Nuovo modello 730 precompilato, gli scontrini non servono più

Il nuovo modello 730 precompilato prevede delle nuove indicazioni anche per quanto riguarda gli scontrini. Ecco tutte le novità che arrivano dal Governo.

Nuovo modello 730 precompilato, per dipendenti e pensionati

Il modello 730 è usato per la dichiarazione dei redditi dedicato ai lavoratori dipendenti e pensionati. Grazie a questo modello il contribuente non deve eseguire calcoli e ottenere il rimborso dell’imposta diretta nella busta paga o nella radi pensione a partire dal mese di luglio. Se invece il contribuente deve versare somme, queste sono trattenute dalla pensione o dalla retribuzione a partire dal mese di agosto e settembre direttamente nella busta paga. La riforma sull’Irpef da parte del Governo Meloni prevede alcune modifiche sul nuovo modello 730 precompilato.

Possono utilizzare il modello 730 i contribuenti che nel 2022 hanno percepito redditi:

  • di lavoro dipendente e redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente (per esempio contratti di lavoro a progetto);
  • dei terreni e dei fabbricati;
  • di capitale;
  • di lavoro autonomo per i quali non è richiesta la partita Iva (per esempio prestazioni di lavoro autonomo non esercitate abitualmente);
  • diversi (per esempio, redditi di terreni e fabbricati situati all’estero);
  • alcuni dei redditi assoggettabili a tassazione separata.

Nuovo modello 730 precompilato, gli scontrini non servono più

La novità più interessante del nuovo modello 730 riguarda gli scontrini. Infatti fino allo scorso anno, per l’ottenimento delle detrazioni sanitarie era obbligatorio presentare tutti gli scontrini, ma oggi non più. Con il nuovo modello 730 precompilato nel caso in cui le spese sanitarie sono uguali, non saranno necessari altri controlli, quindi gli scontrini diventeranno inutili e quindi non ha più senso consegnarli.

E’ anche vero che tutte le spese mediche devono essere pagate tramite pos o pagamenti elettronici. Quindi tutti i passaggi monetari registrati e anche più semplici da controllare. Inoltre, l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione, in una specifica area del suo sito internet, il 730 già precompilato, a cui si accede utilizzando un’identità SPID (Sistema Pubblico dell’Identità Digitale) o CIE (carta di identità elettronica) o una Carta nazionale dei servizi.

Le altre novità previste sul modello

Al modello sono state aggiunte anche delle nuovi voci. Ad esempio quella relativa all’assegno unico che però cancella le voci relative alle detrazioni per minori e figli. Altre aggiunte sono previste per il trattamento integrativo del 2022, relativo all’integrazione retributiva per i dipendenti con reddito dichiarato entro i 15 mila ed i 28 mila euro. Inoltre c’è la possibilità di inserire le detrazioni per bonus barriere architettoniche e detrazioni affitti under 31.

 

 

Bonus barriere architettoniche, è stato prorogato fino al 2025

Il Bonus barriere architettoniche è un’agevolazione per chi effettua interventi per superare ed eliminarle. Ecco in cosa consiste l’agevolazione fiscale?

Bonus barriere architettoniche, prorogato fino al 2025

Il bonus è pari al 75% delle spese sostenute fino a un importo massimo variabile, da 30 a 50 mila euro, a seconda dell’edificio su cui sono eseguiti i lavori. In modo particolare fa riferimento a tutti i lavori effettuati dal primo gennaio al 31 dicembre 2025. E’ prevista una detrazione Irpef, che va ripartita in 5 quote annuali di pari importo, come indicato dall’Agenzia delle entrate.

