La Corte Costituzionale sulla legge 104

Importante pronunciamento della Corte Costituzionale in materia di legge 104. La Corte ha infatti ritenuto illegittimo l’articolo 33, comma 3 della legge 104, poiché viola gli articoli 2,3 e 32 della Costituzione quando non include i conviventi di chi utilizza i permessi mensili concessi dalla legge tra le persone legittimate a fruirne.

Con il suo pronunciamento in materia di legge 104, la Corte Costituzionale ritiene “irragionevole” che il convivente della persona disabile grave non possa fruire dei permessi.

Secondo la Consulta, l’art. 3 della Costituzione va considerato in questa valutazione non tanto perché afferma che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge” quanto perché è illogica l’esclusione del convivente da una legge come la legge 104 che ha l’obiettivo di tutelare il diritto alla salute psico-fisica del disabile.

Una illogicità che vale principalmente se la convivenza tra il disabile grave e la persona che fruisce dei permessi della legge 104 è basata su una relazione affettiva che rientra nell’ambio del “rapporto familiare”.

I giudici della Consulta, pur considerando la distinta considerazione costituzionale della convivenza e del rapporto coniugale, ritengono che in questa discussione sulla 104 vi sia tra essi un elemento unificante costituito dall’esigenza di tutelare il diritto alla salute psico-fisica del disabile grave, diritto che rientra tra quelli inviolabili dell’uomo come sancito dall’articolo 2 della Costituzione stessa.

Il Forum all’Amatriciana promosso da Confassociazioni

Appuntamento l’8 ottobre a Milano, all’Hotel Glam, per il Forum all’Amatriciana, organizzato da Sergio Gaglianese, Vice Presidente con delega al Network Development di Confassociazioni.

Un evento patrocinato dalla Confederazione delle Associazioni Professionali, vedrà riuniti i migliori formatori ed esperti di marketing italiani, che avranno come obiettivo quello di riposizionarsi e ripartire dopo un evento tragico come il terremoto del 24 agosto scorso che ha distrutto quasi del tutto Amatrice e i paesi limitrofi.

Già il giorno dopo il sisma – ha affermato Gaglianeseho lanciato un appello ai più noti formatori ed esperti di marketing, perché sentivo che si doveva fare qualcosa. La scoperta piacevole è stata il vedere la tempestività nella risposta di ognuno di loro. Non c’è dubbio, gli ingredienti del Forum all’Amatriciana sono la collaborazione e la condivisione di intenti. A cui si aggiunge la voglia di ricostruire”.

Tra le azioni sostenute dal Forum e da Confassociazioni – ha proseguito Gaglianesec’è l’idea lanciata dal sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, che sarà con noi a Milano l’8 ottobre, ‘Adotta un borgo’, ovvero un’ipotesi progettuale dove le associazioni e gruppi di imprenditori in prima linea partecipano alla ricostruzione delle zone devastate dal terremoto per accelerarne i tempi di ricostruzione e di vita sociale”.

In Italia si è già perso troppo tempo – ha concluso il vice presidente di Confassociazioni -. È giunta l’ora di fare davvero qualcosa per spezzare questo ciclo in cui i nostri patrimoni storici si sbriciolano come biscotti. È importante che tutte le competenze entrino in campo per prevenire situazioni del genere. Come pure per agire nel caso siano avvenute. Per citare due esempi che mi hanno profondamente colpito, la donazione dell’INT, Istituto Nazionale Tributaristi, presieduta da Riccardo Alemanno, che è anche Vice Presidente Vicario di Confassociazioni, e quella di Unicasa, degli AD Michele Sacchetti e Luca Bellisomo. Ne sono convinto: con questa prima edizione del Forum all’Amatriciana, abbiamo posato la prima pietra per una ricostruzione e una ripartenza reale e propositiva”.

Per accreditarsi alla giornata formativa del Forum all’Amatriciana è necessario versare un contributo minimo di 80 euro su Postpay Evolution (Iban: IT 43 D 07601 05138 2926444 92651) oppure con ricarica della carta Postepay Evolution n° 5333 1710 2943 7882 (intestata a Rosaria Genovese, Tesoriera dell’evento) e inviare copia della contabile a formazioneallamatriciana@gmail.com.

