Monza e Brianza: bando a sostegno delle imprese

La Camera di commercio di Monza e Brianza e la Provincia di Monza e Brianza intendono favorire la creazione e lo sviluppo di nuove imprese nel territorio della provincia di Monza e Brianza, operanti in particolari settori innovativi e di sviluppo.

Beneficiari

Possono presentare richiesta di contributo: aspiranti imprenditori (persone fisiche), che si impegnino a creare una PMI avente sede legale in provincia di Monza e Brianza PMI iscritte al Registro Imprese della CCIAA di Monza e Brianza in data non antecedente al 1 luglio 2011, aventi sede legale in provincia di Monza e Brianza.

Ambiti d’intervento

Il bando si rivolge alle imprese o agli aspiranti imprenditori che operano o che intendono operare in uno dei seguenti settori: aerospazio, arredamento e legno, attività di design, automotive, biotecnologie, edilizia eco-sostenibile, elettronica energia, fonti rinnovabili ed assimilate ict, produzione di software, industria tessile, moda, abbigliamento, meccanica di precisione, metallurgia e beni strumentali produzione/lavorazione di materiali, macchinari, attrezzature o prodotti avanzati, prodotti chimici, realizzazione di prodotti innovativi e che svolgano l’attività prevalente di produzione di beni (intesa anche come assemblaggio e lavorazione di semilavorati), comprensiva, eventualmente, delle attività di progettazione e ricerca & sviluppo.

Agevolazione
L’agevolazione consiste in un contributo a fondo perduto pari al 50% delle spese ammissibili. Il contributo massimo concesso non potrà superare la somma di euro 12.000,00 (al lordo delle ritenute del 4%). L’investimento proposto non potrà, pena inammissibilità della domanda di partecipazione al bando, avere un valore inferiore ad euro 5.000,00. Lo stanziamento complessivo ammonta ad euro 250.000,00.

Termini di presentazione della domanda

Le domande devono essere inoltrate a partire dal 1 febbraio 2012 e fino al 2 aprile 2012.

Fonte: networkfiscale.com

d.S.

Lavorare in Europa? Arriva il ‘Passaporto’

di Alessia CASIRAGHI

Un certificato elettronico per lavorare ovunque nell’Ue. Una tessera professionale riconosciuta da tutti i Paesi della Comunità Europea che ha lo scopo di semplificare le regole per la mobilità dei professionisti all’interno dell’Ue. Una sorta di passaporto per muoversi più liberamente alla ricerca di una nuova occupazione nei Paesi Europei aderenti alla Ue.

“L’Europa sta affrontando numerose sfide – ha commentato Michel Barnier, commissario al Mercato interno ed ai Servizi finanziari. – Una di esse sarà l’aumento della domanda di personale altamente qualificato in tutta l’Ue. La proposta odierna sulle qualifiche professionali risponde all’esigenza di disporre di un buon sistema di riconoscimento delle qualifiche per sostenere la mobilità dei professionisti di tutta Europa”.

Per coloro che disporranno del ‘passaporto’ del lavoro sarà più facile trasferirsi dove si prospettano maggiori offerte di lavoro, dando così un contributo alla crescita dell’economia europea. “Sono convinto che l’idea di una tessera professionale europea, sotto forma di certificato elettronico, sia la giusta via da seguire – continua Barnier. – Consentirà di semplificare e accelerare le procedure di riconoscimento per i professionisti disposti a trasferirsi per lavoro”.

Cesti natalizi, feste ghiotte nonostante la crisi

di Alessia CASIRAGHI

Le imprese in Italia si confermano generose nonostante la crisi. Strenne in arrivo per clienti e dipendenti delle grandi aziende in Italia. Il classico cesto contenente panettone, cioccolata, pandoro, torrone, lenticchie e spumante, busserà alla porta delle famiglie italiane anche quest’anno.

Niente cali in picchiata per gli ordini di strenne natalizie da parte delle aziende, ma offerta differenziata a seconda dei destinatari: “Le aziende ordinano pacchi dono in particolare per terzi e per dipendenti dell’azienda stessa – spiega Roberto Castroni, titolare dell’omonima pasticceria romana. – Non abbiamo registrato cali per quanto riguarda i pacchi dono che le aziende acquistano per inviare a loro clienti o comunque a persone, enti e società esterne all’azienda. Si è verificato invece un calo del 50% tra le strenne che le aziende acquistano per i dipendenti”.

