Convegno Equitalia – INT: le interviste video

di Davide PASSONI

Le interviste video a tre dei protagonisti del Convegno Equitalia – INT “Confronto e collaborazione per migliorare il rapporto fisco/contribuente”, tenutosi a Milano il 24 settembre 2015: Riccardo Alemanno (presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi), Vincenzo Busa (presidente di Equitalia) e Giorgio Benvenuto (presidente della Fondazione Bruno Buozzi).

Il presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi Riccardo Alemanno, a margine del convegno, fa il punto sul rapporto tra l’istituto da lui presieduto ed Equitalia, propone la “ricetta” dell’Istituto per snellire la fiscalità italiana e pone l’accento sul ruolo fondamentale che i corpi intermedi, tributaristi in primis, svolgono nel rapporto tra amministrazione fiscale e contribuente.

Convegno Equitalia – INT: Intervista a Riccardo Alemanno

Il presidente di Equitalia Vincenzo Busa, a margine del convegno, fa il punto sul rapporto tra l’istituto da lui presieduto e i professionisti e le piccole imprese.

Convegno Equitalia – INT: Intervista a Vincenzo Busa

Il presidente della Fondazione Bruno Buozzi, Giorgio Benvenuto, a margine del convegno, dà una sua lettura personale della situazione della macchina della fiscalità italiana e lancia un messaggio alle nuove generazioni.

Convegno – Equitalia – INT: Intervista a Giorgio Benvenuto

Imposta di successione anche a rate

L’ imposta di successione è una delle imposte meno amate dagli italiani. Un po’ perché è un’imposta, un po’ perché normalmente si paga in situazioni non piacevoli, a seguito del decesso di una persona cara.

Per addolcire un po’ la pillola dell’ imposta di successione e tenendo conto dei tempi duri che ci troviamo a vivere in quanto a disponibilità di liquidità, il decreto legislativo sulla riscossione, uno dei decreti attuativi della Delega fiscale, prevede la possibilità di pagare l’ imposta di successione anche a rate.

La rateizzazione dell’ imposta di successione può essere effettuata in 8 rate trimestrali, oppure in 12 rate per gli importi superiori a 20mila euro relativamente alla quota restante, dopo il versamento di un acconto del 20% dell’imposta liquidata, che va pagata entro 60 giorni dal ricevimento dell’atto di liquidazione.

La nuova norma, che sarà applicabile non appena sarà entrato in vigore il decreto, prevede anche che la dilazione dell’ imposta di successione non è ammessa per importi inferiori a 1.000 euro. Inoltre, per questa imposta, il lieve inadempimento è previsto in 5 giorni anziché 7.

Buoni pasto, il 70% si usa in ristoranti e bar

Nei mesi scorsi, intorno alla nuova normativa sui buoni pasto si è fatto un gran parlare e un gran allarmismo sulla loro presunta non validità per la spesa. Assodato che sull’utilizzo cumulativo dei buoni pasto non vi è stato alcun cambiamento di regole, rimane il fatto che risultano ancora i benefit più richiesti dai lavoratori.

Lo testimonia un’indagine del Centro Studi di Anseb (Associazione nazionale società emettitrici buoni pasto), dal quale emerge come il ticket sia usato nel 70% dei casi in bar, gastronomie e ristoranti e per il restante 30% nella grande distribuzione. Attualmente, rileva Anseb, circa il 25% dei buoni pasto in circolazione è in formato elettronico.

L’indagine di Anseb ha chiarito anche alcuni punti chiave delle regole che normano il mercato dei buoni pasto, specialmente quelle legate alla loro detassazione in vigore dal 1° luglio scorso: quasi due euro in più a ticket, ossia dai 5,29 euro in caso di buono pasto cartaceo a 7 euro per i buoni pasto elettronico. Un cambio che spinge ulteriormente le aziende a consegnare ai propri dipendenti buoni pasto elettronici.

Con la diffusione sempre maggiore dei buoni pasto elettronici, Anseb auspica che i rimborsi siano più rapidi e le frodi meno diffuse, ma non disdegnerebbe neppure un chiarimento interpretativo o normativo sull’utilizzo di più buoni pasto nella stessa transazione, o della somma di più titoli oltre il valore economico medio di un pasto, un impiego di fatto anomalo sul piano strettamente legale anche se entrato ormai nella prassi.