A questa agevolazione si aggiungono anche la detrazione per ristrutturazione edilizia dell’immobile e la detrazione del 110% prima e 90% per il superbonus prevista per gli interventi “trainati”, se eseguiti insieme a interventi “trainanti”. Inoltre gli interventi di ristrutturazione edilizia sugli immobile la detrazione è pari al 50%, da calcolare su un importo massimo di 96 mila euro. Mentre è pari al 36%, da calcolare su un importo massimo di 48.000 euro, per le spese effettuate dal 1° gennaio 2025. Infine nel caso di delibere condominiali, occorre la maggioranza dei partecipanti all’assemblea che rappresenti 1/3 del valore millesimale dell’edificio.

Bonus barriere architettoniche, gli importi previsti

La detrazione del 75%, ripartita tra gli aventi diritto in cinque quote annuali di pari importo, è calcolata su un ammontare complessivo non superiore a:

  • 50.000 euro per gli edifici unifamiliari o per le unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari che siano funzionalmente indipendenti e dispongano di uno o più accessi autonomi dall’esterno;
  • 40.000 euro moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio per gli edifici composti da due a otto unità immobiliari;
  • 30.000 euro moltiplicati per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio per gli edifici composti da più di otto unità immobiliari.

La detrazione spetta anche gli per interventi di automazione degli importi degli edifici e delle singole unità immobiliari funzionali ad abbattere le barriere architettoniche. E’ previsto anche in caso di sostituzione dell’impianto, per le spese relative allo smaltimento e alla bonifica dei materiali e dell’impianto sostituito.

I requisiti per accedere all’agevolazione

Per accedere all’agevolazione occorre che i lavori di abbattimento rispettino determinati requisiti, che possiamo così riassumere:

  • le porte dell’ascensore devono restare aperte almeno 8 secondo e chiudersi in minimo 4 secondi;
  • al piano le porte devono sempre essere chiuse se l’ascensore è fermo;
  • la cabina dell’ascensore o del montacarichi deve essere di almeno 1 metro e 20 centimetri di profondità per 80 centimetri di larghezza, con la porta con una luce netta minima di 75 centimetri posta sul lato corto;
  • davanti alla cabina ci deve essere almeno 1 metro e 40 di spazio libero.

In ogni caso l’abbattimento delle barriere architettoniche è un gesto di grande civiltà che permette a tutti di accedere negli edifici, soprattutto ai diversamente abili.

Modello 730/2023 precompilato, invio dall’11 maggio

Il modello 730/2023 precompilato sarà disponibile sul sito dell’Agenzia delle entrate dal giorno 30 aprile, termine prorogato al 2 maggio per effetto delle festività, dal giorno 11 maggio sarà possibile procedere all’inoltro con modifiche o senza modifiche. Le novità di quest’anno.

Modello 730/2023 precompilato, dall’11 maggio è possibile completare la procedura

Il modello 730/2023 precompilato dell’Agenzia delle entrate è uno strumento utile a rispettare gli impegni fiscali senza però doversi recare dal commercialista o dal Caf. Questo consente di avere anche un buon risparmio eocnomico. Lo stesso prevede che sia l’Agenzia delle entrate a predisporlo avendo come punto di riferimento i redditi trasmessi dal sostituto di imposta, le rendite catastali derivanti dai beni immobili, le spese trasmesse, ad esempio spese sanitarie, spese per edilizia, spese scolastiche, funebri e tutti gli esborsi che in effetti consentono di ottenere detrazioni e deduzioni di imposta.

Raccogliendo tutti i dati a disposizione dell’Agenzia delle entrate, la stessa dispone anche eventuali rimborsi spettanti al contribuente.

Il contribuente può visionare il modello 730/2023 precompilato accedendo alla propria area personale del sito dell’Agenzia delle Entrate usando la propria identità digitale ( Spid, Cie o Cns). Per la visione sarà disponibile dal giorno 2 maggio 2023, mentre per l’invio dal giorno 11 maggio.

