Fisconline: le tasse 2.0

Le tasse si pagano con un click. Registrare un contratto di affitto, visualizzare versamenti e atti, pagare le imposte, inviare la dichiarazione dei redditi, da oggi è più semplice e a portata di mouse. Grazie ai nuovi servizi offerti dal sito www.agenziaentrate.gov.it, il fisco diventa 2.0.

Ma come si usufruisce dei servizi messi a disposizione da Fisconline?
Destinatari dell’iniziativa sono tutti i cittadini italiani, anche residenti all’estero. Per accedere alle funzione del sito occorre essere muniti di un Pincode, che è possibile richiedere:

  • online, collegandosi al sito dell’Agenzia delle Entrate, www.agenziaentrate.gov.it, e seguendo il percorso “Servizi online > Servizi con registrazione”, che consente di scaricare la domanda di abilitazione.
  • per telefono, al numero 848.800.444, selezionando il servizio di assistenza automatico. Le ultime 6 cifre del Pin e la password per il primo accesso saranno recapitate per posta entro 15 giorni dalla richiesta.
  • presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate.

Sul sito dell’Agenzia delle Entrate è a disposizione inoltre una brochure che spiega le principali funzionalità del servizio. Grazie a Fisconline da oggi pagare online imposte, tasse e contributi con il modello F24, inviare la dichiarazione dei redditi,  registrare un contratto d’affitto, scegliere la cedolare secca, comunicare le proprie coordinate bancarie per l’accredito dei rimborsi,- ottenere le ricevute telematiche della documentazione inviata, trasmettere istanze, inviare la domanda di definizione delle liti fiscali pendenti di importo fino a 20.000 euro.

Se invece vi occorre raccogliere informazioni, Fisconline vi aiuta consentendovi di consultare ogni volta vogliate la dichiarazione fiscale, i dati catastali degli immobili, i versamenti eseguiti e gli atti registrati.

Per chi ancora non possiede un Pincode, sul sito dell’Agenzia delle Entrate sono a dispozione alcuni servizi free come il calcolo dell’importo del bollo dell’auto inserendo la targa, o della potenza del veicolo, o ancora verificare la regolarità dei contrassegni telematici, controllare gli importi per la tassazione degli atti giudiziari, verificare la validità di codici fiscali e partite Iva comunitarie. Da oggi il Fisco diventa più leggero, ma solo per le code!

Veicoli commerciali: la crescita continua, ma ancora per poco

di Vera MORETTI

L’ACEA, Associazione europea dei costruttori di autoveicoli ha diramato i dati riguardanti le vendite di mezzi commerciali, industriali e autobus nel mese di novembre nel mercato continentale (area UE27).

Il bilancio può essere definito positivo, dal momento che sono state immatricolate 161.670 unità con un aumento dell’8,4%. Questo risultato lo si deve soprattutto a Germania, che ha registrato un personale +18.9%, Regno Unito, +18% e Francia, +5,9%.

Il totale delle unità vendute tra gennaio e novembre è di 1.769.994 unità, pari ad una crescita del 10,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. ACEA sottolinea che nell’Unione dei 27, dalla quale sono esclusi Malta e Cipro, i cui dati non sono disponibili, a contribuire a questa crescita sono stati soprattutto Paesi come la Francia, +9,9%, e la Gran Bretagna (+19,4%).

Nonostante ciò, comunque, bisogna ricordare che tali dati non risentono ancora dell’ondata di crisi che ha colpito anche questa fetta di mercato, ma già qualcosa si presagisce, considerando che, se la crescita nel mese di novembre era del 9%, quest’anno, nello stesso periodo, è del 10,8%, con un +1,8% che fa intendere quale potrebbe essere la tendenza per i prossimi mesi.

Più evidente è la crescita in altre zone d’Europa, con Lettonia e Lituania in testa, che registrano rispettivamente +169,6% e +105,2%. A seguire Estonia, +82,8%.
Sono andate male, invece, Grecia, – 44,8%, Portogallo, – 25,3%, Bulgaria, -8,2%, Spagna, -5,9% e Italia, -0,7%.

