Seed Money, un sostegno per le startup early stage

I primi passi di un’impresa nel mondo del business sono i più difficili e i più delicati da compiere. Esistono però realtà come Seed Money che aiutano in questa fase cruciale.

Seed Money è infatti un progetto che punta allo sviluppo di startup early stage, ossia giovani aziende in una fase molto iniziale di messa a punto del business.

Che cosa è

Come racconta Federico Barcherini, socio fondatore, “Seed Money è un veicolo di investimento e acceleratore per startup early stage fondato da un team di Business Angel di grande esperienza”.

I soci che entreranno a farne parte, grazie alla campagna di equity crowdfunding, potranno affiancare il team in tutte le fasi di lavoro”.

Barcherini ha fondato Seed Money insieme a una cordata di professionisti di grande esperienza, che conoscono in profondità il mercato delle startup.

Il crowdfunding

Seed Money ha da poco avviato una campagna di raccolta fondi su CrowdFundMe.it che proseguirà fino alla fine di novembre.

Siamo partiti con un obiettivo di 50mila euro, ma in pochissimo tempo abbiamo raccolto circa 70mila euro. Segno che nel nostro Paese un’iniziativa del genere ha spazio e mercato”, prosegue Barcherini.

Per gli investitori questa è una nuova opportunità di diversificazione, perché difficilmente le startup early stage trovano spazio nelle campagne di equity crowdfunding”.

Con Seed Money, oltre a partecipare ai successi del veicolo di investimento, tutti i soci saranno coinvolti dal team nelle fasi di selezione e accelerazione e potranno anche interagire direttamente con le startup”.

Oltretutto, molti dei soci che fanno parte del progetto sono artefici di altre startup di successo, professionisti di grande esperienza: una garanzia in più per chi si approccia a questo settore”.

I numeri del mercato

Per capire il quadro d’insieme in cui si muove Seed Money, è necessario dare un’occhiata al contesto di mercato.

Nel 2017 in Italia gli investimenti dei Business Angel sono cresciuti del 10%, per un totale di 26,6 milioni di euro, rispetto ai 24,4 milioni del 2016.

Il 34% dei Business Angel ha investito individualmente, mentre il 66% preferisce il co-investimento attraverso club di investitori o gruppi di Business Angel come Seed Money.

L’obiettivo

Il nostro obiettivo è aiutare gli imprenditori nella fase iniziale del loro progetto, nei momenti delicatissimi di messa a punto del prodotto e di primo approccio con il mercato”, conclude Barcherini.

Vogliamo dare a tutti la possibilità di partecipare alle nostre iniziative: è proprio questa apertura alla nuova generazione di Business Angel la parte più innovativa del nostro progetto”.

Seed Money ha inoltre attivato una collaborazione con Startup Academy, la business school di Startup-News.it per formare gli imprenditori di domani.

Wind Tre Business, il partner affidabile di professionisti e piccole imprese

Piccole imprese e partite IVA non hanno tempo da perdere. Devono pensare solo a una cosa: fare business.

Una sfida quotidiana che, per essere vinta, ha bisogno dei migliori partner in ogni ambito del lavoro che, ogni giorno, ciascun professionista deve svolgere al meglio.

Uno di questi ambiti strategici è quello della telefonia, nel quale servono alleati affidabili e performanti, sia per la linea fissa sia per quella mobile. Per entrambe, Wind Tre Business ha la soluzione ideale.

 

L’offerta OFFICEONE di Wind Tre Business è pensata per l’ufficio e porta Fibra e Adsl con connettività veloce e senza costi extra in fattura. Chiara e lineare.

Perché per un professionista, la chiarezza viene prima di tutto. Una chiarezza che è già parte dell’offerta.

Per la telefonia mobile, invece, la soluzione MYSHARE di Wind Tre Business consente di avere anche il nuovissimo Samsung Galaxy S9 o S9+, lo strumento più moderno per chi fa impresa e business oggi.

