Smartphone? Un pericolo per le flotte aziendali

Stare al volante guardando lo smartphone è una delle abitudini di guida più pericolose anche nell’ambito delle flotte aziendali. Un aspetto che, in realtà, è noto a pochi ma che è emerso in tutta la sua preoccupante attualità dallo studio “La sicurezza nelle flotte aziendali”, promosso dall’Osservatorio Top Thousand.

Lo studio, che ha preso in esame flotte aziendali campione per un totale di oltre 31mila veicoli su parchi auto di grandi dimensioni, ha messo in luce come questa cattiva abitudine da parte di chi guida veicoli aziendali sia per le imprese una fonte di costi economici ma anche sociali. Basti sottolineare come, secondo i dati Aniasa (Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici), nel solo ambito del noleggio a lungo termine, di flotte aziendali e non, vi siano quasi 450mila incidenti all’anno, per un danno totale di 285 milioni di euro.

Buona parte dei fleet manager intervistati per lo studio (il 34%) considera l’abitudine più pericolosa quella di utilizzare lo smartphone alla guida per chiamare (senza auricolare o viva voce), inviare mail messaggi e aggiornare i social network. Una minaccia per le flotte aziendali, che doppia altri comportamenti ritenuti rischiosi come la distrazione o l’alta velocità (19%). Minacciano poi l’integrità delle flotte aziendali anche il rischio dei colpi di sonno (9%), l’eccesso di confidenza alla guida (8%) e la stanchezza dei guidatori (6%).

Quali sono, quindi, per i fleet manager, le soluzioni principali per rispondere a un sempre crescente bisogno di sicurezza? Secondo oltre il 30% degli intervistati vincono il bluetooth e i sistemi integrati di comunicazione, seguiti da airbag aggiuntivi (17%), ABS (15%), sistemi di frenata intelligente/Lane Assist (9%) e altri strumenti collaterali.

Tutte queste soluzioni e questi accorgimenti vengono poi messi in atto dai fleet manager per abbattere la percentuale di comportamenti rischiosi e preservare l’incolumità dei guidatori e l’integrità delle flotte aziendali? Secondo lo studio, il 33% delle flotte aziendali considera fondamentale investire sulla formazione e sui corsi di guida, il 15% mira a dotare tutte le auto di bluetooth e un altro 15% sostiene di avere nelle proprie flotte aziendali veicoli di ultima generazione, dotati dei device necessari a garantire la sicurezza.

Sul fronte di eventuali azioni per punire i dipendenti poco virtuosi, il 7% delle aziende ricorre a penalità e provvedimenti disciplinari, un altro 7% monitora le multe e il 4% sanziona un eccessivo consumo di carburante (4%). L’obiettivo è però sempre lo stesso: preservare le flotte aziendali ed educare chi se ne serve.

Sangalli: post Brexit strategico per le Pmi

Da Confcommercio Milano e Lombardia, adesione convinta alle finalità del documento Post Brexit “Dichiarazione del sistema istituzionale, economico e sociale della Lombardia”, siglato nei giorni scorsi in Regione a Palazzo Lombardia dal vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia, Renato Borghi, e dal vicepresidente di Confcommercio Milano, Simonpaolo Buongiardino.

Nonostante il difficile momento internazionale vi sono, infatti, tutti i presupposti per candidare il territorio regionale a polo attrattore di importanti investimenti con l’istituzione di una free tax area e la collocazione, nel sito di Expo, dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e, a Milano città, dell’Autorità Bancaria Europea (EBA).

Confcommercio Milano e Lombardia guardano con fiducia al percorso post Brexit che è stato avviato e il cui buon esito potrà dare non soltanto ricadute positive per tutto l’indotto – dalle attività commerciali, alla ricettività, al mercato immobiliare – ma un ulteriore rafforzamento del ruolo di Milano, della Lombardia e del Paese, in un contesto globale estremamente competitivo.

La sfida del post Brexit, che oggi ha fatto un importante passo in avanti – dichiara il presidente di Confcommercio Carlo Sangalliè utile e strategica perché, indipendentemente dai risultati, impegna il sistema Milano, con la Regione e il Governo, a ricercare livelli di eccellenza sempre più alti. L’alleanza pubblico privato e la costituzione di una free tax area, come da noi auspicato, sono già fattori positivi che fanno ben sperare per il futuro”.

