Come la riforma dell’Irpef incide su stipendi, buste paga e cedolini

Siamo di fronte all’impatto che alcune grandi novità introdotte dal governo, avranno su salari, stipendi, buste paga e cedolini per i lavoratori italiani. Sono sostanzialmente due le grandi novità introdotte. La prima è l’assegno universale sui figli a carico, che rivoluzionerà l’ambito delle politiche di welfare sulle famiglie con prole. E poi la riforma dell’Irpef, con le nuove aliquote che determineranno i nuovi prelievi relativi all’Imposta sul reddito delle persone fisiche che tutti devono versare in base ai redditi prodotti.

L’incidenza sulle buste paga dei lavoratori

Entrambe le novità  avranno una incidenza massiva  sulle buste paga dei lavoratori, sui cedolini, sulle pensioni e sui redditi dei lavoratori autonomi. Basti pensare che per via dell’assegno unico sui figli, i lavoratori perderanno gli assegni familiari sui figli che normalmente erano inseriti nelle buste paga. Li verserà l’Inps direttamente, o meglio verserà l’assegno unico. Ed anche le detrazioni per carichi di famiglia riferiti ai figli verranno meno.

Le trattenute Irpef invece varieranno alla luce delle nuove aliquote previste dalla riforma dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche. Inevitabile che l’impatto delle nuove aliquote sia importante visto che si parla di una imposta che grava sui redditi che producono tutti i contribuenti italiani. Nuova Irpef che si applica indistintamente a tutti, dai lavoratori statali ai lavoratori dipendenti del settore privato, dai pensionati ai lavoratori autonomi e fino ai proprietari di terreni e fabbricati.

Come cambia l’Irpef nel 2022

È stata la legge di Bilancio a dare luogo a quello su cui da tempo si lavorava, ovvero la riforma dell’Irpef.

Alla luce delle nuove regole, il lavoratore che ha redditi fino a 30.000 euro annui sarà quello maggiormente agevolato da queste novità.  Parliamo del lavoratore dipendenti che in base alle nuove aliquote e ai nuovi scaglioni potrebbero ottenere una riduzione del prelievo fiscale prossima al 50%.

Come dicevamo, i nuovi scaglioni si applicano alla generalità dei contribuenti assoggettati all’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche come previsto dal TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi). Ma sarà meno favorevole il nuovo meccanismo per i pensionati e i lavoratori autonomi che godranno rispettivamente di vantaggi in termini di minor tassazione, nell’ordine del 10% (pensionati con redditi per anno fino a 20.000 euro) e del 2 o 3%.

Alcuni esempi di ciò che accadrà ai lavoratori e contribuenti italiani

Una cosa che non cambia è l’applicazione dell’imposizione fiscale parametrata allo scaglione e progressiva di scaglione in scaglione. In pratica per chi ha redditi che si trovano a cavallo di due scaglioni con due aliquote diverse, quella maggiore viene applicata solo sulla parte di reddito eccedente la soglia massima dello scaglio precedente e più favorevole.

Il primo scaglione non subisce cambiamenti dal momento che resta del 23% e si riferisce agli stessi contribuenti di prima, ovvero a quelli con redditi entro la soglia di 15.000 euro. Per l’oro c’è solo il nuovo vantaggio di una maggiore detrazione spettante per redditi da lavoro dipendente che produrrà vantaggi fiscali compresi tra il 10% ed il 20% anche per pensionati. Le variazioni come detto saranno notevoli per secondo e terzo scaglione.  Inoltre sparisce il quinto scaglione prima previsto. Infatti i nuovi scaglioni con le relative aliquote sono:

  • 23% per contribuenti  con redditi fino a 15.000;
  • 25% con redditi sopra 15.000 e fino a 28.000 euro;
  • 35% con redditi sopra 28.000 e fino a 50.000 euro;
  •  43% con redditi sopra i 50.000 euro.

Il massimo beneficio da queste novità riguarda i contribuenti con rediti dentro il secondo scaglione. Chi ha redditi fino a 18.000 euro annui riuscirà a trarre un beneficio nell’ordine di 1.000 euro come minor imposta da versare tra nuove aliquote e maggiori detrazioni previste per redditi da lavoro dipendente.

Basta guardare alle precedenti aliquote e relativi scaglioni per capire che i cambiamenti sono evidenti.

Prima della riforma il terzo scaglione era al 37% e riguardava i lavoratori con redditi fino a 55.000 euro. Il quarto scaglione invece era al 41% di aliquota e riguardava lavoratori con redditi sopra 55.000 e fino a 75.000 euro. Era l’ultimo scaglione, il quinto, quello che prevedeva aliquota al 43%, a partire da redditi sopra i 75.000 euro.