L’estratto conto è verificabile online sul sito www.formazioneallamatriciana.it e il ricavato sarà interamente devoluto al comune di Amatrice. Anche chi non potrà partecipare al Forum potrà comunque inviare un contributo economico libero agli stessi estremi di cui sopra.

I numeri del piano Industria 4.0

I proclami del governo attuale, così come quello di tanti governi negli ultimi 30 anni di storia italiana, sono sempre roboanti. Non fa eccezione quello relativo al piano per l’ Industria 4.0 presentato nei giorni scorsi dal ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda e dal premier Matteo Renzi.

Il tema dell’ Industria 4.0, sul quale noi italiani arriviamo comunque in ritardo rispetto ad altri Paesi europei, importantissimo per lo sviluppo del Paese e la creazione di fabbriche interconnesse che migliorino e ottimizzino i cicli produttivi.

Il piano del governo, in questo senso, punta a investimenti importanti. Intanto, nel 2017 il governo ha in programma di far passare gli investimenti privati sull’ Industria 4.0 da 80 a 90 miliardi, con 11,3 miliardi in più per ricerca, sviluppo e innovazione e 2,6 miliardi per sviluppare progetti early stage tra il 2017 e il 2020.

Importante la prospettiva della formazione, con l’obiettivo di formare almeno 200mila studenti e 3mila manager in ambito Industria 4.0. L’investimento in formazione sarà supportato, a partire dal prossimo anno, da almeno sei consorzi per definire gli standard dell’IoT (Internet of Things, Internet delle cose, uno dei pilastri su cui si fonda l’ Industria 4.0).

Sempre a proposito di numeri, il piano Industria 4.0 prevede parecchi interventi di natura fiscale e di sostegno alle imprese. Oltre alla proroga del super ammortamento, lo stesso potrebbe vedere estesa l’aliquota dall’attuale 140% al 250%.

Altro capitolo fondamentale è il passaggio del credito d’imposta alla ricerca dall’attuale 25% al 50% per la spesa interna, con un credito massimo per contribuente che aumenterà di 4 volte, dagli attuali 5 a 20 milioni di euro.

Un occhio di riguardo anche per Pmi innovative e start-up, che potranno godere di detrazioni fiscali fino al 30% per gli investimenti fino a un milione di euro in processi e attrezzature legate allo smart manufacturing.

Come anticipato nella presentazione del piano Industria 4.0, gli investimenti pubblici dovrebbero quindi ammontare a circa 13 miliardi. In più, c’è l’impegno ad aggiungere 355 milioni per costituire il piano nazionale Scuola digitale e far partire percorsi di alternanza Scuola-lavoro in tema di smart manufacturing.

In più, saranno messi sul piatto 70 milioni per la formazione specialistica, 170 per il potenziamento dei cluster tecnologici e 100 milioni per i competence center.

Un fiume di soldi pubblici che le aziende dovranno essere capaci di gestire, per non perdere il treno dell’ Industria 4.0. Già l’Italia è cronicamente in ritardo su tutto: perdere questa occasione significherebbe morire.

Riduzione Imu per casa inagibile anche senza dichiarazione al Comune

Con il terremoto che ha devastato l’Italia centrale è tornato d’attualità il tema dell’ Imu per i fabbricati inagibili. In questo senso, una notizia importante arriva da una sentenza della Cassazione.

I giudici della Suprema Corte hanno infatti sancito che se al Comune era già nota la situazione di inagibilità o inabilità di un fabbricato, il contribuente ha diritto alla riduzione dell’ Imu anche senza presentazione della denuncia di inagibilità.

La sentenza della Cassazione nasce dal caso di un contribuente che, in autonomia, aveva ridotto del 50% l’importo della sua Imu, senza denunciare al Comune lo stato di inagibilità del fabbricato. Il Comune aveva quindi emesso un avviso di accertamento per la parte di imposta non versata.

Il contribuente si era difeso sostenendo che la situazione di inagibilità dell’immobile era nota al Comune, poiché lo stesso non aveva concesso i permessi edificatori una volta scaduta la concessione edilizia.