L’offerta MYSHARE chiamate e internet offre fino a 60 GIGA da condividere tra i vari device, su rete 4G-LTE, validi anche all’estero. E a partire da 8 € in più al mese è possibile aggiungere il Samsung Galaxy S9 o S9+

Per essere sempre un passo avanti rispetto ai competitor e per conquistare nuovi mercati e nuovi clienti, meglio cominciare da soluzioni di comunicazioni efficaci, come quelle di Wind Tre Business.

Grande successo per Mido, la fiera dell’occhialeria

Si è appena conclusa a Milano Mido, la fiera dell’ occhialeria più importante a livello internazionale, che ha dato una grossa opportunità alle eccellenze Made in Italy, come era previsto tra gli obiettivi dell’evento.

Giovanni Vitaloni, presidente di Anfao, di Mido e di Nico-design, azienda piemontese che comprende i marchi Vanni e Derapage, facendo un bilancio di questa edizione 2018, si è detto soddisfatto di come si è svolta e dei risultati ottenuti, perfettamente in linea con gli obiettivi annuali.

La sfida assolutamente da non perdere è mantenere la quota di export della produzione totale, che all’85% è destinata al mercato estero. Per fare ciò, occorre continuare a lavorare su più fronti e tenere alta la competitività.

Parola d’ordine sarà, ancora una volta, innovazione, che deve necessariamente riguardare tutti gli step, dalla produzione alla comunicazione.
E questo era ben visibile nella sezione Mido Tech, dove è stata realizzata una installazione con un pavimento luminoso di 500 metri quadrati che, riflettendosi su un soffitto a specchio, a simbolizzare l’importanza sia della tecnologia sia della creatività.

Un’ampia sezione, Lab Academy, è stata poi dedicata alle startup, imprese nate da meno di tre anni, mentre Mido Tech dava spazio alle aziende che producono strumenti e macchinari utilizzati nell’industria ottica, uno dei comparti dove la componente tecnologica fa la differenza per consentire la realizzazione di prodotti innovativi e unici.

Focus importante sulla prevenzione, come ha voluto ricordare lo stesso Vitaloni: “La salute è un tema sensibile sia per l’Anfao che per il Mido. Siamo soci fondatori della Commissione Difesa Vista Onlus (Cdv), presieduta da Vittorio Tabacchi, che si dedica alla sensibilizzazione sulla salvaguardia della vista. Tutte le volte che un i camion della Cdv arriva in una città la gente accorre numerosa per fare uno screening gratuito. La prevenzione è importante e non soltanto a livello medico. Da questo punto di vista il Mido è un’occasione per condividere esperienze, progetti e buone pratiche per massimizzare l’efficacia delle azioni e dei messaggi, anche attraverso nuove forme di collaborazione tra gli attori del settore”.

Vera MORETTI

NASpI: parte la procedura sperimentale, molto snella e veloce

Il percorso per richiedere la NASpI è diventato più semplice: il lavoratore che rimane senza lavoro riceverà direttamente nella propria area del sito INPS il link a cui accedere per compilare la relativa richiesta.

INPS individua automaticamente i lavoratori che perdono involontariamente il lavoro, che quindi diventano fruitori di NASpI in automatico, ovviamente previa compilazione e richiesta.

Questa procedura, molto più immediata e snella, è partita online dal 23 febbraio ed è in via sperimentale. Tra i vantaggi ci sono anche i tempi, molto più veloci rispetto ai classici adempimenti burocratici, poiché la domanda deve essere presentata entro 68 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro.

Anche se la procedura è partita da pochi giorni, sicuramente comporterà un più rapido svolgimento dell’intera operazione, e ovviamente avrà una conseguenza positiva sull’erogazione del trattamento, la cui decorrenza cambia a seconda del momento in cui viene presentata la domanda: se la richiesta viene presentata all’INPS entro l’ottavo giorno dal termine della prestazione lavorativa, la NASpI parte dall’ottavo giorno, dal giorno successivo alla presentazione della domanda negli altri casi.