I vantaggi del modello 730/2023 precompilato

Il contribuente se decide di accettare e inviare il modello pre-compilato non sarà sottoposto a ulteriori controlli perché i dati inseriti sono in effetti già controllati dall’Agenzia delle entrate. Nel caso in cui invece il contribuente decida di apporre delle modifiche, ad esempio per inserire ulteriori detrazioni, deduzioni, redditi, la dichiarazione potrà essere sottoposta a controlli, tra cui i controlli automatici per errori formali.

Ricordiamo che il modello 730/2023 dovrà essere inviato entro il 30 settembre 2023, data che slitta al 2 ottobre a causa delle festività.

Tra le novità importanti dell’anno vi è la possibilità di accedere alla propria dichiarazione con modello 730/2023 precompilato attraverso una persona di fiducia. La “delega” potrà essere concessa compilando un semplice modulo a cui allegare il documento di riconoscimento del soggetto interessato. Inoltre vi è la possibilità di nominare la persona di fiducia tramite una semplice video-chiamata all’Agenzia delle Entrate.

Leggi anche: I figli possono accedere alla dichiarazione precompilata dei genitori? Scarica i moduli per farlo

Impianto fotovoltaico a isola, cos’è e in quali casi conviene

L’impianto fotovoltaico a isola è l’ideale per avere energia elettrica senza essere collegati al contatore, consente di avere piena autonomia ed è una scelta responsabile dal punto di vista ecologico.

A cosa serve un impianto fotovoltaico a isola?

Il fotovoltaico a isola è la soluzione ideale per tutte quelle realtà in cui l’allaccio alla corrente non è possibile o non si vuole, ad esempio nel caso in cui si sia titolari di un casolare di campagna, case prefabbricate installate in zone non asservite, camper, per dare energia a un capanno magari non vicino casa. Consente di dare energia agli impianti che sono direttamente collegati all’impianto fotovoltaico, quindi senza alcun allaccio alla rete elettrica nazionale.

L’impianto fotovoltaico a isola è particolarmente vantaggioso perché dotato anche di sistemi di accumulo e di conseguenza consente di avere energia anche nelle ore notturne o nei giorni in cui l’esposizione solare è molto ridotta.

Come è formato un impianto fotovoltaico a isola?

Un impianto fotovoltaico a isola è formato da:

  • pannelli fotovoltaici, naturalmente maggiore è la quantità e maggiore è la produzione di energia elettrica. Molto importante anche scegliere la giusta inclinazione e fare attenzione a esporli in modo che riescano ad assorbire molte ore di luce.

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  • sistemi di accumulo, consente di accumulare l’energia non usata e di utilizzarla in un secondo momento quando a causa della mancanza di luce solare non vi è produzione;
  • inverter, rende l’energia fruibile convertendo la corrente continua in corrente alternata ;
  • regolatore di carica, che adatta l’energia immessa nel sistema alla potenza dell’impianto;
  • sistema di sostegno, utile ad ancorare i pannelli solari.

Quali norme devono essere rispettate?

Naturalmente visto che l’impianto non è collegato alla rete elettrica, non sarà possibile immettere nel sistema l’energia non utilizzata al fine di “venderla”. Nonostante questo si tratta di un impianto del tutto legale. Occorre però rispettare le normative di settore, in particolare tutti i componenti devono essere a norma e certificati secondo la normativa CEI EN 62124Sistemi fotovoltaici isolati della rete Verifica di progetto.

Non servono particolari autorizzazioni, tranne nel caso in cui l’impianto abbia una potenza nominale maggiore di 20 kWp, in tale caso si deve presentare presentare la denuncia di officina elettrica all’Ufficio Tecnico delle Imposte di Fabbricazione dell’Agenzia delle Dogane e ottemperare al pagamento delle accise sull’energia elettrica prodotta.

L’impianto fotovoltaico a isola non è però coperto dai bonus previsti in edilizia per il fotovoltaico. Per quanto invece riguarda i costi molto dipende dalla dimensione dell’impianto , nel caso in cui si tratti di un sistema da 3 kWp il costo medio è di 5.500 euro, lo stesso può aumentare di 1000 euro per ogni sistema di accumulo in più che si decide di applicare all’impianto.

