Gelato Made in Italy alla conquista dei mercati esteri

Tra i settori che in Italia sono più floridi, c’è anche quello del gelato, capace di generare un giro d’affari di più di 2 miliardi di euro tra gelaterie, pasticcerie, aziende produttrici di macchinari e semilavorati.

Si tratta, dunque, di un settore che sicuramente è ben consolidato ed in continua crescita, come ha confermato l’Aiipa, Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari, che ha evidenziato un aumento di aziende fornitrici di ingredienti e semilavorati tra il 6 e il 7%.

Si tratta di cifre quasi da capogiro, che potrebbero portare presto questo prodotto anche all’estero, dove è sicuramente già conosciuto, ma non come dovrebbe, quindi dalle enormi potenzialità.

Ci sono già molte aziende che hanno capito il vantaggio di cogliere questa opportunità, considerando che la domanda estera copre due terzi dei 500 milioni di fatturato complessivo.
Ciò significa che il gelato italiano sta ampliando i propri mercati di riferimento, dirigendosi per ora verso il nord Europa, e in particolare verso Danimarca, Svezia e Finlandia. Anche se, considerando quanto i tedeschi amino il gelato, presto la Germania diventerà un “ottimo” bersaglio, così come il Giappone, in continua espansione.

Al contrario, il mercato italiano è piuttosto saturo, perciò l’internazionalizzazione rappresenta la vera chiave di volta per dare una sferzata ad un mercato che, tra le mura domestiche, appare piuttosto piatto, come ha confermato anche Claudio Pica, presidente dell’Aeper: “Cavalcare l’onda dell’internazionalità dell’alimentazione per guardare sempre di più all’estero, unico vero punto di espansione per chi intende intraprendere in maniera duratura e fruttifera la bellissima professione dell’artigiano gelatiere”.

Vera MORETTI

Saldo positivo per le imprese nel 2016, anche se di poco

I dati del Registro delle Imprese relativi al 2016 parlano di un anno che, tra iscrizioni e cessazioni, si è chiuso con 41mila imprese in più rispetto all’anno precedente, con una crescita dello 0,7%.
Si tratta del più basso livello di iscrizioni dell’ultimo decennio, 363.488 in 12 mesi, compensato però dal rallentamento delle chiusure, 322.134. con questo saldo positivo, il sistema imprenditoriale a fine dicembre arriva a contare 6.073.763 aziende registrate.

E’ importante notare che una su dieci è guidata da under 35. Grazie a loro si deve il bilancio in attivo, poiché nel 2016 sono state aperte 64mila imprese giovanili in più, con una crescita del 10,2% rispetto al 2015.

Così Ivan Lo Bello, presidente di Unioncamere, ha commentato questi numeri: “Le notizie positive che emergono da questa fotografia di come è cambiato il sistema delle imprese italiane nel 2016 sono il contributo importante dei giovani under 35 e la frenata delle chiusure. Anche il nostro Paese deve adattarsi al mondo che cambia ad una velocità sempre maggiore. Più rapidamente lo faremo, più imprese saranno capaci di competere e di superare le avversità”.

Per quanto riguarda i settori di appartenenza, sicuramente quello più dinamico si è rivelato quello del turismo, in cui si contano 8.829 bar e ristoranti in più rispetto al 2015 (+2,35%) e 2.732 attività di alloggio aggiuntive (+5,3%), con una crescita esponenziale degli affittacamere, bed and breakfast, case ed appartamenti per vacanza: +15,92% la loro variazione, pari a 2.512 imprese in più.
Bene anche per il comparto noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese, che a fine 2016 conta 7.416 imprese in più. La crescita in questo ambito è legata soprattutto alle attività di servizi per edifici ed il paesaggio, che registrano un saldo positivo di 2.833 imprese generato essenzialmente dalle imprese di pulizia (+1.886) e da quelle che si occupano di giardinaggio e manutenzione delle aree verdi (+1.169). Più che positivo anche il bilancio annuale delle attività di supporto alle funzioni di ufficio (dai call center, ai servizi di fotocopiatura, al recupero crediti), aumentate di quasi 4mila unità (+5,51%).
Oltre al settore commerciale, che conta oltre 6.200 imprese in più a fine 2016, nuovo impulso alla crescita l’hanno fornito lo scorso anno le attività professionali (+4.150 imprese il saldo). Tra queste, spiccano le attività di consulenza aziendale e amministrativo-gestionale, cresciute di 2.382 imprese e del 5,69%.
Anno positivo anche per i servizi alla persona (3.283 le imprese in più nel 2016), trainati essenzialmente dall’aumento dei parrucchieri ed estetisti (1.739 in più) e dalle attività di tatuaggio e piercing che, con un saldo di 622 imprese, hanno messo a segno una crescita record del +23,25%.

