È di Eni la migliore comunicazione online

La comunicazione corporate online di Eni è ancora la migliore in Italia, almeno stando alla classifica Webranking Italia 2015, che mette in fila le società quotate a Piazza Affari valutando la loro comunicazione web, dal sito corporate alla gestione dei social network.

La società del cane a sei zampe si è infatti classificata prima per il terzo anno consecutivo. Eni ha sopravanzato Telecom e Snam, con il gruppo di tlc che ha guadagnato una posizione rispetto allo scorso anno, proprio ai danni della società del gas.

La scala della classifica Webranking Italia 2015 attribuisce un valore finale da 0 a 100 alla comunicazione digitale delle aziende. Quelle che superano la soglia dei 50 punti sono promosse, quelle che restano sotto i 30 punti rischiano l’eliminazione dalla classifica per l’anno successivo.

La classifica Webranking Italia 2015 è stilata da Comprend insieme alla società specializzata Lundquist e ha premiato il sito internet di Eni per il modo in cui approfondisce la presentazione dell’azienda, la sua presenza sui mercati globali e il forte legame che persegue tra sostenibilità ambientale e modello di business.

Eni si è inoltre distinta per due iniziative web ben sviluppate questo 2015: Eniday, un magazine online dedicato alle storie di esplorazione e sviluppo nel mondo e, soprattutto, l’approdo di Eni su Facebook con una propria Global Page molto ben strutturata.

L’intermediario immobiliare arriva sul web

Finita l’era del porta a porta e dei volantini lasciati nella cassetta delle poste, anche l’intermediario immobiliare adesso sbarca sul web. “Sicuramente – spiega a LABITALIA Antonio Rainò, consulente per il marketing e la comunicazione e curatore del sito Immobiliare.com – il web rappresenta una grande risorsa per il settore che, da sempre, risente del cosiddetto ‘fai da te’. Solo il 40% delle intermediazioni immobiliari, infatti, passa per le agenzie. Ma questo dato che non ci preoccupa affatto”.

“Il web – sottolinea Rainò – rappresenta una grande risorsa per l’intermediario immobiliare specializzato per target ben precisi, più che area geografica ad esempio”.

“E’ un canale in più – aggiunge – che diventa, nella maggior parte dei casi, strategico quando si vanno a trattare compravendite di immobili di un certo tipo, come le case-vacanze o di pregio. Il web diventa così una vetrina utile per raggiungere, in tempo reale, anche clienti lontani”.

“L‘intermediazione immobiliare on line – precisa Antonio Rainò – richiede anche più tipi di professionalità. Come il saper scattare e scegliere le foto più adatte di un immobile. Se di una casa in vendita si mette on line una foto con un letto disfatto oppure con un angolo buio difficilmente si avrà molte possibilità di venderla”.

Tuttavia, spirito imprenditoriale, una buona dialettica, una forte propensione al rapporto interpersonale, una ferma volontà orientata alla propria carriera e la capacità di lavorare in team rimangono le caratteristiche ‘tradizionali’ richieste a chi intende operare nel mercato dell’intermediazione immobiliare.

A confermarlo a LABITALIA è Antonio Pasca, presidente Tecnocasa Franchising spa. “Noi – ricorda – puntiamo molto, infatti, sulla nostra scuola di formazione nazionale che eroga corsi a vari livelli, dal neo-inserito in agenzia fino al professionista già affermato. Per quanto riguarda le figure che, una volta inserite, rimangono all’interno del gruppo, dopo il primo anno di attività si stima una percentuale di circa il 65%”.

“L’agente immobiliare, al di là dei cicli di mercato, deve comunque sempre proporsi – ricorda Pasca – come un professionista in grado di mediare tra le parti con l’adeguata preparazione che si richiede a chi deve portare a compimento un’operazione delicata come l’acquisto o la vendita di un’abitazione per il mediatore immobiliare o il reperimento di un finanziamento per il mediatore creditizio”.

“Esistono dei fattori-chiave – aggiunge – che sono la condizione necessaria perché un’impresa possa rimanere sul mercato nel tempo: l’onestà, la preparazione e la trasparenza devono essere le qualità principali degli operatori”.

Fonte: adnkronos.com

E-commerce: il web seduce le microimprese

di Alessia CASIRAGHI

Piccole e medie imprese italiane sempre più virtuose e soprattutto virtuali. Vendere o acquistare prodotti e servizi online non è più un tabù per l’imprenditoria made in Italy, ma rischia di diventare un vero e proprio trend.

E’ quanto rivela l’indagine annuale condotta da Epson Micro business sulle Pmi Italiane, nell’ambito del settore Epson Business Council. I dati sono eloquenti: il 94% delle piccole imprese da 1 a 10 dipendenti utilizza e-commerce e siti vetrina per vendere i propri prodotti e servizi, mentre l’89% dichiara di acquistare online.

Ma le nuove tecnologie (dal web, all’e-commerce, ai social network) come influenzano il business delle piccole e medie imprese italiane?

La rete, conferma Epson Micro business, è uno strumento vantaggioso e dalle potenzialità estreme per la piccola realtà imprenditoriale italiana: fare business online con strategie Web mirate, o di marketing online, che punti alla visibilità dell’azienda anche sui social network, rappresenta un’occasione unica per le aziende.