Comprare casa all’estero, dove conviene fare l’investimento?

Comprare casa all’estero è possibile anche se alcuni Paesi vietano l’acquisto se non si ha la nazionalità. Ciò nonostante ecco dove conviene farlo.

Comprare casa all’estero, alcuni aspetti da valutare

E’ possibile acquistare un immobile sia nella propria nazione, ma anche all’estero. A maggior ragione se si ha a disposizione una somma da investire, può essere una scelta anche di investimento. Quindi quando si ha questa idea, è bene capire la motivazione che spinge verso questa strada. Ad esempio, per stare vicino ad un famigliare che si è trasferito lì, per uso abitativo, oppure anche solo per un investimento e magari poi concederlo in locazione. Questo è un passo sempre più in uso, soprattutto nelle mete turistiche, sfruttando gli affitti brevi dei vacanzieri.

Comprare casa all’estero, dove conviene comprare?

Uno dei luoghi in cui conviene comprare casa è il Portogallo. E’ il posto ideale per chi ha deciso di cambiare vita, perché offre un basso costo della vita e una tassazione attualmente molto vantaggiosa. Restando in Europa, è molto attrattiva anche la Grecia. A causa della recente crisi economica, il prezzo degli immobili ha subito un crollo. Tuttavia l’investimento può essere facilmente recuperato, visto che è una meta turistica molto ambita. E comunque anche per trascorrere la vacanze proprie permette di risparmiare sulle spese. Da non sottovalutare è anche la Spagna soprattutto per quanto concerne le isole canarie e l’aspetto legato al turismo.

Dubai è una città ed emirato degli Emirati Arabi Uniti, nota per i negozi di lusso, gli edifici ultramoderni e la vivace scena notturna. In questo Paese i prezzi delle casa non solo alti, ma il mercato immobiliare è in forte crescita. Quindi un acquisto fatto adesso, può essere vantaggioso nella rivendita tra qualche anno. Ad esempio negli Stati Uniti, ci sono delle buone occasioni, ma dipendente anche dalle zone e in particolare perché c’è una legislazione molto snella.

Come pagare l’immobile in sede di compravendita?

Per pagare l’immobile al venditore si può optare per un bonifico internazionale o aprire un conto all’estero. Nessuno vieta l’una o l’altra strada. In ogni caso, consigliamo sempre di sentire e restare in contatto con il Notaio che effettuerà la compravendita, soprattutto se non si conosce bene la legge legata al settore immobiliare.

Un consiglio è anche quello di rivolgersi ad un’agenzia immobiliare qualificata nelle vendite, anche all’estero. Per una questione di comodità, forse è meglio un’agenzia del luogo, che dovrebbe avere conoscenza della legge, della normativa ed esperienza nelle compravendite a livello internazionale.

 

 

 

Pensione anticipata, proroga del contratto di espansione fino al 2025

Nel decreto Lavoro arriva un’importante novità per coloro che vogliono andare in pensione in anticipo, prevista infatti la proroga del contratto di espansione fino al 2025. Ecco come funzionerà la pensione anticipata.

Proroga del contratto di espansione al 2025

Il contratto di espansione è stato introdotto per la prima volta in Italia nel biennio 2019-2020 e poi stato prorogato di volta in volta. La legge di bilancio 2022 aveva provveduto alla proroga fino al 31 dicembre 2023, ora con il decreto Lavoro si aggiunge questa ulteriore proroga fino al 2025.

Si applica alle aziende con più di 50 dipendenti e prevede la possibilità di uscita dal mondo del lavoro con 5 anni di anticipo rispetto all’età pensionabile. A voler essere precisi, possono accedervi i lavoratori che si trovano a non più di 60 mesi dal maturare i requisiti per la pensione di vecchiaia (67 anni di età e 20 di contributi) o anticipata. Il lavoratore riceve una pensione erogata dall’Inps ma di fatto pagata dal datore di lavoro attraverso una fideiusssione.