Al contrario, i comparti più tradizionali sono in continua flessione. Per le costruzioni, il 2016 si è chiuso con una riduzione complessiva di 4.733 attività (-0,7% su base annua), ma si tratta di una situazione che riguarda quasi complessivamente le micro-imprese edili, che nel 2016 hanno perso 8.400 unità. Tendenza inversa, invece, per le società di capitali (+6.300).
Nella manifattura, il bilancio di fine anno evidenzia una riduzione complessiva di 3.338 imprese, che riguarda tutti i settori, ad eccezione quello alimentare e delle bevande (+696) e, soprattutto, delle imprese di riparazione, manutenzione e installazione di macchine ed apparecchiature (+1.148 unità). In questo caso, si tratta di imprese operanti nella riparazione e manutenzione di macchinari (+560 unità, pari al +3,61%) e a quelle di riparazione e manutenzione di navi e imbarcazioni (+128 imprese, pari al 5,38% in più rispetto al 2015).

Molto bene l’imprenditoria al Sud e nelle Isole, con 22.918 imprese in più, con uno stacco netto da Centro (+13.386 il saldo) e Nord-Ovest (+6.255). Negativo, invece, il saldo del Nord-Est, che chiude il 2016 con una riduzione di 1.205 imprese (-0,1%).

Il bilancio rimane comunque attivo per quindici delle venti regioni italiane, con il Lazio in testa (11.264 imprese in più), la Campania (+8.901) e la Lombardia (+6.535). Il Lazio (+1,77%) registra la crescita più sostenuta anche in termini relativi; seguono la Basilicata (+1,7%) e la Campania (+1,56%).

Per quanto riguarda l’organizzazione delle imprese, le società di capitale hanno il saldo migliore, con 56.479 imprese in più, pari al 3,7%. Le imprese individuali sono in maggiore affanno, con una flessione di oltre 3 mila unità e un decremento dello 0,1%.

Vera MORETTI

Corsi di formazione e aggiornamento: ecco in che percentuale sono deducibili

I professionisti con partita Iva possono scaricare, tra le altre, anche le spese di formazione e aggiornamento professionale.
In particolare, il Ddl Lavoro Autonomo e Smart Working rendono deducibili al 100% le spese per master e corsi di formazione, ma anche partecipazioni a convegni e congressi, compresi viaggio e soggiorno. Il tetto massimo annuale è di 10mila euro. Ma, fino a quando il Ddl non sarà approvato definitivamente, queste spese rimarranno deducibili solo al 50%.

Ovviamente, i corsi di formazione devono essere inerenti alla professione svolta e la deducibilità vale, alla stessa percentuale, anche per i corsi di formazione online in modalità e-learning.

Spese deducibili da IRPEF e IRAP:

  • Quota di iscrizione ai corsi, convegni e congressi;
  • spese di viaggio per raggiungere la sede del corso o convegno;
  • spese di vitto durante il corso o convegno;
  • spese di alloggio per la partecipazione.

Deducibilità IRPEF:

  • Iscrizioni e viaggi: deducibilità del 50% sul 100% della spesa.
  • Vitto e alloggio: deducibilità del 50% sul 75% delle spese.

