Contributi per attività di tutoraggio

Buone notizie per gli imprenditori che hanno in programma attività di tutoraggio con il loro personale dipendente. Imprenditori individuali e liberi professionisti che lo utilizzano attività di tutoraggio possono infatti accedere a nuovi contributi a fondo perduto previsti da un bando, che rientra tra le misure del programma Fixo.

L’attività di tutoraggio interessata si svolge tramite apprendisti assunti e giovani coinvolti in percorsi di alternanza scuola-lavoro, di età compresa tra i 15 e i 25 anni non compiuti. Le domande di contributo possono essere presentate a partire dalle 10 dell’1 agosto 2016 fino ad esaurimento delle risorse.

Nello specifico, i fondi a sostegno del tutoraggio aziendale sono regolati dal bando ex art. 12, L.241/1990 pubblicato da Italia Lavoro, “Azioni di accompagnamento e rafforzamento del sistema duale nell’ambito della Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) rientrante tra le misure di intervento previste dal programma Fixo”.

Con il bando vengono supportati i percorsi di apprendistato di primo livello e di alternanza scuola-lavoro promossi dai centri di formazione professionale e/o dagli enti di formazione professionale che rientrano nell’ambito del sistema delle IeFP. Fondamentale è la collaborazione delle imprese attraverso l’erogazione di contributi ai datori di lavoro che utilizzano proprio personale in attività di tutoraggio.

Chi pensa alla mia casa quando sono in vacanza?

A molti di noi è capitato, è quasi matematico: alcuni dei disastri peggiori in casa avvengono quando siamo in vacanza. Anche perché, una volta in vacanza tendiamo ad “abbassare la guardia” e non ci premuriamo di prendere contromisure ai pericoli.

Lo conferma anche un’indagine di Aviva, assicurazione tra i leader in Europa, e dell’istituto di ricerca Lorien Consulting sull’approccio degli italiani alla gestione della propria abitazione in occasione dei periodi di vacanza. L’analisi, focalizzata su emozioni e abitudini – con un particolare focus su strumenti di prevenzione e pratiche di sicurezza -, ha coinvolto oltre 1.500 italiani tra i 30 e i 74 anni, in 9 regioni (Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia, Sicilia, Sardegna).

Dall’analisi emerge che, in vista della vacanza, il 19% degli italiani si dice in ansia all’idea che possa succedere qualcosa alla propria abitazione mentre è via. Il 44%, invece, se ne preoccupa ma non ci pensa più una volta partito, soprattutto le donne. Gli uomini in vacanza sono invece meno angosciati, con il 42% di loro che non si preoccupa affatto. Quasi 1 italiano su 3, inoltre, dichiara di non essere organizzato per prevenire problemi, con punte del 38% tra chi vive in affitto.

A impensierire gli italiani in vacanza sono principalmente i furti e i danni conseguenti all’intrusione (60%), più degli incidenti domestici (55%) e delle conseguenze di eventi atmosferici avversi (49%). Le donne sono di gran lunga più preoccupate degli uomini, con valori fino anche a dieci punti percentuali più alti.

Chiudere il rubinetto generale del gas (78%) e quello dell’acqua (69%) sono pratiche abbastanza diffuse, ma meno di 1 italiano su 2 stacca tutte le forniture e le prese degli elettrodomestici (43%) quando va in vacanza. Quelli che staccano completamente l’energia elettrica sono meno del 30%.

Quasi tutti buttano la spazzatura (82%) ma, a fronte del 26% che prima di partire “lascia la casa come un gioiello”, un italiano su 2 non svuota il freezer e non lava i panni sporchi. I meno appassionati alla lavatrice sono gli uomini, poiché solo il 43% lava tutto prima di partire. C’è anche una piccola percentuale (3%) – uomini e donne grossomodo in egual misura – che lascia la casa così come è.

La prevenzione, quando si è in vacanza, si basa principalmente sul “fai da te”. Lasciare le chiavi a persone fidate perché passino a controllare è la strategia di prevenzione più diffusa (46%). Un italiano su 4 chiede ad amici o parenti di passare sistematicamente ad accendere la luce e aprire le persiane, così che non ci si accorga che non c’è nessuno a casa. L’8% si affida al portiere.

Circa il 44% ricorre a sistemi d’allarme mentre solo 3 italiani su 10 circa si affidano all’assicurazione come strumento di tutela in vacanza: in particolare, il 27% conta su una copertura sulla casa “tradizionale”, mentre una percentuale minima sceglie una soluzione assicurativa dotata di sensori antiintrusione e per la rilevazione di fumo/allagamenti (4%).