Il contratto di espansione prevede però un accordo tra l’impresa il Ministero del Lavoro e le rappresentanze sindacali maggiormente rappresentative. L’accordo va a disciplinare gli elementi essenziali del contratto di espansione, ad esempio i lavoratori interessati. Naturalmente i lavoratori devono uscire su base volontaria in modo anticipato dal lavoro, nessun lavoratore sarà obbligato a rispettare i piani del datore di lavoro. Il consenso deve essere fornito per iscritto.

Il trattamento previsto per la pensione anticipata con contratto di espansione

Il lavoratore fino al raggiungimento dei requisiti pensionistici riceverà un assegno pari al trattamento pensionistico lordo maturato dal lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro, come determinato dall’Inps. Per tali periodi il datore di lavoro è obbligato anche al versamento dei contributi previdenziali.

Le aziende hanno la possibilità di offrire il contratto di espansione ai lavoratori a condizione che siano previste nuove assunzioni a fronte dei pensionamenti. L’obiettivo è fare in modo che le aziende possano avere lavoratori di più giovane età con esperienze professionali e formazione adeguata ai nuovi contesti lavorativi che negli anni sono molto cambiati. Insomma il contratto di espansione mira al ricambio generazionale in azienda.

Leggi anche: Pensione anticipata contratto di espansione: requisiti e costi

Hai un sito internet? Attento alla gestione dei consensi. Sanzioni del Garante privacy

Il Garante per la privacy ha comminato una multa da 300.000 euro a una società per aver utilizzato trabocchetti per ottenere il consenso online al trattamento dei dati personali. Ecco a cosa stare attenti nella gestione dei consensi quando si decide di mettere online il proprio sito.

Gestione dei consensi e dati personali: attenti al consenso online

Le norme sul trattamento dei dati personali sono diventate molto stringenti con l’entrata in vigore del GDPR (Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati), l’obiettivo è limitare il più possibile l’uso dei dati raccolti tramite il web, tranne nel caso in cui ci sia un esplicito consenso da parte dell’utente rilasciato in modo consapevole.

In breve tempo tutti coloro che hanno un sito internet hanno dovuto adeguarsi attraverso avvisi sui siti inerenti l’uso dei dati raccolti e con la richiesta di consenso per le varie tipologie di trattamento, tra cui in particolare la trasmissione dei dati inerenti le preferenze a soggetti terzi rispetto al sito stesso. Si tratta delle attività di profilazione.

Dalla gestione di tali dati attraverso gli algoritmi arrivano all’utente “messaggi promozionali” specifici basati sulle ricerche effettuate online dal singolo utente. Questa naturalmente è una spiegazione abbastanza semplificata.

Di fatto il Garante della privacy deve vigilare sul rispetto delle norme sulla gestione dei consensi online.

Garante privacy: sanzione di 300.000 euro in caso di consenso online estorto con trabocchetti

Il Garante privacy con l’ingiunzione n. 51 del 23 febbraio 2023 ha provveduto ad applicare una sanzione di 300.000 euro a una società che si occupa di marketing e che realizza campagne promozionali tramite e-mail, sms e chiamate automatizzate. La ratio della multa sta nel fatto che la società ha utilizzato trabocchetti, definiti modelli oscuri dark pattern, consistenti in richieste di consenso al trattamento dei dati poco chiare.

Ad esempio, ha inserito richieste di consenso definite come necessarie per continuare la navigazione, invece si trattava di semplice richieste di consenso per il trattamento dati personali e il mancato consenso non implicava impossibilità di continuare nella navigazione. Un’altra strategia era rendere poco visibile sul sito il “tasto” per continuare la navigazione senza fornire il consenso alla gestione dei dati.

