Pensioni all’estero, al via gli accertamenti

Con i furbetti delle pensioni è sempre meglio stare all’erta. Non sono rari i casi di persone defunte alle quali l’Inps continua a pagare le pensioni perché gli eredi si sono “scordati” di comunicare il decesso all’istituto. Un’eventualità che può accadere con facilità anche ai pensionati che vivono all’estero.

Ecco perché l’Inps, con un apposito messaggio ha comunicato di aver avviato l’accertamento dell’esistenza in vita per l’anno 2016 dei pensionati residenti all’estero per il pagamento delle loro pensioni.

Gli accertamenti sono svolti in collaborazione con il fornitore del servizio di pagamento delle pensioni all’estero, Citibank, e prevedono la spedizione ai pensionati all’estero della richiesta di fornire la prova annuale della loro esistenza in vita.

È in corso in questi giorni la spedizione ai pensionati del plico con la lettera esplicativa e il modulo di attestazione, personalizzato per ciascun pensionato, che dovrà essere compilato e firmato per poter continuare a godere delle pensioni versate dall’Inps.

I pensionati che riceveranno il plico dovranno utilizzare esclusivamente il modulo ricevuto da Citibank. Qualora non venisse ricevuto o si smarrisca, il pensionato interessato dovrà contattare il servizio di assistenza di Citibank che invierà un nuovo modulo personalizzato.

I pensionati che attesteranno la loro esistenza in vita per non perdere il proprio trattamento pensionistico, potranno chiedere direttamente o attraverso un patronato l’invio dei moduli anche via e-mail in formato PDF.

Lavoro in mobilità, crescita vertiginosa

Il lavoro in mobilità è da tempo una realtà e sarà sempre più diffuso con il passare degli anni, tanto che, entro il 2018, il 75% della forza lavoro dell’Europa occidentale sarà mobile. È quanto emerge da un white paper stilato dalla società di analisi IDC e sponsorizzato da OKI Europe. Driver di questo sviluppo potente è il BYOD.

Essendo stato sponsorizzato da una importante azienda di stampanti, il titolo del white paper è piuttosto scontato: “I vostri processi aziendali stanno soffocando la vostra opportunità di mercato? Stampa conveniente e gestione dei documenti tramite gli MFP (stampanti multifunzione, ndr) intelligenti”.

Risulta comunque interessante una tendenza, legata al continuo sviluppo del lavoro in mobilità: le imprese devono avere costantemente sotto controllo il modo in cui i dipendenti lavorano sia in BYOD, sia con i device aziendali, per proteggere la proprietà intellettuale dell’azienda e i dati sensibili, consentendo nello stesso tempo ai dipendenti di accedere alle informazioni ovunque e in qualsiasi momento tramite il lavoro in mobilità.

Del resto, già in uno studio del 2013 sulle abitudini europee e sulle tendenze di mercato dei servizi di stampa, IDC aveva rilevato che un terzo delle aziende consentiva ai propri dipendenti di utilizzare smartphone, laptop e tablet personali. Contestualmente, alla domanda rivolta alle Pmi sulla percezione dell’efficienza dei processi aziendali, molte di esse aveva concordato sulla necessità di un loro miglioramento, considerando che il lavoro in mobilità dei dipendenti avrebbe potuto favorire i processi digitalizzati.

Vuoi aprire un bar? Ecco il seminario che fa per te

La maggiore diffusione dell’autoimprenditorialità è uno dei risvolti più evidenti della crisi economica. Molti sono coloro i quali, espulsi dal mercato del lavoro, vista la difficoltà di rientrarvi si sono messi in proprio, spesso nell’ambito della ristorazione o dei bar.

È dunque interessante, alla luce di queste dinamiche, il seminario “Come aprire un bar: lo start up d’impresa tra franchising, bandi e innovazione 2016”, in programma il 29 febbraio (ore 10-11.30 Sala Seminari, Padiglione 1 di Golositalia, Fiera del Garda di Montichiari, BS) nell’ambito della quinta edizione di Golositalia & Aliment, fiera dedicata al mondo del food e delle attrezzature professionali.

Il seminario è curato da Confesercenti Lombardia Orientale ed è destinato a quanti hanno in mente avviare una nuova attività nel mondo della somministrazione di alimenti e bevande, aprendo un bar.

Ci sono agevolazioni? Dove è meglio aprire un bar? Come conquistare e fidelizzare nuovi clienti? Tutte domande che frullano nella testa di chi si vede dietro il bancone di un bar di proprietà e alle quali proveranno a rispondere i relatori del seminario: Nicola Dambelli, consulente franchising e membro di giunta Federfranchising-Confesercenti, che parlerà de “La Ristorazione Italiana in franchising, situazione attuale, il futuro e i competitors internazionali”, e Mirko Costa, responsabile settore Turismo di Confesercenti Lombardia Orientale, che parlerà di “Start up, dal Business plan alle forme di finanziamento”. Perché per aprire un bar, oltre che la passione servono gli strumenti giusti.