Risorse Umane, risorse per la crescita

Come sarà il prossimo anno sul fronte dell’occupazione in Italia e nel mondo? Al di là delle cifre e dei proclami che arrivano da fonti governative, chi ha maggiormente in polso della situazione in questo ambito sono i direttori delle Risorse Umane delle aziende, piccole o grandi che siano.

Secondo l’ultimo HR Barometer stilato da Michael Page, società di ricerca e selezione di personale specializzato a livello mondiale nell’ambito del middle e top management, nei prossimi mesi si verificherà una crescita delle assunzioni. Lo prevede il 35% degli HR leader italiani e circa la metà (48%) di quelli presenti in tutto il mondo. In aumento anche la rilevanza delle Risorse Umane – ormai viste come sempre più strategiche per il successo del business – e il budget dedicato alla divisione HR.

Nel primo semestre 2015 Michael Page ha infatti realizzato uno studio nell’ambito delle Risorse Umane a livello mondiale su 2.500 HR manager appartenenti a un gruppo rappresentativo di industrie, dalle Pmi ai marchi blue chip, in 65 Paesi. In Italia sono stati interpellati 133 manager e dirigenti.

Dall’indagine emerge una tendenza generale legata alla ripresa della corsa ai talenti e soprattutto dell’occupazione: il 35% degli HR leader italiani prevede nei prossimi dodici mesi un aumento della forza lavoro (48% secondo il report globale). In più, il 24% delle organizzazioni aziendali ha incrementato il budget dedicato alla divisione Risorse Umane.

Per quanto riguarda le priorità delle Risorse Umane, in Italia risultano ai primi posti la gestione del cambiamento e i progetti di trasformazione (38%), alla pari con la formazione e sviluppo, seguite con un distacco minimo dalla gestione delle performance (37%) e del talento (32%). Parametri come le relazioni con i dipendenti e l’acquisizione di talenti o recruitment hanno un peso pari rispettivamente del 32% e del 29%.

Al di sotto della media globale si trova invece l’employer branding (4%). Sia in Italia sia nel mondo la gestione delle diversità e l0integrazione sono considerate fondamentali solo dai responsabili Risorse Umane nel 4% delle aziende.

L’indagine di Michael Page ha inoltre analizzato le modalità sulle quali le Risorse Umane misurano il successo. Al primo posto, per l’Italia, con il 65% delle risposte si posizionano le performance dei dipendenti, seguite dalle competenze (58%) e dalle performance manageriali (39%). Il coinvolgimento del dipendente, che nel mondo ha una rilevanza superiore anche rispetto alle competenze e occupa il terzo posto in ordine di importanza con il 46%, ottiene in Italia il 31% delle scelte.

Una differenza ancora più sostanziale tra l’Italia e gli altri Paesi riguarda il turnover del personale: su dimensione globale è il secondo fattore più misurato per valutare le prestazioni dei dipendenti, in Italia è decisivo solo per il 17% dei leader nell’ambito Risorse Umane.

Ciò che accomuna la tendenza del ruolo HR tra Italia e resto del mondo è la crescita della sua influenza, sempre più strategica soprattutto per attrarre, assumere e trattenere talenti. Un aspetto che, in Italia, è rilevante per il 62% dei manager, ma a livello globale conta ben l’86%. Rimanendo nei confini nazionali, l’influenza delle Risorse Umane è importante per le relazioni con i dipendenti (87%), la formazione e sviluppo (85%), l’Hr policy (83%), la gestione delle performance (77%), retribuzioni e benefits (75%).

Infine, un dato importante per misurare il peso delle Risorse Umane in azienda: il 73% degli HR leader italiani nel senior management riporta direttamente alle figure apicali dell’azienda, Ceo, Cfo, presidente, direttore generale.

Accordo Banca Etica – Forum nazionale agricoltura sociale

Banca Etica sostiene le imprese agricole sociali attraverso la facilitazione del loro accesso al credito. L’iniziativa segue la firma, avvenuta a Roma nei giorni scorsi, dell’accordo tra Banca Etica e il Forum nazionale agricoltura sociale.

