I top trend 2017 del mercato del lavoro

Flessibilità, formazione interna, fiducia per il mercato del lavoro e crescita dell’utilizzo del recruiting digitale e dell’employer branding, oltre al welfare aziendale: sono questi i 5 Top Trend 2017 per il mercato del lavoro in Italia.

Secondo l’indagine condotta da InfoJobs, la principale piattaforma di reclutamento online in Italia, su un campione rappresentativo di aziende iscritte al portale per delineare quali saranno i trend più rilevanti per la ricerca di lavoro nell’anno che sta per iniziare, le aziende italiane guardano con fiducia all’andamento del mercato del lavoro nel 2017 e, dopo aver assunto, puntano alla formazione delle risorse interne, per migliorare la produttività e il clima interno.

Le soft skills continueranno a essere protagoniste anche nel prossimo anno, specialmente la flessibilità, intesa come espressione della capacità del dipendente di adattarsi a nuovi ruoli e compiti.

Secondo la ricerca, inoltre, le aziende continueranno anche durante il prossimo anno l’inserimento di nuove figure professionali. Il 30% del campione ha intenzione di attuare un massiccio programma di assunzioni nel 2017, per fare fronte alla ripresa del mercato, mentre ben il 44,7% proseguirà la campagna di recruiting già iniziata negli scorsi anni, seppur in numero limitato in quanto la maggior parte delle assunzioni è stata fatta precedentemente. Solo il 12,6%, invece, prevede di non effettuare nuove assunzioni a causa della situazione del mercato e del venir meno delle agevolazioni fiscali.

Il recruiting online rimarrà anche il prossimo anno lo strumento principe utilizzato dalle aziende per scovare i migliori talenti: il 73% del campione ha dichiarato infatti che sarà il canale privilegiato per la ricerca di nuovi candidati, rispetto al 71% del 2016. Seguono quindi il passaparola (47,7%), il sito aziendale (44,7%), i canali legati a Università e Master (30%) e le Società di ricerca e selezione del personale (22,8%), che completano la top 5.

Giuseppe Bruno, General Manager di InfoJobs: “La nostra ricerca mette in evidenza come, nonostante l’incertezza riguardante il termine delle misure legislative e degli incentivi fiscali, le aziende italiane continueranno anche nel 2017 la ricerca di talenti ad alto tasso di flessibilità e innovazione, in grado di contribuire allo sviluppo e al successo delle imprese”.

“In questo processo – prosegue Bruno -, le piattaforme di recruiting digitale si confermano strumenti essenziali e InfoJobs, grazie alle sue caratteristiche, rimarrà sempre un partner affidabile per imprese e candidati in grado di favorire il corretto matching tra domanda e offerta”.

Questi, secondo il campione interpellato da InfoJobs, i 5 Top Trend per il mercato del lavoro 2017 in ordine di rilevanza:

La flessibilità come fonte di nuove opportunità lavorative (43,4%)

La flessibilità, intesa come progressivo abbandono del modello del “posto fisso” a favore di una maggiore propensione al cambiamento di ruolo, verrà considerata come l’espressione della capacità del dipendente di adattarsi a diversi contesti, facendo emergere le sue qualità.

La formazione interna come strumento per valorizzare le risorse, migliorare la produttività e il clima organizzativo (39,8%)

Nel 2017 aumenteranno le iniziative messe in atto dalle aziende per favorire la formazione dei dipendenti e agevolare l’inserimento di giovani nel mondo lavorativo, tramite percorsi di alternanza scuola/lavoro, favorite anche dalle nuove misure a livello legislativo, in grado di avere un impatto positivo sull’attività aziendale e di creare un vantaggio competitivo sul mercato.

Prosegue il clima di fiducia per il mercato del lavoro, anche se con l’incognita della fine delle agevolazioni (24,3%)

Il mercato delle offerte di lavoro proseguirà la sua crescita, guidato dalla richiesta di professioni legate alla tecnologia e all’innovazione o a nuovi modelli di organizzazione del lavoro basato sulla digitalizzazione (gig economy), ma occorrerà valutare l’impatto del termine degli incentivi e delle misure governative.

Continuerà la crescita dell’utilizzo del recruiting digitale e dell’employer branding (23,5%)

I canali digitali saranno sempre più gli strumenti utilizzati dalle aziende sia per la ricerca del personale, che per far conoscere la cultura aziendale e spingere i propri dipendenti a condividerla, facendosi primi ambasciatori del marchio e dei suoi valori.