“Il business ‘strenne aziendali’ ha mantenuto lo stesso numero di clienti, che però, rispetto agli anni scorsi, si sono concentrati su un budget di fascia bassa – spiega Corrado Castrovillari, di Nestlé Italiana. -Si registra quindi una riduzione del valore del regalo e la scelta del regalo più essenziale, come ad esempio la scatola di cioccolatini senza oggetto di lusso”.

Le modifiche più sostanziali rispetto al 2010 riguardano quindi il valore della strenna e la tendenza ad acquistare i prodotti più a ridosso delle feste natalizie, magari confidando in qualche offerta o riduzione: “fino alla scorsa settimana la richiesta era piatta, adesso qualcosa si sta muovendo – dichiara Sebastiano Caffo, produttore di liquori. – Le aziende aspettano l’ultimo momento per fare ordini, anche per via della situazione di incertezza che sta caratterizzando questo momento economico”.

I commercianti hanno trovato però un escamotage per superare l’ostacolo crisi. Come? Offrendo cesti con prodotti diversificati in varie fasce di prezzo a seconda del contenuto, come spiega Castroni, “abbiamo predisposto un cesto natalizio, del costo di 55 euro che contiene un pezzo di tutti i prodotti, dallo spumante al panettone fino al torroncino, tutti a marchio Castroni e di qualità. Ne abbiamo venduti tantissimi”.

Italiani: ricchi senza saperlo?

di Vera MORETTI

Le famiglie italiane sono più “ricche” rispetto alla media internazionale. E’ questo che emerge dal bollettino statistico della Banca d’Italia, che descrive la situazione dei nuclei famigliari alla fine del 2010. Sono dati che, comunque, non tengono conto dell’ultimo anno, quando la crisi si è fatta pesantemente sentire a livello locale ed internazionale.

Nel 2009 le ricchezze delle famiglie del Belpaese erano pari a 8,3 volte il reddito disponibile, contro l’8 del Regno Unito, il 7,5 della Francia, il 7 del Giappone, il 5,5 del Canada e il 4,9 degli Stati Uniti.
L’ammontare dei debiti era invece pari all’82 per cento del reddito disponibile quando in Francia e in Germania risultava di circa il 100 per cento, negli Stati Uniti e in Giappone del 130 per cento e nel Regno Unito del 170 per cento.

Alla fine del 2010 la ricchezza lorda delle famiglie italiane era cresciuta, fino ad arrivare ad una cifra di circa 9.525 miliardi di euro corrispondenti a poco meno di 400 mila euro in media per famiglia, con una consistente fetta, pari a 4.950 miliardi, che riguarda le abitazioni di proprietà.
Le attività reali rappresentavano il 62,2 per cento della ricchezza lorda, le attività finanziarie il 37,8 per cento. Le passività finanziarie, pari a 887 miliardi di euro, rappresentavano il 9,3 per cento delle attività complessive. L’aumento delle attività reali (1,1 per cento) è stato compensato da una diminuzione delle attività finanziarie (0,8 per cento) e da un aumento delle passività (4,2 per cento).

A fine 2010 circa il 35 per cento dell’ammontare dei titoli depositati presso le banche italiane da famiglie residenti era riferito a conti titoli di valore complessivamente inferiore a 50 mila euro; i finanziamenti erogati alle famiglie di importo compreso tra 30 mila e 75 mila euro rappresentavano il 20 per cento circa del totale; quelli compresi fra 75 mila e 250 mila euro erano il 56 per cento mentre il restante 23 per cento era ascrivibile a finanziamenti di importo superiore a 250 mila euro.

Ora attendiamo i dati del 2011, perché, o la crisi si è fatta sentire soprattutto in questo ultimo anno, o non ci accorgiamo di essere “ricchi”, o il termine “ricchezza” ha perso il suo valore.

Un aiuto per colf e badanti stranieri in Piemonte

di Vera MORETTI

Il ciclo di incontri formativi “Colf e badanti…senza frontiere” organizzato a Torino da Agenzia delle Entrate, Inps e Inail ha avuto molto successo, con una partecipazione di 150 persone.