Il Forum, cui aderiscono 360 realtà tra cooperative, cooperative sociali e aziende agricole, attraverso le sue affiliate coniuga l’utilizzo delle risorse della terra con attività sociali per favorire l’inserimento sociale e lavorativo delle persone svantaggiate e a rischio di marginalizzazione. Un progetto che collima con le finalità di Banca Etica.

Le attività delle imprese associate cui va il sostegno al credito da parte di Banca Etica sono realizzate in cooperazione con i servizi socio-sanitari e gli enti pubblici competenti del territorio e sottoposte a verifiche periodiche.

Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica, sottolinea come “il protocollo permette di intensificare su tutti i territori le collaborazioni tra le filiali di Banca Etica e i Forum Regionali dell’Agricoltura Sociale, garantendo così finanziamenti e servizi bancari accessibili e trasparenti alle imprese che si occupano di agricoltura sociale“.

L’Agricoltura Sociale è per il Forum un modello produttivo di riferimento qualitativo e valoriale per tutta l’agricoltura. Utile per superare le laceranti conseguenze della fase di trasformazione che attraversiamo, per il recupero delle risorse ambientali e creare nuova occupazione con un impiego etico delle risorse finanziarie“, commentano i portavoce del Forum, Ilaria Signoriello e Antonio Carbone.

Moda italiana, crescono gli acquisti in Italia

La moda italiana è una dei campioni dell’export del made in Italy, ma non dobbiamo dimenticare che la gran parte del fatturato del settore arriva dagli acquisti effettuati in Italia, tanto dagli stranieri quanto dai nostri connazionali, che della moda italiana sono innamorati.

Ebbene, secondo i dati che emergono dall’Osservatorio Fashion Industry Insight di American Express, nei primi sei mesi di quest’anno gli acquisti di moda italiana effettuati nel nostro Paese sono rimasti stabili rispetto allo stesso periodo del 2014, con i dati relativi al secondo trimestre che parlano di una leggera ripresa, pari al 2,4%.

È vero, i dati della ricerca sono parziali perché analizzano i comportamenti di spesa dei titolari delle carte American Express, ma dal report emerge che la passione per la moda italiana non conosce certo crisi, dal momento che l’incremento del secondo trimestre 2015 è stato generato agli acquisti di beni di lusso (+4,3% rispetto allo stesso periodo del 2014) e al contributo fondamentale dei department store (+3%).

In questi comportamenti di spesa, di coloro i quali comprano in Italia la moda italiana, non stupisce il fatto che Milano si confermi la meta preferita di chiama la moda, forse anche per l’effetto trainante di Expo 2015 sui turisti, italiani e stranieri.

Nella prima metà del 2015, la spesa a Milano ha fatto segnare un +4,2%, spinto dal +6% dei beni di lusso e dal +16% dei grandi magazzini. La buona performance dei grandi magazzini del lusso e della moda italiana è confermata dalla crescita robusta dello scontrino medio che, per ogni singola transazione, ha fatto registrare un +37%.

In sostanza, in base ai dati dell’Osservatorio, nei primi 6 mesi dell’anno i cosiddetti big spender hanno speso di più e più spesso. Le loro transazioni sono triplicate nell’ambito dei beni di lusso e duplicate nelle categorie “high street brands”, “aspirational fashion” e “department stores”. Perché la moda italiana comprata in Italia ha evidentemente un altro fascino.

Dalla Bei 50 milioni per Ansaldo Energia

Iniezione di liquidità importante per Ansaldo Energia da parte della Bei, la Banca Europea degli Investimenti. Si tratta di 50 milioni di euro che l’istituto europeo ha messo a disposizione di Ansaldo Energia, la controllata di Ansaldo Sts in cui il Fondo Strategico Italiano e Shanghai Electric detengono rispettivamente quote del 44,8% e del 40%.

Il finanziamento della Bei ha una durata di sette anni e, come spiega una nota di Ansaldo Energia, consentirà al gruppo di sostenere i progetti di ricerca e sviluppo nel suo stabilimento di produzione di Genova, dove viene messa a punto la tecnologia utilizzata in turbine a gas, a vapore e alternatori.

