Intr@web 2015 disponibile in versione aggiornata

Il sito dell’Agenzia delle Dogane ha ora disponibile la versione più aggiornata di Intr@web 2015. Si tratta del software che permette di gestire gli elenchi riepilogativi di cessioni e acquisti intracomunitari di beni e/o servizi.

Intr@web 2015 è stato realizzato dall’Agenzia delle Dogane grazie al contributo di Eurostat e recepisce le semplificazioni introdotte dall’Agenzia con la determinazione 18978 del 19 febbraio 2015.

A livello tecnico è bene ricordare che chi ha installata sul proprio computer la versione precedente del software  deve effettuare un backup dei propri dati utilizzando una funzione dedicata raggiungibile tramite il path “utilità/manutenzione archivi/backup/totale”.

Chi invece scarica e utilizza Intr@web 2015 per la prima volta non deve seguire particolari precauzioni, se non ricordare che il database di Intr@web 2015 si può utilizzare solamente sul computer sul quale è stato installato.

L’ Istituto Nazionale Tributaristi partner del portale wecanjob

L’ Istituto Nazionale Tributaristi (INT) è partner del portale WeCanJob, realizzato per fornire indicazioni sul mondo delle professioni e dei mestieri a chi si affaccia al mondo del lavoro e a chi ha necessità di individuare nuove possibilità di lavoro.

All’interno del portale, l’ Istituto Nazionale Tributaristi ha contribuito a curare la pagina dedicata alla professione di TRIBUTARISTA, pagina in cui si trovano indicazioni sulle principali peculiarità della figura professionale e video informativi che, in forma semplice ma esaustiva, le rappresentano.

Particolarmente soddisfatto il presidente dell’ Istituto Nazionale Tributaristi, Riccardo Alemanno, che ha dichiarato: “L’INT una volta di più ha dimostrato di volere indirizzare il proprio impegno in campo sociale oltre la rappresentanza professionale, che resta ovviamente la nostra mission principale, e proprio nella direzione dell’impegno sociale va questa nuovo sfida. Sono infatti certo che il portale wecanjob sarà utile a chi vuole districarsi nel mondo del lavoro, in particolare delle professioni, tradizionali o innovative che siano, ovvero svolgerà un servizio di grande importanza sociale con informazioni corrette ed analitiche”.

Voglio quindi ringraziare particolarmente il Consigliere nazionale Tiziana Pucciarmati – ha concluso il presidente dell’ Istituto Nazionale Tributaristiche, con grande disponibilità e professionalità, ha prestato volto, voce e ed esperienza personale per i video informativi. Ora diffonderemo in modo più capillare possibile il nuovo portale anche attraverso i social, i comunicati stampa, il nostro sito internet ufficiale, nonché ogni tipo di comunicazione anche verso le istituzioni”.

Partite Iva, i nuovi poveri

Non è la prima volta e, temiamo, non sarà l’ultima che sentiamo dire, dati alla mano, che i nuovi poveri sono i professionisti, le partite Iva, gli autonomi. Questa volta l’analisi forte dei numeri (che, si sa, li puoi leggere dalla parte che vuoi ma non mentono) l’ha fatta l’Ufficio studi della Cgia.

Ebbene, secondo le elaborazioni degli artigiani mestrini, nel 2014 il 24,9% delle famiglie con reddito principale da lavoro autonomo ha vissuto con una disponibilità economica inferiore a quella che l’Istat considera la soglia di povertà: 9.455 euro annui.

Il divario tra le famiglie delle partite Iva in condizioni di indigenza e quello delle famiglie dei pensionati o dei lavoratori dipendenti è evidente: 20,9% tra i pensionati, 14,6% tra i lavoratori dipendenti.

Sempre secondo la Cgia, tra il 2010 e il 2014 il numero di famiglie del popolo delle partite Iva in condizioni di povertà è aumentato del 5,1% (invariato nel 2014), a fronte di un -1% tra i pensionati e di un +1% tra i dipendenti.