La Corte ha ritenuto quindi che la permanenza dello stato di inagibilità, grazie al quale può essere ridotta del 50% l’ Imu, si considera esistente anche se il contribuente non ha presentato al Comune la richiesta di usufruire della riduzione, dando quindi ragione al ricorrente.

Consulenti del lavoro, il nuovo codice deontologico

Entrerà in vigore domani il nuovo codice deontologico dei consulenti del lavoro, approvato dal Consiglio Nazionale dell’ordine il 29 luglio scorso.

Il codice deontologico introduce tutele e sanzioni disciplinari e rafforza il principio del rispetto tra colleghi e quello della tutela della clientela del professionista.

Rispetto alla prima stesura del codice deontologico, il Consiglio Nazionale dell’ordine vi ha apportato alcune modifiche e integrazioni, estendendone l’ambito di applicazione alle società tra professionisti iscritte all’albo dei consulenti del lavoro e ai praticanti consulenti.

Inoltre, il nuovo codice deontologico sancisce il principio che l’errore professionale costituisce illecito deontologico solo nel caso in cui discende da trascuratezza intenzionale, negligenza o imperizia.

Tra le novità di rilevo del codice deontologico vi sono:

  • il mancato rispetto del Regolamento per la formazione continua obbligatoria costituisce illecito disciplinare;
  • il collega che ne sostituisce uno deceduto, sospeso o temporaneamente impedito, è chiamato ad agire con cautela e usare la massima diligenza, sotto la guida del Consiglio Provinciale, per garantire gli interessi della clientela del professionista sostituito;
  • l’esercizio della professione è consentito solamente se in possesso di idonea copertura assicurativa, della quale deve essere informato il cliente;
  • è auspicio che le controversie tra colleghi vengano composte nell’ambito del Consiglio Provinciale;
  • il consulente del lavoro non può accettare incarichi da un cliente già assistito da un collega senza aver prima informato quest’ultimo: si deve infatti accertare che il cliente abbia già chiuso il precedente rapporto professionale;
  • il consulente del lavoro si deve astenere dall’effettuare controlli o accertamenti sull’operato di un collega, tranne nel caso in cui quest’ultimo non sia stato avvisato dal cliente in anticipo i consulenti del lavoro sono obbligati a fornire ai praticanti; l’addestramento teorico e pratico necessario per svolgere la professione, consentendo la loro partecipazione a corsi di formazione propedeutici al superamento dell’esame di stato.

Industria 4.0? In Italia c’è già

Anche il governo si è accorto dell’esistenza dell’ Industria 4.0 e ha presentato un piano nazionale ad hoc con 10 miliardi di investimenti in più nel 2017. L’auspicio è che questa strada venga imboccata in maniera seria, anche se vi sono già diversi player dell’industria italiana orientati in questo senso.

Player che ogni anno, in primavera, si incontrano a MECSPE, fiera di riferimento per il settore manifatturiero, dove ormai da anni si parla di Industria 4.0. L’edizione 2017, in programma a Fiere di Parma dal 23 al 25 marzo, servirà a rafforzare il posizionamento della manifestazione come fiera internazionale delle tecnologie per l’innovazione e a fare il punto sullo stato dell’arte dell’ Industria 4.0.

Del resto, a livello europeo il settore manifatturiero, ricorda Deutsche Bank in un recente rapporto, dovrà arrivare a incidere sul 20% del PIL entro il 2020. Per riuscire in questo obiettivo, le economie nazionali devono rivedere l’intero modello produttivo, che deve sempre più tendere ad un approccio lean con processi ottimizzati e automatizzati, per arrivare ad una vera Industria 4.0.

In questo senso, MECSPE proporrà anche quest’anno il progetto Fabbrica Digitale – Oltre l’automazione, che consente di vedere concretamente la via italiana alla quarta rivoluzione industriale, attraverso la realizzazione di unità dimostrative integrate che daranno vita a una filiera produttiva completamente digitalizzata.

L’interconnessione tra realtà di fabbrica e realtà virtuale, caratteristica dell’ Industria 4.0, avrà un ruolo sempre più rilevante nel manifatturiero. Per questo, tutte le iniziative speciali della prossima edizione di MECSPE avranno al centro gli elementi distintivi della quarta rivoluzione industriale: additive manufacturing, Internet of Things, Industrial Internet e Cloud Manufacturing, advanced HMI, robotica collaborativa.

