A Roma, via al piano per la valorizzazione degli immobili

E’ partita l’operazione “Più valore al patrimonio immobiliare” della Regione Lazio.
L’ufficialità al progetto è stata data ieri, a seguito della pubblicazione sui siti Regione.lazio.it/valorepatrimonio/ e Notariato.it del bando per la vendita tramite aste online di immobili di pregio nel centro storico di Roma.

Le prime due aste si volgeranno i prossimi 24 e 25 giugno, e vedranno protagonisti due immobili a Salita del Grillo a Roma, entrando così nel vivo del piano di valorizzazione e dismissione del patrimonio regionale.

Si tratta del primo bando tramite la Rete Aste Notarili (RAN) a cui ne seguiranno altri di immobili di analogo prestigio. La Regione Lazio e il Consiglio Nazionale del Notariato hanno stipulato nel mese di aprile una convenzione triennale che permette di utilizzare questa procedura d’asta web based del Notariato che si caratterizza per sicurezza, trasparenza, accessibilità, tracciabilità ed orientamento.

Tramite la piattaforma RAN, i Notai potranno inserire nel sistema tutte le informazioni e i documenti relativi agli immobili oggetto di aste e renderli così consultabili da parte di ogni cittadino e potenziale investitore, anche internazionale, indicando in maniera chiara la procedura da seguire e supportando il compratore in ogni fase dell’acquisto.

Vera MORETTI

Bulgari e le grane con il fisco

Attraverso la creazione nel 2006 di società, appositamente, all’estero (Svizzera, Olanda e Irlanda soprattutto), Paolo e Nicola Bulgari, eredi della maison fondata nel lontano 1884 e attiva nel settore del lusso, avrebbero frodato il fisco evadendo somme considerevoli. L’ammontare della frode, secondo l’accusa, ammonterebbe a tre miliardi di euro. Non proprio bruscolini…

Il dibattimento avrà inizio il prossimo ottobre e vede coinvolte altre undici persone, tutte accusate di essere complici nella creazione di un meccanismo fraudolento scoperto dalla Guardia di Finanza ad inizio 2013. Da due anni a questa parte, i sequestri preventivi hanno raggiunto i 46 milioni di euro e l’apposizione di sigilli all’ufficio del gruppo in via Condotti, a Roma.

Il leggendario marchio dal 2011 è di proprietà di Bernard Arnault, patron di Lvmh (Louis Vuitton Moët Hennessy) che dopo mesi di trattative riuscì a trovare un accordo con Toni Belloni (il manager italiano numero due del gruppo), i cugini Paolo e Nicola Bulgari e il loro nipote Francesco Trapani (amministratore delegato).

Le conseguenze, positive, di Expo su Milano

Nei mesi in cui a Milano è attivo Expo sono stati organizzati dalla Camera di Commercio attraverso l’azienda speciale Promos diecimila incontri B2B che metteranno in contatto mille imprenditori stranieri con mille imprenditori milanesi e lombardi, che spesso porteranno alla firma di nuovi contratti.

Tra le delegazioni straniere che approderanno sotto la Madonnina fino ad ottobre ci sono Cina, Giappone, America Latina, Turchia, Polonia, che si sommano a incontri con Birmania, Francia, Austria tra i diversi interlocutori.

E’ ancora possibile prenotare gli incontri, tramite accesso ad una pagina dedicata al business internazionale per Expo: Promos-milano.it/Promos-Per-Expo2015/.

Bruno Ermolli, presidente di Promos, ha dichiarato: “Milano rappresenta quasi un settimo dell’interscambio nazionale col 9% delle esportazioni italiane nel 2014 (37 miliardi su 398) e il 16% dell’import (57 miliardi su 355). Ecco perché la Camera di commercio ha voluto creare una nuova figura di mediatore non solo degli affari, ma anche culturale, specializzata negli scambi con l’estero. Nell’anno di Expo arriviamo a quota 150 di questi esperti, che possono aiutare a far crescere le imprese grazie allo sviluppo del business estero. Operatori pronti ad affrontare le sfide internazionali che quest’anno vedono un picco, grazie anche agli incontri promossi da Camera di commercio e Promos, che saranno circa diecimila tra circa mille operatori esteri e altrettanti imprenditori del nostro territorio”.