Il welfare aziendale come chiave per migliorare il clima aziendale e attrarre talenti (20%)

Proseguirà la diffusione dell’offerta di misure di welfare aziendale in favore dei dipendenti con l’obiettivo di aumentare la loyalty verso l’azienda, migliorare l’ambiente lavorativo e aumentare la possibilità di attrarre i migliori talenti.

Tributaristi INT KIWA Cermet Italia insieme per Certificazione UNI 11511

Il D.L. 193/2016, che con l’articolo 6 bis ha inserito tra i vari soggetti autorizzati all’autentica della firma sulla procura prevista dall’art .63 del DPR 600/73 i tributaristi qualificati e certificati ai sensi della L. 4/2013 e della Norma UNI 11511, ha dato un impulso alla certificazione professionale di parte terza.

L’Istituto Nazionale Tributaristi (INT) ha sottoscritto con la società KIWA Cermet Italia (accreditata dall’Ente italiano di accreditamento ACCREDIA) un protocollo volto a seguire i tributaristi INT durante il percorso di certificazione. Sul portale dell’Associazione, che è inserita nell’elenco del ministero dello Sviluppo Economico e quindi può rilasciare gli attestati di qualità ai propri iscritti, è stata pubblicata una corposa nota informativa sull’accordo e sulle procedure che, oltre ad una serie di titoli e di attestati richiesti ai tributaristi, prevedono due prove scritte e una prova orale.

Il Presidente dell’INT Riccardo Alemanno ha precisato: “Abbiamo voluto fornire ai nostri iscritti un percorso di certificazione all’insegna della serietà e del rigore in ossequio di quanto previsto da ACCREDIA attraverso la convenzione con la società di certificazione KIWA Cermet Italia che è anche partner tecnico di Confassociazioni. Voglio ricordare che la Certificazione in base alla Norma UNI 11511, relativa ai tributaristi, rimane facoltativa come previsto dalla L. 4/2013 ma necessaria se si vuole rientrare tra i tributaristi che possono autenticare la firma sulla procura ex art.63 DPR 600, fermo restando che chi ha altri titoli che gli permettono tale funzione potrà continuare ad utilizzare gli stessi senza dover intraprendere altri percorsi”.

Tutto ciò – ha proseguito Alemannolo abbiamo ulteriormente sviscerato in un approfondimento pubblicato sul portale dell’Istituto Nazionale Tributaristi. Il Legislatore con il D.L. 193/2016 ha voluto dare un valore aggiunto alla Certificazione e all’attestazione di Qualità, entrambi previste dalla L. 4/2013, ha pertanto individuato un percorso tecnico-professionale, con certificazione di parte terza, attraverso cui i tributaristi possono e potranno svolgere particolari funzioni collegate alla loro attività”.

Indietro di quasi 60 anni

Secondo la Cgia, nel 2016 i prezzi al consumo in Italia sono calati in media dello 0,1%, come non avveniva dal 1959 e il nostro Paese è in deflazione. La Cgia ha monitorato la variazione media dei prezzi di 200 prodotti nei primi 11 mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015.

Mercato del lusso in Russia: ripresa sì, ma non per tutti

Nonostante un anno difficile per il commercio e per le imprese che esportano in Russia, a causa delle sanzioni economiche, i brand del lusso stanno tornando alla ribalta nel mercato russo, secondo il nuovo studio Luxury in Russia: the comeback, realizzato da Contactlab, specialista nel customer engagement e dalla società di investimento Exane BNP Paribas. Tuttavia, alcuni brand si comportano meglio di altri nell’adattare le proprie offerte al mercato russo: ad esempio, solo 4 brand propongono il servizio clienti in lingua russa.

In questo momento il mercato del lusso in Russia è stimato in 3,5 miliardi di euro in seguito a una crescita stimata tra il 5% e il 10% delle vendite rispetto all’anno precedente, rappresentando l’1,4% delle vendite di lusso mondiali. Tuttavia è da notare che i turisti russi sono estremamente importanti poiché rappresentano il 5% del mercato mondiale del lusso.

Considerando che i consumatori russi spendono in media il 60% in più rispetto ai clienti del resto del mondo, Contactlab ha constatato con sorpresa come alcuni tra i principali brand di lusso stiano adottando degli approcci piuttosto deboli per raggiungere questi consumatori.

Il team di specialisti di Contactlab ha analizzato 32 brand e li ha classificati secondo diversi parametri. Lo studio ha evidenziato la forza di Burberry, Louis Vuitton e Loro Piana nella digital customer experience. Questi brand si comportano bene per quanto riguarda i siti web in lingua locale, la selezione dei prodotti e le app mobile in lingua russa, e questi sono solo alcuni dei parametri presi in considerazione. L’indagine rivela che Dolce & Gabbana, Burberry e Swatch sono gli unici brand internazionali che ingaggiano i clienti russi sulle piattaforme di social media come Twitter e VK (il social network più popolare in Russia).