Imprese, ecco i campioni dell’ efficienza energetica

Efficienza energetica e sensibilità ambientale sono sempre più al centro delle politiche delle imprese più strutturate. Ecco perché riveste particolare importanza l’iniziativa dell’Enea (l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e del ministero dello Sviluppo Economico, che hanno scelto tre grandi aziende come ambasciatrici dell’ efficienza energetica per diffondere e promuovere la tutela dell’ambiente e il risparmio energetico.

Le tre aziende in questione sono Dolce&Gabbana, Panini e Toro Rosso, ai quali è stato consegnato il riconoscimento il 19 febbraio a Roma, in occasione del convegno promosso dall’Enea con il ministero dello Sviluppo Economico per una prima fotografia sulle diagnosi energetiche presentate dalle imprese per valutarne l’ efficienza energetica.

Le tre aziende sono state le prime, nei rispettivi settori, a effettuare il check up energetico introdotto dal dlgs 102/2014, che ha recepito la direttiva 2012/27/UE sull’ efficienza energetica; un obbligo che alla scadenza di legge del 5 dicembre scorso ha coinvolto 7.128 aziende – di cui il 63% circa del settore industria, il 28% del terziario e il 9% del primario – per un totale di oltre 14mila diagnosi energetiche.

Fra le numerose aziende che hanno effettuato la diagnosi energetica nelle scadenze di legge, oltre alle tre già citate, il 19 febbraio a Roma sono intervenute anche Fiat Chrysler, Ama, Poste Italiane, A2A, Enel, Policlinico Gemelli, Campus Biomedico, Fastweb e Investire Sgr.

Dalle prime analisi e catalogazioni avviate da Enea, emerge che il 94% degli audit, ha riguardato aziende multisito, mentre il restante 6% è riferito ad imprese monosito. Il maggior numero di siti coinvolti riguarda il terziario, che rappresenta il 28% del totale delle aziende, ma comprende oltre il 50% (51,29%) dei siti sottoposti a diagnosi, contro il 47,48 % dell’industria e l’1,23% del primario. Il terziario, infatti, è caratterizzato da una pluralità di luoghi (si pensi a grande distribuzione, banche, poste) e, di conseguenza, vanta il maggior numero di diagnosi energetiche per la stima dell’ efficienza energetica.

Nella classifica dei settori più virtuosi per aver effettuato e inviato l’audit energetico entro i termini di legge, ai primi posti, per numero di aziende, quello della plastica e gomma (l’8,69% del totale), alimentare (7,41%), metallurgico (7,17%), produzione di motori (5,48%), chimico (4,23%), commercio al dettaglio (3,69 %) e tessile (3,52%).

L’evento del 19 febbraio scorso ha coinciso con la 12esima edizione di “M’Illumino di meno”, la campagna di informazione e sensibilizzazione sul risparmio energetico promossa dal programma di Radio 2 “Caterpillar”. Un’iniziativa che l’Enea supporta con il “calendario dell’avvento sostenibile”, una raccolta di suggerimenti per incentivare il risparmio energetico a casa, sul luogo di lavoro e negli spostamenti quotidiani al fine di migliorare l’ efficienza energetica.

Pronta al via Equitalia servizi di riscossione

Per chi ha qualche conto in sospeso con Equitalia, la notizia può anche non essere degli migliori, ma in un’ottica di razionalizzazione di spese e di strutture lo è di sicuro: dall’1 luglio 2016 i tre attuali agenti della riscossione divisi in Nord, Centro e Sud, saranno unificati in un’unica società, che si chiamerà Equitalia servizi di riscossione.

L’unificazione delle tre strutture è stata pensata proprio nell’ottica della riduzione dei costi di gestione, da unire a un miglioramento del servizio di riscossione, ed è stata costituita con atto notarile martedì 16 febbraio 2016.

Il risparmio dei costi e il miglioramento dei servizi di riscossione potranno essere perseguiti rendendo omogenei ed efficaci i sistemi e le procedure di riscossione stessa. Un obiettivo per il quale è già stata integrata l’intera filiera operativa attraverso l’incorporazione nella Holding della società Equitalia servizi, che serve come supporto alle procedure per la formazione dei ruoli.

I commercialisti per l’internazionalizzazione

In un momento nel quale la domanda interna continua a faticare a riprendersi, per le imprese italiane è sempre più necessario intraprendere progetti seri di internazionalizzazione. Ecco perché riveste particolare interesse la conferenza stampa, in programma giovedì 25 febbraio alle 13 a Palazzo Madama, a Roma, sul tema “PMI verso i mercati esteri. Il road show dei Commercialisti per l’internazionalizzazione”.