Se il licenziamento è per giusta causa, il trattamento parte dal 38esimo giorno successivo se la domanda è presentata entro questo termine oppure il giorno la presentazione.

Vera MORETTI

Presentato a Bolzano il Comitato regionale italo-tedesco

E’ stato appena presentato il nuovo Comitato regionale italo-tedesco per l’Alto Adige, che si è riunito per la prima volta lunedì 26 febbraio presso la Camera di Commercio di Bolzano.

Obiettivo di questo nuovo comitato è offrire alle imprese tedesche attive nella provincia di Bolzano occasioni di scambio e di supporto relativamente alla distribuzione locale.

A questo proposito, Michl Ebner, presidente della Camera di Commercio di Bolzano, ha dichiarato: “La Camera di commercio di Bolzano sostiene il Comitato perché la Germania è un importante partner commerciale e mercato di destinazione per l’Alto Adige. Per poter creare una rete solida è essenziale curare buoni contatti commerciali”.

Durante il primo incontro sono state presentate le prestazioni e le attività di consulenza e supporto offerte dalla DEinternational Italia, la società di servizi della Camera di Commercio Italo-Germanica.
Importante anche la questione dell’organizzazione della distribuzione, per individuare la forma più adatta ai canali esistenti, attraverso anche la presentazione di best practice già realizzate in Italia e in Germania.
Anche il tema della formazione professionale duale che segue il modello tedesco e che permette ai giovani qualificati di apprendere abilità pratiche e nozioni teorico-scientifiche.

Erwin Rauhe, presidente della Camera di Commercio Italo-Germanica, ha aggiunto: “Il Trentino-Alto Adige è, per storia e tradizione, la regione di incontro tra cultura commerciale tedesca e italiana, ed è ritenuta una delle piattaforme più significative per i rapporti economici tra i due Paesi. La zona di Bolzano rappresenta per motivi culturali, logistici e linguistici un importante nodo per le imprese tedesche e italiane. Come Camera di commercio Italo-Germanica sosteniamo lo sviluppo di cooperazioni economiche tra i due Paesi e affianchiamo le aziende che intendono creare o consolidare una loro presenza in Italia o in Germania”.

Vera MORETTI

In continuo aumento la delocalizzazione delle aziende all’estero

Fuga all’estero per le aziende italiane, che nel periodo compreso tra il 2009 e il 2015 hanno aumentato la loro presenza fuori dai confini nazionali in una percentuale pari al 12,7%, passando dalle 31.672 alle 35.684 unità.
Questi dati sono stati resi noti dall’Ufficio Studi della Cgia, a seguito di un’indagine condotta dal Politecnico di Milano e dall’Ice.

La conseguenza immediata è stato un aumento dell’8,3% del fatturato, ed un incremento del giro d’affari di oltre 40 miliardi di euro, con un picco nel 2015 di 520 miliardi di ricavi per le imprese straniere collocate da aziende italiane.

Tra le imprese italiane che si sono trasferite all’estero, oltre 14.400, pari al 40,5% del totale, appartengono al settore del commercio, come filiali e joint venture di imprese manifatturiere.
Altre 8.200, che corrispondono al 23,1% del totale, fanno parte del settore manifatturiero, soprattutto quelle produttrici di macchinari, apparecchiature meccaniche, metallurgiche e prodotti in metallo.

Ma dove vanno le imprese che emigrano dall’Italia? La destinazione preferita è oltreoceano, negli Stati Uniti, dove nel 2015 le partecipazioni italiane sono state superiori a 3.300. Seguono la Francia (2.551 casi), la Romania (2.353), la Spagna (2.251) la Germania (2.228), il Regno Unito (1.991) e la Cina (1.698).

Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, ha precisato: “Purtroppo non ci sono statistiche complete in grado di fotografare con precisione il fenomeno della delocalizzazione produttiva. Infatti, non conosciamo, ad esempio, il numero di imprese che ha chiuso l’attività in Italia per trasferirsi all’estero. Tuttavia, siamo in grado di misurare con gradualità diverse gli investimenti delle aziende italiane nel capitale di imprese straniere ubicate all’estero. Un risultato, come dimostrano i dati riportati in seguito, che non sempre dà luogo ad effetti negativi per la nostra economia”.

Le regioni italiane maggiormente interessate da questo fenomeno sono la Lombardia (11.637 partecipazioni), il Veneto (5.070), l’Emilia Romagna (4.989) e il Piemonte (3.244), a dimostrazione che quasi il 78% delle partecipazioni sono riconducibili a imprese italiane ubicate nelle regioni del Nord Italia che sono comunque riconosciute come aree con livelli di industrializzazione tra i più elevati d’Europa.
Ciò accade perché in questi casi la fuga non ha motivo opportunistico ma di rafforzamento della competitività, tanto da espandere il Made in Italy anche e soprattutto all’estero.

Vera MORETTI

L’Istituto nazionale revisori legali presenta la Carta dei Valori

L’Istituto nazionale revisori legali ha redatto la Carta dei Valori, sottoscritta dagli otto revisori legali iscritti e candidati nei diversi schieramenti politici in vista delle imminenti elezioni del 4 marzo.
Per tutti, i principi da cui si deve partire sono trasparenza, competenza e professionalità, che conferma la volontà di portare avanti la legalità e la competenza contabile, che sono al di sopra di qualsiasi appartenenza politica.

A questo proposito, Virglio Baresi, presidente dell’Inrl, ha dichiarato: “E’ la prima volta, in Italia, che un organismo rappresentativo degli oltre 155mila revisori legali, il più longevo della categoria con 60 anni di attività, scende in campo per ribadire il forte impegno professionale super partes a difesa degli interessi della collettività, della imprenditoria e del singolo contribuente”.

Il messaggio è stato colto dai revisori Antonella Gobbo, candidata alla Camera dei deputati nel collegio uninominale Lazio 1.14 tra le fila del Movimento 5 stelle, da Jacopo Marchetti, candidato alla Camera dei deputati con la lista Civica popolare Lorenzin, nel collegio plurinominale di Lombardia 4-1 Lodi-Vigevano-Pavia, da Desiderata De Angelis, candidata alla elezioni regionali Lazio per la Democrazia cristiana, da Pasquale Ciacciarelli, candidato alla provincia di Frosinone, nelle liste di Forza Italia.

Si sono aggiunti anche Tiziano Danieli, candidato alla Camera in tutti i collegi del Comune metropolitano di Venezia nella lista del partito repubblicano-Ala, Riccardo Giuseppe Zani, candidato al Senato per Civica Popolare con il ministro della Salute Lorenzin, Salvatore Sciascia, candidato nel collegio uninominale senatoriale della Lombardia per Forza Italia, e Ignazio Messina, e unico candidato della lista Civica Popolare con Beatrice Lorenzin a Brescia.

Tutti i candidati hanno condiviso la convinzione della necessità di una riforma del sistema fiscale e un ruolo più concreto dei revisori nelle partecipate e negli enti locali per il rilancio etico-socio-economico delle amministrazioni pubbliche.

Vera MORETTI

Chiarimenti sull’APE volontaria da parte di Inps

Relativamente alle principali agevolazioni fiscali che riguardano l’anticipo pensionistico, è bene sapere che l’APE volontaria è esentasse, poiché non concorre a formare il reddito IRPEF.
Viene riconosciuto a lavoratori che abbiano alcuni particolari requisiti, e che viene restituito con rate ventennali applicate sull’assegno previdenziale.

Sugli interessi del finanziamento e sull’assicurazione c’è un credito d’imposta annuo del 50% dell’importo, pari ad un ventesimo degli interessi e dei premi assicurativi pattuiti nei relativi contratti.
Anche questo credito d’imposta non concorre alla formazione del reddito IRPEF, ed è riconosciuto dall’INPS per l’intero importo, a partire dal primo pagamento della pensione.

