Il Cnf torna sulla mediazione obbligatoria

Il Consiglio Nazionale Forense torna sull’argomento della mediazione obbligatoria. Una scelta che dimostra quanto il tema sia caldo, tanto caldo che Infoiva gli ha dedicato un’intera settimana di approfondimenti.

In attesa delle motivazioni con le quali la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la obbligatorietà della mediazione, secondo l’organismo presieduto da Guido Alpa è inopportuno reintrodurre la medesima soluzione normativa. “Nello stesso senso, d’altronde, si è espresso il Guardasigilli Severino all’indomani della notizia della sentenza – specifica il Cnf in una nota – sollevando seri dubbi sull’eventualità di una reintroduzione, con diverso strumento normativo, di un meccanismo appena dichiarato non conforme a Costituzione“.

Il presidente Alpa ha quindi inoltrato una lettera al presidente della Commissione Industria del Senato, Cesare Cursi, per esprimere preoccupazione su due emendamenti alla legge di conversione del decreto legge crescita 2.0 (AS 3533, di conversione del d.l. n. 179/2012), all’esame della Commissione. Si tratta di emendamenti di identico tenore, che puntano a reintrodurre l’istituto dell’obbligatorietà della mediazione finalizzata alla conciliazione della lite con previsioni del tutto analoghe. Una circostanza che fa propendere per la inopportunità di tali modifiche nelle more della motivazione della Consulta.

Alpa ha rappresentato al Parlamento come il sistema dell’obbligatorietà disciplinato dal d.lgs. n. 28/2010 presenta ulteriori profili di criticità di natura tecnico-giuridica in relazione al rapporto tra procedimento mediazione e processo civile, che mettono a rischio anche l’effettivo conseguimento dei giusti diritti dei cittadini. “Si tratta, in buona sostanza – specifica la lettera di Alpa, di una disciplina mal congegnata e poco funzionale allo scopo di deflazione del contenzioso civile che si prefiggeva“.

Sempre nella missiva, il presidente del Cnf assicura che “l’Avvocatura è profondamente sensibile al tema del buon funzionamento e della ragionevole durata del processo civile – né potrebbe essere diversamente visto il rango costituzionale del ministero della difesa – e che, al fine di contribuire al miglioramento del sistema giustizia, sono allo studio ipotesi di impegno della categoria nella diffusione di meccanismi di risoluzione alternativa delle controversie e segnatamente nella predisposizione di Camere arbitrali presso ciascun Ordine circondariale“.