Novità nel 2016 per la Certificazione Unica e il modello 730

La Certificazione Unica e il modello 730 2016 scaldano i motori. L’Agenzia delle Entrate ha infatti emesso un comunicato con il quale ha avvisato di aver reso disponibili le bozze dei modelli Certificazione Unica e 730 per il prossimo anno.

Per quanto riguarda il modello 730/2016, i contribuenti che lo potranno utilizzare potranno inviare la comunicazione dell’amministratore di condominio utilizzando il nuovo quadro K, senza che sia necessario presentare il quadro AC del modello Unico Persone Fisiche.

In merito invece alla nuova Certificazione Unica 2016, dal prossimo anno questa conterrà maggiori informazioni, con l’obiettivo di rendere più semplice il lavoro dei sostituti d’imposta. A beneficio della CU, sarà infatti ridotta in modo cospicuo la mole di dati da inserire nel modello 770 Semplificato, come il codice fiscale del coniuge del dipendente anche se non fiscalmente a carico e i dati fiscali e previdenziali dei lavoratori autonomi se ci si trova in presenza di contribuzioni diverse dall’Inps, come nel caso dei professionisti medici e veterinari.

Per Federauto un 2016 positivo per l’auto in Italia

Il rimbalzo del mercato auto italiano nel 2015 potrebbe non restare un fatto isolato. Lo pensa Federauto, la federazione italiana dei concessionari auto, e lo pensa dati alla mano.

Secondo il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi, “quest’anno c’è stato un primo rimbalzo del mercato dell’auto, dopo l’incubo dello scorso biennio. Un rimbalzo che se all’inizio si è dimostrato timido e totalmente sostenuto dalle promozioni di Case e Concessionari, nella seconda parte dell’anno si è fatto più consistente. Detto questo, condividiamo con Unrae, l’associazione delle Case automobilistiche estere, una proiezione di mercato che potrebbe portare le immatricolazioni nel 2016 a quota 1,65 milioni di auto (+5% sul 2015) e nel 2018 a 1,8 milioni di pezzi”.

Il presidente di Federauto ha espresso il suo auspicio durante la tavola rotonda “L’automotive in Italia: mercato, filiera, nuovi modelli di mobilità. Una grande opportunità per il Paese”, nell’ambito della presentazione del Progetto Motor Show 2016 di Bologna.

Per il presidente di Federautooggi siamo purtroppo molto distanti dalle previsioni del presidente del Centro studi Promotor, Gian Primo Quagliano che vede entro il 2018 un mercato a 2,1 milioni di vetture, a meno che non intervengano dei provvedimenti legislativi che imprimano un’ulteriore accelerazione alle vendite. Allo stato dell’arte, con le attuali condizioni macroeconomiche questa analisi risulta infatti essere troppo ottimistica”.

Ciò non toglie – ha proseguito Pavan Bernacchiche Federauto intensificherà i propri sforzi per adattare il settore al mercato e ai nuovi modelli di consumo, a partire dalle nuove tecnologie, che stanno radicalmente modificando gli atteggiamenti degli italiani che vogliono comprare un’auto. Oggi gli utenti arrivano infatti da noi già informati e consapevoli delle proprie scelte grazie al web”.

Le piccole imprese sono più solvibili delle grandi

La crisi del credito e la difficoltà di molti soggetti nel restituire i prestiti avuti dalle banche è evidente ormai da anni, ma grazie a una recente ricerca dell’Ufficio studi della Cgia questa tendenza può essere osservata anche da un nuovo e interessante punto di vista. Un punto di vista che dice che le famiglie e le piccole imprese sono più affidabili e solvibili delle grandi imprese.

La conferma viene dal coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo: “Tra il giugno di quest’anno e lo stesso mese del 2014, le classi di grandezza delle sofferenze fino a 75mila euro hanno registrato una contrazione, mentre quelle da 75mila a 125mila sono aumentate appena dello 0,5%. Niente a che vedere con quanto è successo in quelle più elevate. Nella fascia tra i 500mila e il milione di euro la variazione è stata dell’11,4%, per quella successiva, tra 1 e 2,5 milioni, l’aumento è stato del 14,5% e per le classi ancor più elevate l’incremento ha superato il 18%. Se teniamo conto che il livello delle insolvenze è proporzionale alla dimensione dei prestiti ricevuti, possiamo affermare con un elevato grado di precisione che le famiglie e le piccole imprese continuano a essere più solvibili delle grandi imprese”.