La conseguenza è una vera estorsione del consenso che porta l’utente a essere vittima di campagne pubblicitarie/promozionali aggressive. Inoltre, si verifica in questo modo una profilazione dell’utente che di fatto non ha realmente avuto la possibilità di capire a quali pratiche stava fornendo il consenso.

Leggi anche: Codice di condotta telemarketing approvato dal Garante Privacy. Novità

Elettrodomestici, arrivo le nuove regole per lo standby

Gli elettrodomestici sono componenti fondamentali nella vita di tutti. Tuttavia vi siete mai chiesti quanto consumano, quando sono in standby?

Elettrodomestici in standby, quanto consumano?

Gli elettrodomestici aiutano tanto a rendere la vita più semplice, anche per lo svolgimento delle pulizie di casa. Spesso consumano anche abbastanza, per questo motivo si consiglia sempre di acquistarli in classe A+++. Ma anche quando sono in standby gli elettrodomestici consumano, quei piccoli led accesi fanno aumentare la bolletta dell’energia elettrica. In Europa il consumo medio degli apparecchi in standby è di circa 305 KWh per abitazione ogni anno. I consumi mondiali in standby causano l’1% delle emissioni complessive di C02.

Ma andando ad un esempio più pratico nelle nostre bollette lo standby provoca un aggravio pari a circa 10% del costo complessivo. Una cifra procapite di circa 500 euro totale. Una spesa a cui spesso non si dà peso, ma che c’è. Soprattutto in questo periodo di inflazione e caro energia, occorre prestare molta attenzione.

Elettrodomestici in standby, le raccomandazioni europee

Sul tema è intervenuta anche la Commissione europea che ha introdotto nuovi requisiti per i produttori di televisori, lavatrici, modem e console per videogiochi in modo da ridurre il consumo energetico quando sono in modalità standby. Ad esempio il consumo energetico delle apparecchiature in modalità spenta non deve superare 0,50W. Due anni dopo l’applicazione del presente regolamento, il consumo energetico delle apparecchiature in modalità spenta non deve superare 0,30W.

Oppure il consumo energetico delle apparecchiature con funzionalità HiNA in standby in rete non deve superare 8,00W. Questi sono alcuni esempi della nuova normativa europea. Secondo le stime europee, entro il 2030 la misura consentirà un risparmio energetico annuo di 4 TWH, che equivale a una riduzione di 1,36 milioni di tonnellate di C02. Un risparmio in bolletta da 530 milioni di euro all’anno entro il 2030.

Quanto tempo hanno i produttori per adeguarsi?

I venditori di elettrodomestici hanno tempo due anni per adeguarsi alla nuova normativa. Il nuovo regolamento sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale nelle prossime settimane ed entrerà in vigore dopo 20 giorni. Le modifiche tengono conto degli sviluppi tecnologici e di mercato degli ultimi anni, e includono anche prodotti con alimentazione esterna a bassa tensione come piccole apparecchiature di rete, come router Wi-Fi e altoparlanti wireless. Inoltre, grazie a queste norme rivedute, le informazioni su standby, spento, consumo di energia standby in rete e sul tempo necessario per raggiungere automaticamente una di queste modalità saranno anche più facilmente accessibili ai consumatori.

 

Portale delle famiglie Inps, arrivano nuovi servizi con il bonus bollette

L’Inps con il Messaggio 1349 del giorno 11 aprile 2023 ha reso noto l’aggiornamento in corso del  Portale delle Famiglie Inps, ora diventa punto di riferimento per tutti i bonus sociali disponibili. Ecco le principali novità.

Il portale delle famiglie Inps: supporto alla genitorialità

Il portale delle famiglie Inps è uno strumento nato come supporto alla genitorialità, creato attraverso i fondi Pnrr l’obiettivo dichiarato è “fornire informazioni e servizi integrati, consulenza dedicata, suggerimenti e notizie con l’intento di agevolare e sostenere il genitore nella sua interazione con l’Istituto, in ordine alle attività e alle prestazioni erogate a sostegno dei nuclei familiari”.