Probabilmente l’area di crescita potenziale più ampia per i brand di lusso in Russia è l’e-commerce. Il tasso di penetrazione di questo canale in Russia (considerato come percentuale delle vendite al dettaglio totali) non tiene il passo con altri mercati internazionali: la penetrazione mondiale nel 2015 era del 7% mentre in Russia raggiungeva solo il 2,5%. 19 brand propongono il sito in russo, ma alcuni di loro come Valentino, Hermès, Chanel, Prada e Zegna non hanno ancora localizzato i contenuti per la Russia e rimandano gli utenti al sito internazionale.

Massimo Fubini, Amministratore Delegato di Contactlab commenta: “Il mercato russo rappresenta un grosso potenziale di crescita per i brand di lusso ma alcuni essi utilizzano strategie obsolete, senza creare engagement a livello locale. Le carenze nel digital customer engagement sono particolarmente rilevanti se si tiene conto che i russi rappresentano circa il 5% del mercato mondiale, inclusi gli acquisti all’estero”.

Lo studio evidenzia un abisso tra i brand di lusso in termini di servizio clienti. Sono solo 4 quelli che attualmente offrono assistenza telefonica e via email in russo, mentre marchi come Chanel, Gucci, Hermès e Prada spiccano per la mancanza di un servizio localizzato.

Alcuni brand si rivelano leader indiscussi offrendo un servizio a tutto tondo ai consumatori russi, vale a dire assistenza telefonica e via mail, servizi diretti al consumatore come la consulenza di un personal stylist e la possibilità di prendere appuntamento in negozio. Per lasciare il segno in questo mercato i brand devono impegnarsi a fondo offrendo una varietà di servizi e facendo sentire i propri clienti importanti e sicuri nei loro acquisti”, conclude Fubini.

Le giovani imprese italiane premiate da Altagamma

Il mondo delle imprese italiane è fatto anche di giovani e di eccellenze. Va nel senso della valorizzazione di queste caratteristiche la seconda edizione del “PREMIO GIOVANI IMPRESE Believing in the Future”, ideato e promosso da Altagamma per sostenere le giovani imprese culturali e creative italiane nei diversi settori rappresentati nella Fondazione, ha decretato i vincitori 2016. Il Premio è organizzato in collaborazione con Borsa Italiana, Maserati, SDA Bocconi e con la partecipazione de L’Uomo Vogue.  

Ecco i vincitori nelle 7 categorie: Moda: BENEDETTA BRUZZICHES; Design: MORE; Gioielleria: DELFINA DELETTREZ; Alimentare: FRANTOIO MURAGLIA; Digital: LOVEThESIGN; Motori: EVO YACHTS; Hotellerie: VENISSA.

In linea con la mission di Altagamma di aumentare la competitività dell’alta industria culturale e creativa italiana e del Sistema Paese, il Premio Giovani Imprese ha l’obiettivo di contribuire a garantire anche per il futuro quel primato italiano che vanta una quota di mercato mondiale del lusso pari al 10%, con punte del 25% nei prodotti per la persona e nell’alimentare e del 30% nel design.

Altagamma intende offrire un programma di affiancamento e di mentorship che possa supportare le giovani imprese che presentano le adeguate caratteristiche imprenditoriali e creative.

In questo senso le scelte dei vincitori sono basate su una valutazione delle qualità del prodotto e del servizio offerti e delle potenzialità di crescita a medio e lungo termine.

Con questo obiettivo, la seconda edizione del Premio ha visto per la prima volta la creazione di un Advisory Board composto da professionisti e personalità di spicco nei diversi settori che hanno valutato  le candidature fino a selezionare prima i 21 finalisti, e successivamente, con il contributo di tutti i partner,  i vincitori. Un advisory Board diversificato sia per settore di competenza sia per approccio, composto da Davide Paolini (giornalista gastronomico), Antonio Cristaudo (Pitti Immagine), Stefania Lazzaroni (Fondazione Altagamma), Piero Lissoni (designer), Sara Maino (Vogue Italia), Cristina Morozzi (Istituto Marangoni Design), Walter De Silva (designer), Ettore Mocchetti (Traveller), Luca Martines (YOOX NET-A-PORTER GROUP).

Ai vincitori Fondazione Altagamma metterà a disposizione la membership gratuita per un anno e un percorso di mentorship creato su misura e costituito da una serie di incontri organizzati all’interno delle aziende socie da realizzarsi nel 2017. Borsa Italiana offrirà un percorso di training nell’ambito del programma ELITE e l’opportunità di esplorare l’interesse di possibili investitori internazionali.