Una tendenza che non interessa solo l’ultimo anno, sia per le piccole imprese, sia per le famiglie. Tra giugno 2011 e giugno 2015 (ultimo dato disponibile), fino a 125mila euro di sofferenze la variazione è aumentata progressivamente fino al 35,7%, ma per le classi successive si sono raggiunti livelli monstre: sopra il milione di euro l’incremento è più che raddoppiato e nella fascia tra i 5 e i 25 milioni di euro si è arrivati a un +147,4%.

L’andamento si replica per lo stesso arco temporale anche sui dati riferiti alle sofferenze bancarie analizzate per comparto di clientela: le piccole imprese familiari (quelle con meno di 5 addetti) hanno registrato un aumento delle sofferenze del 4%, le Amministrazioni pubbliche del 6,5%, le società non finanziarie (con oltre 5 addetti) del 12,7% e le finanziarie del 147,5%.

Infine, se due indizi fanno una prova e tre un colpevole, anche nel mondo delle piccole imprese, ecco che sempre nel medesimo periodo famiglie e micro imprese registrano una crescita delle sofferenze del 46,6 e del 47,6%, le società non finanziarie del 107,8%, le società finanziarie del 282,5% e le pubbliche amministrazioni addirittura del 484,6%.

Le istituzioni a difesa del made in Italy

La lotta al cosiddetto italian sounding, ossia l’utilizzo di nomi che richiamano i prodotti agroalimentari del made in Italy per vendere in realtà cibo taroccato, parte anche e soprattutto nelle sedi istituzionali.

Ecco perché è importante la campagna di promozione strategica del cibo 100% made in Italy presentata nei giorni scorsi alla stampa a Montecitorio e promossa da Camera dei Deputati, ministero dello Sviluppo Economico e Assocamerestero.

Si tratta di un progetto che fa parte della strategia di promozione del made in Italy nella quale è impegnato da tempo il Governo proprio per contrastare il fenomeno dell’italian sounding e tutelare dalle frodi i consumatori stranieri. Una battaglia che ora può contare su un plafond di 7,5 milioni di euro nel triennio 2015-2017 messi a disposizione del sistema delle Camere di Commercio Italiane all’Estero.

Un importante impegno economico che servirà a finanziare, durante il primo anno del progetto, alcune iniziative promozionali negli Stati Uniti, in Canada e in Messico con il coinvolgimento delle locali Camere di Commercio Italiane all’Estero.

Al centro di queste attività a sostegno del made in Italy ci saranno importatori, distributori, responsabili acquisti delle catene alberghiere, chef, food blogger, nutrizionisti, giornalisti di settore e opinion leader del mondo food.

Tutte queste figure coinvolte parteciperanno a iniziative come l’incoming di operatori del settore food in Italia, la formazione per gli operatori del settore food, l’incoming educational per gli opinion leader dei Paesi oggetto del progetto, eventi di promozione e piani di comunicazione a tutela e sostegno del made in Italy agroalimentare.

Manager e viaggi di affari: ecco mete e durate

Milano si conferma la destinazione principale per i viaggi di affari, seguita a breve distanza da Roma, Varese e Firenze, secondo le rilevazioni effettuate tra gennaio e novembre 2015 da HRS, il portale di prenotazioni alberghiere specializzato in viaggi di affari.

Se tra le più visitate per i viaggi di affari nelle posizioni successive della classifica si trovano Torino, Genova e Bologna (rispettivamente in quinta, sesta e settima posizione), subito dopo sono le province venete a farla da padrone, in particolare Villafranca di Verona, Mogliano Veneto e Mestre.

Per quanto riguarda invece la durata del soggiorno, secondo HRS il 71% dei viaggi di affari in Italia va da 1 a 3 giorni, il 18% da 4 a 5, mentre l’11% dura 6 o più giorni.

