Confassociazioni: cambiare il welfare attuale

Confassociazioni: cambiare il welfare attuale

Si è tenuta la scorsa settimana a Roma la conferenza annuale della Confederazione delle Associazioni Professionali, il cui tema è stato “Fare previdenza nell’era delle reti: le nuove sfide della welfare society”.

L’appuntamento organizzato da Confassociazioni è stato un momento strategico di confronto sugli strumenti previdenziali (e non solo) da mettere in campo per una nuova fase di crescita del Paese. Strumenti che non possono prescindere dal contributo dei protagonisti dell’economia, della politica e della finanza, ma anche dalle riflessioni di tutti coloro che possono suggerire nel networking, tenutosi all’inizio e alla fine dell’iniziativa, scenari e soluzioni per il progetto di sviluppo di una nuova Welfare Society.

Su questi punti ha le idee chiare il presidente di Confassociazioni, Angelo Deiana, che nel suo intervento ha dichiarato: “Coniugare redditività, sostenibilità e solidità del nuovo modello di previdenza è necessario per equilibrare gli effetti indiretti della globalizzazione. Tutto ciò che viene messo in atto per la previdenza, in questo periodo, sarà realtà concreta entro trenta anni. Occorre costruire un percorso subito se non vogliamo avere effetti negativi domani”.

Occorre chiedersi – ha continuato il presidente di Confassociazioniquanto possa essere ancora utile continuare con un Welfare State quale quello attuale. La risposta è no, perché non è più in grado di sostenere le prestazioni in corso a causa del nostro debito pubblico. La strada da percorrere è un’altra”.

Come rimediare? Secondo Deiana, “due elementi per partire potrebbero essere il non demonizzare più la finanza e sbloccare il nostro patrimonio illiquido (siamo tra i Paesi con maggiori proprietà immobiliari). E continuo, tra le possibili misure da mettere in atto, il combattere il lavoro nero e affidare i dovuti controlli per il recupero crediti. Un vero mondo di mezzo perché il mancato versamento dei contributi all’Inps è un reato punito anche penalmente. Non è purtroppo un deterrente, sia per i mancati versamenti del nero personale (tutti i lavori regolati in contanti tra persona e persona che quasi sempre sfuggono ai calcoli Istat) sia del ‘nero stagionale’ (quello legato al turismo o ai periodi di raccolta in agricoltura)”.

In sintesi – ha concluso il presidente di Confassociazionisi tratta di fare da una parte una spending review intelligente e dall’altra di costruire un welfare sociale. Il problema non è prevenire il diluvio ma costruire l’arca. Cosa che ci siamo fissati noi di Confassociazioni, come obiettivo. In questi tre anni abbiamo messo insieme 241 associazioni che rappresentano 440mila professionisti e 120mila imprese. Questi risultati sono stati possibili grazie al nostro modello collaborativo. La nostra connotazione è una visione a lungo periodo, ma con tattiche legate al breve periodo: siamo diretti e corretti, vicini ai primi senza dimenticare gli ultimi”.