Maserati – nella categoria “Motori” – premierà il vincitore mettendo a sua disposizione un programma formativo in diversi dipartimenti aziendali; il percorso verrà costruito su misura, in funzione del background e delle esigenze del vincitore stesso. Questo approccio permetterà di offrire una piena comprensione delle dinamiche di un brand esclusivo nel panorama automotive internazionale.

SDA Bocconi riserverà infine ai vincitori una giornata di executive management training.

E io mi assicuro lo smartphone!

Gli appassionati di tecnologia sono più accorti rispetto al passato e, visti i costi importanti di smartphone, computer, tablet e macchine fotografiche, sempre più spesso decidono di unire all’acquisto del prodotto anche un’assicurazione.

Secondo un’analisi condotta da Facile.it su un campione di oltre 7mila domande presentate da gennaio a dicembre 2016, in un anno le richieste di questo tipo sono quasi triplicate.

A fare la parte del leone è la copertura assicurativa legata ai cellulari e smartphone, che rappresenta il 74,6% del totale delle richieste analizzate; a seguire si trovano quelle legate a computer (9,9%) e macchine fotografiche (4%).

Secondo Mauro Giacobbe, amministratore delegato di Facile.it, “i consumatori hanno compreso il vantaggio di tutelarsi con pochi euro da danni molto comuni e, purtroppo, molto costosi: bastano un display rotto, ad esempio, o un bicchiere d’acqua rovesciato su un computer per compromettere seriamente le funzionalità del nostro gioiello tecnologico.

Scorrendo i numeri dell’analisi di Facile.it, il rapporto fra costi e benefici appare notevole: per assicurare uno smartphone da 750 euro contro qualunque danno, anche causato da altri individui, bastano meno di 50 euro per un anno, che diventano appena 10 in più se si vuole unire alla copertura anche la tutela contro il furto.

Ad oggi i più inclini a scegliere di tutelare il proprio acquisto (smartphone e non solo) con un’assicurazione sono i consumatori con un’età compresa fra i 24 e i 34 anni (45% del totale richiedenti), seguiti da quelli nella fascia 35-44 anni (35%).

Analizzando i numeri in ottica regionale, sono la Lombardia, il Lazio e l’Emilia Romagna le regioni che ricorrono maggiormente alle assicurazioni sui prodotti tech; Basilicata, Valle d’Aosta, e Calabria quelle dove, di contro, i consumatori si assumono i rischi maggiori.

La stangata di Imu e Tasi

Entro il prossimo 16 dicembre gli imprenditori devono versare la seconda rata di Imu e Tasi sugli immobili strumentali che complessivamente costerà poco meno di 5 miliardi di euro. Secondo i calcoli della Cgia, al lordo del risparmio fiscale lo sforzo maggiore sarà richiesto agli albergatori, che mediamente saranno chiamati a versare 6mila euro circa a immobile.

Seguono i proprietari dei grandi magazzini commerciali (categoria catastale D8), con poco più di 4mila euro, e i “capitani” delle grandi industrie (D7), con poco più di 3.220 euro. Se per i capannoni di minori dimensioni (D1), gli artigiani e i piccoli imprenditori pagheranno poco più di 2mila euro di Imu e Tasi, per gli uffici e per gli studi privati (A10) i liberi professionisti verseranno un’imposta media di poco superiore di 1.000 euro.

Infine, il saldo Imu e Tasi su negozi (C1) e laboratori (C3) costerà ai commercianti e ai piccoli artigiani rispettivamente 498 e 377 euro.

L’Ufficio studi della Cgia fa sapere che è giunto a questi risultati utilizzando, per ciascuna tipologia di immobile strumentale, le aliquote medie Imu e Tasi risultanti dall’analisi delle delibere dei Comuni capoluogo di provincia pubblicate sul sito del Dipartimento delle Finanze. Per ogni tipologia di immobile sono state utilizzate le rendite catastali medie ricavate dalla banca dati dell’Agenzia delle Entrate.

Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, commenta così questi calcoli di Imu e Tasi: “Dal 2011, ultimo anno in cui abbiamo pagato l’Ici, al 2016 l’incremento del carico fiscale sugli immobili ad uso produttivo e commerciale è stato spaventoso. Tutto ciò ha dell’incredibile. E’ utile ricordare che il capannone, ad esempio, non viene esibito dall’imprenditore come un elemento di ricchezza, bensì è un bene strumentale che serve per produrre valore aggiunto, dove la superficie e la cubatura sono funzionali all’attività produttiva esercitata. Accanirsi fiscalmente su questi immobili come è avvenuto in questi ultimi anni non ha alcun senso, se non quello di fare cassa, danneggiando l’economia reale del Paese e, conseguentemente, l’occupazione”.