Iscritti albi professionali
La circolare n. 35/E 2012 dell’Agenzia delle Entrate ha chiarito che la deducibilità è applicabile anche alle spese per la partecipazione alla formazione continua obbligatoria degli iscritti in albi professionali come ingegneri, avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, geometri, ecc.

I corsi di formazione e aggiornamento professionale possono essere svolti anche all’estero, purché si provi la spesa con copia della fattura e del bonifico con cui si è pagato il corso.

Vera MORETTI

L’Oua favorevole al decreto sulla compensazione dei crediti

La notizia della firma del decreto, da parte del ministro della Giustizia Andrea Orlando, che disciplina le modalità di compensazione dei crediti vantati dagli avvocati per l’attività svolta a seguito di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, ovviamente mediante sgravi fiscali, è stata accolta favorevolmente e con soddisfazione dall’Organismo Unitario dell’Avvocatura.

Ad esprimere il proprio pensiero favorevole è stata in prima persona Mirella Casiello, presidente Oua, la quale ha dichiarato: “Questa è la conclusione positiva di una iniziativa che ha visto la decisa mobilitazione dell’OUA, dell’Avvocatura tutta, sotto il forte impulso della Commissione patrocinio a spese dello Stato, coordinata da Alberto Vigani. Una proposta che ha avuto una grande attenzione dal ministro Orlando, che chiaramente ringraziamo per aver risposto concretamente a una richiesta che non solo tutela gli avvocati che esercitano questo servizio, ma che valorizza lo stesso patrocinio a spese dello Stato, uno degli snodi fondamentali del servizio giustizia per i cittadini con maggiori difficoltà economiche. Avanti così, sono ancora molti i problemi da affrontare, diversi i ddl avanzati dall’OUA, tra questi solo per citarne alcuni, quelli che nei giorni scorsi sono stati presentati alla Camera sull’equo compenso e per l’estensione sempre del patrocinio senza limiti di reddito ai minori e ai disabili”.

Vera MORETTI

Made in Italy protagonista al Seafood Expo Global

Si conclude oggi a Bruxelles il Seafood Expo Global, ovvero una delle più importanti manifestazioni a livello mondiale dedicate alla filiera ittica.

Ovviamente, non poteva mancare l’Italia, che in questi giorni ha ricevuto ampi consensi, e che è presente sul posto con uno stand di 1000 mq organizzato dal Ministero delle politiche agricole.
Lo stand italiano ospita 56 aziende che riguardano tutta la filiera, dalla pesca alla trasformazione fino all’acquacoltura, che provengono da tredici diverse regioni. Tra queste, poi, alcune, come Lazio, Toscana, Piemonte e Marche. Puglia, Calabria, Sicilia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia hanno uno stand istituzionale.

La massiccia presenza italiana non solo vuole promuovere ulteriormente la qualità, la materia prima e la tradizione Made in Italy, ma si occupa anche di sensibilizzare circa la tracciabilità del prodotta e la sostenibilità del processo produttivo, che rappresentano i concetti chiave su cui l’Italia si basa e si vorrà basare in futuro.
La promozione del consumo responsabile, infatti, deve rimanere uno dei capisaldi, soprattutto quando si tratta delle specie tipiche delle nostre coste, come vongola, acciuga, tonno rosso, scampo, calamaro, nasello, cozza, gambero rosso e spigola.

Per esaltare profumi e sapori tipici della tradizione italiana legata al pesce, sono stati chiamati i due chef stellati Massimo Riccioli, siciliano d’origine e romano d’adozione, e Tino Vettorello, veneto, i quali hanno utilizzato, ottenendo molti consensi, i prodotti delle aziende espositrici per una serie di show-cooking all’insegna della gastronomia Made in Italy.

Vera MORETTI

Più di un milione di famiglie italiane a rischio di povertà

Roberto Monducci, direttore del dipartimento per la produzione statistica di Istat, in audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato per parlare del Documento di economia e finanza, ha dovuto far notare una situazione italiana ancora piuttosto grave, soprattutto per quanto riguarda le condizioni economiche delle famiglie, di certo poco migliorate, se non per nulla, nel 2016 rispetto all’anno precedente.