Ma le iniziative non sono tutte qui, perché, grazie al master Made in Milan, sono state sviluppate venti nuove idee di export nel mondo:

  • la comparazione tra strategia di internazionalizzazione fra Stati Uniti ed Africa Sub Sahariana;
  • la strategia di ingresso in un nuovo mercato africano;
  • la distribuzione del toiletry “made in italy” nella grande distribuzione messicana per le famiglie messicane;
  • l’offerta di prodotti petroliferi in America Latina;
  • le strategie di internazionalizzazione verso l’America Latina e il caso Ecuador;
  • il consolidamento della presenza in Cina e lo sviluppo di una rete commerciale;
  • un nuovo brand internazionale per il Montefeltro;
  • l’attrattività dei mercati della zootecnia in Africa;
  • la consulenza con necessità finanziarie per lo sviluppo internazionale;
  • una joint venture con un partner locale nell’ASEAN;
  • caffè o Çay per entrare sul mercato turco;
  • un progetto di Export in Malesia;
  • lo scambio di innovazione tra Milano e il Maghreb;
  • il design con pietra naturale in Brasile;
  • l’e-commerce all’estero nel settore alimentare.

E’ inoltre previsto che per il periodo 2012-2020 la produzione aggiuntiva dovuta a Expo come legacy dell’evento sarà di 6,2 miliardi di euro, come è emerso da una ricerca effettuata dalla Camera di Commercio di Milano e dalla Società Expo 2015 e affidata a un team di analisti economici coordinati da Alberto Dell’Acqua professore SDA Bocconi.

Vera MORETTI

Last Minute Tour, franchising di qualità

Con oltre 230 punti vendita sul territorio nazionale, Last Minute Tour è uno dei network leader in Italia del settore della distribuzione turistica. A testimonianza di ciò, i risultati del biennio 2010-2011 che hanno visto il fatturato dell’azienda crescere di oltre il 30%, da 35 a 110 milioni di euro, nonostante la contrazione del mercato provocata dalla grave crisi economica che ha contagiato il mondo intero negli ultimi anni.

Il grande successo delle modalità in franchising ne conferma la competenza e il modello contrattuale dell’associazione in partecipazione ti permetterà di gestire tranquillamente la tua agenzia Last Minute Tour, avvalendoti della vera partership di un’azienda vincente e soprattutto praticamente azzerando qualsiasi rischio di impresa.

Per qualunque informazione, si consiglia di approfondire la lettura sul sito.

L’Italia non è un Paese per giovani

L’Italia continua ad essere ostile ai giovani, nonostante sia ormai chiaro che, se non si dà loro lo spazio che meritano, si mette a repentaglio il futuro di un intero Paese, troppo ancorato su convinzioni e tradizioni ormai obsolete.

La Cgia Mestre ha confermato questo trend, che non accenna a calare né tantomeno ad invertire la rotta, mettendo in evidenza un preoccupante squilibrio tra gli assegni staccati ai pensionati e gli investimenti destinati all’istruzione.

Dati alla mano, è emerso che l’Italia è il Paese europeo che spende di più per pagare le pensioni (poco meno di 270 miliardi di euro, pari al 16,8% del Pil) ed è, invece, al penultimo posto per le risorse destinate alla scuola (65,5 miliardi di euro corrispondenti al 4,1% del Pil).
Ciò significa che la spesa pensionistica del Belpaese è quattro volte superiore a quella scolastica.

Ma non basta. In nessun altro Paese dell’Unione europea, il gap tra questi due capitoli di spesa risulta così marcato.
La media europea si attesta a 2,6, con pensioni che costano mediamente 2,6 volte ciò che costa l’istruzione), mentre in Paesi come la Francia e la Germania, dove il numero complessivo dei pensionati risulta addirittura superiore al nostro, il rapporto tra spesa pensionistica e spesa scolastica è rispettivamente di 2,7 e 2,5.

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, ha aggiunto: “I dati riferiti all’Italia sono in parte condizionati dal trend demografico. Tuttavia, non possiamo disconoscere che le politiche di spesa realizzate negli ultimi quarant’anni abbiano privilegiato, in termini macroeconomci, il passato, ovverosia gli anziani, anziché il futuro, cioè i giovani”.