Al settore della robotica collaborativa sarà dedicato un focus particolare nell’ambito di MECSPE 2017, poiché si tratta di un mercato che, secondo le stime degli analisti di Barclays Equity Research, arriverà a valere nel 2020 circa 3,1 miliardi di dollari e 12 miliardi nel 2025, con 700mila pezzi venduti ogni anno.

Cifre importanti, perché i robot collaborativi rappresentano, nei prossimi anni, anche per le piccole e medie imprese un investimento smart per approcciare il nuovo paradigma di Industria 4.0.

Insomma, la via italiana all’ Industria 4.0 è tracciata, anche se già era stata aperta. Già gli anni scorsi, al MECSPE di Parma se n’era avuta la conferma. Ora che anche le istituzioni hanno capito che sul tema non possiamo restare indietro (i tedeschi, che l’ Industria 4.0 l’hanno inventata, ci lavorano da 10 anni e più…), tocca alle aziende fare la loro parte.

Prezzi delle case e capoluoghi di provincia

Che i prezzi delle case al metro quadro abbiano delle variazioni folli da città a città, specialmente nei grandi capoluoghi, è un dato di fatto. Ma quanti si sono presi la briga di quantificare realmente questo scostamento dei prezzi delle case?

Lo ha fatto l’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa, che si è dato un budget di 200mila euro e da quello, in base ai prezzi delle case in diversi capoluoghi di provincia italiani, ha stilato una classifica delle località, considerando un valore medio per ogni riferito alla tipologia “medio usato”.

Il risultato dice che la città nella quale si compra l’appartamento più piccolo è Roma (63 mq in media), città nella quale i prezzi delle case sono più alti. Metrature che crollano vertiginosamente fino a meno di 37 mq mano a mano che ci si avvicina al centro storico.

Segue Milano, con 73 mq, che diventano però 37 nel centro storico e addirittura 27 a Brera, dove i prezzi delle case sono inarrivabili per i comuni mortali.

Terzo posto tra le città più costose spetta a Firenze, dove si acquista in media un immobile di 78 mq, che diventano poco più di 60 mq in centro.

Per quanto riguarda Napoli, con i prezzi delle case del quartiere chic di Posillipo-Petrarca, un appartamento in zona non supererebbe i 33 mq, contro una media della città di 94 mq per 200mila euro.

Più economica in assoluto tra i grandi capoluoghi di provincia è Palermo, dove con la cifra messa a budget si può acquistare un immobile che supera i 150 mq, dal momento che la quotazione media dei prezzi delle case è leggermente al di sotto dei 1200 euro/mq.

Discorso simile, riferiscono da Tecnocasa, anche per un importante capoluogo del Nord-Est come Verona (148 mq che in centro diventano poco più di 100), mentre altre città come Genova (157 mq), Torino (143) e Bologna (113) si piazzano circa a metà classifica.

Negozio in franchising, negozio sicuro

Aprire un negozio in franchising è meno rischioso che aprire un negozio tradizionale. La conferma viene da un nuovo studio del Centro Studi del Salone Franchising Milano, che sottolinea come il tasso di mortalità dei negozi in affiliazione sia minore del 33% di quelli tradizionali nel periodo 2011-2014, in base ai dati Unioncamere, Confimprese, Assofranchising.

La formula del franchising riduce infatti il fattore rischio da parte degli affiliati, perché si aderisce ad una rete commerciale consolidata che fornisce ai nuovi commercianti i prodotti, il know how, la formazione e il marketing, abbassando la quota di capitale necessaria ad avviare il negozio.

Sono oltre mezzo milione gli italiani che, ogni anno, si avvicinano alla realtà del franchising, tramite i siti web specializzati o fiere come il Salone Franchising Milano (organizzato da Rds e Fiera Milano, quest’anno dal 3 al 5 novembre in Fieramilanocity), visitato nel 2015 da 15mila potenziali franchisee.

Il comparto cresce anno dopo anno, con oltre 51mila negozi e centri servizi aperti in affiliazione, per un fatturato totale di 23 miliardi di euro.