Qualora capitasse qualcosa alla propria abitazione mentre si è in vacanza, l’85% potrebbe contare sui vicini; il 25% è addirittura certo che inizierebbero a darsi da fare per sistemare le cose. C’è anche chi “sentendosi spiato” tutto l’anno, sa che verrebbe informato in tempo reale (4%).

È comunque alta la percentuale di quanti considererebbero la vacanza rovinata: solo il 7% non interromperebbe le ferie per rientrare. E il 6% afferma di aver già vissuto esperienze negative che hanno portato a concludere le ferie in anticipo, principalmente a seguito di furti (44%) o di danni conseguenti l’intrusione (27%).

Iva? Quale Iva?

Secondo il ministro Padoan, il mancato versamento dell’Iva “è intorno al 30%”. La media Ue è del 15,2%. Una situazione dovuta, secondo l’Fmi, a diversi fattori: “Il sistema di rateizzazione, le limitazioni del potere di recupero dei mancati versamenti; la mancanza di accordi con i contribuenti”.

Finanziamenti alle imprese zootecniche del Bresciano

Il settore agricolo e zootecnico stanno vivendo in Italia una stagione discreta. Per questo, attivando iniziative di finanziamenti alle imprese, le camere di commercio cercano di mantenere questa tendenza positiva.

È il caso, per esempio, della Camera di Commercio di Brescia, che per sostenere i finanziamenti alle imprese zootecniche ha stanziato un fondo di 50mila euro per le imprese agricole operanti nel settore dell’allevamento di bovini, bufale, ovini e caprini da latte, per acquistare nuove vasche da latte.

Il bando di concorso per i finanziamenti alle imprese zootecniche è partito il dal 18 luglio scorso e sarà valido fino al 31 dicembre 2016. Il contributo erogato coprirà il 50% della spesa al netto dell’Iva, fino a un massimo di 5mila euro per impresa, con una spesa minima di 2mila euro.

L’assegnazione dei finanziamenti alle imprese avverrà secondo il criterio della priorità cronologica di presentazione delle domande online. Per visionare il regolamento e scaricare i moduli necessari per l’adesione al bando, cliccare qui e consultare la pagina Contributi alle imprese/Bandi di contributo camerali/Settore Agricoltura.

Per ulteriori informazioni, l’Ufficio Promozione del Territorio risponde ai numeri 030/3725271-356.

Italia in deflazione? Ormai è certo

Deflazione è una parola che in pochi vogliono sentire ma che, nei fatti, è il presente dell’Italia. Lo confermano dati relativi ai prezzi al consumo, calati dello 0,2% nel rimo semestre 2016. Secondo un’analisi dell’Ufficio Studi della Cgia, la prospettiva per l’Italia è quella della prima deflazione dal 1959, con la variazione dei prezzi negativa. Con la differenza, ricorda la Cgia, che nel 1959 il Pil italiano era al +7%, mentre oggi si ragione in termini di zerovirgola.

L’Ufficio Studi della Cgia ha analizzato l’andamento dei prezzi su 200 voci di prodotto e ha registrato deflazione in 68 casi. Particolarmente significativa la situazione dei prodotti alimentari, quasi una trentina con il segno meno: pomodori (-7,2%), insalata (-2,4%), zucchero (-2,4%), gelati (-2,0%), pesche/nettarine (-1,8%), cereali per colazione (-1,6%), arance (-1,4%), farina/altri cereali (-1,2%), banane (-1,2%), yogurt (-1,2 %).

La deflazione registrata in comparti come l’hi-tech (computer fisso -12,7 %) e i prodotti energetici (gasolio auto -12,5% e benzina -7,6%) è stata invece generata da fattori contingenti: il progresso tecnologico nel primo caso, il prezzo del petrolio al di sotto dei 50 dollari al barile per tutto il primo semestre del 2016 nel secondo.

L’altra faccia della medaglia deflazione sono i rincari, che hanno colpito diversi settori: i servizi postali (+9,8%), i palmari/tablet (8,2 %) e alcuni alimentari come patate +8,2%, olio d’oliva +5,3%, mele +3,2% e pere +3,1 %.

Secondo il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo, sono chiari i motivi di questa deflazione: “Il fatto che tanti prodotti alimentari abbiano subito un forte deprezzamento è indice delle difficoltà in cui versano le famiglie italiane. Nonostante i consumi abbiano registrato una leggera ripresa, rimangono molto lontani dai livelli raggiunti prima della crisi. Dal 2007 ad oggi, infatti, sono diminuiti di circa 6 punti percentuali. Nonostante il rafforzamento del Quantitative Easing da parte della Banca Centrale Europea, la domanda è ancora fiacca e questo influisce sul livello dei prezzi che continuano a scendere, riducendo in misura preoccupante i margini di guadagno delle imprese”.