Sarà determinante – prosegue Sangalliil coinvolgimento anche delle piccole e medie imprese, in particolare quelle dei settori dei servizi, per rendere l’area del sito espositivo sempre più attrattiva, ed evitando così il rischio di isolarla dal contesto metropolitano”.

Per raggiungere gli obiettivi indicati nel documento Post Brexit occorre la piena collaborazione tra istituzioni – Regione, Comune, Camera di Commercio – e sistema economico: quel gioco di squadra pubblico-privato che ha dato i suoi frutti per Expo. E va compiuto un ulteriore sforzo per accrescere le infrastrutture immateriali come la banda ultralarga.

Il gelato buono che dà lavoro

Estate, tempo di gelato. Se i maestri gelatieri si trovano in Italia un po’ in tutte le regioni, sono interessanti i dati che vengono da Milano, elaborati dalla locale Camera di commercio approfittando di un periodo nel quale il capoluogo lombardo è affollato di turisti, spesso stranieri e spesso alla ricerca di un buon gelato artigianale.

Secondo un’elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati a fine marzo 2016 in confronto con lo stesso periodo del 2015, sono 2.558 le gelaterie in Lombardia nel 2016, in crescita dell’1% rispetto alle 2.532 del 2015. In particolare grazie a Milano, che ne ha 29 in più e Brescia, che ne ha 10 in più.

Secondo Luca Maggi, presidente delle gelaterie artigianali di Assofood, “il gelato sta divenendo sempre più creativo: infatti lo possiamo notare anche nei ristoranti dove gli chef competono per gusto, forma e contenuto aggiungendo crema gelata alle insalate o ai dessert. Ma la tendenza è anche ‘popolare’. Un gelato realizzato con i prodotti classici ma tutti rigorosamente artigianali”.

E’ ovvio – prosegue Maggiche la nostra gelateria resta specializzata al cioccolato ma le tendenze nuove riguardano il gelato vegetariano e l’eco gelato. In sostanza, le creme vegetariane vengono proposte con soia e frutta fresca o secca al 100%”.

Un’analisi interessante anche da Antonio Morgese, consigliere Assofood: “Si conferma e si consolida lo Street Food anche nell’ambito di feste ed eventi privati, quindi i cosiddetti carrettini sono presenti in strada come nelle case. Quest’anno la tendenza del gelato è quella di stupire, non solo con nuovi ingredienti, ad esempio fibre vegetali e naturali utilizzate al posto dei vecchi emulsionanti ed addensanti, ma anche stupire nei gusti: gusto burro e marmellata, stracciatella stregata, ricotta di capra. Cresce sempre l’attenzione da parte delle gelaterie artigianali per andare incontro ai portatori di intolleranze alimentari”.

Il gelato, però, oltre a essere una delizia, dà anche lavoro. Sempre secondo le rilevazioni della Camera di commercio di Milano, è stabile il numero degli addetti in regione, 9mila, grazie al dato positivo di Milano, con una crescita del +11% in un anno, 252 in più su oltre 2mila addetti circa nell’area milanese. Forte la presenza di donne gelataie, un terzo del settore, spinte da Bergamo, Lecco, Lodi, Pavia, dove sono il 35% circa. Forte anche la presenza di giovani, sono l’11%, ancora più alta la quota a Bergamo e a Monza, dove sono circa il 15%. Pochi gli stranieri: il 5% in regione, a Milano l’8%.

Il Tar blocca gli aumenti di luce e gas, l’Authority non ci sta. Ira del Codacons

Esultano le associazioni dei consumatori. Il Tar della Lombardia ha infatti sospeso gli aumenti delle tariffe di luce e gas scattati dallo scorso 1 luglio, accogliendo il ricorso del Codacons che adesso chiama “i 30 milioni di utenti italiani dell’energia ad aderire alla class action avviata“.

Per opporsi agli aumenti, il Codacons sostiene infatti che “se le tariffe energetiche sono aumentate per effetto di condotte illecite adottate da speculatori professionisti, e non certo per il normale andamento del mercato, l’Autorità dell’energia avrebbe dovuto sospendere qualsiasi incremento dei prezzi“.