Nello specifico, i progetti di turbine a gas legati che sta sviluppando Ansaldo Energia hanno come obiettivo l’estensione della gamma di carburanti da utilizzare, oltre che per consolidare e sviluppare tecnologie e soluzioni innovative nel campo dei materiali, anche per processi speciali legati alla combustione e alla riduzione delle emissioni.

La nota di Ansaldo Energia ricorda come questa operazione di finanziamento da parte della Bei “ha una forte valenza strategica e permette di completare il percorso iniziato nel 2015 per la completa ristrutturazione della struttura dell’indebitamento della Società“.

Ok agli ultimi decreti attuativi della Delega Fiscale

Finalmente completo il pacchetto di norme che compongono la Delega Fiscale. Ci sono voluti quattro anni e tre governi che si sono succeduti alla guida del Paese per dare forma a una Delega Fiscale sicuramente perfettibile, ma che intanto esiste.

Come ci si aspettava, il Consiglio dei Ministri ha infatti approvato in via definitiva gli ultimi cinque decreti attuativi della Delega fiscale, che riguardano:

  • riforma delle sanzioni amministrative e penali;
  • interpelli e contenzioso;
  • riorganizzazione delle agenzie fiscali;
  • riscossione;
  • monitoraggio dei risultati della lotta all’evasione e delle tax expenditures.

Con il via libera dato dal Consiglio dei Ministri agli ultimi cinque decreti attuativi della Delega fiscale è quindi giunto a conclusione il percorso di attuazione, che ha visto in tutto il varo di 11 provvedimenti varati, a cominciare da quello sul 730 precompilato e sulle semplificazioni.

Come dicevamo sopra, questa Delega Fiscale è sicuramente perfettibile, dal momento che nel quadro dei provvedimenti si segnala la mancata attuazione del nuovo catasto, delle norme sui giochi, dell’Iri e la riscrittura dei regimi fiscali semplificati. Tutte misure importanti ma non portate a termine. Per ora, però… accontentiamoci. Magari fra altri tre governi e quattro anni ce la faremo…

Alemanno: confronto, collaborazione e informazione nel dialogo con le istituzioni

In occasione del convegno di oggi organizzato a Milano dall’Istituto Nazionale Tributaristi (INT) con Equitalia, il presidente dell’INT, nonché vicepresidente vicario di Confassociazioni Riccardo Alemanno torna sul tema della collaborazione, del confronto e del dialogo tra l’Istituto e le istituzioni.

Il convegno ‘Equitalia-INT confronto e collaborazione per migliorare il rapporto fisco/contribuente’, organizzato da INT in collaborazione con Equitalia – dichiara Alemannoha tutti gli ingredienti necessari per un dialogo sempre più aperto con le istituzioni. La chiave di volta per compiere il salto di qualità nel mondo professionale, oggi, è essere predisposti al confronto, alla collaborazione, all’informazione, valori fondanti su cui si basa la logica stessa di Confassociazioni”.

Per la nostra categoria professionale – prosegue Alemannoè molto forte la necessità di approfondire la normativa di riferimento perché i tributaristi, così come tutti i professionisti dell’area fiscale, per conto dei propri clienti, hanno rapporti continui con Equitalia. Da qui la necessità di esser chiari, motivazione numero uno che ha dato l’input al convegno. E cioè la strumentalizzazione eccessiva del ruolo di Equitalia, finora gestita in malo modo da Concessionari privati tanto da trasformarla, nell’immaginario collettivo, in un male nazionale. Ma non è così e nella giornata di oggi il messaggio che vogliamo lanciare è chiaro: tutto è migliorabile e se c’è una cosa da modificare è la normativa a monte e non il lavoro svolto da Equitalia”.

