La grappa italiana piace all’estero

Un settore di nicchia per quanto riguarda il vino italiano sta prendendo sempre più piede, soprattutto in chiave export.
Si tratta dei distillati italiani che, come ha ben illustrato AssoDistil, vanno bene all’estero ma registrano un calo nella produzione e nei consumi interni del 10%.
Questa diminuzione sostanziale è derivata da una vendemmia, lo scorso anno, molto scarsa, seguita da un’altrettanto scarsa produzione.

Antonio Emaldi, presidente di AssoDistil, ha dichiarato: “Il mondo è cambiato, soprattutto negli ultimi anni e oggi l’industria dei distillati deve confrontarsi con un sistema globale aggressivo, che non perdona chi stenta ad adeguarsi“.
Questa situazione riguarda in particolare il comparto degli alcoli e acquaviti di origine vinica mentre al contrario aumenta, come in tutta Europa, l’alcol da cereali.

In realtà, questa non è una novità, dal momento che è da qualche anno che la prima voce di produzione deriva dal cereale, seguita dagli alcoli di origine vitivinicola. Nel complesso, nel 2011 in Italia sono stati prodotti 833.00 ettanidri di alcol, -16% sul 2010 e 192.800 ettanidri di acquaviti, il 16% in meno rispetto all’anno precedente.

Nel dettaglio, l’acquavite di vino rappresenta il segmento nel quale l’Italia è leader europeo insieme alla Spagna e si conferma quindi la prima voce in termini di export e volume, anche se in calo di circa il 30% rispetto al 2010. Bene, invece, le acquaviti di frutta che hanno registrato un incremento del 67%.

E la grappa? Questo distillato assoluto simbolo del Made in Italy è diventato ormai un prodotto super raffinato, una presenza fissa nell’agroalimentare e nella ristorazione, ma solo per palati colti ed esigenti.
A dimostrazione di ciò ci sono i dati dell’export, che indicano le esportazioni di grappa in bottiglia del 18% nel 2011, mentre il prodotto sfuso è cresciuto del 37% rispetto allo scorso anno. Tra i mercati più interessanti, si segnalano Stati Uniti, Brasile, Cina e, in minor misura, la Russia.

Per quanto riguarda la produzione, il 10% delle aziende si occupa del 64% della produzione e sono le prime dieci aziende per volumi di vendita a vantare oltre il 60% delle quote di mercato. La grande maggioranza delle imprese è costituita da micro e piccole realtà che, al di là dei ridotti di produzione al di sotto dei 1.000 ettanidri, rappresentano la storia e l’emblema di questo settore.

Per salvaguardare qualità e produzione dei distillati, Antonio Emaldi ha affermato: “E’ fondamentale che la Ue garantisca regole uguali per tutti. E’ importante che la distillazione dei sottoprodotti della vinificazione sia stata mantenuta nell’ambito dei Piani nazionali di sostegno, secondo le modalità ora in vigore, e cioè con un aiuto per la produzione di alcol destinato ad usi industriali“.

Vera MORETTI