I cittadini immigrati, molto presenti in Piemonte, hanno apprezzato questa iniziativa, considerando che il lavoro domestico è per loro la maggior fonte di lavoro e di guadagno. Le nazionalità dei partecipanti erano in maggioranza peruviana, rumena, egiziana, equadoregna e marocchina.

Le informazioni che venivano date durante gli incontri riguardavano soprattutto l’area previdenziale e contributiva, oltre alle tematiche di obblighi e agevolazioni fiscali.
Per semplificare l’assimilazione di ciò che veniva spiegato, sono stati distribuiti opuscoli informativi redatti con linguaggio semplice, che riassumevano i temi trattati durante le lezioni che diventerà un vero e proprio vademecum per chi lo utilizzerà.

Per chi non avesse avuto la possibilità di partecipare al corso, l’opuscolo è scaricabile online sui siti istituzionali dell’Agenzia delle Entrate e dell’Inps. Disponibile per ora in lingua italiana, verrà presto tradotto in inglese, spagnolo e rumeno.

Le nuove versioni saranno reperibili sui siti web e presso gli Uffici dell’Agenzia delle Entrate, le associazioni di immigrati di Torino, in particolare il Centro Popoli dove si sono svolti gli incontri formativi.

“Il sorriso? Fa bene all’economia”


di Davide PASSONI

Mercato, occupazione, risorse umane. Parole che in questo crepuscolo di 2011 vengono sempre più spesso declinate al negativo, complice la crisi ma anche una scarsa volontà di reagire al dissesto. Come viene visto tutto questo con gli occhi di una multinazionale dell’executive search? Lo abbiamo chiesto al dott. Eduardo Salvia, managing partner di Odgers Berndtson.

Partiamo da una importante iniziativa che avete in corso, “Il libro dei 300”: che cosa è?
Il “libro dei 300” è un survey realizzato con un questionario anonimo su 300 direttori o responsabili del personale delle 300 principali aziende italiane per fatturato, per analizzare come nelle ‘stanze dei bottoni’ è considerato il loro ruolo. Le persone oggi sono tra gli asset più importanti di un’azienda ma è piuttosto evidente che non se ne tiene abbastanza conto. Di conseguenza le HR sono spesso solo una funzione operativa, non strategica.

Da che cosa nasce questa idea?
Odgers Berndtson è un gruppo internazionale tra i più apprezzati nell’Executive Search, basta pensare che vi sono Paesi come il Canada, dove i nostri partner sono incaricati di ricercare alte figure istituzionali, quali ad esempio il Governatore della Banca Centrale. Quindi il gruppo è anche un osservatorio utile per cogliere e analizzare i trend del mercato del lavoro, con le sue caratteristiche. Da sempre, secondo le nostre ricerche, la direzione del personale è considerata solo  come uno strumento operativo: seleziona le persone giuste quando servono, licenzia le persone quando le deve licenziare, ma non è mai stata veramente  percepita come una leva di business, come una linea vera, a differenza delle altre linee aziendali. Dal nostro punto di vista, questo è un grave  errore di strategia, le aziende sono fatte da persone e in un momento critico come questo, non si tratta solo di “mettere alla porta” dei numeri, ma di utilizzare in modo efficace le proprie risorse evitando che quelle valide escano dall’azienda. Mi creda, siamo in un periodo in cui, se un dipendente ha il minimo sentore di poter migliorare la propria posizione altrove, stia certo che non si fa sfuggire l’occasione. E l’azienda perde un potenziale.

Le HR che ruolo possono giocare?
Il clima, la motivazione, il mood della vita aziendale sono indicatori di perfomance che la direzione del personale può interpretare strategicamente. Occorre far partecipare i direttori del personale alla business decision. Le direzioni HR, oggi, sono sotto pressione per tagliare e basta; l’indagine di Odgers Berndtson ha proprio l’obiettivo di raccogliere informazioni quantitative e  qualitative su un ruolo che deve essere rivalutato. Domande quali: “Come vivi tu il tuo ruolo? Come pensi possa essere migliorato? Qual è il messaggio che vuoi mandare al tuo capo?” forniranno una traccia della strada da percorrere. Raccogliendo queste informazioni e cercando di trarre dalle risposte dei minimi comun denominatori, possiamo avere una fotografia di come viene vissuto ora il ruolo di responsabile HR. Questo è il primo passo. Il secondo sarà di prendere i 300 AD delle aziende delle quali è stato interpellato l’HR manager e di metterli a confronto con certe problematiche.

