Perché certe professioni rischiano di sparire? Crisi, nuovi mercati ma anche colpe italiane

Perché certe professioni rischiano di sparire?

di Davide PASSONI

Un paio di settimane fa aveva fatto scalpore la notizia secondo la quale in Italia mancherebbero almeno 6mila pizzaioli; tante sarebbero, infatti, le figure richieste dal mercato che, per un motivo o per un altro, non si trovano. Un esempio, quello dei pizzaioli, di un fenomeno che nel nostro Paese investe moltissime figure professionali e artigiane che, complici una crisi sempre più bastarda e un mercato globalizzato che tende a penalizzare chi non ha le giuste dimensioni per imporsi sui mercati internazionali, vedono a rischio il proprio futuro.

Questa settimana Infoiva vuole fare un piccolo viaggio tra queste figure storiche della piccola impresa e dell’artigianato italiano che, tutto a un tratto, si sono trovate nella posizione assai scomoda che le vede, da un lato, custodi di una tradizione imprenditoriale che va difesa tanto per motivi storici quanto economici, e dall’altro poco strutturate per assolvere a questi compiti senza rischiare di scomparire.

A onor del vero bisogna anche ricordare che spesso la debolezza intrinseca di queste aziende e di queste categorie professionali è anche figlia di un atteggiamento che, per decenni, le ha portate a pensare di “bastare a se stesse“, di essere inserite in una nicchia di mercato che le avrebbe messe al sicuro da sconvolgimenti e turbolenze. Un’idea di consociativismo teso più a difendere posizioni e privilegi che a farsi vettore di proposte e azioni costruttive, che le ha rese deboli perché sole di fronte a un mercato e a delle prospettive economiche che, ormai, vanno al di là del recinto di casa.

Speriamo che il raccontare storie e capire le dinamiche di questo mondo serva da stimolo alle aziende artigiane che si trovano in queste situazioni per trovare le giuste soluzioni e affrontare il mercato non solo tirando a campare, ma sviluppando business e prospettive.