Invece, è arrivato il via libera agli aumenti e l’Autorità, secondo il Codacons, “si è limitata ad avviare un procedimento intimando la cessazione immediata delle condotte anomale ancora in corso e prevedendo ‘l’eventuale adozione di altre misure regolatorie’, ma ha deciso di nascondere ai cittadini l’elenco dei grossisti accusati di condotte illecite, omettendo volutamente di rendere pubblico l’elenco degli operatori coinvolti“.

A sua volta l’Autorità ha chiesto la revoca del decreto del Tar che blocca gli aumenti, provocando la reazione incredula del Codacons, che in una nota rincara la dose: “Nonostante i nostri sforzi, facciamo fatica a credere che l’Autorità per l’energia possa davvero chiedere la revoca del decreto del Tar della Lombardia che sospende gli aumenti di luce e gas, e se ciò dovesse avvenire sarebbe un provvedimento vergognoso contro il quale daremo battaglia in tribunale”.

Con l’annunciata istanza di revoca, l’Autorità insiste su un provvedimento illecito basato su crimini, e sembra voler a tutti gli effetti scaricare sugli utenti dell’energia i costi derivanti dalle speculazioni dei grossisti. È intollerabile che un organismo indipendente come l’Authority possa sostenere la correttezza di aumenti tariffari scaturiti da atti illegali, imponendo ai cittadini i costi di crimini e speculazioni. Siamo esterrefatti e pertanto daremo battaglia in tribunale contro l’Autorità e contro gli autori delle speculazioni che danneggiano gli utenti dell’energia”, conclude il Codacons.

Commercialisti: stop agli adempimenti feriali dei contribuenti

Dopo i consulenti del lavoro, anche i commercialisti ritengono opportuna la sospensione feriale dei termini a carico dei contribuenti. I consulenti al ministero dell’Economia, i commercialisti alle Entrate.

Lo fanno attraverso una lettera inviata al Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, dal presidente dei commercialisti italiani, Gerardo Longobardi. “La mancata approvazione del decreto bis sulle semplificazioni fiscali – scrive Longobardiè davvero incomprensibile. Ci auguriamo che il governo trovi il modo di recuperarne i contenuti il prima possibile. Sarebbe paradossale rinunciare a un pacchetto di norme a costo zero sulle quali c’è la massima condivisione, anche quella dell’amministrazione finanziaria. Tanto più nelle ore in cui il premier Renzi rilancia meritoriamente l’impegno per un fisco più vicino ai cittadini”.

Il presidente dei commercialisti chiede quindi, a nome della professione, la sospensione feriale dei termini a carico dei contribuenti. Nella sua lettera, Longobardi scrive che stanno giungendo al Consiglio Nazionale dei Commercialisti segnalazioni sia da parte di diversi Ordini territoriali sia da parte di singoli iscritti “in merito alle difficoltà che gli studi professionali stanno incontrando per dar seguito alle numerose richieste documentali relative al controllo formale delle dichiarazioni dei redditi. Ciò va ad aggiungersi alle centosessantamila comunicazioni di anomalia dei dati relativi agli studi di settore e alle centomila lettere per la compliance che l’Agenzia sta recapitando ai contribuenti in questi giorni per segnalare possibili errori nelle dichiarazioni”, prosegue il numero uno dei commercialisti.

Le difficoltà nella gestione di tali richieste e comunicazioni – prosegue Longobardiderivano principalmente dal tradizionale ingorgo di scadenze e di adempimenti che precede la pausa estiva e che già assorbe la gran parte del tempo a disposizione degli studi professionali”.

Nella lettera Longobardi ricorda come “il perpetuarsi di tale situazione negli ultimi anni ha spinto il Consiglio Nazionale dei Commercialisti a proporre, nell’ambito del Tavolo tecnico per le semplificazioni fiscali istituito presso il Mef, l’introduzione di una norma che prevedesse, a regime, la sospensione feriale dei termini a carico dei contribuenti per rispondere a richieste di informazioni e documenti, questionari, inviti a comparire e simili, da parte dell’Amministrazione finanziaria”.

Tale norma essendo stata condivisa da tutti gli attori istituzionali interessati (Agenzia delle entrate inclusa), è confluita, come è noto, nelle bozze dello schema di decreto correttivo del decreto legislativo n. 175 del 2014 sulle semplificazioni fiscali”.