Accordo tra Ente Nazionale per il Microcredito e Gruppo BPER Banca

L’Ente Nazionale per il Microcredito (ENM) e il Gruppo BPER Banca hanno siglato nei giorni scorsi un accordo che consentirà di mettere a disposizione di cittadini e piccole aziende un plafond di 75 milioni di euro. Tale importo consentirà il finanziamento di oltre 3400 iniziative di microcredito imprenditoriale attraverso l’opera dell’Ente Nazionale per il Microcredito, che garantirà l’accesso al Fondo di Garanzia PMI (sezione Microcredito) e una corretta erogazione dei servizi accessori.

Sulla base del monitoraggio effettuato dall’ENM, per cui ogni beneficiario sviluppa un quoziente occupazionale di 2,43 unità lavorative, si prevede che nell’arco di due anni si genereranno circa 8.286 nuovi posti di lavoro.

Il programma di ENM e del Gruppo BPER Banca per il microcredito sarà a breve operativo in tutte le filiali BPER Banca in Emilia Romagna, per essere poi esteso all’intero territorio nazionale attraverso le banche del Gruppo.

Come istituzione pubblica – ha spiegato il presidente di ENM Mario Bacciniil nostro scopo è diffondere la cultura del microcredito quale strumento di microfinanza attivo per l’inclusione sociale e finanziaria. A tale fine abbiamo creato un modello che va sotto il nome di ‘via italiana al microcredito’, fondato sulla erogazione dei servizi complementari che caratterizzano l’attività di microcredito e possono garantire non solo lo startup d’impresa ma anche la sua sopravvivenza nel tempo”.

L’Ente – ha aggiunto Baccinisopperisce grazie a un contatto diretto con il cittadino alla carenza di strutture idonee ad erogare i servizi aggiuntivi. Così vengono abbattuti costi che altrimenti le banche non potrebbero sostenere. Di questo beneficia il cittadino, che così accede gratuitamente a un servizio di qualità certificato“.

Il Gruppo BPER Banca è da sempre attivo sui territori di riferimento ed è impegnato ad ascoltare i bisogni dei singoli, delle famiglie, delle imprese e dell’intera comunità – ha commentato il vicepresidente di BPER Banca Luigi Odorici -. In questo ambito si inquadra la convenzione con l’Ente Nazionale per il Microcredito, che rappresenta una ulteriore modalità di supporto nell’erogazione del credito alle micro imprese che in Italia rappresentano la larga maggioranza delle unità produttive. L’accordo è sostanzialmente indirizzato alle attività ausiliarie di tutoraggio che possono essere particolarmente importanti per le piccole aziende nella fase di start up, di sviluppo e di consolidamento. In questo modo il Gruppo BPER Banca rafforza gli strumenti di dialogo e di supporto con la propria clientela al fine di contribuire concretamente allo sviluppo delle realtà locali”.

Consulenti del lavoro e verifiche in azienda

Le verifiche in azienda da parte degli organi preposti alla vigilanza in materia di lavoro e di previdenza (Inps, Inail, Direzioni regionali e provinciali del Lavoro, Guardia di Finanza…) sono momenti che generano apprensione e diffidenza da parte dei datori di lavoro ed è importante conoscere tutte le prerogative e gli strumenti a disposizione per difendere la propria posizione nel caso in cui siano contestate violazioni amministrative.

Questa complessa e delicata materia è stata al centro del convegno organizzato nei giorni scorsi alle Ville Ponti dall’Ordine e dall’Associazione dei Consulenti del Lavoro – Unione provinciale (Ancl-up) di Varese, con l’obiettivo di illustrare le modalità per opporsi ai verbali ispettivi, atto finale dell’iter di accertamento.

Le verifiche in azienda da parte degli enti preposti sono sempre un momento delicato ma importante – ha precisato il presidente dell’Ordine Consulenti del Lavoro di Varese, Vera Stigliano -. Delicato perché si tratta comunque di controlli che evidenziano la corretta applicazione delle norme da parte dell’azienda e dall’altra un momento di confronto con soggetti portatori di interessi collettivi (enti) rispetto all’interesse privato dell’impresa”.