Vera MORETTI

In aumento le assunzioni dalle pmi

Le pmi sono da sempre il motore dell’economia italiana, ma anche europea.
A dimostrarlo è un ulteriore dato, reso noto dal sistema informativo Excelsior di Unioncamere e diffuso in occasione della XIII Giornata dell’Economia svoltasi a Roma.

Ebbene, i numeri sostengono che per quest’anno sono stati redatti 23mila nuovi contratti di lavoro nelle piccole e medie imprese rispetto al 2014, per un totale di nuovi contratti previsti nell’anno in corso pari ad una cifra di 595mila, dei quali 472.540 riferiti ad assunzioni di personale alle dipendenze dirette e oltre 122.300 riferiti a personale “atipico”.

Questo significa che i parasubordinati sono diminuiti di 11.440 unità, tra collaboratori e lavoratori a partita Iva, mentre sono aumentati i dipendenti (+34.300 unità, compresi gli interinali).

Ma, ciò che sorprende positivamente, è che ad aumentare in maniera consistente è il lavoro stabile alle dipendenze, che ha fatto registrare un boom di contratti a tempo indeterminato, in aumento dell’82,5% (+73.140 unità rispetto al 2014), per un totale di quasi 162mila assunzioni complessive.

Questa impennata dipende, almeno per 35.600 unità, dall’effetto del Jobs Act e, di questi, 25.700 sono da ritenersi assunzioni effettivamente aggiuntive, perché in assenza della riforma non sarebbero state programmate dalle pmi, mentre poco meno di 10mila sono da attribuirsi all’incentivo economico che ha portato le aziende ad anticipare le assunzioni previste per il 2016.

Questi segnali confortanti arrivano soprattutto dal Nord-Ovest, dove l’aumento di assunzioni è, in percentuale, del 12,4, contro il 4% della media nazionale.
Il Nord-Est per ora è in ritardo tanto che sono stati registrati aumenti solo del 2,2%.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha dichiarato a proposito: “Lo stato di salute della nostra economia sta migliorando, ma il paziente Italia non è ancora guarito. Per accelerarne la ripresa quindi bisogna inserire nella cura dosi massicce di innovazione. E nell’era del web 2.0 questa innovazione si chiama ‘e-business’. Perché sono proprio le imprese che hanno colto i vantaggi del web quelle che stanno dimostrando di saper trainare la nostra economia e offrire maggiori opportunità per la crescita occupazionale, in particolare giovanile. Per questo è importante che le riforme messe in atto dal governo, i cui primi effetti iniziano ad essere evidenti, vengano accompagnate da chiari indirizzi di politica economica che sappiano spingere più incisivamente verso la digitalizzazione del nostro Paese. Perché con la nostra cultura, i nostri saperi che rendono unico il Made in Italy nel mondo, abbiamo le carte in regola per diventare una ‘super potenza dell’economia digitale“.

Vera MORETTI

Finanziamenti alle imprese giù negli ultimi 5 anni

Quando si parla di finanziamenti alle imprese in Italia, bisogna sempre fare i conti con dei dati in altalena. Qualche giorno fa, l’Abi ha parlato di una crescita dei finanziamenti alle imprese nel primo trimestre del 2015. Se invece si amplia l’orizzonte, come fa il Centro studi di Unimpresa, si registra che negli ultimi cinque anni i finanziamenti alle imprese sono calati di 36,2 miliardi (-4,28%).

Secondo Unimpresa, da marzo 2010 a marzo 2015 i finanziamenti alle imprese sono diminuiti su tutte durate: quelli a breve termine (fino a 1 anno) sono scesi di 16,7 miliardi (-5,28%), quelli a medio termine (fino a 5 anni) di 10,7 miliardi (-7,49%), quelli a lungo termine (oltre 5 anni) sono diminuiti meno, 8,7 miliardi (-2,26%) ma sono diminuiti.

A un calo dei finanziamenti alle imprese corrisponde, anche in questo caso, un aumento delle sofferenze bancarie (le rate di prestiti non rimborsate da parte delle imprese). Nello stesso periodo, infatti, Unimpresa sottolinea il balzo in avanti di queste ultime, cresciute del 207,74% e passate da 48,8 miliardi a 150,3 miliardi.

Secondo le rilevazioni di Unimpresa, le società non finanziarie hanno avuto le maggiori difficoltà a rimborsare i finanziamenti alle imprese: +223,54%, da 41,7 miliardi a 134,9 miliardi. Raddoppiate le sofferenze per le imprese familiari, passate da 7,1 miliardi a 15,4 miliardi (+115,65%).