Anzi, Monducci ha dichiarato che “nel 2016 risultano in condizione di grave deprivazione 1 milione 250 mila minori, pari al 12,3% della popolazione con meno di 18 anni. Tale quota risulta in lieve diminuzione rispetto agli anni precedenti”.

Relativamente al potere di acquisto degli italiani, si è notato un aumento, anche se rimane un atteggiamento cauto per quanto riguarda i consumi. Ciò significa che le famiglie stanno aumentando la propensione al risparmio, anche se la componente dell’incertezza rimane ben salda e visibile, come se si stesse guidando una macchina con il freno a mano tirato. E questa cautela, a volte eccessiva, è un’eredità pesante che deriva dalla crisi economica degli ultimi anni.

Nel 2016, tra le principali voci di spesa che hanno segnato una contrazione, si evidenziano gli investimenti (-4,5%), in calo per il settimo anno consecutivo. Per quanto riguarda gli investimenti pubblici emerge un trend persistentemente negativo e la divaricazione tra amministrazioni centrali che bene o male producono incrementi e la parte locale che tende a scendere è importante. Questa è stato messo in evidenza perché riteniamo possano nascere politiche più attente agli investimenti su base locale”.

Questo significa che il rischio di non centrare l’obiettivo indicato dal Governo nel Def relativo al Pil nel 2017 è molto alto, come ha spiegato Monducci: “Le oscillazioni del commercio estero e della produzione industriale osservati nei mesi di gennaio e febbraio potrebbero rappresentare dei fattori di rischio per la crescita del primo trimestre 2017. In particolare, la diminuzione della produzione di beni strumentali potrebbe indicare una decelerazione degli investimenti. Si segnala che una crescita nel primo trimestre in linea o inferiore a quella osservata negli ultimi tre mesi del 2016 richiederebbe, ai fini del raggiungimento degli obiettivi indicati dal governo per il 2017, una accelerazione dei ritmi di espansione nei trimestri successivi”.

Vera MORETTI

Assegno familiare: a chi spetta e come ottenerlo

Per ottenere l’assegno familiare, previsto a sostegno del reddito per lavoratori dipendenti con reddito del nucleo familiare inferiore a soglie prestabilite, occorre fare domanda al datore di lavoro entro giugno di ogni anno.

L’assegno spetta a:

  • dipendenti pubblici e privati in attività (compresi apprendisti, collaboratrici domestiche, lavoratori a domicilio, soci di cooperative) e assimilati (es.: lavoratori socialmente utili);
  • lavoratori in aspettativa per cariche pubbliche elettive o sindacali;
  • titolari di prestazioni a sostegno del reddito (es.: indennità di disoccupazione, cassa integrazione, mobilità, maternità, malattia…);
  • titolari di pensioni liquidate dal fondo pensioni dipendenti INPS o di regimi sostitutivi ed esclusivi dell’AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria).

Inoltre, la legge 449/1997 ha esteso il diritto all’assegno familiare anche ai lavoratori parasubordinati iscritti alla Gestione Separata INPS che versano la quota assicurativa, purché non pensionati o iscritti ad altra forma di previdenza obbligatoria.
Sono esclusi dalla prestazione i piccoli coltivatori diretti (per le giornate di lavoro autonomo con le quali integrano quelle di lavoro agricolo dipendente), coltivatori diretti (anche coloni e mezzadri), i pensionati delle gestioni speciali per i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori diretti, coloni e mezzadri).

Per ottenere l’assegno, il nucleo familiare deve essere composto dal richiedente e altri familiari anche non conviventi (fatta eccezione per i figli naturali riconosciuti da entrambi i genitori):

  • coniuge non legalmente ed effettivamente separato;
  • figli legittimi o legittimati ed equiparati (adottivi, affiliati , naturali, legalmente riconosciuti o giudizialmente dichiarati, nati da precedente matrimonio dell’altro coniuge, affidati a norma di legge, i nipoti viventi a carico di ascendente diretto) di età inferiore a 18 anni;
  • figli maggiorenni inabili per difetto fisico o mentale, nella permanente impossibilità di dedicarsi a un lavoro proficuo;
  • fratelli, sorelle e nipoti minori di età o maggiorenni inabili, purché orfani di entrambi i genitori e senza diritto alla pensione superstiti.

