Il pozzo senza fondo dell’ editoria italiana

Il pozzo senza fondo dell’ editoria italiana

Che l’ editoria italiana non stia passando un gran momento, è cosa ormai nota da anni. Anzi, sono anni che grandi gruppi editoriali italiani, nonostante l’incomprensibile fiume di denaro pubblico che entra nelle loro casse, perdono soldi e cacciano persone.

Secondo un focus elaborato da R&S Mediobanca sul settore dell’ editoria, i grandi gruppi di casa nostra hanno perso in cinque anni un terzo del loro fatturato, dovendo ricorrere al taglio di circa 5mila dipendenti (circa il 27% della forza lavoro) per salvare i loro conti disastrati.

Secondo i dati sono raccolti nel focus di Mediobanca sull’ editoria, nel periodo 2010-2014 i ricavi aggregati degli otto maggiori gruppi editoriali del Paese (Rcs, Mondadori, gruppo Espresso, Il Sole 24 Ore, Monrif, Caltagirone, La Stampa, Class editori) sono calati del 33,2%, da 5,9 miliardi a 4 miliardi.

Quello che ha minato i conti dell’ editoria italiana è stato soprattutto il crollo della raccolta pubblicitaria (-41,2%) mentre la diffusione, calata “solo” del 18,7%, ha fatto sì che sul totale dei ricavi quello derivante dall’edicola sia cresciuto dal 35,9% al 43,6% e quello della pubblicità sia calato dal 35,2% al 30,9%.

Sul fronte occupazionale, il comparto dell’ editoria, rileva Mediobanca, è passato dall’impiegare oltre 18mila persone nel 2010 alle 13.300 del 2014. Gli operai sono stati i più colpiti dai tagli (-34,5), seguiti da dirigenti e impiegati (-32,8%) e dai giornalisti (-12%).

Mediobanca rileva anche che il calo dei fatturati è proseguita nel primo semestre 2015, anche se in maniera minore che negli anni precedenti: -4% l’aggregato, contro il -7% del quinquennio in esame.