Considerando nel dettaglio i vari comparti, i modelli commerciali fino a 3,5 tonnellate è calato, in Italia, del 2,1%, in controtendenza con le stime europee, che parlano di un +8%.
Anche il mercato dei mezzi per merci con portata superiore a 3,5 tonnellate in Europa è ancora positivo, ma sta comunque rallentando. Nel mese scorso la crescita è stata infatti del 10,5%, mentre da gennaio a novembre l’incremento è stato del 29,7%. Per l’Italia invece novembre è in calo dello 0,4% e il consuntivo a fine novembre mostra ancora un incremento del 6,2%.
Diversa è la situazione per quanto riguarda gli autobus, che ha registrato una crescita del 29,5%, con un calo a livello europeo dello 0,9%.

Un antidoto alla crisi? Investire nell’ICT

di Manuele MORO

Mentre l’Italia attraversa una delle peggiori crisi economiche di tutti i tempi, i maggiori luminari del settore si interrogano su quali misure adottare per riuscire nell’ardua impresa di ridurre il sempre più preoccupante debito pubblico accumulato e, al tempo stesso, incentivare la crescita.

Ecco, una piccola risposta in questo senso, sicuramente parziale ma non per questo meno significativa, arriva dal convegno Crisi finanziaria e rilancio dell’economia: quello che l’Ict può fare, organizzato dalla School of Management del Politecnico di Milano insieme a Cefriel, con il patrocinio di Assinform, Aused e ClubTI.

Come chiaramente evidenziato dal titolo, scopo dell’iniziativa era fornire dati attendibili a sostegno di quella tesi ampiamente condivisa, ma mai supportata da numeri chiari e inequivocabili, che vede nella capillare diffusione delle tecnologie digitali in ambito business una delle chiavi per il rilancio delle imprese e dell’economia nel suo complesso.

E i risultati dell’indagine, presentati lo scorso 30 novembre al Politecnico di Milano, parlano chiaro:   maggiori investimenti nell’ICT renderebbero possibile non solo un incremento del PIL tra lo 0,4 e lo 0,9%, ma anche un notevole risparmio di risorse, fino a 43 miliardi di euro all’anno. E tutto questo solo nella Pubblica Amministrazione.

L’eProcurement, ad esempio, consentirebbe di ridurre la spesa che la PA sostiene annualmente per gli acquisti di ben 4 miliardi di euro, mentre con la digitalizzazione di alcuni processi burocratici e la semplificazione delle procedure di pagamento si recupererebbero addirittura 24 miliardi di euro. Allo stesso tempo, la maggiore produttività del personale permetterebbe di liberare altri 15 miliardi.

A stupire è soprattutto la (relativa) esiguità degli investimenti necessari nell’immediato per ottenere risultati di questa portata: poco meno di 3 miliardi di euro, da indirizzare soprattutto allo sviluppo della banda larga e ultralarga, ma anche al finanziamento delle start-up più promettenti in ambito hi-tech.

Fin qui, tutto bene. Ma i soggetti direttamente interessati, ossia le imprese italiane, sono davvero consapevoli dell’importanza strategica delle nuove tecnologie digitali? Non a sufficienza purtroppo, perlomeno a giudicare dalle risposte raccolte dai ricercatori della School of Management su un campione di oltre 170 aziende: nel 2012, infatti, la maggioranza è intenzionata a mantenere invariato il budget ICT, che viene però in larga parte assorbito dai costi di gestione.

La parte più consistente di questi fondi, in ogni caso, sarà destinata alla razionalizzazione dei sistemi informativi (sviluppo dei data center e delle soluzioni cloud) e alla digitalizzazione dei processi aziendali: una decisione che, secondo Mariano Corso, responsabile scientifico della ricerca, è indice del tentativo da parte delle divisioni ICT di “autofinanziare l’innovazione attraverso il recupero di risorse”.

d.S.

Bortolussi: la manovra colpisce anche i ricchi

“Forse c’era bisogno di un’ulteriore dose di equità, ma non è vero che la manovra Monti e le ultime due redatte dal Governo Berlusconi non colpiranno anche i ricchi”. A sentenziarlo è Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre, che ha calcolato gli effetti economici delle ultime 3 manovre correttive sulle tasche di tre tipologie di super- ricchi: un manager d’azienda con 550.000 euro di reddito l’anno; un dirigente con un reddito di 350.000 euro l’anno; un pensionato con un reddito di 220.000 euro l’anno.

