Giovani preparati in teoria ma carenti in pratica

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Il Censis ha effettuato un’indagine riguardo la preparazione dei giovani che si affacciano sul mondo del lavoro.
La ricerca è stata condotta intervistando i Cavalieri del Lavoro, i quali hanno lodato creatività e preparazione dei giovani che muovono i primi passi sotto la loro ala, ma hanno anche dovuto rilevare una carenza per quanto riguarda la tecnica, ma anche una certa titubanza quando si profila la possibilità di affinare la propria carriera all’estero.

I giovani, dunque, nello studio “Idee e proposte per la competitività del sistema-Italia”, vengono promossi nella formazione teorica, ma bocciati in quella tecnica e il 65,5% degli imprenditori pensa che gli stranieri siano migliori degli italiani nelle capacità pratiche.
Ma il confronto con gli stranieri non finisce qui perchè, secondo l’82,4% degli interpellati vengono considerati una risorsa molto più adattabile e disponibile degli italiani.

Per quanto riguarda il curriculum di studi, i Cavalieri del Lavoro preferiscono di gran lunga la laurea quinquennale, considerata ancora basilare per acquisire competenze utili ad entrare nel mercato del lavoro, mentre non accoglie altrettanti apprezzamenti nè la laurea breven nè l’istruzione secondaria di tipo tecnico. Quest’ultima viene definita addirittura insufficiente.

Nonostante le pecche siano tante, le imprese dei Cavalieri del Lavoro si basano per un terzo sui giovani under 35, poichè considerari una risorsa ed un investimento per il futuro. Al fine di semplificare e favorire l’inserimento in azienda delle nuove leve, sono stati messi a punto programmi ed iniziative che possano fare da vero e proprio raccordo con scuola ed università.
L’86,2% delle aziende dei Cavalieri del Lavoro collabora con scuole e universita’ per l’organizzazione di stage e tirocini. Il 24,4% finanzia direttamente master o corsi di elevata specializzazione.

Di strada, però, ce n’è ancora tanta da fare, per rendere agevole l’ingresso dei giovani in azienda.
I principali problemi che si riscontrano sono legati alle eccessive aspettative di natura economica da parte dei giovani (35,3%) e la scarsa preparazione di tipo tecnico (32,3%).
Il 25,6% riscontra anche difficolta’ a sopportare carichi di lavoro elevati.

I Cavalieri del Lavoro sono stati chiamati a dire la loro anche sulla Riforma Fornero, ritenuta dai più inefficace per risolvere il problema dell’occupazione, tanto che solo il 22,9% ne dà un giudizio positivo, affermando che senza queste l’effetto della crisi sarebbe stato ancora più grave.

Tra le diverse ipotesi di intervento ritorna, ancora una volta, l’abbattimento del costo del lavoro (in generale, non solo per i giovani) e, subito dopo, la creazione di incentivi specifici per l’occupazione giovanile: un’ipotesi che raccoglie più o meno gli stessi consensi della possibilità di rendere più agevole per le aziende il ricorso ai contratti flessibili.
Gli strumenti di stimolo all’imprenditorialità, come l’abbattimento del carico fiscale per le imprese giovanili, vengono indicati al quarto posto.

Benito Benedini, presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, ha commentato così i risultati della ricerca: “L’esigenza prioritaria è avere un Paese stabile politicamente, capace di valorizzare le sue eccellenze. Abbiamo già cominciato a pagare alla debolezza politica un prezzo che mette a repentaglio le ormai scarse opportunità di ripresa e che rischia di diventare enorme. Per innescare la ripresa, tra le priorità da affrontare occorre far leva sulla riduzione del carico fiscale, a partire dal famigerato cuneo, per far ripartire assunzioni e crescita della domanda interna, e il rilancio degli investimenti in ricerca e sviluppo“.

Vera MORETTI