Coinvolgimento anche degli AD, quindi…
Sì, perché notiamo che c’è uno scollamento fortissimo tra l’elemento umano e  la conduzione della azienda dal punto di vista degli economics. Quando l’economia andava meglio, si parlava molto del valore delle persone,  ora si parla solo di licenziamenti. Vediamo manager messi alla porta in poche ore, anche in Italia, e persone che vivono nel terrore di essere chiamati per essere cacciati. E stiamo parlando di persone capaci, ‘tagliate’ un po’ alla cieca, come numeri appunto.

Da che cosa nasce tutto questo?
Faccio una serie di considerazioni sociali, al di là della ricerca. Noto che c’è ancora oggi una pervicace rincorsa alla massimizzazione del profitto, che non è un male di per sé. Ma se il punto è passare, da un anno all’altro, da 10 milioni a 15 milioni di profitto, ma il delta di 5 milioni vuol dire 50-60 persone per strada, secondo me dovrebbe essere una prassi in qualche modo addirittura impedita.

Perché?
In primis perché esiste un ruolo sociale dell’impresa, che certamente deve guadagnare, ma se continuiamo a mettere per strada la gente, diventiamo forse più efficienti, ma perdiamo il mercato: queste persone non avranno i mezzi per acquistare ciò che abbiamo prodotto. Stiamo  uccidendo il mercato, specialmente in Italia, dove le cose si sono fatte molto più in fretta che in altri Paesi: le aziende, se non costrette da conti negativi, riflettano sul fatto che perdere forza lavoro significa perdere alla lunga  il mercato! Poi ci chiediamo perché i consumi non vanno: perché non ci sono più consumatori, e chi ha ancora disponibilità spende con cautela per paura del futuro. Occorre un ruolo più attivo della direzione del personale e l’impegno a capire come creare maggiore efficienza senza cacciare le persone, ma, spesso, le direzioni del personale non sono messe in grado di farlo.

Come ha maturato questa visione?
Siamo a contatto costantemente con diversi HR manager che esprimono tutta la frustrazione derivante dal non poter avere un ruolo più concreto nella decisione delle strategie aziendali, in un momento così delicato per l’economia.

Come si possono ‘tenere’ dunque le persone di valore?
C’è tutta una serie di figure strategiche per l’azienda perché hanno un know how utile ad essa. La prima cosa che l’HR può fare è coinvolgere le persone sulle emergenze. Per esempio, una delle aziende nostre clienti ha chiesto ai dipendenti idee e suggerimenti per uscire da una situazione aziendale difficile. Questi hanno esposto molte soluzioni  creative: da un lavoro saltuario volontario, all’autodisciplina su turni, orari, processi, all’auto darsi o togliersi ferie…

Una soluzione dal basso, insomma…
Sì, ed è stata una decisione promossa dalla direzione del personale, osteggiata dai vertici aziendali, ma che alla fine ha funzionato. Ecco come tenere le persone: con la motivazione, con le attività. Che non sono solo i classici corsi di formazione, ma anche tutta una serie di attività motivazionali in cui i dipendenti spiegano agli altri  il proprio lavoro, diffondendo la cultura aziendale. Bisogna che le persone siano occupate e non invece preoccupate di ricevere una chiamata dall’ufficio del personale.

C’è bisogno anche di maggiore comunicazione interna, però…
La direzione del personale e il Board possono dire molto seriamente alle persone come stanno le cose. Invece siamo passati dallo strapagare e viziare i dipendenti, al cacciarli senza ritegno. C’è un problema? Affrontiamolo insieme. Magari con il sorriso, perché non vi è dubbio che l’ottimismo e la fiducia ‘fanno bene’ anche all’economia.

Spesometro, l’INT: prorogarlo e modificarne la norma

Oggi, 20 dicembre 2011, il Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), Riccardo Alemanno, ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio Mario Monti, in quanto Ministro dell’Economia, al Vice Ministro Vittorio Grilli e al Sottosegretario Vieri Ceriani. Nella missiva Alemanno torna sul tema della comunicazione delle operazioni IVA, il cosiddetto spesometro. Nella lettera, non solo si richiede una proroga dell’adempito in scadenza il prossimo 31 dicembre, ma una modifica della norma che regola il nuovo adempimento.