A fronte di un 16% di business traveller che effettua la propria prenotazione con 28 o più giorni di anticipo e di un 18% che lo fa tra gli 11 e i 27 giorni prima, il 41% di viaggiatori d’affari che prenota i propri viaggi d’affari tra 10 e 3 giorni prima della partenza, una percentuale piuttosto alta (25%) è rappresentata da prenotazioni “spontanee” effettuate per lo più via smartphone o tablet il giorno stesso o fino a un massimo di due giorni dalla partenza.

A livello di categoria alberghiera, infine, il 98% dei manager sceglie un hotel a tre o quattro stelle (26% tre stelle; 72% 4 stelle), mentre solo l’1% opta per un due o cinque stelle per i propri viaggi di affari.

I dolci natalizi made in Italy vanno forte all’estero

Le festività di Natale sono tradizionalmente un momento d’oro per l’enogastronomia italiana, tanto sul mercato interno quanto, soprattutto, su quello estero, grazie alle buone performance delle esportazioni.

Spesso, però, si parla più di specialità come cotechini, zamponi, pasta fresca, vini e spumanti e meno dei dolci natalizi. Eppure la tradizione dolciaria italiana legata al Natale è variegata e fortissima, come ben sanno anche all’estero.

Se n’è accorta anche Confartigianato, che in una ricerca ha rilevato come, nell’ultimo anno, l’export di dolci natalizi italiani ha toccato un valore pari a quasi 310 milioni di euro (309,1, per la precisione), facendo registrare un +10,2% rispetto al 2014.

I più golosi e appassionati di dolci natalizi italiani sono i francesi: il paese d’Oltralpe ha totalizzato una spesa di 75,1 milioni di euro di dolci natalizi (il 24,3% del totale del nostro export). Seguono la Germania (53,8 milioni, 17,4% del totale esportato) e il Regno Unito (34,3 milioni, 11,1% del totale).

Se invece si analizzano gli incrementi percentuali dell’export di dolci natalizi italiani, si scopre che il boom è stato registrato Stati Uniti, +45,5% rispetto al 2014, seguiti dalla Germania (+32,1%), dall’Austria (+22,2%) e dalla Spagna (+15,6%).

E siccome l’Italia è un Paese di campanili, è bene sottolineare quali sono, secondo Confartigianato, le regioni che hanno registrato gli incrementi maggiori per l’export di dolci natalizi nel primo semestre 2015. Vince la Toscana (+18,4%), seguita da Campania (+14,8%), Veneto (+11,9%), Piemonte (+5,1%), Emilia-Romagna (+ 4,7%) e Lombardia (+1,%).

Ue e digitale la posizione di Confassociazioni

Consultazione della Commissione Ue sulle piattaforme on-line e sul Mercato Unico Digitale. Confassociazioni c’è”. Lo hanno dichiarato in una nota Angelo Deiana e Andrea Violetti, Presidente e Vice Presidente di Confassociazioni con delega ad Agenda Digitale.

La Commissione Europea – ha ricordato Violetti, che è anche Presidente dell’AIP, Associazione Informatici Professionisti – ha avviato una consultazione pubblica sulle piattaforme online con l’obiettivo di misurare l’impatto e le responsabilità degli intermediari digitali in un contesto in rapida evoluzione. La consultazione si colloca nell’ambito di un più ampio dibattito in merito alle opportunità e ai rischi dell’implementazione di un mercato unico digitale in Europa”.

Il tentativo di creare un quadro comune europeo – ha continuato il Presidente di Confassociazioni, Angelo Deianaè una notizia da accogliere molto positivamente. Il Digital Single Market permetterebbe non solo di abbattere costi e vincoli all’internazionalizzazione delle imprese, ma consentirebbe anche alle nostre Pmi e ai nostri professionisti di competere con i player più grandi, accorciando i tempi delle burocrazie nazionali. Il rischio da evitare a tutti i costi è invece quello di una regolamentazione rigida delle attività del mercato e dei suoi protagonisti. Il pericolo è di paralizzare l’innovazione, a danno di professionisti, consumatori e aziende. A fronte di tale rischio, Confassociazioni, la più grande Confederazione delle associazioni dei servizi professionali e delle professioni innovative (210 associazioni, circa 370mila professionisti, più di 120mila imprese) ha ritenuto indispensabile per la salute e l’innovatività del tessuto produttivo e professionale italiano ed europeo rispondere alla call della Commissione, intervenendo in modo attivo nella consultazione”.