Purtroppo, per motivi tecnici il decreto non è stato approvato nei termini previsti per l’esercizio della delega e perciò “il Consiglio Nazionale dei Commercialisti rappresenta all’Agenzia la necessità di un provvedimento che, analogamente a quanto previsto lo scorso anno, disponga lo slittamento a fine settembre del termine per rispondere alle richieste di documentazione relative al controllo formale delle dichiarazioni, ricevute dai contribuenti nel corrente mese di luglio”.

Un rinvio auspicabile anche per il 2016 poiché, come ricorda Longobardi, “essendo rimasto immutato l’ampio ‘panorama’ di adempimenti che contribuenti e Commercialisti devono gestire in questo periodo, permetterebbe di evitare gli accavallamenti con le risposte agli alert per favorire la compliance e alle comunicazioni di anomalia relative agli studi, consentendo ai Commercialisti di poter svolgere la propria attività di assistenza fiscale con la dovuta diligenza professionale”.

Vacanze 2016 tra crisi e tensioni internazionali

La situazione internazionale non particolarmente tranquilla spinge le famiglie a scegliere vacanze il più possibile sicure. Lo testimonia un’indagine della Camera di commercio di Milano, che ha sentito le agenzie di viaggio a luglio 2016 per capire gli umori delle famiglie in vista delle vacanze estive.

Ne è emerso che a vincere sono le vacanze in Grecia (per 9 operatori su 10), in altre località italiane marittime e non (per 7 su 10) e alle Baleari (per 6 su 10). Tra le mete non europee prescelte per le vacanze estive 2016 ci sono gli Stati Uniti e Canada, Cuba e altre destinazioni caraibiche.

Terrorismo, disordini internazionali e il clima di tensione di questo periodo incidono negativamente sulle partenze per le vacanze all’estero, secondo gli operatori. Le destinazioni più colpite indicate sono Africa mediterranea, Paesi Arabi mediorientali, Africa subsahariana, che decadono come mete turistiche dell’estate.

È un agosto in lieve crescita per le prenotazioni in agenzia, in quanto c’è un ritorno grazie alle garanzie che gli operatori possono offrire – ha dichiarato Luigi Maderna, presidente Fiavet Lombardia -. Si cercano vacanze comunque al risparmio per coppie, famiglie con bambini e gruppi di amici. Partono per un paio di settimane e cercano tranquillità al mare, evitando mete una volta tradizionali. Una vacanza sempre più condizionata dagli eventi internazionali, soprattutto nell’estate 2016”.

Mare (per 5 su 10) e città d’arte (per 2 su 10) sono i luoghi maggiormente raggiunti con partenze dalla prossima settimana. Le vacanze organizzate con l’agenzia durano generalmente due settimane. Viaggiatrici sono le coppie (per 8 operatori su 10), poi le famiglie (per 4 su 10) e i gruppi di amici (per 2 su 10).

Per quanto riguarda il booking, c’è una crescita nelle prenotazioni e nella spesa indicata intorno al 10% in più rispetto allo scorso anno. Circa la metà delle agenzie di viaggio vede un incremento, le altre sono divise tra chi stima un andamento equivalente a quello dello scorso anno e chi vede un calo. Per le vacanze estive con l’agenzia, la spesa tipica a testa si aggira dai 1.000 ai 1.500 euro.

La predisposizione al risparmio influenza anche la scelta delle vacanze, scegliendo opzioni low cost (per 4 su 10), studiando soluzioni personalizzate a un costo contenuto (per 3 su 10) e ricercando alberghi gratuiti o scontati per i bambini (per 2 su 10). Comunque le vacanze di lusso rimangono uno status symbol che mantengono il loro appeal per la maggior parte delle persone e, grazie agli sconti, diventano anche più accessibili.

Quanto lavoro allo Standupificio!

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato una lunga intervista a Serena Basile, psicologa, psicoterapeuta, presidente dell’associazione Dentro un quadro, promotrice dello Standupificio. Ma sul progetto lavorano tante altre persone. Oggi vi portiamo le loro testimonianze.

Laura Ravanelli, psicologa, psicoterapeuta e segretario generale dell’Associazione Dentro un quadro: “Tutte le persone che hanno fatto i percorsi hanno compilato un questionario di valutazione. Dai dati raccolti, emerge come il percorso psicoeducativo sia stato percepito come utile soprattutto per affrontare il senso di frustrazione connesso con la mancanza di lavoro e con la difficoltà a rimettersi nel mercato, insieme all’ansia e alla rabbia. Inoltre, anche la metodologia utilizzata, volutamente creativa e non convenzionale, risulta aver facilitato in queste persone la possibilità di entrare in contatto con le proprie emozioni così come la possibilità di esprimerle”.

