La condanna dell’Fmi

Il Fondo monetario internazionale: “Senza una significativa accelerazione della crescita, ci vorranno 10 anni alla Spagna e quasi 20 anni a Portogallo e Italia per ridurre il tasso di disoccupazione ai livelli pre-crisi”. Rimbocchiamoci le maniche…

Fisco e lavoro, le proposte del CoLAP

Durante la presentazione di #RIPARTELITALIA e della #RoadmapCoLAP, il Comitato delle Libere Associazioni Professionali è intervenuto anche su fisco e lavoro, partendo da un dato incontrovertibile: la pressione fiscale che subiscono i professionisti è tra le più alte in Italia ed è stimata intorno al 60%.

La complessità delle norme fiscali e il fatto che spesso variano improvvisamente, oltre ad essere un deterrente per chi vuole intraprendere la libera professione, possono divenire una vera difficoltà di gestione e un alibi per chi intende pregiudizialmente evadere.

Il sistema de minimi oggi prevede una doppia possibilità di scelta per il solo anno 2015:

– Per i primi 5 anni fino ad un reddito di 30mila euro, imposta mista pari al 5%;

– Per redditi fino a 15mila, imposta mista pari al 15% (senza limiti di tempo di utilizzo).

Luigi Pessina consigliere CoLAP e Presidente di Ancit, ha posto l’accento su questo fatto: “La pressione fiscale è per noi insostenibile occorre trovare una soluzione per non soffocare il nostro settore, va bene il de minimi per 30mila euro di reddito, imposta mista al 10%, senza limiti di utilizzo anagrafici o temporali del regime e proponiamo una decontribuzione al 50% per i primi tre anni di attività”.

Necessarie anche – ha continuato Pessinasemplificazione degli adempimenti fiscali (abolizione dello spesometro, Black List, intrastat servizi, modello 770), stabilità e certezza nel tempo della normativa fiscale, provvedimenti che permettono un recupero fiscale e una maggiore occupabilità nel nostro settore; l’imposizione così alta rappresenta, soprattutto per i giovani un forte deterrente per l’avvio della professione”.

Gessica Rostellato, membro Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, è intervenuta nel merito della #RoadmapCoLAP, sostenendo: “Bisogna dare dignità ai lavoratori autonomi, avviando una serie di leggi anche coraggiose per cercare di trovare un modo per semplificare il loro lavoro, permettendogli di pagare le tasse senza troppo stress. Ad esempio, parlando di burocrazia, semplificando il modello unico, molto ostico per i non addetti ai lavori, dando certezza con dati, chiari e semplici”.

Alessia Rotta, parlamentare del Partito Democratico, membro della Commissione Lavoro della Camera, riprendendo le parole della collega Rostellato, ha dichiarato: “Nella Commissione lavoro del Partito Democratico ci si occupa con accanimento dei lavoratori autonomi, per questo sin dall’inizio sono stati intrecciati proficui rapporti con il CoLAP. Il tema fondamentale è quello di rendere più evidente ciò che ancora non è stato affrontato a sufficienza dall’attività politica, come ad esempio il blocco dell’aliquota contributiva. Per queste ragioni, le mie battaglie volgono verso l’inserimento delle richieste dei Liberi Professionisti in ciascun provvedimento legislativo”.

Speriamo – ha concluso – che con la riforma della Pubblica Amministrazione a fine estate si faccia carico di tutta una serie di semplificazioni degli adempimenti nelle Regioni, incentivando un sistema di controllo e di condivisione nelle varie Regioni. Sedere nei tavoli di lavoro, per i professionisti, è molto importante per discutere e mettere la lente di ingrandimento su problematiche quali la certificazione e l’iter di accreditamento, l’armonizzazione delle norme che riguardano i Liberi Professionisti e l’abbattimento della separazione che, nella percezione comune, distingue la normazione del lavoro autonomo rispetto a quello dipendente. La composizione del CoLAP così trasversale, è per noi politici un continuo pungolo, per fare meglio e di più”.

Quanto sono brave le madri lavoratrici

Un pieno e completo reinserimento nel mondo del lavoro per le madri lavoratrici che rientrano dalla maternità? fa bene a loro e anche all’azienda per la quale prestano la propria opera. Ne è convinta Regus, il principale fornitore di spazi di lavoro condivisi, specialmente dopo aver realizzato un’interessante intervista sul tema.