D’altra parte – ha confermato Violettigli intermediari online non sono solo aziende che forniscono servizi ad alto grado di innovazione o modelli di business alternativi. Sono strumenti di mediazione tra domanda e offerta e tra servizi e utenti. Se la tecnologia ne aumenta la portata e la potenza estendendole al pubblico e ai consumatori di tutto il mondo, gli ambiti dell’attività economica rimangono gli stessi e sono ampiamente regolati da una serie di direttive Ue come, ad esempio, quelle sull’e-commerce, sulla privacy e sui contenuti audiovisivi”.

Confassociazioni ritiene auspicabile – ha ribadito il Vice Presidente di Confassociazioniche la Commissione UE disciplini le violazioni della concorrenza, garantendo un sempre più agevole passaggio tra servizi di internet attraverso la piena interoperabilità delle piattaforme e il principio dell’apertura di default. Le informazioni e i processi innovativi offerti dagli OTT (over the top) ossia le piattaforme multi servizi, hanno reso possibile a tantissime piccole realtà di espandersi fino a competere con attori più grandi e di più lunga esperienza. Questo fenomeno ha riguardato tutti i settori del capitalismo intellettuale, da quelli più tecnologici, a quelli più tradizionali, passando per il no-profit, per l’industria culturale e la sharing economy in cui aziende e professionisti hanno conquistato l’accesso ai mercati globali in poche mosse e a costi ridotti. Un eccesso di regolamentazione implicherebbe maggiori obblighi non solo per le piattaforme, ma anche per chi utilizza i loro servizi: le aziende del Made in Italy, le start up, i professionisti e i consumatori”.

Come Confassociazioni – ha concluso il Presidente Deianasiamo consapevoli che tutti noi non possiamo più permetterci di rinunciare al vantaggio competitivo dell’innovazione. È per questo che non dobbiamo perdere l’opportunità di dare a professionisti e imprese uno strumento di crescita straordinario per il futuro dell’Italia e dell’Europa tutta”.

Natale, quale auto sotto l’albero?

Arriva il Natale ed è bello sognare regali impossibili, per grandi e per piccini. E qual è il “giocattolo” per eccellenza preferito dagli uomini, italiani e non? L’ auto, meglio se sportiva. La conferma viene dal sito AutoScout24, che sulla propria pagina Facebook ha lanciato un sondaggio chiedendo agli italiani la top 10 delle auto che vorrebbero per Natale.

Prima in classifica un’ auto da sogno, la Lamborghini Huracán, con il 19% dei voti, seguita dalla Ferrari Enzo con il 17%: quasi due milioni di euro quest’ultima, mentre per avere la Lamborghini è necessario sborsare un quarto di milione.

Al terzo posto, staccata di poco, la Bmw 120 M Sport (16%), seguita dall’Alfa Romeo Giulietta. con il 14% delle preferenze, auto molto più abbordabili rispetto alle prime due. Al quinto posto la nuova Porsche 911 (12%), al sesto la Bugatti Veyron Super Sport, 1000 cavalli per 2 milioni e mezzo di euro, desiderata dal 7% dei fan del sito di auto.

Infine, come in ogni classifica che si rispetti, diamo un’occhiata anche alla coda. Quartultima tra le auto più desiderate a Natale la Mini Cooper Countryman del 2015 (6%), terzultimo il Maggiolino Volkswagen del 1965 (5%), penultima la Fiat 500 (3%), decima la Citroen 2CV con l’1%, anche se il prezzo di un esemplare completamente restaurato può arrivare a superare i 20mila euro.

Bene sarebbe che chi ha scelto una supercar sotto l’albero chiedesse a Babbo Natale anche un corso di guida sportiva, perché siamo sicuri che molto di loro nemmeno saprebbero come metterla in moto. Figuriamoci guidare un’automobile del genere…

Imu e Tasi scontata per gli affitti a canone concordato

Abbiamo da poco finito di pagare Imu e Tasi, con la speranza di essercele tolte dai piedi una volta per tutte (aspettando l’impatto sulle casse dello Stato), che già dalla Legge di Stabilità 2016 arrivano nuove indicazioni per le due imposte, per chi ancora le dovrà pagare.