Isabella Magnifico, psicologa e psicoterapeuta, socia dell’associazione Dentro un quadro: “Il percorso psicoeducativo che proponiamo prevede un momento che abbiamo chiamato Change: alle persone viene chiesto di soffermarsi su un episodio inerente l’esperienza della perdita del lavoro, e sulle emozioni e i pensieri che emergono. Ed ecco che lì scoprono a poco a poco che emozioni come rabbia, tristezza o delusione sono legate a pensieri negativi rigidi e che cambiando i pensieri, cambia anche il modo in cui si sentono, arrivando a esperire emozioni meno angoscianti e paralizzanti”.

Edoardo Pessina, psicologo e psicoterapeuta, socio dell’associazione Dentro un quadro: “Ho incontrato persone che faticavano a concentrare l’attenzione su come si sentivano, essendo travolte da flussi di pensieri. Alcune delle attività, come quella in cui era chiesto alle persone di sfogare la rabbia su degli scatoloni, hanno permesso di dare spazio alle emozioni e di fare un primo passo per uscire dall’impotenza”.

Valerio Celletti, psicologo e psicoterapeuta, socio dell’associazione Dentro un quadro: “Riconoscere e saper gestire le emozioni non risolve il problema di trovare un lavoro, ma permette di smuovere tutte le risorse disponibili perché questo possa accadere”.

Cose turche

La situazione in Turchia dopo il fallito colpo di Stato potrebbe avere ricadute anche sulla nostra economia. Il Paese è il decimo mercato di destinazione dell’export italiano, primo in Medio Oriente e Nord Africa e l’Italia è, dopo la Germania, il secondo grande esportatore tra i big Ue, con una quota di mercato di più del 5%.

Consulenti del lavoro: moratoria estiva delle scadenze fiscali

In Italia tutto si ferma nel mese di agosto, ma purtroppo in estate gli studi dei consulenti del lavoro devono svolgere tutti gli adempimenti relativi alla preparazione delle dichiarazioni fiscali proprio quando parte dei collaboratori è in ferie. Ecco perché il Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro chiede al ministero dell’Economia di sospendere dal 1 luglio al 31 agosto i termini per inviare le risposte del contribuente alle richieste documentali dell’Agenzia delle Entrate.

Scrivono i consulenti del lavoro: “Non va, infatti, dimenticato che i professionisti nella loro attività di consulenza e assistenza ai contribuenti in materia tributaria svolgono l’importante ruolo di rendere concretamente esigibili le imposte e tributi, la cui difficoltà rende pressoché impossibile l’autodeterminazione da parte degli interessati con conseguente incremento dell’attività della pubblica amministrazione per le fasi di controllo, accertamento e riscossione”.

La proposta dei consulenti del lavoro è inserita in un documento più generale inviato al ministero, nel quale sono contenuti diversi suggerimenti di natura tecnica. Un altro suggerimento segnalato dai consulenti del lavoro riguarda il differimento automatico della scadenza qualora vi sia un ritardo da parte dell’amministrazione finanziaria nella elaborazione dei modelli ufficiali e dei moduli di controllo Entratel per il calcolo e il pagamento delle imposte.

Ricorda infatti la presidente del Consiglio Nazionale dei consulenti del lavoro, Marina Calderone, che “riorganizzare il sistema tributario è assolutamente necessario per continuare, dopo l’emanazione dei primi decreti in attuazione della delega fiscale, il processo di semplificazione. Va, quindi, nella giusta direzione l’iniziativa intrapresa dal ministero dell’Economia e delle Finanze di rivedere le scadenze fiscali in un’ottica di certezza, sostenibilità e semplificazione”.

Perdere il lavoro, da dramma a opportunità

Di nuovo a tu per tu, dopo la prima parte di ieri, con Serena Basile che ci parla del progetto Standupificio.