L’evento rientra nel progetto strategico del Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e degli Esperti Contabili per l’attività internazionale, per aiutare a qualificare sempre più il ruolo della professione come consulente globale delle imprese, specialmente nel loro approccio ai mercati esteri.

Introdurrà i lavori della conferenza stampa Giovanni Gerardo Parente, consigliere nazionale dei commercialisti delegato all’Attività internazionale. Prevista la partecipazione di: senatore Francesco Giacobbe, componente della X commissione Industria, Commercio e Turismo (eletto nella circoscrizione estera Asia-Africa-Oceania-Antartide); senatore Claudio Micheloni, presidente del Comitato per le Questioni degli italiani all’estero (eletto nella circoscrizione estera Europa); Nicola Lener, capo ufficio Internazionalizzazione del ministero degli Esteri e della Cooperazione internazionale; Riccardo Maria Monti, presidente dell’Ice; ambasciatore Giorgio Malfatti Di Monte Tretto, segretario generale IILA; ambasciatore Giovanni Castellaneta, presidente Sace; Andrea Novelli, amministratore delegato Simest, finanziaria del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti; Gaetano Fausto Esposito, segretario generale Assocamerestero, l’Associazione delle camere di commercio italiane all’estero.

La conferenza si inserisce nel programma di internazionalizzazione sul quale il Consiglio nazionale dei commercialisti punta fin dall’inizio del proprio mandato, come dimostrano i due importanti protocolli d’intesa finalizzati ad accrescere competenze e protagonismo dei commercialisti nei processi di internazionalizzazione delle imprese, firmati con Simest e Assocamerestero per fornire ai commercialisti strumenti e know-how utili ad ampliare l’offerta di servizi di consulenza professionale ai propri clienti.

C’è fame di smart working

Lo scorso 18 febbraio si è celebrata la Giornata del lavoro agile, smart working per chi pensa di parlare bene. Un modo di lavorare che, da moda passeggera, si avvia a diventare qualcosa di strutturale, grazie anche al quadro normativo che, di recente, il governo ha provato a dare al fenomeno.

Ma lo smart working è impegnativo. Per far sì che le aziende possano mettere in opera politiche efficaci di lavoro agile sono necessarie una svolta e una maturazione sia strutturale sia culturale nelle aziende italiane. Strutturale, perché le politiche di smart working necessitano di soluzioni tecnologiche e di device da fornire ai dipendenti. Culturale – e questa è la più difficile in Italia – perché nel nostro Paese il concetto e l’idea di produttività sono ancora molto legate alla presenza fisica del dipendente sul posto di lavoro. Con la convinzione che un dipendente che lavora sotto l’occhio del padrone sia più efficiente e produttivo. Convinzione errata, come dimostrato da diversi studi.

A testimonianza di quanto il concetto di smart working sia ancora penetrato nel mercato del lavoro italiano e nei pensieri dei dipendenti, arriva l’indagine ”Work Trends Study”, svolta da Adecco proprio in occasione della Giornata del lavoro agile, i cui risultati fanno riflettere.

Secondo quanto emerso dall’indagine, il 67,7% dei candidati lavoratori dichiara di non aver mai sentito parlare di smart working, così come il 28% dei recruiter e degli HR manager. Inoltre, le imprese pensano che lo smart working potrà diffondersi difficilmente, soprattutto a causa della struttura e dell’organizzazione delle aziende (59,4%) e di una carenza di investimenti nella cosiddetta gestione del cambiamento (51%).

Nonostante questo, però, oltre la metà degli intervistati (57,2%) sarebbe incline a lavorare da casa, il 40,5% lavorerebbe fuori ufficio e in qualsiasi altro luogo utilizzando il proprio dispositivo mobile, mentre solo l’8,5% non è favorevole a lavorare al di fuori del proprio ufficio. Insomma, la fame di smart working c’è, tocca alle aziende preparare un menù appetitoso.

Il gran banchetto delle addizionali

Se lo stato è ladro, le amministrazioni locali possono essere da meno? No di certo, specialmente se anche loro sono vittime dei tagli e delle ruberie dello stato centrale. Ecco allora che, per rifarsi, mettono le mani nelle tasche dei cittadini contribuenti sudditi con uno dei meccanismi per loro più redditizi: le addizionali.

Secondo calcoli effettuati dall’Ufficio studi della Cgia, dal 2010 ad oggi il gettito derivante dall’applicazione delle addizionali Irpef ha subito un aumento spropositato: quello relativo alle addizionali regionali ha fatto registrare un +34%, quello delle addizionali comunali un +54%. E per il 2016 il gettito totale per comuni e regioni è stimato in oltre 15 miliardi.