La Legge di Stabilità 2016 prevede infatti che sia applicato uno sconto del 25% a Imu e Tasi per gli immobili abitativi che sono affittati a canone concordato. All’inizio, Confedilizia aveva chiesto di applicare l’aliquota Imu del 4 per mille a tutti i casi in oggetto, ma il Governo ha scelto diversamente.

Si tratta comunque di una riduzione significativa di Imu e Tasi, anche se sarà applicata, nella maggior parte dei casi, nei Comuni nei quali è stata già deliberata l’aliquota massima del 10,6 per mille. Conti alla mano, l’aliquota media dovrebbe assestarsi intorno al 7/8 per mille. È già qualcosa per chi non riesce a liberarsi di Imu e Tasi.

Fashion Lab, UniCredit a sostegno della moda italiana

È stato presentato venerdì 18 dicembre a Milano Fashion Lab, un programma di accelerazione e di supporto continuativo, ideato da UniCredit e Camera Nazionale della Moda Italiana a favore di 18 brand emergenti: Alberto Zambelli, Angelos Bratis, Christian Pellizzari, Damiano Marini, Edithmarcel, flavialarocca, Giannico, L72, Leitmotiv, Les Petits Joueurs, L’F Shoes, Marcobologna, San Andrès Milano, Soloviere, Studiopretzel, TF Twins Florence, Vivetta, Voodoo Jewels. Tutti i talenti sono già presenti nei calendari delle Fashion Week di Milano.

L’iniziativa rientra nel più ampio accordo con cui, dallo scorso 18 settembre, UniCredit è diventata Official Sponsor di Camera Nazionale della Moda Italiana per il prossimo quadriennio, con l’obiettivo di sostenere uno dei settori chiave del made in Italy e simbolo di eccellenza del nostro Paese.

UniCredit crede nella moda e nell’industria tessile italiana, che costituisce un esempio straordinario della forza del Made in Italy nel mondo – ha affermato Federico Ghizzoni, Amministratore Delegato di UniCredit -. Il settore Moda è tornato a crescere dopo un biennio negativo, grazie in particolare al buon andamento delle vendite sui mercati internazionali. Nel nostro Paese, UniCredit conta oggi oltre 20mila clienti attivi nel settore, con impieghi per 2,2 miliardi di euro e una quota di mercato vicina al 14%”.

Il progetto Fashion Lab ideato con UniCredit, la Banca della moda è un passo importante e concreto che guarda al futuro del nostro settore. Si tratta di un’iniziativa dall‘approccio pragmatico, con un programma sviluppato sulle esigenze dei brand emergenti. Le nuove generazioni rappresentano il futuro del made in Italy, la nuova linfa di un sistema che tutto il mondo ci invidia. Garantire loro il massimo sostegno è uno degli asset fondamentali per la Camera Nazionale della Moda Italiana“, ha commentato Carlo Capasa, Presidente di Camera Moda.

Facendo tesoro di quello che abbiamo costruito e dell’immenso patrimonio che la moda italiana rappresenta, dobbiamo guardare avanti, cogliendo le sfide rappresentate dal futuro: la sostenibilità, la digitalizzazione, e soprattutto la creazione delle condizioni migliori, affinché i giovani creativi possano portare avanti e rafforzare la grande tradizione della moda italiana nel mondo.Tra heritage e innovation”, ha concluso Capasa.

Numerosi saranno gli appuntamenti del programma Fashion Lab in calendario per il 2016:

  • Fashion Academy: training manageriale per approfondire temi quali lo sviluppo, organizzazione e gestione del canale e-commerce, l’orientamento su nuovi mercati di interesse, la costruzione del Business Plan;
  • Innovation Day: appuntamento tra designer e i nuovi brand con le migliori startup innovative, selezionate da UniCredit Start Lab, che hanno sviluppato prodotti e soluzioni hi-tech applicabili nel settore della moda;
  • Incontri B2B organizzati con buyer internazionali selezionati;
  • Investor Day dedicati alla presentazione delle aziende selezionate a un network di investitori di settore interessati.