L’Ufficio Studi della Cgia sottolinea poi un dato interessante. Dal 2008, anno di inizio della crisi, al primo semestre 2015 il numero dei lavoratori autonomi e della partite Iva in Italia è calato, in termini assoluti, molto meno rispetto a quello dei lavoratori dipendenti (-260mila contro -408mila), ma in percentuale esattamente del doppio: -2,4% contro -4,8%.

Se si prova a spacchettare il dato per aree geografiche, si nota che il calo più consistente di partite Iva tra il 2008 e il primo semestre 2015 ha interessato il Sud (-7,5%, pari a -120.700 unità,), seguito dal Nordest (-5,8%, pari a -67.800 unità), dal Nordovest (-5,3%, pari a -82.500 unità). In controtendenza il Centro: +1 per cento, pari a +11.300 unità.

Amara la riflessione del coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo: “Purtroppo questi dati dimostrano che la precarietà presente nel mondo del lavoro si concentra soprattutto tra il popolo delle partite Iva. Sia chiaro, la questione non va affrontata ipotizzando di togliere alcune garanzie ai lavoratori dipendenti per darle agli autonomi, ma allargando l’impiego di alcuni ammortizzatori sociali anche a questi ultimi che, almeno in parte, dovrebbero finanziarseli”.

Infatti, prosegue Zabeo, “quando un lavoratore dipendente perde momentaneamente il posto di lavoro può disporre di diverse misure di sostegno al reddito. E nel caso venga licenziato può contare anche su una indennità di disoccupazione. Un autonomo, invece, non ha alcun paracadute. Una volta chiusa l’attività è costretto a rimettersi in gioco affrontando una serie di sfide per molti versi impossibili. Oggigiorno è difficile trovare un’altra occupazione; l’età spesso non più giovanissima e le difficoltà congiunturali costituiscono un ostacolo insormontabile al reinserimento nel mondo del lavoro”.

Nuove partite Iva sempre più over

Quando il ministero delle Finanze diffonde i dati sulle aperture di nuove partite Iva, da alcuni mesi a questa parte non ci sono sorprese eclatanti. In realtà, però, i dati sulle partite Iva aperte a settembre offrono qualche spunto di riflessione in più, a partire dal ritorno del segno positivo: +0,2% rispetto allo stesso mese del 2014, per un totale di 41.763 nuove posizioni.

L’Osservatorio sulle partite Iva del ministero rileva anche che il 74,7% delle partite Iva è stato aperto da persone fisiche, il 20% da società di capitali, il 4,5% da società di persone.

I dati più interessanti arrivano però analizzando la segmentazione per fasce di età delle nuove partite Iva. Risulta infatti che quasi la metà delle nuove posizioni è stata aperta da persone al di sotto dei 35 anni (47,7%) mentre, dato significativo, le partite Iva aperte da over 50 crescono del 9% anno su anno. Un dato figlio della difficoltà di queste persone a reinserirsi nel mondo del lavoro dipendente una volta che ne sono state estromesse.

Se si guarda poi alla distribuzione geografica delle nuove partite Iva, il 42,4% di loro è localizzato al Nord, il 23% al Centro e il 34,4% al Sud e nelle isole. Gli aumenti più significativi anno su anno si registrano in provincia di Trento (+14,4%), in Sardegna (+8,6%) e in Toscana (+7,1%), mentre i cali più marcati arrivano da Molise (-9,7%), Marche (-7,9%) e Campania (-5,7%).

I settori nei quali si registrano gli aumenti maggiori di nuove partite Iva sono l’istruzione (+35,1%), l’agricoltura (+10,2%), la sanità e l’assistenza sociale (+9%). Giù i trasporti (-12,6%), le attività immobiliari (-5,6%) e ancora una volta l’edilizia (-5,1%).

Le nuove partite Iva sono ancora per la maggior parte al maschile (62,4%), mentre si registra ancora una netta prevalenza della scelta del regime dei minimi, al quale hanno aderito 10407 soggetti contro i 3.399 soggetti che hanno scelto il nuovo regime forfetario.

