamiamo marketing è che per noi salesman è un concetto astratto e lontano. Lo riteniamo spesso inutile a centrare il nostro fine ultimo che è solo vendere!

Per  vendere, vendere e ancora vendere vogliamo adottare solo metodi e strumenti misurabili, effettivamente utili, agili e veloci.

Non abbiamo tempo per capire, il nostro tempo è utilizzato per far diventare un lead un prospect, ed un prospect un cliente .

Il commerciale ed il marketing non comunicano, parlano da sempre due lingue diverse, sembra non abbiano lo stesso fine, in azienda sono spesso figure che in riunione si scontrano. E’ difficile avere un marketing autonomo e libero che possa esprimersi senza essere al servizio del breve termine di azioni dirette dal reparto commerciale. E questa situazione è limitante.

Di contro, il reparto commerciale convive con i numeri, il budget è assegnato solo in favore dei risultati e spesso le azioni proposte dal marketing  non sono misurabili e di conseguenza sono inaccettabili e lontane dai forecast.

La questione è annosa eppure una svolta c’è stata.

La svolta l’ha data l’online. Il web ha traslato noi ed i nostri clienti in una realtà che non può prescindere dal marketing. Ha reso la vita più semplice alla comunicazione, ha tagliato i costi rispetto all’offline ed ha dato strumenti per tracciare e misurare la maggior parte delle azioni.

Sul nostro sito ilcommercialethesalesman.com ho una rubrica dedicata a questo tema. In questa rubrica vorrei parto da questo punto, analizzare il marketing del Web 2.0, raccontarlo con parole chiare e semplici per  portarlo nella nostra quotidianità. Quotidianità fatta di attività e programmi nel breve, medio e lungo termine che però ci deve portare a chiudere i quarter e questo nuovo 2010 con dei risultati.

Sarà interessante analizzare termini e metodi che ricorrono nei nostri discorsi, linguaggi che in molti pensiamo di conoscere e forse utilizziamo, ma che la maggior parte dei commerciali non padroneggia e non ha mai avuto modo di sviscerare.

Se vi convinco che alcune cose vi serviranno nel day by day, sono convinta che troverete lo spazio per capire ed approfondire.

Questa  non vuole essere una rubrica di marketing accademico, ma un punto di ascolto e di consigli per far entrare un nuovo punto di vista nella nostra testa ogni volta che cerchiamo di avere visione del nostro business.

Il tutto nella maniera più concreta possibile e con un linguaggio ‘ripulito’ dallo slang market taro…per quanto possibile.

Vi aspetto lettori e critici …online!

Agnese Scarito