L’INPS agisce come sostituto d’imposta, ciò significa che applica automaticamente l’agevolazione sulle rate mensili che si applicano alla pensione, rivalendosi poi sulle ritenute da versare al Fisco. In pratica, a partire dalla prima rata applicata sulla pensione come restituzione del prestito, viene versato il 50% degli interessi e del premio assicurativo, calcolato sulla base degli importi totali comunicati dall’istituto finanziatore con il piano di ammortamento e dall’impresa assicurativa.

Infine, all’APE si applicano tutte le agevolazioni fiscali per il settore del credito previste dagli articoli da 15 a 22 del Dpr 601/1973.

Vera MORETTI

Piemonte: le imprese di servizi superano il commercio

La situazione economica e finanziaria dell’Italia non sempre corrisponde a quella che caratterizza le regioni che la compongono.
Ad esempio, il Piemonte, se da una parte ha confermato che la crisi sta spingendo sul freno, dall’altra non può ancora dire che si sia verificata una inversione di tendenza.

Questo scenario è stato confermato da un’analisi condotta dalla Camera di Commercio di Torino, che si è in particolare soffermata sulla situazione del capoluogo piemontese e della sua provincia e si è basata sulle iscrizioni e cancellazioni registrate nel 2017.

Il trend non ha ancora cambiato rotta definitivamente, tanto che, a fine anno, e per il settimo anno consecutivo, si è verificata una diminuzione numerica di 848 unità, per un totale, a fine 2017, di 22.459 imprese.

La notizia positiva è che, rispetto al 2016, le perdite si sono dimezzate, mentre si è stabilizzato il tasso di sopravvivenza a un anno dall’apertura, dell’88%, in miglioramento a tre anni (dal 66,8% al 68%).

Ciò che emerge da questi dati è che, per la prima volta, i servizi alle imprese, grazie ad una crescita dello 0,2%, hanno sorpassato il commercio, che invece è sceso dello 0,8%. Parlando di numeri, le prime sono 56.144 e le seconde 55.759.
Si consolida inoltre il numero delle imprese guidate da donne, +0,31%, con più della metà di loro che sono ultracinquantenni.
In sofferenza le aziende guidate da giovani, poiché sono 615 in meno rispetto a un anno fa. Continua il boom delle imprese guidate da stranieri, +3.8%, l’11% del totale.

Vera MORETTI

Le idee del Cup per aiutare il Paese

Il Cup, Comitato unitario delle professioni, ha emanato, tramite la sua Alleanza Professionisti, una serie di idee utili per modernizzare il Paese, che sono state già presentate a Roma in occasione di un convegno e che verranno presto inviate al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Vediamo nel dettaglio quali sono le idee contenute nel documento redatto dal Cup:

Garantire la salute e il benessere dei cittadini.
Nel documento si legge: “Nonostante il Legislatore abbia avviato in questi anni numerose politiche di inclusione, protezione sociale e sostegno nei confronti delle fasce più deboli della popolazione, c’è ancora molto da fare per garantire la salute e il benessere dei cittadini. Le eterogenee modalità di erogazione di servizi e prestazioni, differenziati a seconda delle diverse fasce di target della popolazione, non genera un sistema di welfare sempre efficace”.
Questo significa che ai professionisti servono azioni finalizzate a uniformare i servizi a loro necessari e ad assicurarne l’accesso in tempi brevi.

Una giustizia lenta è un’ingiustizia.
Uno degli annosi problemi dell’Italia riguarda sicuramente i ritardi dei procedimenti giudiziari, che si verificano in particolare in ambito civile.
L’Alleanza propone, a questo proposito, il rilancio di alcuni istituti che potrebbero semplificare l’azione giudiziaria, garantendo così che la legalità faccia il suo corso in tempi brevi. Importanti sono la mediazione e la rivisitazione del sistema successorio, eventualmente ricorrendo ad una riforma.