Ebbene: a fronte della patrimoniale che graverà sui loro dossier titoli, del contributo di solidarietà introdotto da Berlusconi, dal peso dell’Imu che interesserà le loro abitazioni (1^ e 2^ casa) e la tassa di lusso che colpirà le loro auto di grossa cilindrata, per queste due tipologie di dirigenti gli aumenti saranno di tutto rispetto.

Nel primo caso, la maggiore tassazione sarà già quest’anno di quasi 8.500 euro, per oscillare poi nei prossimi tre anni tra i 16.000 euro e i 21.300 euro per ciascuna annualità. Non va molto meglio nemmeno per il nostro “ipotetico” super pensionato. Se si considera anche l’ulteriore contributo di solidarietà introdotto dalla manovra Monti sopra i 200.000 euro (aliquota del 15%), le maggiori tasse da versare all’Erario e agli Enti locali ammonteranno a 4.000 euro per l’anno in corso e tra i 10.700 euro e i 12.300 euro per ciascuno dei prossimi anni.

“La manovra Monti potrà non piacere e sicuramente si poteva fare di più e meglio, tuttavia – conclude Bortolussi – mai come in questa occasione anche i redditi alti sono stati chiamati a dare il loro contributo”.

Fonte: Agenparl.it

Bologna: al via Temporary Export Manager 2012

La Camera di Commercio di Bologna promuove la II edizione del progetto “Temporary Export Manager” che ha come obiettivo principale quello di favorire l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese ed incrementare il commercio con l’estero. Il progetto prevede l’inserimento per sei mesi in azienda di una risorsa junior/tirocinante in marketing internazionale che opererà in stretta collaborazione con i vertici aziendali. La risorsa junior sarà affiancata da un consulente senior, il temporary export manager, e da un funzionario camerale.

Il progetto “Temporary Export Manager” sarà presentato in due incontri:

Martedì 17 gennaio 2012, ore 16.00 presso la Camera di Commercio di Rimini, via Sigismondo 28, 47921 Rimini
Giovedì 19 gennaio 2012, ore 16.00 presso la Camera di Commercio di Modena, via Ganaceto 134, 41121 Modena

 

Fonte: camcom.gov.it  

Arriva la classificazione energetica degli immobili

di Giulia DONDONI

Oggigiorno siamo più attenti e sensibili al consumo di energia: quanta ne utilizziamo e quanta se ne possa ricavare da fonti rinnovabili. Un occhio di riguardo, poi, viene tenuto per quanto concerne la prestazione energetica degli immobili, sia che si tratti di edifici residenziali che di edifici commerciali.

Questa attenzione ha fatto sì che l’Unione Europea emettesse una direttiva apposita volta ad affrontare il risparmio del consumo energetico a 360°. Già dalla fine di marzo 2011, infatti, è diventato obbligatorio per il proprietario indicare la situazione di certificazione energetica dell’edificio, mentre al momento della firma di un contratto di acquisto o di affitto di una casa sarà obbligatorio indicare di essere a conoscenza del tipo di energia.

Ma dal gennaio 2012 le norme saranno ancora più rigide: la classe energetica degli immobili dovrà essere indicata anche negli annunci di vendita e di affitto; per chi non rispettasse questa regola, la Regione Lombardia ha previsto sanzioni che vanno da mille a cinque mila euro di multa per ogni annuncio “non a norma”.

La valutazione energetica di un’abitazione varia in funzione di alcuni specifici parametri: qualità dell’involucro (tipologia di muratura esterna,  pavimentazione, infissi,…), esposizione dell’appartamento,  piano e tipo di impianto di riscaldamento.

Ma questo non basta: l’attestato di certificazione energetica per essere legalmente valido deve essere redatto da un certificatore energetico accreditato, e dunque registrato presso l’ufficio del catasto energetico della Regione, dove viene timbrato dal Comune. Il documento vale dieci anni e deve essere rinnovato ogni qualvolta vengano compiute delle modifiche che possano influire sulle prestazioni energetiche dell’appartamento.

Come per gli elettrodomestici, la valutazione delle prestazioni varia da A  a G.

d.S.

Gli architetti chiedono una riforma scaccia-crisi

di Vera MORETTI

Anche gli architetti soffrono la crisi, tanto che, visti i risultati resi noti dal Centro Confindustria, che non lasciano presagire nulla di buono per il 2012, i professionisti del settore hanno deciso di chiedere al Consiglio nazionale degli architetti di anticipare a marzo, senza dunque aspettare le scadenze di agosto e dicembre, “i necessari interventi per adattare il nostro ordinamento ai criteri e alle indicazioni contenuti alla legge di stabilità e al decreto ‘salva-Italia’ con l’impegno ad attuarla con rapidità ed efficacia”.