Nella nostra provincia – ha proseguito Stigliano parlando delle verifiche in azienda – gli enti svolgono un ruolo molto importante in termini di individuazione delle irregolarità così come in termini di prevenzione. Abusivismo e violazioni gravi delle norme di lavoro e della sicurezza trovano sì un limite nel lavoro congiunto degli ispettori e forze dell’ordine, ma a tale funzione si affianca il ruolo strategico svolto dai nostri iscritti che pongono la propria professionalità al servizio di imprenditori corretti e virtuosi per la corretta osservanza della legge: tali sforzi contribuiscono a mantenere sicuro e di qualità il mondo del lavoro nei nostri territori”.

La funzione primaria di noi consulenti del lavoro è quella di ‘educare’ le aziende affinché rispettino in pieno le norme legali e contrattuali – ha puntualizzato Ferdinando Butto, presidente di Ancl-up Varese -. Riguardo i controlli mirati, anche nella nostra provincia la tendenza è sempre più quella di scoprire” lavoratori non in regola (cosiddetti in nero), per i quali scattano per le aziende severe sanzioni ed in parecchi casi addirittura la sospensione dell’attività. Tutto ciò nonostante attualmente i sistemi d’inquadramento regolare dei lavoratori dipendenti siano molteplici, dal Tirocinio al contratto a termine, dal contratto intermittente (o a chiamata) ai voucher (o lavoro accessorio). È da stupidi oggi farsi sanzionare per l’utilizzo di lavoratori in nero quindi, cari datori di lavoro, fate attenzione e fatevi assistere dai consulenti del lavoro, sempre più esperti in materia di lavoro e sempre attenti a suggerire e risolvere le problematiche aziendali in tema di gestione del personale dipendente”.

È importantissimo che in fase di ispezione sia presente un consulente del lavoro – ha concluso il presidente Stigliano, a commento delle verifiche in azienda – per aiutare l’azienda a gestire al meglio la verifica, aiutandola anche nella malaugurata ipotesi in cui la verifica dovesse prendere una piega ‘difficile’, in quanto ogni Ente ha un proprio approccio e visione del contesto. Il nostro territorio tuttavia può essere definito virtuoso poiché la stragrande maggioranza delle aziende si comporta correttamente, ovviamente casi isolati ed in particolari settori, si sono verificati ma fortunatamente non fanno statistica”.

Le offerte di lavoro? Pullulano d’estate

Che l’estate sia una stagione buona per trovare un lavoro, anche se magari non stabile, è cosa piuttosto nota. La conferma, ora, arriva anche dai dati del mercato che, in questo caso, sono stati elaborati da InfoJobs, nota piattaforma di reclutamento online in Italia.

Secondo i numeri di InfoJobs, nel corso del mese di maggio 2016 sono state pubblicate 4.640 offerte di lavoro legate alle professioni estive, in crescita del 21% rispetto allo stesso mese del 2015, arrivando a una quota dell’11% del totale degli annunci sul portale. Un dato che conferma il trend già osservato nel 2015, quando il numero delle offerte di lavoro nel settore aveva già più che raddoppiato quello dello stesso periodo del 2014.

Analizzando i profili richiesti, i dati InfoJobs mostrano come tra i lavori estivi più ricercati, ci siano i Promoter/Hostess/Steward, che, nonostante un calo del 20,1% rispetto al mese di maggio 2015, costituiscono il 17% del totale. Seguono i Baristi/Camerieri, in crescita del 9,9% rispetto al 2015 con una quota dell’8,3% delle offerte di lavoro del settore. La classifica vede poi due professioni in netta crescita rispetto al 2015: il Cuoco (+23,7%) e il Consulente/Agente di viaggio/Tour Operator (+13,8%), che rappresentano rispettivamente l’8,2% e l’1,4% degli annunci.

A livello regionale, nello scorso mese di maggio il numero maggiore di offerte di lavoro per le professioni estive si è registrato in Lombardia (più di 1.200), seguita da Emilia Romagna e Lazio (entrambe con più di 600 offerte). Il confronto tra maggio 2016 e lo stesso mese del 2015 evidenzia invece come gli annunci siano più che raddoppiati in Liguria (+170%), Puglia (+165%) e Sicilia (+118%).

E, se spesso capita che le offerte di lavoro siano indirizzate verso profili non particolarmente elevati, al contrario il livello di istruzione richiesto risulta essere medio-alto: circa la metà degli annunci è dedicato a candidati in possesso della laurea breve (+40% rispetto a maggio 2015), mentre poco meno di 2mila sono indirizzati ai diplomati (+18% rispetto allo scorso anno). In aumento del 5% anche le richieste di Lauree specialistiche.