Un punto condiviso da Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni: “La chiarezza è fondamentale per dare vitalità al sistema paese. La nostra Confederazione con le sue attuali 205 associazioni in rappresentanza di più di 350mila professionisti iscritti dialoga continuamente e positivamente con tutti gli organi istituzionali per avanzare soluzioni. Con le nostre #30AzioniperlItalia, presentate lo scorso 9 luglio al Tempio di Adriano, abbiamo decretato la fine del tempo delle parole e la nascita di quello delle soluzioni da proporre, da realizzare e da mettere a disposizione di chiunque abbia a cuore il futuro del nostro Paese”.

Il cambiamento, quello positivo e propositivo, è possibile – conclude Riccardo Alemanno -. E questo l’altro messaggio che vogliamo lanciare nell’incontro di oggi, che vede la sua luce anche grazie ad una parola data al Presidente di Equitalia, Vincenzo Busa, a seguito del rinnovo del protocollo d’intesa nazionale con INT, sull’organizzare insieme un convegno. Non poteva essere diversamente, la promessa ha preso corpo e siamo certi che, in una visione di medio/lungo periodo, il rilancio del Paese basato su questi valori diventa un dato concreto e reale”.

Moda italiana e Bric, Russia e Cina non sono morte

Nonostante una congiuntura che negli ultimi anni ha fortemente indebolito i cosiddetti Paesi Bric (Brasile, Russia, India e Cina), per diverso tempo le motrici dell’economia mondiale, su alcuni di questi continua a scommettere la moda italiana per sostenere il proprio export.

Il Brasile vive ormai da tempo una profonda recessione, l’India si barcamena ma tutto sommato è la realtà con ancora i migliori margini di crescita, la Cina ha rallentato pericolosamente la propria crescita e, con la svalutazione dello Yuan, ha messo in crisi i mercati mondiali, la Russia è fiaccata dalla sanzioni economiche internazionali a seguito della crisi con l’Ucraina. Ma la moda italiana continua a credere specialmente in Russia e Cina.

Secondo le previsioni di Prometeia e del Centro Studi di Confindustria, presentate nei giorni scorsi durante il lancio del progetto Esportare la Dolce Vita, l’export della moda italiana crescerà del 37,4% nei Paesi emergenti da qui al 2020, ma il 2016 sarà l’anno della Russia, dopo il periodo duro delle sanzioni.

In particolare, il made in Italy e la moda italiana dovrebbero tornare a crescere a Mosca a partire dal prossimo anno, sostenuti dal Progetto speciale Russia ideato da Ice, Smi (Sistema Moda Italia) e ministero dello Sviluppo economico e la crescita dovrebbe proseguire anche nel 2016.

Secondo Prometeia e Confindustria, la ripresa in Russia dovrebbe essere sostenuta dai prodotti di fascia medio-alta della moda italiana, che entro il 2020 dovrebbero portare l’export a un +26,7%, per un controvalore di 1,3 miliardi di euro. Numeri da sogno se rapportati al -13% registrato nel 2014 e al -30% del primo semestre 2015.

Sarà invece la Cina in prima persona a venire da noi e a proporre la vendita dei prodotti della moda italiana di fascia medio-alta, semplificando le operazioni di vendita e azzerando i rischi per le aziende italiane. Lo farà con una iniziativa del colosso cinese della distribuzione IFF, che sarà presentata a Milano alle aziende italiane interessate il 6 e 7 ottobre.

Il progetto in questione prevede che i prodotti della moda italiana siano esposti in 8 nuovi Fashion Center posti nelle più note strade commerciali delle città di Pechino, Shanghai, Shenzhen, Changsha, Hangzhou, Wuhan, Shengyang e Xiamen, nei quali 300 distributori cinesi selezionati da IFF esporranno i prodotti italiani per venderli sia al dettaglio sia all’ingrosso. I centri di IFF si attiveranno anche come centrali di acquisto online, utilizzando una piattaforma di eCommerce.

L’arrivo di IFF in Italia a ottobre è mirato a selezionare circa 200 aziende della moda italiana operanti nel segmento dell’abbigliamento e degli accessori, con l’obiettivo di acquistarne i prodotti della collezione autunno/inverno 2016/17. Le aziende interessate possono accreditarsi agli incontri compilando il modulo sul sito di IFF oppure inviando una e-mail a info@retaily.it, per avere anche maggiori informazioni sulla formula di affiliazione adottata.