Amaro il commento del presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. “Le eventuali fusioni e aggregazioni – ha detto a chiosa dei dati presentati – non siano mosse o condizionate da interessi e giochi di potere, ma siano finalizzate a razionalizzare i costi e a rendere più efficiente l’industria del credito“.

Da Expo 2015 finanziamenti alle imprese agricole

Lo hanno detto e ripetuto in tanti che Expo 2015 sarà anche un’opportunità per le chi fa business, sotto molti punti di vista. Anche sotto quello dei finanziamenti alle imprese. E, essendo il focus di Expo 2015 sull’alimentazione, quali realtà potranno fruire di questi finanziamenti alle imprese, se non quelle dell’agroalimentare?

Va infatti in questo senso l’accordo definito tra Intesa Sanpaolo e la Banca europea per gli investimenti per attivare una linea di credito da 150 milioni di euro di finanziamenti alle imprese piccole e medie del settore agroalimentare italiano.

Un plafond al quale si aggiungeranno altrettanti 150 milioni messi sul piatto dalla stessa Intesa Sanpaolo attraverso Mediocredito Italiano e altre banche del gruppo, per irrobustire i finanziamenti alle imprese agroalimentari.

L’accordo à stato presentato nei giorni scorsi proprio a Expo 2015, nel Padiglione di Intesa Sanpaolo, alla presenza del ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, dell’ad della Banca, Carlo Messina, e del vicepresidente della Bei, Dario Scannapieco.

I finanziamenti alle imprese di Bei andranno, stando a quanto specificato nel progetto, alle aziende attive in tutte le filiere del sistema agroalimentare: da quello specializzate nelle produzioni alimentari, alle produzioni agricole, da quelle forestali a quelle ittiche.

La Lombardia scommette sul franchising

La Lombardia accelera sul franchising, come ha annunciato nei giorni scorsi l’assessore al Commercio, Turismo e Terziario di Regione Lombardia Mauro Parolini, “la Giunta ha stanziato 500mila euro per il progetto pilota ‘Fare impresa in franchising in Lombardia’“.

Nel dettaglio, ha specificato l’assessore, “si tratta di un progetto che viene realizzato in collaborazione con il Sistema camerale lombardo e con il Salone del Franchising da maggio 2015 a novembre 2016. È un’iniziativa che riguarda il mondo del franchising lombardo, che oggi raccoglie 240 brand, il 26% del totale italiano, e circa 8.500 punti vendita (16% del totale nazionale) per commercio e servizi, con un fatturato che pesa per circa l’1% sul Pil regionale“.

Intanto, in questa prima fase il progetto “Fare impresa in franchising in Lombardia” definirà i criteri di selezione e raccoglierà le manifestazioni di interesse dei franchisor intenzionati ad aderire attraverso proposte contrattuali di favore, da sottoporre i potenziali franchisee che si insedieranno nelle aree individuate da progetto in sinergia con i Comuni lombardi. In un secondo momento avverrà la selezione delle imprese prescelte, che percepiranno il contributo attraverso il Sistema Camerale regionale.

Molteplici sono le finalità di questo progetto pilota. Intanto, come ha ricordato l’assessore Parolini, “puntiamo a sostenere l’imprenditorialità e a consolidare l’offerta commerciale costituita nei Distretti urbani del Commercio, contrastando la desertificazione commerciale delle aree urbane; a dare aiuto nell’innovazione e nella riconversione di esercizi tradizionali e nell’integrazione tra imprese in franchising e tradizionali“.

Un obiettivo che spiega anche come mai “destinatari del progetto sono micro e piccole imprese commerciali, della ristorazione e dei servizi che aprono locali in franchising in aree urbane a rischio di indebolimento dell’offerta commerciale con interventi, sperimentalmente, nei Distretti urbani del Commercio”.

Poi, dal momento che è risaputo che il franchising è una soluzione imprenditoriale forte in un periodo di crisi come quello che l’economia sta vivendo da diversi anni, con il progetto si punta anche a “intercettare i segnali di ripresa, garantendo al mondo del commercio di ripartire ed evitare, allo stesso tempo, la desertificazione dei centri urbani“, ha concluso Parolini.