A conferma del fatto che le offerte di lavoro estive sono quasi sempre destinate a lavori che si esauriscono con la fine della bella stagione, dalle rilevazioni di InfoJobs risulta che il tipo di contratto più richiesto è quello di stage: a maggio 2016, questa tipologia di annunci ha rappresentato più della metà del totale delle offerte, in aumento del 41% rispetto allo stesso mese del 2015. In lieve aumento (+3%) risultano anche i contratti a tempo determinato, mentre sono in decisa diminuzione i contratti a partita Iva (-45%).

Se per le offerte di stage non viene richiesta una particolare esperienza, per le altre formule contrattuali si è registrata una significativa crescita degli annunci rivolti a candidati con almeno 4 anni di collaborazione alle spalle (+33%) e con oltre 5 anni (+17%) rispetto a maggio 2015.

Una crisi senza fine per l’ edilizia

Ormai lo sanno anche i sassi. Il comparto dell’ edilizia è quello che ha subito i colpi più duri dalla crisi e continua a subirli, come dimostrano i dati dell’Osservatorio congiunturale Ance presentato nei giorni scorsi a Roma. Anche nel 2016, infatti, cala l’occupazione nel settore edile: -3,5% nei primi 3 mesi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Sempre nel trimestre, il credito per gli investimenti nel settore residenziale è sceso dell’11,1%, portando i calo degli investimenti in edilizia a -70% dal 2007. Nonostante nel trimestre siano aumentate le compravendite (+20,6%), purtroppo le imprese dell’ edilizia continuano a distinguersi per la situazione negativa della loro liquidità, specialmente per quelle che lavorano con la Pa: se vengono pagate, il saldo avviene in media a 168 giorni, quasi tre volte più della scadenza di legge (60 giorni).

Questo trend ha portato a perdere, nei primi 7 anni di crisi (2008-2014), oltre 580mila posti di lavoro e alla chiusura di oltre 100mila imprese. Considerando l’indotto, l’edilizia ha perso, dall’inizio della crisi 800mila posti di lavoro.

Ecco perché l’Ance, ha parlato del 2016 come di un’occasione perduta per il mondo dell’ edilizia. Perché l’avvio dell’anno in calo ha indotto l’associazione dei costruttori a ridimensionare le aspettative di crescita degli investimenti da +1% a +0,3%.

In assenza di correttivi, anche il 2017 sarà un anno buio per l’ edilizia, con le stime di un -1,2% dei livelli produttivi su base annua, -3,6% di opere pubbliche, -0,2% di ristrutturazioni, -3% di edilizia residenziale.

Quali sarebbero questi correttivi per far fiatare il settore? L’associazione nazionale dei costruttori li ha riassunti in una serie di richieste al governo: proroga per altri 3 anni delle detrazioni Irpef del 50% dell’Iva per chi acquista abitazioni in classe energetica A o B; periodo transitorio del nuovo codice degli appalti; norme per favorire gli interventi di sostituzione edilizia; messa a regime degli incentivi potenziati per la ristrutturazione edilizia e per la riqualificazione energetica.

Tutti interventi che potrebbero contribuire a una micro ripresa nel settore. Micro, perché tornare ai livelli pre-crisi sarà forse impossibile. Per sempre.

Ordini professionali e canone Rai

Non passa giorno senza che si scopra qualche bella novità sul tanto odiato canone Rai. Una delle ultime in ordine di tempo arriva nientemeno che dai commercialisti, il cui Consiglio Nazionale, attraverso il Pronto Ordini n. 182 del 24 giugno 2016, ha risposto a un quesito che era stato posto riguardo all’eventuale pagamento del canone Rai relativamente a un pc di proprietà dell’Ordine e privo di tv e di antenna.

A tal proposito, il pronunciamento del Cndcec sottolinea come aziende, esercizi, uffici e i titolari di apparecchi televisivi diversi dai privati continuano a pagare il canone speciale Rai in base a scadenze, tariffe e le norme in vigore per il 2015. In sostanza, il canone Rai deve essere pagato da chiunque abbia un apparecchio atto o adattabile alla ricezione delle trasmissioni televisive, anche nel caso in cui l’apparecchio sia dedicato a uso diverso dalla ricezione dei programmi televisivi.

Quindi, i medesimi criteri per il pagamento o meno del canone Rai, si applicano a chi detiene un pc. In sostanza, l’Ordine dei commercialisti sottolinea di non essere tenuto a pagare il canone speciale Rai se detiene solo pc privi di sintonizzatore tv e nemmeno nel caso in cui questi pc consentano l’ascolto e la visione dei programmi radiotelevisivi attraverso il web. E i commercialisti dicono ciao al canone Rai per i pc.