Le imprese rosa resistono alla crisi, + 2% in un anno

Secondo il Rapporto Nazionale sull’Imprenditoria Femminile, realizzato da Unioncamere con la collaborazione del Ministero dello Sviluppo Economico e del Dipartimento per le Pari Opportunità, presentato recentemente a Roma, le imprese rosa sembrano resistere meglio alla crisi, con risultati ottimistici anche per il futuro. Il rapporto che si rifà al periodo che va dal 2003 al 2008, ha evidenziato come l’imprenditoria femminile sia stata in generale molto forte e in modo particolare nei 12 mesi che intercorrono tra giugno 2009 e giugno 2010. In tale lasso di tempo la crescita registrata per le imprese rosa sarebbe del 2,1%, con un incremento di 29.040 unità, a fronte di una perdita invece di 17.072 unità, ovvero un -0,4% per le imprese gestite da uomini. La quota maggiore è rappresentata dalle società di capitale che hanno assistito nei 12 mesi un incremento del 18% (attestandosi al 14,1% del totale aziende gestite da donne). Le imprese individuali sono invece in leggero calo con il -0,48% rappresentando comunque il 60,7% mentre le società di persone si situano al 22,8%. Anche le cooperative e altre forme di aggregazione godono di margini di crescita.

Sorprende un po’ constatare che il numero maggiore di imprenditrici donne è registrata in Meridione e Isole, con una percentuale sul totale del 36% (512.620 unità). A seguire troviamo il Nord-Ovest con il 24,5% delle aziende guidate da donne (348.346 unità). Peggiori le performance registrate nelle regioni centrali in cui la percentuale si ferma al 21,5% del totale, mentre il Nord-Est rivela una “quota rosa” di solo il 17,9%. E’ la Lombardia a possedere in termini assoluti la maggior percentuale di aziende femminili, quasi 192 mila (anche se in termini percentuali sono solo il 20% del totale); al secondo posto c’è la Campania con quasi 149 mila aziende rosa, seguono Lazio (140.225) e Piemonte (111.705). Il record spetta però al Molise (30,2% del totale), seguita da Basilicata (27,9%) e Abruzzo (27,7%).

I settori più interessati dal fenomeno sono il Commercio (29,2%) e l’Agricoltura (17,8%, nonostante una perdita del 2,48% nell’ultimo anno), seguiti dai Servizi di alloggio e ristorazione (8,6%), dalle Attivita’ manifatturiere (8,3%) e dalle Altre attivita’ di servizi (7,6%). Positivi anche i risultati relativi a Sanita’ (+7,24%) e Istruzione (+5,12).

Mirko Zago