C’è pudore da parte di chi ha perso un lavoro a chiedere un supporto?
Sì. Anche personalmente ho incontrato gente in cassa integrazione che riesce a dirlo solo dopo un mese, o persone che hanno perso il lavoro e che tutti i giorni si vestono ed escono di casa come se dovessero andare in ufficio. C’è una difficoltà ad accettare la perdita di un lavoro come ad accettare un lutto: in entrambi i casi si passa da una prima fase di intontimento, in cui non si accetta l’accaduto e questo non accettare è un aspetto che incide tantissimo. Pensa che una persona è venuta accompagnata allo Standupificio perché da sola non ce la faceva.

È più un problema interno alle persone o la paura di sentirsi giudicati?
Entrambe le cose. Intanto, è molto forte il discorso culturale. In Italia il lavoro è molto investito in termini di identità sociale e quindi di identità personale: io sono il lavoro che svolgo e nel momento in cui con questo non campo, non soffro solo a livello economico, ma anche a livello identitario mi si chiede una ridefinizione tale che rischio di ritrovarmi in ginocchio. Il tema del lavoro, in Italia, è molto sottovalutato per gli effetti che la perdita di quest’ultimo, se protratta nel tempo, può avere sulla salute delle persone e per l’impatto che questa perdita può avere a livello identitario. Le persone rischiano di sbriciolarsi, sono nude, specialmente se sul lavoro hanno investito tanto di sé.

Al momento operate solo su Milano?
Sì, ma non escludiamo di espanderci altrove nel momento in cui ci saranno terapeuti che condivideranno l’etica che sta dietro alla nostra iniziativa e che avranno voglia di portare l’esperienza nella loro regione.

Avete avuto contatti in questo senso?
Una collega dalla Sardegna, che conosceva l’associazione e ne aveva fatto parte, voleva lanciare lo Standupificio con un evento. Ora la sua iniziativa è però in stand by. Da Roma altri colleghi hanno chiesto del materiale per valutarlo e capire se possono portare sul loro territorio un’esperienza analoga. L’interesse c’è, così come la curiosità. È un progetto molto impegnativo, di cui stiamo mettendo a punto i percorsi e di cui stiamo cominciando anche a scrivere per poterlo meglio raccontare. Contiamo di allargarci.

Senza questa crisi non ci sarebbe stato lo Standupificio?
Lo Standupificio è il luogo in cui si ricomincia da sé e una persona potrebbe aver bisogno di ricominciare da sé per tanti casi della vita. Non saprei risponderti, magari lo avremmo inventato lo stesso per altri motivi. Può essere inteso anche come un luogo in cui dare alle persone delle risposte su un disagio sociale generalizzato e non necessariamente legato alla perdita di un lavoro. Di sicuro è nato studiando, con una esperienza di anni e parlando con le persone colpite dallo specifico disagio contro il quale opera.

Che tipologia di persone viene da voi?
Forse più donne, ma anche tanti uomini. Pochi giovani, la maggioranza delle persone che viene allo Standupificio è nella fascia 40-60 anni. E hanno professionalità varie, dall’impiegato alla libera professionista, al quadro della multinazionale al libero professionista ultra 60enne.

Chi viene da voi è già convinto di “rialzarsi” o siete voi a fargli prendere questa consapevolezza?
Molti ci scrivono per saperne di più e poi magari non si iscrivono. Ricordo una persona che, messa davanti a un percorso che la portava a diventare consapevole di un modo diverso di vedere le cose e alla possibilità di credere nuovamente in sé, ha risposto al terapeuta: “Voi siete pericolosi perché rischiate di illudere le persone”. La ribellione di chi rischia grosso se osa credere in se stesso. Non ho comunque avuto l’impressione di qualcuno che sia venuto con l’idea che lo aiutassimo a rimettersi in piedi. La gente viene sapendo che farà un percorso con dei terapeuti: quello che ne ricava, poi, è molto soggettivo. Dai questionari che abbiamo ricevuto emerge che le persone da noi si aspettano di recuperare gli strumenti contro la frustrazione, l’ansia e la rabbia.

In quanti siete a operare nello Standupificio?
In questo momento siamo cinque psicoterapeuti più una persona “jolly”, che è su un altro progetto dell’associazione e ci dà una mano quando abbiamo molte persone su cui lavorare. Facciamo un incontro al mese e ne abbiamo già fatti tre. Riprenderemo a settembre, poi ottobre e novembre e ripartiremo da gennaio 2017, anche se per il prossimo anno ancora non abbiamo le date fissate.