Gli aumenti di Imu e Tasi verificatisi negli ultimi anni per singola tipologia di immobile strumentale sono stati molto pesanti. Dal 2011 al 2016, l’incremento del carico fiscale al lordo del risparmio fiscale sugli uffici ha toccato il 145,5%.

Per i negozi l’aumento è stato del 140,9%, per i laboratori artigianali del 109,7 per cento, mentre per gli alberghi, per i grandi magazzini commerciali e per i capannoni industriali il prelievo è quasi raddoppiato.

Il prossimo 16 dicembre, oltre al pagamento della seconda rata di Imu e Tasi, le imprese saranno chiamate a versare le ritenute Irpef e i contributi previdenziali dei dipendenti e dei collaboratori. Inoltre, coloro che hanno optato per il pagamento su base mensile dell’Iva dovranno versare all’erario quella riferita al mese di novembre.

Se si considera che entro Natale bisognerà pagare anche le tredicesime dei lavoratori dipendenti – afferma il segretario della Cgia Renato Mason – per moltissimi imprenditori non sarà facile recuperare la liquidità necessaria per onorare tutte queste scadenze”.

Social media, il nuovo eldorado della pubblicità

La crescita dei social media non è solo in termini di diffusione e di influenza che essi hanno sulla vita di tutti i giorni, ma anche per l’interesse che suscitano nel mercato pubblicitario.

Secondo l’agenzia pubblicitaria ZenithOptimedia, del gruppo francese Publicis, nel 2016 le inserzioni sui social media ammonteranno a 29 miliardi di dollari, per arrivare, nel 2019 a 50,2 miliardi, l’1% in meno dei 50,7 raccolti dai giornali. Nel 2020, il sorpasso.

La parte del leone la fa e la farà sempre di più Facebook, vero re dei social media tanto da desktop quanto da mobile. Secondo il Pew Research Center, negli Usa quattro americani su si informano leggendo news su Facebook, percentuale che arriva al 35,5% in Italia, secondo il Censis.

È dunque normale che gli inserzionisti siano sempre più attratti dai social, senza scordare le diverse piattaforme video. Se la raccolta pubblicitaria sui social media crescerà di circa il 20% annuo fino al 2020, per i video è previsto un incremento annuo del 18%.

Secondo gli analisti, il boom dei video, oltre che dei social media, è legato principalmente al miglioramento dei display degli smartphone e alla velocità di connessione, che fanno in modo che i video siano sempre più complementari agli spot televisivi.

I quali, però, continueranno a farla da padroni. Secondo gli analisti, la raccolta legata ai video online, nel 2019 sarà solo il 18% di quella televisiva.

Il mercato immobiliare italiano brilla nel 2016

Se c’è un settore in Italia che ha vissuto un 2016 d’oro è quello del mercato immobiliare. Un settore che viene da anni di pesante contrazione e per il quale ci vorrà parecchio tempo per tornare ai livelli di un tempo.

Un’analisi sull’andamento del mercato immobiliare italiano nel 2016 condotta dall’Ufficio Studi Tecnocasa conferma i dati resi pubblici dall’Agenzia delle Entrate nei giorni scorsi, che evidenziano come nei primi nove mesi del 2016 ci sia stato un incremento medio delle transazioni del 20,4%.

Un trend significativo quello del mercato immobiliare, trainato soprattutto dalla diminuzione dei prezzi e dai mutui più accessibili; dal 2007 le abitazioni, a livello nazionale, hanno ceduto il 39,7% del loro valore. Si torna dunque ad acquistare sia come prima casa sia come investimento.

Le grandi città vedono in testa Torino con un aumento del 26,9%, seguita a ruota da Genova (+26,8%) e da Milano (+26,7%). Fanalino di coda Palermo, il cui mercato immobiliare registra un modesto +8,1%.

A livello geografico i comuni del Nord (con +23,7%) corrono più dei comuni del Centro (+18,3%) e del Sud (+15,7%).

Questi dati – sottolinea Fabiana Megliola, Responsabile Ufficio Studi Tecnocasa commentando l’andamento del mercato immobiliare – sembrano confortare la previsione che, per tutto il 2016, le transazioni chiuderanno intorno a 500mila. I prezzi invece continuano nel loro trend al ribasso, anche se meno rispetto al passato. Per la fine dell’anno prevediamo un ribasso dei prezzi compreso tra -2% e 0%“.