Attenzione però al fenomeno del franchising pirata, dice il Centro Studi SFM. Si tratta di imprese che si infiltrano nel comparto per far firmare ai nuovi affiliati contratti capestro, o che organizzano vere e proprie truffe.

L’esempio più classico, secondo il Centro Studi, è quello di imprese che vogliono svuotare i propri magazzini di prodotti invendibili che finiscono sugli scaffali di qualche nuovo negozio in affiliazione: il franchisee finisce col trovarsi con la merce invenduta e il denaro da pagare all’impresa disonesta.

Altro caso è quello di imprese che lanciano sistemi franchising senza averli adeguatamene testati, con una struttura organizzativa e un piano di business inadeguati. Le truffe vere e proprie, sempre più rare, sono quelle in cui il franchisee paga la quota di ingresso nel sistema di affiliazione, ma poi l’impresa si dilegua e i prodotti da vendere non arrivano mai.

Il Centro Studi SFM ha quindi elaborato 5 regole fondamentali per mettersi in proprio ed evitare il franchising pirata:

  1. Informarsi sulla affidabilità della impresa franchisor: è conosciuta nell’ambiente? Quali sono i suoi bilanci, la sua struttura organizzativa, i programmi di formazione per l’affiliato, il marketing aziendale, le sue competenze? Meglio visitare la sua struttura, parlare con i referenti più volte e verificare tutto direttamente.
  2. Business plan. È necessario che il franchisor presenti uno studio di fattibilità sulla zona in cui si pensa di aprire il negozio e sia definita l’esclusiva di zona. Il franchisee, a sua volta deve verificare se il suo business plan sia prudenzialmente sostenibile, tanto in termini economici quanto finanziari, cioè che disponga anche delle risorse necessarie come capitale proprio.
  3. Il contratto deve avere una durata sufficiente ad ammortizzare gli investimenti, generalmente non inferiore a 3 anni e deve specificare l’ammontare dell’investimento iniziale e del diritto d’ingresso, oltre l’importo e le modalità di calcolo e pagamento delle royalties.
  4. Legge franchising. La proposta del franchisor rispetta i requisiti della legge sul franchising? Per legge si hanno 30 giorni per sottoscrivere il contratto, deve essere possibile visionare il bilancio degli ultimi 3 anni del franchisor, la descrizione del marchio registrato, la lista degli affiliati esistenti.
  5. Non da soli. Consultarsi sempre con un commercialista, un avvocato o un esperto delle associazioni di categoria prima di firmare un contratto.

Agevolazioni prima casa, attenzione alla decadenza

Chi vuole usufruire delle agevolazioni prima casa deve porre molta attenzione a diversi aspetti, come testimonia una recente sentenza della Commissione tributaria provinciale (Ctp) di Milano.

La commissione ha infatti respinto il ricorso di una contribuente che aveva perso le agevolazioni prima casa ma non se ne voleva fare una ragione. Nonostante avesse commesso un errore.

La contribuente aveva infatti impugnato due avvisi di liquidazione emessi dall’Agenzia delle Entrate, nei quali era contenuta la revoca delle agevolazioni prima casa, dal momento che la donna non aveva trasferito la residenza nel Comune in cui era aveva acquistato l’immobile (Milano).

La contribuente sosteneva infatti di svolgere la propria attività nel Comune dove aveva acquistato l’immobile e che non doveva quindi trasferire la propria residenza per mantenere le agevolazioni prima casa, nonostante l’impegno a farlo fosse presente nell’atto di acquisto.

Vista la situazione, la Commissione tributaria provinciale di Milano ha ritenuto che la contribuente fosse decaduta dalle agevolazioni prima casa in quanto, dal momento che non aveva adempiuto all’impegno inserito nell’atto, ai sensi del Dpr 131/1986.

Nello specifico la contribuente, come da impegno nell’atto, avrebbe dovuto trasferire la propria residenza a Milano entro 18 mesi dall’acquisto dell’immobile, per non perdere le agevolazioni prima casa, ma non lo ha fato.

La Commissione, dunque, dal momento che la donna non aveva tempestivamente dichiarato di voler utilizzare la casa in un luogo diverso dal comune di residenza, l’ha fatta decadere dalle agevolazioni.