Quale regime fiscale per una partita IVA, dal forfettario all’ordinario

partita iva inattiva: chi paga i contributi?

Quando in Italia un soggetto apre una partita IVA, dietro può esserci un libero professionista, un artigiano, un piccolo imprenditore o un lavoratore autonomo. Così come la partita IVA può essere associata anche ad una media impresa e ad una grande impresa.

In base alla caratteristica dell’attività imprenditoriale, ed anche in ragione delle sue dimensioni, in Italia a fronte dell’apertura della partita IVA scatta pure il regime fiscale applicabile. Al riguardo c’è da dire che attualmente una partita IVA è associabile a tre possibili regimi fiscali. Vediamo allora quali sono i regimi fiscali per una partita IVA, e pure quali sono anche le condizioni per rientrarci.

Ecco quali sono in Italia i 3 regimi fiscali per una partita IVA

Nel dettaglio, attualmente in Italia i tre regimi fiscali possibili, per i titolari di partita IVA, sono tre. Ovverosia il regime fiscale forfettario, il regime fiscale semplificato ed il regime fiscale ordinario. Con il regime fiscale forfettario che, di fatto, è attualmente in Italia l’unico regime agevolato che permette, nel rispetto dei requisiti di accesso previsti, il pagamento di una tassa piatta al 15% sul reddito imponibile.

Con un limite di ricavi annui al di sotto della soglia dei 400.000 euro, invece, è possibile accedere al regime fiscale semplificato che, tra l’altro, non prevede l’obbligo di redigere il bilancio aziendale. Il regime fiscale ordinario è invece quello naturale, nel senso che, per le partite IVA, è quello che impone il rispetto, per un’azienda, di tutti gli obblighi che sono previsti e imposti dal codice civile.

Da cosa dipende la scelta del regime fiscale per un’impresa

Per la scelta del regime fiscale, quindi, ci sono tanti fattori da valutare. Dal tipo di impresa al volume dei compensi e dei ricavi annui. Passando anche per i costi da sostenere. Per esempio, il regime forfettario è favorevole perché sui ricavi o sui compensi, fino alla soglia dei 65.000 euro annui, si paga una tassa piatta.

Pur tuttavia, questo regime potrebbe anche non essere conveniente nel caso in cui l’attività imprenditoriale preveda rilevanti costi detraibili e/o deducibili per i quali il regime forfettario prevede invece delle forti limitazioni. Inoltre, il regime fiscale forfettario, per rientrarci, fissa pure dei paletti anche quel che che riguarda il costo del lavoro.