Secondo l’indagine, il 77% dei manager e imprenditori italiani (contro l’83% della media globale) pensa che lo “smart working” possa essere la chiave per attirare e mantenere al lavoro le madri lavoratrici, evitando che le aziende perdano professionalità e competenze.

La ricerca di Regus evidenzia anche che le madri lavoratrici che rientrano in servizio sono molto apprezzate dalle imprese per la loro esperienza e le loro competenze (50,3% in Italia e 55% media globale); inoltre i dirigenti e i manager ritengono le madri lavoratrici molto affidabili (19,2% Italia e 30% media globale), dotate di ottime capacità organizzative (Italia 21,8%, globale 31%) e con una maggior propensione a gestire tempo e scadenze (35,4% Italia e 35% media globale). Ultimo ma non meno importante e soprattutto il 19,8% degli intervistati (media globale 23%) ritiene le madri lavoratrici molto laboriose e più produttive rispetto alla media dei lavoratori.

Infine, secondo i manager intervistati, le madri che tornano a svolgere la loro attività lavorativa sono meno propense a cambiare lavoro o azienda (Italia 28,2%, media globale 34%); una propensione che consente alle imprese di risparmiare i costi di assunzione e di riqualificazione.

Questi nuovi risultati sulla percezione delle madri lavoratrici in azienda conferma una precedente ricerca svolta da Regus, la quale riscontrava che il 57% delle imprese è convinta che mantenere l’occupazione delle madri consenta di migliorare la produttività, con costi e tempi di formazione inferiori rispetto all’assunzione e all’inserimento di nuovi dipendenti.

Italia, la più cliccata dai mercati stranieri

L’Italia e il Made in Italy piacciono ancora, anzi, sempre di più.
A testimoniarlo sono le percentuali delle ricerche su Google, che negli ultimi tre anni sono aumentate del 22%.

Questo dato è frutto di uno studio, il rapporto Italia – Geografie del nuovo Made in Italy, realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison, presentato a Treia (Macerata) nella sessione di apertura del XIII seminario estivo.

Questo risultato fa capire come il Belpaese sia concepito all’estero, nonostante i sette anni di crisi: i mercati globali, infatti, hanno ancora un’idea di Italia innovativa, versatile, creativa, reattiva, competitiva e vincente.

Questo successo, comunque, è dovuto grazie ad un percorso che, in questi anni, si è deciso di percorrere, senza mai lasciare da parte la qualità, che da sempre contraddistingue, ad esempio, la nostra attività manifatturiera.

Proprio questo settore ha contribuito a far arrivare l’Italia tra le prime cinque potenze industriali, insieme a Cina, Germania, Giappone e Corea.
Non a caso dall’introduzione dell’euro l’Italia ha visto i valori medi unitari dei suoi prodotti salire del 39%, facendo meglio di Regno unito (36%) e Germania (23%).

Ma la qualità dei prodotti italiani non viene riconosciuta solo all’estero perché ben due italiani su tre sono disposti a pagare un sovrapprezzo per avere prodotti 100% italiani. E questa tendenza si riscontra anche in Giappone, Emirati Arabi, Usa, Russia e Brasile.

Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, ha dichiarato in proposito: “Mentre la crisi sembra finalmente allentare la sua presa sul Paese, è ancora più importante avere un’idea di futuro, capire quale posto vogliamo che l’Italia occupi in un mondo che cambia. Più che in passato, mi piace dire che l’Italia deve fare l’Italia, rispondendo ad una domanda che aumenta ed e’ confermata dai dati sull’innalzamento delle ricerche sul maggiore motore di navigazione internet, e puntare sui talenti che il mondo le riconosce: bellezza, qualità, conoscenza, innovazione, territorio e coesione sociale che sempre più incrociano la frontiera della green economy. Talenti che ci consegnano le chiavi della contemporaneità e delle sfide del futuro perchè assecondano la voglia crescente di sostenibilità dei consumatori e danno risposte ai grandi cambiamenti negli stili di vita e nei modelli di produzione”.

