Opportunità e minacce per le calzature italiane all’estero

Opportunità e minacce per le calzature italiane all’estero

Di norma, quando si cerca l’eccellenza in un settore produttivo è bene andare nel Paese dove questo settore dà il meglio di sé. Come nel caso delle calzature italiane, per le quali l’appuntamento più importante a livello mondiale si svolge a casa nostra, con theMICAM, la mostra internazionale delle calzature che si è tenuta in febbraio a Fiera Milano (Rho).

Si è trattato dell’edizione numero 81, che ha fatto registrare oltre 32mila visitatori, per la metà stranieri, i quali hanno potuto incontrare 1.456 espositori, di cui 821 italiani, su una superficie netta di oltre 64mila metri quadrati.

Rispetto all’edizione del febbraio 2015, quest’anno si è registrato un aumento dei visitatori dell’1,8% mentre rispetto all’edizione di settembre dello scorso anno siamo addirittura a un +6%. Segno del fatto che le calzature italiane continuano a riscuotere un interesse potente tra i buyer italiani ed esteri.

Sul fronte estero, infatti, a febbraio theMICAM ha registrato 16.343 visitatori da oltre 130 Paesi, principalmente da Spagna, Germania e Francia e da un sorprendente +13% di buyer russi che, a dispetto dell’embargo economico che l’Ue ha imposto al Paese, continuano a dimostrare forte interesse per le calzature italiane.

E proprio all’estero guarda il settore delle calzature italiane per provare a compensare un mercato interno che, anche nel 2015, è stato caratterizzato da dinamiche contradditorie. Fuori dall’Italia, invece, si consolida la posizione degli Stati Uniti e dei Paesi del Medio Oriente, mentre cresce il peso della Corea del Sud, che nel 2015 ha fatto registrare un +32% di import di calzature italiane.

Oltre al mercato iraniano, che dopo la fine delle sanzioni economiche internazionali nei confronti del Paese promette di diventare nuova terra di conquista per le aziende del made in Italy (non a caso, proprio Assocalzaturifici ha condotto una missione esplorativa a dicembre 2015), per le calzature italiane rimane poi la questione Cina.

Se è vero che il Paese asiatico assorbe una gran quantità di calzature italiane, anche di fasce prezzo piuttosto elevate, è pur vero anche che è uno dei maggiori concorrenti per le nostre aziende del settore e che non sempre gioca pulito. Lo ha ricordato la presidente di Assocalzaturifici, Annarita Pilotti: ”Le aziende calzaturiere italiane, che danno lavoro a 77mila persone – ha dichiarato poco dopo il theMICAM -, restano in trincea e meritano maggiore attenzione da parte delle istituzioni. Per questo chiediamo che il Governo riconosca la defiscalizzazione degli investimenti sostenuti per realizzare i campionari. Per questo continueremo a batterci affinché l’Europa non riconosca alla Cina lo status di economia di mercato, a meno che il gigante asiatico produca le scarpe che vende da noi rispettando gli standard qualitativi, ambientali e di sicurezza che abbiamo in Italia”.

La difesa della qualità e dell’artigianalità delle calzature italiane, passa anche da iniziative come questa.