Riforma forense, il Cnf torna alla carica

Il Cnf torna alla carica sulla legge della riforma forense. Il presidente del Consiglio Nazionale Forense Guido Alpa ha infatti inviato una lettera al Presidente della Camera Gianfranco Fini, al Presidente della Commissione Giustizia, Giulia Bongiorno e ai Capigruppo della Camera, per chiederne il sostegno sulla legge di riforma professionale che dalla prossima settimana sarà in calendario alla Camera e per informarli delle molte delibere di adesione al Cnf giunte spontaneamente dalle Unioni e dagli ordini forensi di tutta Italia. La richiesta di approvazione vuole che l’iter sia accelerato senza ulteriori ritardi e nel rispetto sostanziale del testo che la Commissione Giustizia della Camera ha varato prima dell’estate. Tenendo conto, infatti, del fatto che i tempi della legislatura si annunciano molto brevi.

L’Avvocatura sottolinea dunque con forza che riaprire negoziazioni su quel testo significherebbe tornare indietro di tre-quattro anni, tradendo il lungo lavoro svolto in tutto questo tempo dal Parlamento stesso, che ha recepito le indicazioni contenute negli interventi del Governo Monti in materia di concorrenza e di difesa degli interessi dei cittadini, a partire dall’abrogazione delle tariffe e dall’introduzione della assicurazione obbligatoria per il professionista.

Alpa ribadisce inoltre quelli che l’Avvocatura considera elementi qualificanti e irrinunciabili della riforma:

-l’accesso qualificante alla professione;
-la qualità della prestazione professionale realizzata con l’aggiornamento permanente e le specializzazioni;
-l’organizzazione professionale attraverso la modifica della struttura delle s.t.p. che escluda soci di puro capitale; -la nuova struttura del procedimento disciplinare con diverse articolazioni presso gli Ordini;
-la qualificazione della consulenza diretta a garantire che il cittadino possa essere correttamente e professionalmente assistito, in questa fase non meno rilevante per la tutela dei diritti;
-l’esercizio nobile di un ruolo non sostituibile dei Consigli dell’Ordine, che non può e non deve essere mortificato. L’atteggiamento assunto dal Governo, dall’ostruzionismo al testo approvato dalla Commissione Giustizia e ora rimesso in discussione in aula, all’assunzione di alcuni provvedimenti senza il necessario confronto con le rappresentanze degli avvocati (come ad esempio il provvedimento sulla geografia giudiziaria) fino alle riforme procedurali del processo civile e al mancato stralcio della professione forense dai regolamenti, genera molto scontento tra gli avvocati che, produttori di reddito e di occupazione, sono anch’essi colpiti dalla gravissima crisi che attraversa il Paese. Ed alla quale vogliono reagire con maggiore qualificazione e motivazione.