E-commerce e retail, una sinergia possibile

Chi ha un’attività commerciale, in franchising o meno, non può più prescindere dall’ e-commerce, specialmente se si tratta di un top retailer. Una dinamica la cui conferma arriva dalle analisi dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, secondo le quali il numero delle persone che acquistano online in Italia (17,7 milioni) è cresciuto dell’11% nel 2015 rispetto al 2014, così come è aumentato il numero di chi utilizza piattaforme di e-commerce: 38 milioni di persone, +3% anno su anno.

Il giro d’affari del commercio elettronico è cresciuto del 28% nel 2015, per un controvalore di oltre 7,2 miliardi di euro nella sola componente di prodotto, con in testa l’abbigliamento (32% sul totale dell’ e-commerce), seguito dall’informatica e dall’elettronica di consumo (27%).

Giova ricordare che l’analisi dell’Osservatorio, condotta sui primi 300 retailer per fatturato, presenti in Italia con punti vendita fisici, si è concentrata sul livello di adozione di 30 innovazioni digitali fondamentali per l’ e-commerce da parte di questi retailer nel 2015. Insieme ai propositi di adozione degli stessi per il prossimo anno.

Ebbene, per queste innovazioni (divise in customer experience, back-end e multicanalità) si è scoperto che i retailer hanno investito maggiormente nel back-end (86%), suddivise in sistemi di business analytics a sostegno dell’ e-commerce (21%), CRM (18%), fatturazione elettronica (18%).

Lato customer experience i retailer hanno investito nel 33% dei casi, con miglioramento di app e sito mobile (27%), pagamenti elettronici anche contactless (18%), sistemi di online selling in punto vendita o sales force automation (17%).

Grande attenzione anche al tema della multicanalità, vero punto di forza dell’ e-commerce. Il 29% degli intervistati ha sviluppato l’App o il sito mobile, il 22% ha sviluppato o potenziato proprio il sito di e-commerce, il 21% ha sviluppato o potenziato il sito informativo, il 18% ha investito nella strategia social.

Imu e Tasi, spunta l’idea di un conguaglio

Man mano che si avvicinano le scadenze relative a Imu e Tasi, arrivano novità e possibilità di ritocchi e conguagli. L’ultima novità in questo senso è la ventilata ipotesi di conguaglio 2016 per Imu e Tasi che siano dovute nei Comuni che hanno approvato le delibere fiscali dopo il 30 luglio.

Si tratta di una ipotesi avanzata in Senato dopo che è diventata evidente l’inefficacia immediata del correttivo approvato in commissione Bilancio alla manovra. Infatti, la Legge di Stabilità 2016 entra in vigore a partire dall’1 gennaio 2016 e, come è evidente, non può imporre pagamenti maggiorati al 16 dicembre 2015.

Dal Senato è stata quindi avanzata l’ipotesi di una sanatoria delle delibere approvate in ritardo, che porterebbe come conseguenza un doppio calcolo: un saldo Imu e Tasi 2015, in scadenza il 16 dicembre, da calcolarsi sulle vecchie aliquote ed un pagamento a conguaglio in un secondo momento, nel 2016, che ricalcherebbe la mini-Imu 2014.

Al momento, come detto, si tratta solo di una ipotesi di lavoro ma, visti i tempi e le situazioni contabili che si stanno vendendo a creare, si tratta di una prospettiva che è sempre più ragionevole pensare che possa prendere corpo.

Presentismo, questo sconosciuto

Che l’assenteismo sia una piaga sociale e un danno per l’economia è risaputo, mentre è un po’ meno noto il fatto che altrettanti danni può creare l’eccesso di presenza sul luogo di lavoro, indicato comunemente come presentismo. Tipicamente, chi soffre di presentismo tende a recarsi sul posto di lavoro anche quando è malato.