Il diritto all’assegno è subordinato al reddito complessivo del nucleo familiare che non deve oltrepassare i limiti di legge stabiliti ogni anno, con validità dal 1° luglio di ogni anno al 30 giugno dell’anno successivo. Il reddito deve derivare al 70% da lavoro dipendente e assimilato soggetto all’IRPEF, compresi quelli a tassazione separata (arretrati sulle retribuzioni, indennità sostituiva di preavviso), anche se conseguiti all’estero o presso enti internazionali con sede in Italia. Contribuiscono anche gli assegni periodici corrisposti al coniuge in conseguenza di separazione o divorzio e le prestazioni previdenziali derivanti da lavoro dipendente (indennità di disoccupazione e mobilità, malattia e maternità, integrazioni salariali).

L’assegno è corrisposto per intero se il rapporto di lavoro è continuativo per:

  • ogni mese di lavoro: 104 ore effettuate (operaio) o 130 ( impiegato);
  • ogni settimana: se non si raggiungono 104 o 130 ore di lavoro al mese ma sono state effettuate almeno 24 ore settimanali (operaio) o 30 ore ( impiegato);
  • ogni giornata lavorata: in caso di mancato raggiungimento delle 24 o 30 ore settimanali.

La richiesta dell’assegno familiare si presenta tramite consegna del modulo ANF/DIP- COD. SR16 al datore di lavoro, che ottiene dall’INPS il rimborso delle somme pagate. In alcuni casi il datore paga l’assegno solo se il lavoratore ha ottenuto prima l’autorizzazione dall’INPS (in questi casi la domanda si presenta con modello ANF42), che viene richiesta per includere determinati familiari nel nucleo:

  • figli di genitori legalmente separati/divorziati o del coniuge già divorziato, prole naturale riconosciuta da entrambi i genitori, figli ed equiparati per i quali non sia stata sottoscritta la prevista dichiarazione del coniuge del richiedente;
  • fratelli, sorelle e nipoti;
  • familiari maggiorenni inabili al 100% o minorenni inabili per i quali non sia già documentata l’incapacità a svolgere i compiti e le funzioni dell’età;
  • familiari residenti all’estero.

Vera MORETTI

Per le pmi, parte la quarta edizione di UniCredit Start Lab

Le startup e le piccole e medie imprese capaci di proporre progetti e servizi innovativi possono contare su un’iniziativa di UniCredit, arrivata alla sua quarta edizione proprio grazie al successo avuto negli anni scorsi, che vuole aiutare, sostenere ed incoraggiare la nascita di nuove pmi.

Si tratta di UniCredit Start Lab, che, una volta individuati i progetti più meritevoli, attiverà un programma di accelerazione e incentiverà nuovi investimenti.

Nel dettaglio, il bando si rivolge alle startup di meno di cinque anni, oltre che alle piccole e medie imprese innovative e alle persone fisiche con idee imprenditoriali vincenti.
E’ previsto inoltre un programma di accelerazione completo e strutturato in diverse fasi, con iniziative di mentoring e l’assegnazione finale di un premio in denaro.
Inoltre, i progetti innovativi proposti possono riguardare quattro aree distinte, quindi verranno divisi in tre categorie: Innovative Made in Italy, Digital, Clean Tech, Life Science.

UniCredit concede servizi di networking e mentorship, erogando contributi da 10 mila euro per ciascuna delle quattro categorie.

Le domande possono essere inviate entro il 2 maggio 2017.

Vera MORETTI

E’ online il nuovo modello del Bonus Sud

Sul sito dell’Agenzia delle Entrate è stato messo online il nuovo modello di comunicazione per accedere al credito d’imposta sugli investimenti nel Mezzogiorno, chiamato Bonus Sud, introdotto dalla Legge di Stabilità 2016.