Si legge nella nota: “[…] per richiedere un intervento sulla normativa in oggetto relativa alla comunicazione delle operazioni IVA, sia in merito ai modificati limiti per l’uso di contante, sia per le complicazioni per aziende ed intermediari fiscali, complicazioni che non fornisco alcun vantaggio in termini di lotta all’evasione.
– con la riduzione ad euro 1.000 della soglia per l’uso di denaro contante nei pagamenti non ha più alcun senso il richiamo normativo alla comunicazione della operazioni IVA non fatturate e superiori ai 3.600 euro;
– la limitazione dei 3.000 per le operazioni fatturate non rappresenta una semplificazione ma una complicazione oltre a non fornire un quadro completo, sempre relativamente alla lotta all’evasione fiscale, della spesa totale dell’anno;
– la norma così come attualmente scritta, nonostante i tanti interventi di chiarimento dell’Agenzia delle Entrate, presenta ancora molte difficoltà interpretative già presenti in questa fase in cui il limite delle operazioni fatturate da segnalare per l’anno 2010 è stato aumentato ad euro 25.000 anziché i suddetti 3.000 (scadenza 31/12/2011) […]

La lettera poi prosegue con le richieste: “[…] si chiede un intervento immediato di rinvio relativo alla scadenza del prossimo 31 dicembre 2011, data entro la quale devono essere inviati i dati relativi al 2010, ciò a causa di una effettiva difficoltà da parte di aziende ed intermediari fiscali di individuare correttamente le operazioni da segnalare soprattutto per quanto concerne i rapporti soggetti a contratti o appalti.

Si ritiene che, anche ai fini della giusta lotta all’evasione fiscale, sia necessario conoscere la totalità delle spese sostenute anche dai privati ed avere per le imprese un primo controllo incrociato automatizzato grazie alla trasmissione telematica dei dati ed in questo caso di tutti gli importi fatturati. Ciò è possibile con il ritorno agli elenchi clienti e fornitori estesi anche alle operazioni fatturate in capo a soggetti privati, oppure con l’eliminazione, nell’attuale norma sulla comunicazione operazioni IVA, del limite dei 3.000,00 euro, eliminando contestualmente l’obbligo di indicare il numero delle fatture e il sistema (generico) di pagamento, dati che non forniscono elementi utili per la lotta all’evasione e che rendono solo più complessa la predisposizione degli elenchi […]“.

Alemanno ha inoltre chiarito la piena condivisione di una efficace lotta alla evasione fiscale attuata con strumenti efficaci ma di semplice applicazione, sottolineando come in tutto ciò la telematica possa essere di grande aiuto se ben utilizzata, altrimenti si rischia di creare un ulteriore divario ed ulteriori incomprensioni tra fisco e contribuenti.

Cgia Mestre: i lavoratori dipendenti sono tutelati dall’art 18

“Anche per noi è stata una vera e propria sorpresa: se si analizza solo la platea dei lavoratori dipendenti presente nel nostro Paese, oltre il 65% degli occupati lavora nelle aziende con più di 15 dipendenti. Da ciò si evince che la maggioranza dei lavoratori dipendenti è tutelata dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori”.

La dichiarazione è del segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che, dopo aver analizzato i dati relativi alla distribuzione degli occupati italiani nelle aziende con più o meno di 15 addetti, afferma : “Se, invece, includiamo anche i lavoratori autonomi, la situazione, chiaramente, si capovolge. Gli addetti che lavorano nelle aziende con meno di 15 raggiungono il 54,3%, mentre quelli che sono occupati nelle imprese con più di 15 dipendenti non raggiungono il 46% del totale”.

Tuttavia, fanno notare nella nota quelli della CGIA, correttezza statistica suggerisce che il conteggio venga effettuato solo tra i lavoratori dipendenti. Per questo il dato che emerge da questa analisi “rovescia” la tesi dominante: vale a dire che, ad essere “coperti” dall’articolo 18, era solo una minoranza di lavoratori italiani. Da questi dati, sottolinea la CGIA, sono esclusi i lavoratori del Pubblico impiego, quelli occupati nel settore dell’agricoltura, nonché i cocopro ed i “lavoratori a progetto”.