Già molte Pmi si rivolgono a servizi di consulenza e Web agency per migliorare e ottimizzare la propria visibilità online, realizzando siti internet vetrina, e-commerce e blog aziendali per rafforzare la presenza e l’identità del proprio brand in rete.

Andrea Granelli, rappresentante italiano Epson Business, ha sottolineato poi come l’adozione di strategie a lungo termine, con una particolare attenzione all’evoluzione degli strumenti di Marketing online, risulta vincente e più redditizia dal punto di vista economico rispetto alle strategie di crescita aggressiva e direttiva normalmente impiegata da molte aziende.

Web: la riforma UE per la protezione della privacy

Account fake, caselle di posta elettronica violate, conti correnti online a rischio. La Commissione europea propone riforma globale della normativa Ue del 1995 in materia di protezione dei dati che circolano nel web.

L’intento è di rafforzare i diritti della privacy online e stimolare così la crescita dell’economia digitale europea. L’impegno centrale della riforma è la creazione di un corpus unico di norme di protezione dei dati, che abbia validità su tutto il territorio dell’Unione Europea. Un gigantesco passo avanti, se così fosse, dato che al momento le leggi in materia di protezione della privacy sul web sono molto frammentate e parcellizzate tra i diversi Paesi.

L’ingresso di una nuova legge unica consentirà poi alle imprese un risparmio di circa 2,3 miliardi di euro l’anno secondo le stime dell’Unione Europea.

“La protezione dei dati personali è un diritto fondamentale di tutti gli europei – precisa Viviane Reding, commissaria europea alla Giustizia – eppure non sempre i cittadini sentono di avere il pieno controllo dei propri dati Le nostre proposte creeranno fiducia nei servizi online, visto che saremo tutti più informati sui nostri diritti e avremo un maggiore controllo di tali informazioni”.

Un quadro giuridico saldo, chiaro e soprattutto semplificato, è questa la proposta dell’Unione Europea, volto a stimolare la crescita, l’innovazione e la creazione di posti di lavoro nel campo del web.

Due le proposte legislative contenute nel pacchetto di riforma:

  • un regolamento che istituisce un quadro generale dell’Unione per la protezione dei dati
  • una direttiva sulla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati a fini di prevenzione, indagine, accertamento o perseguimento dei reati e nell’ambito delle connesse attività giudiziarie.

L’introduzione dell’obbligo di rendicontazione per chi tratta i dati sul web permetterà poi di eliminare l’attuale obbligo di notificare tutti i trattamenti alle autorità di protezione dei dati, che grava sulle imprese con un costo di circa 130 milioni di euro l’anno.

All’ordine del giorno anche l’istituzione un‘unica autorità nazionale di protezione dei dati nel Paese dell’Unione in cui l’aziende possiede la propria sede principale. La riforma prevede poi l’obbligo del consenso per trattare i dati, che andrà richiesto esplicitamente alle autorità competenti: il consenso non potrà essere cioè presunto. Sarà inoltre più facile accedere ai propri dati personali e sarà agevolato anche il trasferimento dei dati da un fornitore di servizi a un altro (diritto alla portabilità dei dati), con un conseguente miglioramento della concorrenza tra i servizi.

Un ultimo punto riguarda infine il diritto all’oblio: ogni cittadino potrà cancellare i propri dati in qualsiasi momento se non sussistono motivi legittimi per mantenerli.

Per chi viola il diritto sancito dell’Unione Europea saranno poi previste sanzioni pecuniarie con somme fino a 1.000.000 di euro o pari al 2% del fatturato mondiale annuo dell’azienda.

Nuovi domini primari: un bene o un male?

di Vera MORETTI

Da giovedì l’Icann, l’organismo internazionale che vigila sull’organizzazione del Web, ha dato il via alle proposte, da parte di imprese o privati, di registrare nuovi domini primari da affiancare ai tradizionali .com e .info.

Il costo, 145 mila euro, non ha scoraggiato, tanto che sono molte le aziende che si sono fatte avanti. Tra i richiedenti, anche la città di Londra, che potrebbe decidere di registrare il dominio .london per i siti che riguardano il turismo.

Perché questa “liberalizzazione”? Semplicemente, hanno affermato i portavoce di Icann, per promuovere l’innovazione negli indirizzi dei siti web e per aprire i domini anche a caratteri di alfabeti diversi da quello latino. A questo proposito, l‘organismo ha spiegato: “Gli utilizzatori cinesi di internet sono ormai la maggioranza, è assurdo che non ci siano domini con i caratteri che conoscono meglio“.

Le polemiche non mancano, comunque, soprattutto per il rischio che qualcuno registri e utilizzi in maniera impropria i domini e, per evitarlo, il mese scorso 26 istituzioni mondiali, tra cui l’Onu e il Fondo Monetario Internazionale, hanno inviato una lettera all’Icann per chiedere che non venga resa possibile la registrazione di domini .un o .imf da parte di persone non affiliate alle organizzazioni.

Anche la Federal Trade Commission americana, si è mostrata contraria a questa procedura, preoccupata che qualcuno possa registrare domini simili a quelli di siti già esistenti, ad esempio Amazon.comm, e usarli per truffare gli internauti.

Secondo l’Icann, pero’, il prezzo elevato della registrazione e i controlli che seguiranno le richieste dovrebbero far desistere i malintenzionati e ha promesso di valutare con molta attenzione le richieste che riceverà.