Questo è quanto Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, paesaggisti, pianificatori e conservatori, a margine della conferenza degli Ordini, ha affermato, nel tentativo di arginare una crisi altrimenti piuttosto grave.

Ciò che chiedono gli architetti è una riforma che possa ridisegnare le norme pre-costituzionali e rilanciare, dunque, la professione.

Freyrie si rivolge direttamente al governo, e in particolare al ministro Corrado Passera, chiedendo una serie di immediati interventi che favoriscano lo sviluppo e che sblocchino le attività edilizie private, ormai l’85% del mercato totale.

Continua Freyrie: “Sono necessarie, in questa direzione, due azioni precise: serve riattivare il credito bancario sui progetti edilizi, spesso bloccato perché, ad esempio, le banche non accettano Dia, dichiarazione di inizio attività, e il silenzio-assenso alla stregua di permessi edilizi; serve anche un intervento volto a indurre Regioni e Comuni a sbloccare i piani di governo del territorio, spesso insabbiati per anni in discussioni ideologiche, anche per evitare che le risorse degli investitori si dirigano verso quei Paesi in grado di garantire regole certe e non soggette al variare delle maggioranze“.

2011 negativo per 5.000 imprese

di Vera MORETTI

Il presidente di Confcommercio Roma, Giuseppe Roscioli, ha fatto un bilancio dell’anno 2011 e ciò che è emerso non è certo incoraggiante.

Dal punto di vista economico e politico, infatti, la crisi si è fatta pesantemente sentire, e ciò ha influito provocando, in primo luogo, una restrizione del credito ed un rallentamento complessivo del mercato, ma anche la chiusura di circa 5.000 imprese.

Così Roscioli ha spiegato il fenomeno: “A Roma il terziario di mercato, che contribuisce per il 65% al pil complessivo della città, ha dimostrato di saper reagire ai mutamenti di scenario e all’andamento congiunturale. Ma oggi sono necessari ulteriori provvedimenti per garantire la sua sopravvivenza. La manovra varata dal governo Monti contiene delle misure senz’altro necessarie in un momento come questo, ma allo steso tempo molto rigide per le famiglie e i lavoratori, perché vanno ad incidere sulle pensioni, sui beni immobili e sul mercato del lavoro“.

Per questo, le imprese sono state messe a dura prova, anche a causa dell’aumento dell’Iva che ha portato, ovviamente, ad un’ulteriore stretta ai consumi, scesi dell’8% quest’anno e ancora in calo,di u altro 0,5%, nel 2012.

Per poter arginare tutto ciò, sembra indispensabile puntare l’attenzione sulla necessità di “intensificare il contrasto all’abusivismo commerciale” e sottolinea: “va accelerata l’attuazione di Roma Capitale, che sarà tanto più efficace quanto più in grado di risolvere le criticità ataviche di Roma“.

Anche l’Abi si unisce al coro: 2012 = recessione

Non bastavano Confindustria, i consumatori, le associazioni di categoria. Ora al coro dei catastrofisti si unisce anche l’Abi: secondo l’associazione delle banche italiane, l’Italia sarà in recessione nel 2012 con un Pil in calo dello 0,7%: per il 2013 è prevista invece una modesta crescita dello 0,2%.

Certo, se il consesso dei gufi si fa sempre più folto significa che qualcosa di vero su cui gufare c’è, e non lo neghiamo; ma una sana iniezione di ottimismo, ogni tanto e soprattutto in un momento come questo, non guasterebbe.

Comunque, nel dettaglio, secondo il Rapporto Afo per il 2011-2013 pubblicato dall’Abi, l’Italia dovrebbe chiudere l’anno con una crescita che non supererà lo 0,6% e sarà in recessione nel 2012 e in stagnazione nel 2013. Un trend influenzato ma non determinato dal decreto ‘Salva Italia’, per il quale il Rapporto ha comunque parole di apprezzamento: “Il nostro governo con il decreto Salva Italia ha fatto la prima mossa nella direzione giusta. Ora è necessario che tale sforzo sia accompagnato da risposte a livello comunitario finalmente credibili, risposte da vero Stato Europeo“, vi si legge. Secondo le stime dell’Abi, la manovra di dicembre determina una riduzione della crescita per 4 decimi di punto, ripartiti tra il 2012 e il 2013.