Vera MORETTI

Carico fiscale ancora pesante per l’automotive

Il settore dell’industria automobilistica ha patito particolarmente le conseguenze della crisi e a fatica sta cercando di riprendersi.
Anfia, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, facendo un’analisi approfondita sulla situazione del comparto, ha scoperto che, nonostante le difficoltà dell’automotive italiano, il carico fiscale complessivo che grava sulla motorizzazione è ulteriormente cresciuto anche nel 2014, raggiungendo i 71,6 miliardi di Euro, pari ad un incremento dell’1,7% rispetto all’anno precedente.

Questo aumento ha anche vanificato il leggero calo, dello 0,3%, del totale delle entrate tributarie nazionali rispetto al 2013, derivante da un andamento negativo delle imposte dirette (-3,5%) e positivo delle imposte indirette (+3,6%), basate sui consumi.
Ma la quota percentuale del gettito proveniente dal settore automotive sul gettito complessivo calcolato secondo il criterio di cassa, è ulteriormente salita, portandosi dal 16,5% del 2013 al 16,8% nel 2014.

Roberto Vavassori, presidente Anfia, ha commentato: “Facendo un confronto con il 2009, anno in cui il gettito fiscale complessivo proveniente dal settore automotive ha toccato il punto di minima dall’inizio della crisi (66,32 miliardi di Euro, pari al 16% delle entrate tributarie nazionali), complice la crisi del mercato auto, è significativo rilevare che la tassazione derivante dall’utilizzo dell’autoveicolo ha continuato a crescere, portandosi da 51,18 miliardi di Euro a 58,67 nel 2014 (+14,6%)”.

Nello stesso periodo, anche il gettito derivante dal possesso dell’autoveicolo (bollo auto) è cresciuto del 7,7%, passando da 5,67 miliardi a 6,10 miliardi. Questo a fronte di introiti derivanti dall’acquisto degli autoveicoli (IVA e IPT) scesi da 9,48 miliardi a 6,83 miliardi nel 2014 (-27,9%), con un mercato auto in flessione del 37% tra 2009 e 2014.
Nel 2014, la percentuale del gettito fiscale derivante dal comparto sul PIL è pari al 4,5%, mantenendo il primato tra i maggiori Paesi europei, visto che la media si aggira tra attorno al 3,4%1.

Se il trend rilevato nel 2014 proseguisse, e quindi il gettito continuasse a crescere, gli introiti provenienti dal settore continuerebbero a lievitare in concomitanza con la ripartenza della domanda di auto, quando, al contrario, occorrerebbe riequilibrare alcune voci di spesa, come le accise sui carburanti e la tassazione sull’utilizzo dei veicoli, basandosi sulla regola che “chi più inquina paga”.

Nel 2014, pur essendo diminuiti i prezzi medi dei carburanti alla pompa, è aumentata l’incidenza fiscale (accise e IVA) che grava sul prezzo finale: per la benzina è passata dal 59,2% del 2013 al 60,7%, per il gasolio dal 54,8% al 56,5%, per il GPL dal 35,8% al 37,2%, per il metano dal 18% al 18,5%.
Per rilanciare davvero la domanda di mobilità nel nostro Paese, occorre invertire questa tendenza, con particolare attenzione alla spesa delle famiglie, ma anche alla competitività delle imprese, in direzione di una fiscalità automotive più equa.

Rispetto al altri Paesi quali Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, l’incidenza delle auto aziendali sul mercato italiano, del 19,8% a fine 2014, è molto più bassa, a causa della pesante fiscalità che penalizza il comparto. In Italia, la deducibilità è stata ridotta in pochi dal 40% al 20%, mentre in ambito UE arriva fino al 100%.
C’è da aggiungere che le soglie di deducibilità per le auto utilizzate da imprese e professionisti sono ferme al 1997, non essendo mai state rivalutate secondo gli indici ISTAT come, invece, sarebbe previsto.
Anche l’IVA è detraibile solo al 40%, mentre nei principali Paesi UE la detraibilità arriva al 100%.

Vera MORETTI

Piccole e medie imprese italiane premiate in Europa

Le piccole e medie imprese italiane si fanno valere in Europa e vincono premi e finanziamenti. Sei piccole e medie imprese del nostro Paese, che fanno parte di un gruppo di 42 selezionate dalla fase 2 del cosiddetto “Strumento Pmi”, riceveranno in totale 6 milioni e 700mila euro dal programma quadro per la ricerca Horizon 2020, messo in campo dalla Commissione europea.