Più servizi pubblici di qualità: la sussidiarietà per rendere efficiente la pubblica amministrazione.
Altro cruccio del nostro Paese, le procedure lente e macchinose della pubblica amministrazione, che andrebbero sveltite ma anche rese più efficaci. A tal proposito, occorrerebbe dare seguito a quanto detto in materia di sussidiarietà tra Stato e professionisti: “La funzione sussidiaria dei professionisti ordinistici non deve e non può essere intesa come la sostituzione di soggetti privati all’azione pubblica, ma come un’azione di supporto allo Stato e di recupero di efficienza della pubblica amministrazione”.

Allargare la base occupazionale, incentivare il lavoro, rafforzare i sistemi di previdenza per i lavoratori.
L’Italia ha un tasso di occupazione che, fermo al 61,6%, è lontana dalle percentuali degli altri paesi europei. Ad esempio, in Germania il tasso di occupazione è pari al 78,6%, in Gran Bretagna al 77,5%, in Francia al 70%.
Occorre, dunque, agire rapidamente sostenendo le giovani generazioni, valorizzando le competenze professionali, creando strumenti che rendano più competitivo il lavoro senza trasformarsi in ulteriori incombenze per imprese e lavoratori. L’Italia deve proseguire nell’attuazione di politiche che incentivino l’ingresso e la permanenza nel mercato del lavoro attraverso sgravi fiscali e contributivi per le imprese e l’ulteriore riduzione del cuneo fiscale nel caso del lavoro dipendente”.

Un nuovo ciclo degli investimenti per una crescita equa, inclusiva e sostenibile.
L’inversione del ciclo degli investimenti registrata dal 2013 e l’incremento della spesa complessiva sono i punti da cui ripartire per immaginare uno sviluppo equo, inclusivo e sostenibile, che faccia perno sull’uso razionale ed efficiente delle risorse disponibili. A questi due fattori si deve aggiunge un processo di razionalizzazione della spesa pubblica, che elimini gli sprechi, identificando nel contempo gli ambiti strategici di intervento pubblico e privato. Lo Stato dovrà pianificare i propri investimenti orientandoli al miglioramento della qualità della vita, al rispetto del territorio e dell’ambiente, alla creazione di nuova e migliore occupazione, al sostegno di chi si trova, o rischia di trovarsi, in condizioni di marginalità economica e sociale”.
Gli ambiti di intervento riguardano: la salvaguardia, la conservazione e la valorizzazione dell’ambiente; la realizzazione di infrastrutture sostenibili; le smart cities e la rigenerazione urbana; la diffusione dell’economia circolare; il sostegno alla ricerca e la diffusione di tecnologie innovative; l’utilizzo di nuove fonti energetiche; il rafforzamento del Piano Industria 4.0 e di un terziario di nuova generazione a crescente valore aggiunto.

Attuare la rivoluzione digitale per il Paese.
Si auspica, pertanto l’introduzione nel nostro ordinamento del diritto universale alla connessione in modo che possa essere sancito e garantito l’accesso al web su tutto il territorio nazionale, a costi uniformi e senza alcuna distinzione territoriale. Occorre rendere realmente disponibile a cittadini, istituzioni, imprese e professionisti il patrimonio di dati di cui dispone la P.a. sotto forma di ‘Open Data’, superando gli ostacoli di tipo tecnico, normativo, ma anche le resistenze politiche”.

Una formazione di qualità.
La formazione iniziale dovrebbe essere caratterizzata da percorsi formativi meglio identificati e soprattutto frutto di progettazione condivisa con il sistema economico. Le imprese e gli studi professionali possono diventare organizzazioni educative in grado di offrire, per quanto possibile, una combinazione di lavoro, apprendimento, ricerca e progettazione che può generare elevato valore aggiunto. Anche in tema di ricerca -spiegano i professionisti- è auspicabile un nuovo approccio, frutto di un consolidato raccordo università-impresa-broker dell’innovazione incentrato su incubatori aperti di saperi e conoscenze e su partenariati finalizzati al trasferimento tecnologico e alla costruzione circolare di competenze altamente professionalizzanti. In questa prospettiva, i professionisti sono in grado, come già dimostrato in passato, di fungere da broker dell’innovazione, ovvero da veicoli di know-how e capacità innovativa di elevato livello e in questo senso il sistema delle professioni intende mettersi a disposizione del Paese. Diventa imprescindibile il ricorso alla formazione continua, che deve diventare una reale opportunità per lavoratori e professionisti”.