Uno studio condotto dall’università britannica dell’East Anglia e pubblicato sul Journal of Occupational Health Psychology ha scavato a fondo nel fenomeno del presentismo comparando i dati di una sessantina di studi a livello europeo che hanno coinvolto oltre 175mila persone e ha scoperto che una delle cause più frequenti che inducono ad ammalarsi di presentismo è il rischio di perdere il posto di lavoro.

Al contrario, chi si ritrova a lavorare costantemente sotto pressione, a rischio stress, tende ad assentarsi di meno, spesso a causa di organici sottostaffati o per richieste di produttività eccessiva. Se invece l’ambiente di lavoro è più amichevole nei rapporti con i colleghi e meno esigente da un punto di vista produttivo, l’assenza per malattia (giustificata) rientra in parametri normali e il presentismo non colpisce più di tanto.

Fino a qui è evidente una cosa: il presentismo fa male a chi ne soffre perché induce a non staccare mai, a innalzare il livello di stress e a non curare anche piccole indisposizioni che, poi, si potrebbero trasformare in patologie più gravi. Ma in che modo nuoce anche all’azienda e all’economia?

È abbastanza facile intuire che chi, malato di presentismo, si presenta in ufficio non nelle miglior condizioni psico-fisiche è più soggetto a errori, produttività scadente e sotto le attese, oltre che essere una possibile fonte di contagio per i colleghi. Secondo alcuni degli studi presi in esame dalla ricerca inglese, i danni del presentismo (soprattutto la produttività bassa e scadente) sarebbero peggiori di quelli provocati dall’assenteismo.

Consoliamoci con il fatto che il presentismo, a volte, spinge le persone al lavoro anche se malate non tanto per stress o paura quanto per un senso di fedeltà all’azienda, di forte riconoscimento nei valori aziendali, di amore per il proprio lavoro. Però, ogni tanto, le persone dovrebbero capire quando è ora di staccare…

Un nuovo sito dedicato al franchising

Tutte le iniziative che portano alla diffusione di una cultura dello strumento del franchising come volano fondamentale per la crescita economica sono meritorie. Anche e soprattutto quelle che nascono online, con siti e progetti ad hoc.

È il caso di un nuovo sito online da poco e dedicato al mondo del franchising, aprireunfranchising.org, il cui obiettivo pare essere quello di favorire un interscambio tra franchisor e potenziali franchisee, mettendo in contatto i due attori principali del franchising.

Al suo interno si possono trovare materiali gratuiti, notizie, guide, diverse schede di franchisor che permettono al potenziale franchisee di farsi un’idea sulle diverse opportunità di business offerte dal mondo del franchising. Entrando poi in contatto diretto con le realtà commerciali che possono interessare.

Dal canto loro, le aziende in franchising possono utilizzare la home page del sito per promuovere il proprio brand e possono fornire dettagliate schede aziendali sul proprio marchio per farsi conoscere a 360 gradi.

L’area blog e l’area chat provano a dare una veste 2.0 ancora più spinta al sito, mentre l’utilizzo di Flash nelle varie pagine è un po’ eccessivo e spinge l’utente a una navigazione discontinua. Ma, come dire, c’è tempo per migliorare.

In Notariato al Senato sul ddl concorrenza

Martedì 24 novembre è stato convocato in audizione alla Commissione X Industria del Senato, il Consiglio Nazionale del Notariato, che si è espresso sugli articoli che riguardano il sistema notarile.

Durante l’audizione è stata manifestata non solo condivisione a favore della riduzione dei costi a carico dei consumatori e delle imprese e a favore della crescita economica, ma anche particolare sensibilità alla sicurezza giuridica in un momento di forte fragilità per il sistema economico e finanziario occidentale.

In merito agli articoli 44 e 45 del ddl concorrenza – che prevedono, il primo, la costituzione di srl semplificata con scrittura privata, il secondo la possibilità di stipulare alcuni atti societari mediante sottoscrizione digitale di un modulo standardizzato, anche senza intervento notarile né di altro professionista – è stato posto il problema di come contemperare le esigenze di sicurezza giuridica, anche alla luce di quello che sta avvenendo nel mondo, con una visione della semplificazione che affida a forme di digitalizzazione senza controlli particolarmente rigidi, alcune tipologie societarie.