Le piccole e medie imprese premiate sono soprattutto del Nord, ma non manca anche un esempio di eccellenza manifatturiera che proviene dal Sud: Società Agricola Serenissima (Conselve, PD), Aleph (Lurate Caccivio, CO), ML Engraving (Onore, BG), Mobiltech (Varedo, MB), Cimberio (San Maurizio d’Opaglio, NO) e Atp (Angri, Salerno).

Le piccole e medie imprese premiate riceveranno fino a 2,5 milioni di euro per ciascun progetto (raddoppiati a 5 milioni per i progetti in materia sanitaria) con i quali finanziare le attività innovative e l’elaborazione e la messa in opera dei propri piani aziendali.

Tra i Paesi europei, quello che ha visto il maggior numero di piccole e medie imprese premiate è la Spagna (7), dopo la quale ci sono appunto l’Italia, la Finlandia, la Francia, i Paesi Bassi, il Regno Unito.

Italiani refrattari alle operazioni bancarie online

Gli italiani, sempre più abituati a navigare in internet e ad effettuare operazioni online, che sia la prenotazione di una vacanza o shopping online, rimangono ancora restii ad effettuare via web le operazioni bancarie.

Secondo un sondaggio realizzato da Kaspersky Lab e B2B International, infatti, il 42% di essi preferisce, quando si tratta di banca, recarsi direttamente allo sportello.
Ma, se da una parte si pensa che in questo modo si possa salvaguardare meglio la propria privacy, dall’altra non è così scontato che gli italiani siano così oculati ed attenti.

La maggior parte degli intervistati ha ammesso di effettuare pagamenti online senza prendere neppure le minime misure di sicurezza, mettendo così a rischio i propri soldi ma anche la propria banca.

Per poter accedere ai conti bancari online, i criminali del web fingono di essere i proprietari dell’account e ci riescono ottenendo informazioni sul conto, creando una pagina di phishing in cui gli utenti inconsapevolmente comunicano il loro nome utente e password o intercettando username e password utilizzando un Trojan bancario quando gli utenti accedono alle pagine legittime della banca.

Purtroppo, non si tratta di un’operazione particolarmente difficile, poiché sia i computer sia gli smartphone sono piuttosto vulnerabili.

Questo pericolo è percepito dagli utenti nel momento in cui si apprestano ad effettuare transazioni finanziarie online, e per questo si fidano maggiormente dei pagamenti offline, ritenendo le attività bancarie effettuate allo sportello della propria filiale siano più sicure di quelle eseguite tramite online banking.

Solo il 10% degli interpellati, dunque, ha dichiarato di effettuare transazioni online. Quando lo fanno , utilizzano più frequentemente il pc, mentre tablet e smartphone sono scelti da una minoranza (8% e 7%). La Smart-Tv è preferita nel 20% dei casi.

Le tendenze si invertono bruscamente quando si esce dall’Italia, poiché, a livello europeo, le percentuali di chi effettua pagamenti online tramite PC e Laptop (76%), Smarphone (30%) e Tablet (22%) sono decisamente più alte mentre solo il 12% effettua operazioni di pagamento tramite Smart-Tv.

Morten Lehn, Managing Director di Kaspersky Lab Italia, ha commentato così questi dati. “Il fatto che i clienti scelgano le attività bancarie tradizionali per paura di incorrere in frodi su Internet, ostacolerà l’adozione dei sistemi di pagamento online e mobile così come i profitti che deriverebbero da queste attività. Questo costringerà le banche a investire un numero più alto di risorse in rami con margini più bassi. Per coloro che invece effettuano pagamenti online e mobile, persiste il problema della sicurezza legata alle transazioni online che mette a rischio non solo i propri soldi ma anche la reputazione della banca. Ecco perché oggi è di vitale importanza che le banche investano in tecnologia per garantire un ambiente sicuro per i propri clienti. Questo approccio non solo rassicurerebbe i clienti che preferiscono svolgere le proprie attività finanziarie direttamente presso le filiali e li indurrebbe a pensare che le attività di banking online e mobile sono altrettanto sicure, ma riddurrebbe i rischi in cui incorrono i clienti, che a causa della loro negligenza, potrebbero perdere importanti dati finanziari”.