Si legge nella nota diramata dall’Agenzia: “Il nuovo modello può essere utilizzato dalle imprese che acquisiscono beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Molise, Sardegna e Abruzzo e che intendono beneficiare del Bonus Sud. Il nuovo modello sostituisce quello approvato con il Provvedimento del 24 marzo 2016. Con il nuovo modello di comunicazione sarà possibile sia chiedere l’autorizzazione alla fruizione del credito d’imposta sia rinunciare a una precedente richiesta o rettificare una comunicazione già inviata, comprese quelle presentate all’Agenzia delle Entrate con il modello precedente. Il nuovo modello va anche utilizzato per gli investimenti realizzati entro il 28 febbraio 2017, ossia quelli assoggettati alla normativa previgente. Il nuovo modello si è reso necessario per adeguare la comunicazione per la fruizione del credito d’imposta alle modifiche previste dal Dl Mezzogiorno 243/2016”.

Il credito d’imposta è relativo agli investimenti effettuati dall’1 gennaio 2016 fino al dicembre 2019 ed è possibile presentare una o più comunicazioni, ognuna riguardante uno o più soggetti.
Tale comunicazione va trasmessa attraverso Entratel o Fisconline fino al dicembre 2019, o direttamente o tramite intermediario.
L’invio va fatto utilizzando il software denominato “CIM17”, disponibile gratuitamente sul sito internet Agenziaentrate.gov.it a partire dal 27 aprile 2017. Per ogni comunicazione, sulla base della completezza dei dati dichiarati, l’Agenzia rilascia un’apposita ricevuta che attesta la fruibilità o meno del credito. Dal quinto giorno successivo alla data di rilascio della ricevuta, il beneficiario può utilizzare in compensazione il credito maturato, tramite modello F24 da presentare in via telematica.

Vera MORETTI

Italia ancora in ritardo per i pagamenti delle PA

L’Italia è ancora in affanno per quanto riguarda i debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti di imprese per beni e servizi.
Rispetto agli altri paesi europei, infatti, il debito commerciale è pari al 3% del PIL, il più elevato di tutti i paesi dell’Unione Europea, tanto da essere il doppio rispetto alla media dell’Eurozona, che raggiunge l’1,5%, e più del doppio rispetto all’1,3% del PIL della Spagna e all’1,2% di Francia e Germania.
Il primato dell’Italia si conferma nonostante il peso dei debiti commerciali sia in diminuzione negli ultimi tre anni, scendendo di 1 punto rispetto al 4,0% del PIL registrato nel 2012.

Ciò emerge dal Documento di Economia e Finanza 2017, dove, nel volume dedicato al Piano Nazionale delle Riforme, si evidenzia che a fronte di 27,3 milioni di fatture ricevute e non respinte dalle oltre 22.000 pubbliche amministrazioni registrate sulla Piattaforma per i crediti commerciali, sono stati acquisiti i dati dei pagamenti per solo 15,4 milioni di fatture: a distanza di cinque anni dall’avvio delle politiche di accelerazione dei pagamenti della PA mancano i dati sui pagamenti per 11,9 milioni di fatture, pari al 43,6% del totale.

Per quanto riguarda i tempi medi di pagamento per saldare, in tutto o in parte, il 56,4% delle fatture per le quali sono stati acquisiti i dati dei pagamenti, sono stati pari a 50 giorni, tempo medio ponderato con gli importi, anche se ci potrebbero essere tempi più critici, considerando che sono state prese in esame le PA più virtuose.

Questo ritardo si verifica nonostante tutte le imprese fornitrici emettano fatture elettroniche nei confronti della Amministrazioni pubbliche.
In Italia, la quota di imprese che emette fatture elettroniche è del 30,3%, percentuale superiore alla media di ben 12,5 punti, che infatti si attesta a 17,8%. La quota dell’Italia sopravanza il 25% della Spagna ed è doppia rispetto al 15,6% della Germania e del 14,9% della Francia.

Vera MORETTI