Inoltre, ci si è chiesti se si vuole continuare a utilizzare il notariato anche in queste specifiche situazioni con tutte le regole, i controlli e il percorso di verifica e di segnalazione antiriciclaggio che poggia su un’attività che lo Stato delega al notaio in ordine all’indagine della volontà delle parti e alla formazione del consenso.

Una semplificazione priva di controlli non sembra in linea con la disciplina comunitaria e le indicazioni delle più importanti organizzazioni internazionali (Ocse, Gafi, Banca Mondiale) sulla tutela dell’ordine pubblico e il contrasto all’abuso dello strumento societario, poiché manca un soggetto destinatario degli obblighi derivanti dalla direttiva 2005/60/CE.

L’obiezione, sostiene il notariato, non può dirsi superata con la previsione (inserita dalla Camera dei Deputati) che affida a posteriori, invece che in modalità preventiva, i controlli antiriciclaggio al Conservatore del Registro delle Imprese (comma 2 della norma).

In merito all’art. 42 sulla determinazione del numero e dell’attribuzione delle sedi notarili, il notariato ha espresso soluzioni migliorative che non facciano solo riferimento al numero degli abitanti ma anche ad elementi oggettivi sulla base delle concrete esigenze del territorio.

Nel corso dell’audizione è stata inoltre presentata dal notariato una serie di proposte per raggiungere gli obiettivi di riduzione dei costi per i cittadini, specie le categorie meno abbienti, e per le imprese. In particolare sul tema della volontaria giurisdizione, redazione e autenticazione a distanza di alcuni atti unilaterali dell’imprenditore, certificato di successione in aggiunta al registro delle successioni, un archivio informatico per le procedure di amministrazione di sostegno.

Notai, L’arancia apre il suo crowdfunding sociale

L’arancia, la community del Notariato dedicata ai giovani aspiranti imprenditori, ha aperto il proprio network di crowdfunding sociale per ospitare progetti d’utilità sociale ideati e gestiti da organizzazioni non profit. L’arancia diventa così uno strumento per aiutare, promuovere e finanziare i progetti che necessitano di un sostegno economico.

L’arancia è un progetto del Consiglio Nazionale del Notariato, un magazine online aggiornato, una rassegna stampa, una community per chi si vuol mettere in proprio. Il Crowdfunding Network L’arancia nasce sulla piattaforma Produzioni dal Basso, una delle prime piattaforme di crowdfunding nate in Europa ed una della più grandi comunità italiane di autoproduzione online.

Il Crowdfunding Network L’arancia è partito nei mesi scorsi con due progetti di Libera-Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, l’associazione presieduta da don Luigi Ciotti con l’intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia.

Il primo progetto “E tu … di che pasta sei?” consente di avere, con una sottoscrizione minima di 35 euro, 3 pacchi di pasta da 1 kg in confezione di cartone FSC misto, prodotta in edizione limitata ed esclusiva per il ventennale di Libera dal pastificio Afeltra di Gragnano con il grano in conversione raccolto nelle terre confiscate alle mafie, gestite dalle cooperative Libera Terra, e dai produttori che ne condividono il progetto di riscatto da ogni forma d’illegalità. Il ricavato dell’iniziativa è destinato a diverse attività associative.

Il secondo progetto “Dona una rosa. Adotta un filare” si propone di piantumare oltre mille rose vicino a tre vigneti confiscati alla mafia a Portella, Verzanica e Don Tomasi, in Provincia di Palermo, gestiti dalle cooperative Placido Rizzotto – Libera Terra e Pio La Torre – Libera Terra. Poiché la rosa è una pianta che manifesta prima i sintomi di eventuali attacchi di patologie e parassiti, viene messa “in testa” ai filari per una questione di monitoraggio e controllo. In questo modo è più facile tenere sotto controllo i cicli biologici di insetti e funghi, attuando così la miglior difesa. Le cooperative sono nate grazie alla promozione e al sostegno di Libera.