Per ovviare a questo gap, Kaspersky Lab offre Kaspersky Fraud Prevention, una piattaforma di protezione multilivello progettata specificamente per le banche.
Kaspersky Fraud Prevention è in grado di proteggere i dati finanziari presenti sui dispositivi dei clienti, aumentando così la fedeltà degli utenti e riducendo il rischio che la banca debba investigare su eventuali incidenti, pagare un indennizzo e ripristinare la propria reputazione dopo una violazione alla sicurezza.
La protezione è attiva per qualsiasi dispositivo, sia esso un PC Windows, Mac, Windows Phone, Android o iOS.

Vera MORETTI

Presentata la Roadmap CoLAP

Presentata a Roma #RIPARTELITALIA, la #RoadmapCoLAP. Ha aperto la presentazione la consigliera CoLAP Carla Bellucci, Presidente di Assointerpreti: “Siamo i più vessati, abbiamo una Previdenza troppo onerosa oggi, con poche tutele e pensione sociale per domani. La Gestione Separata è una distorsione del sistema contributivo e va riformata occorre: separare i liberi professionisti a partita iva dai lavoratori parasubordinati. Bloccare l’aliquota al 27% in via definitiva e supportare i giovani riducendo fino a 29 anni del 50% la contribuzione per fascia di reddito fino a 30mila euro e chiediamo anche reversibilità e tutele piene: revisionate ed incentivate (es. indennità di malattia – malattie lunghe e oncologiche -, maternità/paternità: utilizzo flessibile e interscambiabile dell’astensione obbligatoria)”.

E poi – ha proseguito la Belluccidobbiamo evitare lo scontro generazionale occorre rivedere tutte le pensioni quelle d’oro, d’argento e di bronzo ovviamente in proporzioni diverse! Solo facendo un sacrificio tutti possiamo garantire un futuro migliore ai nostri figli”.

Luca Sabatini, dirigente INPS – Direzione Centrale Prestazioni a Sostegno del Reddito – intervenendo nel dibattito, in sostituzione del Presidente Boeri, ha affermato che “il tema delle professioni è da tempo seguito dall’INPS”.

Facendo poi riferimento al sistema delle tutele e, nello specifico, al principio dell’automaticità, incluso nel decreto legislativo 80 del Jobs Act, ha proseguito: “Esso include delle misure a sostegno della conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Ad esempio l’estensione da 3 a 5 mesi dell’indennità di maternità in caso di adozione”.

Per quanto riguarda poi le tutele a sostegno del reddito: “I liberi professionisti non dispongono di un adeguato sistema assicurativo che soddisfi le loro esigenze”. “Sostengo l’esistenza di un ampio margine per elaborare delle soluzioni che vadano incontro alle difficoltà affrontate dai liberi professionisti, soprattutto, nei periodi di contrazione della loro attività lavorativa”.

Giovanni Paglia, membro Commissione Finanze della Camera, ha preso la parola nel dibattito sulla Roadmap CoLAP: “Riconosco che il punto cruciale è quello di costruire insieme una vera riforma del sistema pensionistico, che introduca un adeguato sistema contributivo e che permetta tempi di fuoriuscita dal lavoro compatibili con le esigenze produttive del Paese. Il tema fiscale in Italia rappresenta più un tema di regole che non di pressione, poiché quest’ultima è effettivamente diversificata per le diverse categorie professionali. Tra le proposte più interessanti contenute nella Road Map del CoLAP è quella sul Regime dei De Minimis, l’unica in grado di riequilibrare un sistema lavoro eccessivamente sbilanciato”.

Maurizio Sacconi, Presidente Commissione Lavoro del Senato, invitato a parlare sui temi della Roadmap CoLAP, ha sostenuto che “ogni contributo versato non deve essere perduto, la gestione separata nella previdenza deve morire! Il vero strumento è quello del fascicolo elettronico personale, in cui nulla della vita lavorativa del soggetto viene perso. Evitare il conflitto generazionale si rivela assolutamente necessario; ciò di cui si ha bisogno è di una reale coesione fra le generazioni. Mi auguro che nella legge di stabilità ci sarà la possibilità di discutere alcune delle proposte del CoLAP”.

La conclusione alla Presidente del CoLAP Alessandrucci: “Noi non siamo quelli degli 80 euro! il lavoro autonomo non deve importare le dinamiche applicate per il lavoro dipendente. Creare conflitto generazionale non è responsabilità dei giovani o dei padri di oggi ma della politica che con il loro operare devono porvi rimedio”.