Valorizzare e tutelare il patrimonio ambientale, paesaggistico e culturale per nuovi percorsi di crescita.
E’ necessario investire maggiormente e sviluppare un patrimonio scientifico e culturale condiviso tra le diverse figure professionali che si occupano, a diverso titolo, di tutelare e valorizzare le diverse forme di capitale naturale e culturale di cui il Paese dispone. Va inoltre incentivata l’integrazione e coprogettazione tra figure professionali con esperienza e competenza nel settore ambientale, sociale ed economico/giuridico al fine di garantire la corretta ed efficace gestione e pianificazione ambientale. E’ necessario che i professionisti operanti, sia in ambito pubblico che privato, nella gestione delle problematiche ambientali siano formati, informati e aggiornati sull’evoluzione delle politiche, delle tecnologie e delle normative ambientali, paesaggistiche, forestali ed agroalimentari Non appare più rinviabile l’avvio di un processo di digitalizzazione delle informazioni (censimento, studio, realizzazione di un data base georeferenziato contenente le informazioni sul territorio e normalizzazione dei dati) e di promozione di certificazioni di qualità che facilitino anche il dialogo tra istituzioni, professionisti e cittadini”.

Rigenerare le città, curare le periferie urbane, valorizzare e tutelare il patrimonio edilizio per una migliore qualità della vita.
Si dovrebbe, secondo l’Alleanza, investire maggiormente in interventi di rigenerazione urbana attraverso un’unica regia che possa definire chiaramente gli obiettivi. Per farlo, occorre ovviamente avere la corretta idea del patrimonio edilizio esistente, senza la quale è impossibile avviare politiche mirate.

Gestione del rischio, gestione della sicurezza, tutela della salute.
Nonostante l’Italia sia un Paese a rischio di calamità naturali, “va constatato come il Paese sconti l’assenza di una gestione integrata del rischio, inteso solo nella sua dimensione emergenziale e non ordinaria; la carenza di una cultura manutentiva così come di un’educazione alla sicurezza che, a partire dalla scuola, consenta di creare quel sostrato di conoscenza e attenzione diffusa necessaria a favorire comportamenti orientati alla prevenzione”.

Modernizzare la rappresentanza degli interessi, rendere più efficiente ed efficace il ruolo degli Ordini professionali.
Da tempo si dibatte di crisi dei corpi intermedi e di ridefinizione del ruolo della rappresentanza. In questo contesto, il sistema degli Ordini professionali non intende esentarsi da una riflessione sul proprio ruolo, sulle proprie finalità e su come attivare, al proprio interno, un processo di modernizzazione e di maggiore efficienza, contribuendo così alla costruzione di nuovi percorsi di crescita. Gli Ordini professionali vanno interpretati, o meglio, reinterpretati come portatori di interessi diffusi, la cui azione parte dalla tutela delle singole categorie professionali per arrivare a coprire lo spettro ampio dell’interesse generale, in ogni suo ambito, sia pubblico che privato. Ciascun Ordine è portatore di competenze specifiche, che possono essere utilizzate nei diversi campi in cui il Paese ha in programma di progettare nuovi interventi e di generare più efficienza. A questo scopo, continuano i professionisti, appare essenziale mantenere lo status giuridico di ‘enti pubblici’, che non gravano sul bilancio dello Stato, e pensare a una riorganizzazione del sistema ordinistico con strutture integrate che conducano alla individuazione di un soggetto unitario di rappresentanza”.

Vera MORETTI