L’analisi della Cgia è stata effettuata sul prelievo di queste imposte locali sulle retribuzioni di alcune categorie di dipendenti, pensionati e sui redditi dei lavoro autonomo di residenti in circa 100 Comuni capoluogo di provincia.

Relativamente alle addizionali comunali Irpef, queste sono passate da 2,9 miliardi di euro del 2010 agli oltre 4,4 miliardi del 2014. Sono 63 i comuni capoluogo di provincia che, lo scorso anno, hanno applicato le aliquote al livello massimo consentito dello 0,8%, dopo che nel biennio 2009-2010 erano state bloccate. Una decina di comuni ha aumentato il prelievo nel 2015 rispetto al 2014.

Le addizionali regionali sono passate da un’aliquota base dello 0,5% nel 1998 e nel 1999 allo 0,9% del 2000 fino all’1,23% del 2011. Su fronte dell’autonomia tributaria delle regioni, fino al 2013 l’aliquota base poteva essere incrementata dello 0,5%, fino all’1,73%, mentre nel 2014 e nel 2015 le Regioni hanno potuto innalzarle rispettivamente dell’1,1% e del 2,1%.

Commenta il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo: “Per l’anno venturo con la legge di Stabilità 2016 il Governo ha deciso di bloccare gli eventuali aumenti delle imposte locali solo per le regioni che non si trovano in deficit sanitario. Considerato che sono otto quelle sottoposte ad un piano di rientro dal disavanzo per la spesa sanitaria, per molti contribuenti vi è comunque il pericolo di subire un ulteriore aumento del prelievo, visto che per il 2016 il fabbisogno sanitario nazionale è stato rideterminato con un risparmio di spesa di quasi 1,8 miliardi di euro”.

Contributo bimbi prorogato per il 2016

Le famiglie con bambini trovano nella Legge di Stabilità 2016 la proroga del contributo bimbi destinato al pagamento dell’asilo nido e della baby sitter attraverso il sistema dei voucher Inps, introdotto in via sperimentale nel periodo 2012-2015.

Ricordiamo che l’importo del contributo bimbi è di 600 euro mensili per un massimo di sei mesi, da richiedere entro gli 11 mesi successivi al termine del congedo obbligatorio, a fronte della rinuncia all’equivalente periodo di congedo parentale.

Destinatarie del contributo bimbi sono le lavoratrici dipendenti e parasubordinate, nonché le libere professioniste iscritte alla gestione separata Inps. Per queste ultime, la durata è ridotta a 3 mesi). Con un decreto ministeriale ad hoc, il bonus bimbi dovrebbe essere esteso anche ad altre categorie di lavoratrici autonome.

Le domande per ottenere il contributo bimbi possono essere presentate fino a fine 2016 o fino all’esaurimento dei fondi (20 milioni di euro) a disposizione per finanziare il bonus. Le domande possono essere presentate esclusivamente online sul sito dell’Inps, utilizzando il codice di identificazione personale.

Per richiedere il bonus è necessario un Isee valido e si ricorda che, qualora il contributo bimbi fosse utilizzato per pagare la retta dell’asilo nido, è necessario che il bambino sia già iscritto in un asilo accreditato, prima che i genitori presentino la domanda.

Welfare Index Pmi

Sono sempre di più le imprese che danno un’importanza rilevante al welfare aziendale. Non stupisce quindi il fatto che Generali Italia, con la partecipazione di Confagricoltura e di Confindustria, abbia promosso il Welfare Index Pmi, il primo indice di valutazione del livello del benessere aziendale nelle piccole e medie imprese italiane.

Nel progetto sono state coinvolte 2.140 le piccole e medie imprese, suddivise tra industria, agricoltura e terziario, grazie alle quali è stato costruito l’indice. Di fatto, uno strumento con il quale, ogni anno, le imprese potranno avere accesso a un servizio gratuito con il quale misurare le proprie iniziative nei confronti dei dipendenti e confrontarle con quelle più avanzate del loro settore di appartenenza.

Al momento c’è il massimo riserbo su quali sono le migliori e più interessanti case history uscite dall’indice: lo si saprà solo l’8 marzo prossimo quando, a Roma sarà presentato il Report 2016 e saranno appunto premiate le case history di successo.

Il commento di Philippe Donnet, country manager e amministratore delegato di Generali Italia: “Con il Welfare Index Pmi vogliamo stimolare un cambio culturale nelle piccole e medie imprese, con l’obiettivo di valorizzare la centralità del welfare nella vita quotidiana delle aziende, dei lavoratori e delle loro famiglie. Per un’impresa il welfare aziendale può essere un fattore distintivo sul mercato, segno di relazioni industriali evolute, e può favorirne la crescita“.