In vacanza si va coi prestiti

È proprio vero che, crisi o non crisi, gli italiani alle vacanze estive non rinunciano. Nemmeno se, per farle, devono ricorrere a dei prestiti. Cosa che, secondo i numeri elaborati da Facile.it e Prestiti.it all’interno del loro periodico Osservatorio sul credito al consumo, molti fanno. Nel primo semestre del 2015 i finanziamenti erogati per pagare viaggi e vacanze sono stati infatti pari a circa 26 milioni di euro.

Secondo l’Osservatorio, l’incidenza di questo tipo di prestiti rispetto al totale di quelli richiesti nel nostro Paese si è leggermente contratta attestandosi allo 0,82%, sui livelli registrati nel 2013 (0,83%). Molto ridotta rispetto allo scorso anno, invece, la cifra media dei prestiti richiesta, che nei primi sei mesi del 2015 è stata di 4.200 euro mentre lo scorso anno era pari a 5.300 euro (-20%).

Secondo Facile.it e Prestiti.it, a crescere sono stati, invece, i tempi di restituzione dei prestiti. Nel 2014 chi chiedeva un finanziamento per pagare un viaggio aveva in mente di restituire l’importo in 42 rate, nel 2015 si è passati a 47.

Novità anche in merito al profilo del richiedente i prestiti; se nel 2014 l’età media di chi voleva un finanziamento per andare in vacanza era bassa (38 anni), nel primo semestre 2015 si è alzata a 41 anni. Unendo questo dato a quello dell’importo richiesto e dello stipendio di chi sottoscrive la domanda (1.600 euro mensili in media) si ipotizza una riduzione dell’incidenza dei viaggi di nozze sul totale di quelli pagati con prestiti e l’aumento delle vacanze familiari breve e medio raggio.

In termini assoluti sono Lombardia e Campania le due regioni in cui vengono sottoscritte il maggior numero di richieste di prestiti per viaggi e vacanze (rispettivamente il 29% ed il 12%), ma se si osserva l’incidenza dei finanziamenti di questo tipo sul totale di quelli sottoscritti nella regione, la Lombardia è ancora una volta prima con l’1,27%, seguita dal Veneto, dove i prestiti finalizzati al pagamento dei viaggi sono l’1,24% del totale.

Cerved: calano le società protestate e ritardi nei pagamenti

Tanto per rendere le cose più facili e aggiungere contraddizioni a contraddizioni, un ennesimo studio parla di segnali concreti di ripresa per le imprese. Questa volta tocca a Cerved che, analizzando il proprio database che monitora le esperienze di pagamento di 2,5 milioni di imprese italiane, rileva come, nel primo trimestre 2015, è calato del 18% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno il numero delle società protestate, fermo a circa 15mila.

Secondo Cerved, il calo dei protesti si accompagna a una riduzione dei tempi di liquidazione delle fatture e dei ritardi dei pagamenti; una tendenza che indica diffuso miglioramento delle abitudini di pagamento delle aziende italiane

Cerved rileva come, in media, nei primi tre mesi del 2015 le imprese italiane hanno pagato le proprie fatture in 76,5 giorni, un giorno in meno rispetto allo stesso periodo 2014, mentre i ritardi sono scesi a 17,2 giorni dai 18,4 dello stesso periodo del 2014: è il livello più basso dal 2012.

Altro segnale positivo individuato da Cerved riguarda la riduzione dello stock di fatture commerciali non pagate da parte della Pa, un calo registrato sia in termini numerici (49,8% al 31 marzo 2015, contro il 53,9% al 31 marzo 2014), sia in termini di valore (il 49,5% dal 60,1%). Rimane comunque alta la quota di mancati pagamenti sulle fatture di nuova emissione.

Secondo Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato di Cerved, “i dati del primo trimestre confermano i segnali positivi emersi negli scorsi ed evidenziano che la crisi ha trasformato alcuni comportamenti delle imprese: le aziende, più attente nel concedere credito, ottengono pagamenti più rapidi e più puntuali. Nel Nord del Paese e nell’industria i protesti sono già tornati sotto i livelli pre-crisi e proseguono i pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, anche se rimane alta la quota di mancati pagamenti sulle nuove fatture“.