Fonte: Agenparl.it

Trentino Sprint e Trentino Export: firmato il protocollo d’intesa

Trentino Sprint – azienda speciale della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Trento, nata allo scopo di favorire i processi di internazionalizzazione delle imprese e di promozione dei prodotti della provincia di Trento – e Trentino Export – la cooperativa collegata a Confindustria Trento che ha lo scopo di promuovere l’esportazione dei prodotti delle imprese consociate e l’attività necessaria per realizzarla – hanno sottoscritto in mattinata un protocollo d’intesa che ufficializza una “fattiva collaborazione a beneficio di tutto il sistema di imprese trentino”.

“La Camera di Commercio di Trento – ha spiegato il Presidente Adriano Dalpez – proseguendo nell’impegno storicamente dedicato ai servizi per l’internazionalizzazione, ha indicato tra le priorità di intervento per il quinquennio 2009-2014 la volontà di creare le condizioni per un dialogo permanente con le Associazioni di categoria e le loro articolazioni. Uno dei nostri interlocutori principali non poteva che essere la cooperativa Trentino Export, soggetto operante da anni a sostegno delle imprese industriali della provincia di Trento”.

“Vi è sempre stata una proficua collaborazione tra Trentino Export e Trentino Sprint – ha sottolineato il Presidente Marco Stenico – e la firma di questo accordo, suggellando la volontà di proseguire nella strada intrapresa e sostenere sempre più l’export trentino, ne è la riprova. In un mercato ormai globale, l’export è diventato imprescindibile e il nostro impegno per sostenere le aziende trentine è stato e sarà sempre massimo. Da più parti si parla di fare sistema, in questo caso tra il mondo del privato e quello del pubblico, e questo ne è un esempio concreto.”

Le principali linee operative della collaborazione riguarderanno la partecipazione a eventi fieristici internazionali di interesse per l’intero sistema economico trentino e per le sue imprese in particolare; la realizzazione di incoming, workshop e incontri d’affari con operatori esteri su settori di particolare rilevanza per il comparto economico trentino; l’organizzazione congiunta di missioni promocommerciali; di “presentazioni Paese”, di attività di comunicazione e di ogni altro evento pertinente alle attività di internazionalizzazione del territorio trentino. Di comune accordo, saranno inoltre elaborati progetti di internazionalizzazione e individuate le priorità settoriali di intervento sulla base dei trend internazionali e delle congiunture economiche nazionali e locali, con particolare riferimento ai settori trainanti dell’economia trentina (agroalimentare, vitivinicolo, lapideo, edile, del legno e altri).

Il coordinamento tecnico dell’attività di collaborazione tra Trentino Sprint e Trentino Export sarà seguito dai direttori delle due strutture che riferiranno direttamente ai rispettivi Consigli di amministrazione.

Fonte: camcom.gov.it

Acconto Iva 2011, versamento alle porte

Il 27 dicembre scade il termine per versare l’acconto IVA per il 2011, calcolato utilizzando tre metodi: previsionale, storico o analitico. Il contribuente sceglie tra uno dei tre, tendenzialmente il più vantaggioso.

Il versamento deve essere effettuato tramite modello F24, entro il 27 dicembre prossimo, solo in modalità telematica. Ecco i codici tributo: 6013 per i contribuenti mensili; 6035 per i contribuenti trimestrali.

L’acconto Iva dovrà considerare l’aumento dell’aliquota ordinaria, passata dal 20 al 21%, per quanto riguarda i metodi previsionale o analitico. Meglio quindi il metodo storico, che assume come base su cui calcolare l’88%, importo dell’ultima liquidazione dell’anno scorso, quando l’aliquota era ancora al 20%.

L’acconto Iva non deve essere versato se l’importo è inferiore a 103,29 euro e non può mai essere rateizzato. I contribuenti che operano liquidazioni trimestrali “per opzione” non devono versare, ai fini dell’acconto, la maggiorazione degli interessi dell’1%: questa si applica infatti solo ai versamenti relativi ai primi 3 trimestri solari e su quelli a conguaglio, in sede di dichiarazione annuale.