Il tasso di disoccupazione, secondo il Rapporto Abi, rimarrà molto al di sopra dell’8% e sopra il dato del 2010 per tutto il triennio di previsione, a causa di una riduzione degli occupati nel biennio finale della previsione, mentre parziale contrasto fornirà una leggera riduzione delle forze di lavoro.

Alla luce dell’esperienza degli ultimi due mesi – si legge ancora nel Rapporto, disegniamo un profilo di rientro degli spread sovrani decisamente meno rapido di quanto fatto nel nostro precedente Rapporto e, soprattutto, imponiamo a regime uno spread tra i nostri titoli sovrani e quelli medi dell’area più elevato, per 6-7 decimi di punto, rispetto a quello registrato nel 2011“.

Non buone neppure le previsioni sulla redditività delle banche italiane, quest’anno al minimo storico. “Quest’anno il Roe dovrebbe segnare con lo 0,3% un nuovo minimo storico – dice il Rapporto –. Negli anni successivi prevediamo una lieve ripresa che, però, non sarà in grado di modificare in modo significativo il livello della redditività: al 2013 il Roe si collocherà al 3%“. Una redditività che deve fare i conti anche con le pressioni della crisi finanziaria: “nel triennio di previsione il valore degli accantonamenti sarà pari a 54 miliardi di euro – prosegue il Rapportodopo un’ulteriore contrazione attesa per quest’anno, il margine di intermediazione dovrebbe avere un incremento intorno al 4% nel biennio finale di previsione, risultato non sufficiente a recuperare le perdite reddituali: al 2013 il flusso complessivo di ricavi netti nel settore bancario risulterà inferiore di 8 miliardi di euro rispetto ai valori pre-crisi“.

Nei prossimi mesi l’operatività delle nostre banche sarà ulteriormente stressata dall’imposizione di vincoli ancora più stringenti sui requisiti patrimoniali in seguito alle recenti deliberazioni dell’Eba che richiedono, entro il giugno 2012, una crescita al 9% del Ct1 ratio accompagnato dalla costruzione di un ‘buffer’ patrimoniale a fronte di una svalutazione dei titoli sovrani nel portafoglio bancario“.

Chi va con il gufo impara a gufare, ma chi vuole vedere il positivo al di là del negativo può anche lavorare per migliorare le cose. Del resto, lo cantavano anche i Pooh: “Il cielo è blu sopra le nuvole“.

1 italiano su 10 andrà in vacanza a Natale

Quasi un italiano su dieci sarà in viaggio durante le vacanze per le feste 2011, per una spesa media pro capite di circa 650 euro. Un italiano su sette tra quelli in viaggio si concederà, invece, una vacanza più dispendiosa dal costo superiore ai 1.000 euro.

Tra gli italiani che vanno in vacanza, all’estero o tornando nel luogo di origine per passare il Natale in famiglia, il 67,9% ha scelto come meta l’Italia (71,4% per i romani) mentre un viaggiatore su quindici passerà le feste in una capitale europea o straniera e circa il 4% festeggerà in una località di mare tra Carabi e Brasile. Un italiano su undici, invece, deciderà dove trascorrere le feste solo all’ultimo minuto, confidando magari nelle occasioni last- minute. Quest’anno sotto l’albero, quasi un italiano su cinque (19,5%) vorrebbe ricevere un viaggio verso una capitale europea o internazionale anche se i napoletani sognano soprattutto la crociera (21,7%) e i romani una destinazione da mare d’inverno (16,5%). E l’8,2% dei milanesi vorrebbe fare l’esploratore in posti esotici, anche rischiosi.

“Per le vacanze delle feste si scelgono in prevalenza mete italiane o capitali europee rimanendo nella tradizione e contenendo i costi– ha dichiarato Luigi Maderna, presidente Fiavet Lombardia, Associazione regionale delle agenzie di viaggio aderente all’Unione Confcommercio di Milano –. Si sogna anche una crociera o un bel trattamento al centro benessere. La novità di quest’anno è poi il Capodanno nei casali ristrutturati della Toscana”.

Laura LESEVRE