Qui gli utenti possono trovare informazioni utili per Assegno Unico e universale, bonus nido e le prestazioni in genere erogate dall’Inps alle famiglie. Dal sito è possibile accedere anche allo storico delle prestazioni già erogate. Ora il servizio risulta implementato e diventa un vero e proprio sostegno a 360° alle famiglie fornendo preziosi suggerimenti anche in merito ad altri sussidi per le famiglie generalmente non corrisposti dall’Inps.

Le novità sul Portale delle famiglie Inps

I servizi che saranno a breve implementati consentiranno di ricevere informazioni su bonus sociali come i bonus bollette energia, acqua e gas. Si tratta di bonus riconosciuti automaticamente alle famiglie che presentano un’attestazione DSU o modello Isee di valore inferiore a 15.000 euro.

Attraverso il portale delle famiglie sarà possibile verificare quando l’attestazione DSU viene trasmessa al Sistema informativo integrato gestito da Acquirente unico spa e da questi a sua volta trasmesso ad Arera che provvederà ad applicare gli sconti alle famiglie che ricadono tra gli aventi diritto alle prestazioni.

Trattandosi di un servizio messo a disposizione dall’INPS, per poter accedere è necessario collegarsi al sito Inps, alla voce “servizi Web” e quindi “Portale delle famiglie”. Occorre inserire le proprie credenziali di identità digitale ( Spid, Cie o Cns).

Leggi anche: Portale delle Famiglie INPS: tutto il welfare a portata di click

Isee precompilato: arriva il Portale Unico Isee, ecco come accedere

Riscatto della laurea, cambiano gli importi dovuti per effetto dell’inflazione

Si parla spesso di riscatto della laurea agevolato, ma di cosa si tratta ed è conveniente?

Andare in pensione in anticipo con il riscatto della laurea

Il riscatto della laurea è uno strumento che consente di trasformare gli anni universitari in anni di contributi previdenziali e di conseguenza di maturare in anticipo il diritto alla pensione. Possono essere riscattati solo gli anni del corso legale di studi e quindi non gli anni fuori corso. Inoltre è possibile provvedere al riscatto anche solo di una parte degli anni di università, ad esempio se manca un anno di contributi per maturare il diritto alla pensione è possibile riscattare anche solo un singolo anno.

La domanda che però tutti si pongono è: quanto costa riscattare la propria laurea e trasformarla in anni di contributi? Questa è sicuramente la nota dolente perché il costo è abbastanza importante.

Quanto costa il riscatto della laurea agevolato o ordinario?

Per capire quanto costa riscattare la laurea occorre distinguere tra il sistema retributivo e il sistema contributivo. Il riscatto agevolato è previsto dal 2019 e può essere applicato solo a riscatti calcolati con il sistema contributivo. Questo prevede una base di calcolo basata sul livello minimo imponibile per artigiani e commercianti vigente nell’anno di presentazione della domanda. Secondo i calcoli fatti da Smileconomy per l’Economia de Il Corriere della Sera, nel 2023 riscattare la laurea con la tariffa agevolata costerà rispetto agli anni passati il 7,8% in più , cioè 5.776 euro, mentre nel 2022 era 5.360 euro. L’aumento degli importi è generato dall’inflazione che ha portato a un aumento, anche se non adeguato, delle retribuzioni.

Tali aumenti ancora non sono stati confermati dall’Inps.

Scegliendo invece il calcolo contributivo ordinario la base di partenza per l’applicazione dell’aliquota è la retribuzione nei 12 mesi meno remoti, in questo caso secondo le simulazioni fatte l’importo da pagare per riscattare 4 anni è di 42.464,40 euro

Nel caso in cui il calcolo del riscatto della laurea debba essere fatto con il sistema retributivo, in caso di laurea antecedente al 1996 l’importo da versare varia in base all’età, al sesso, all’anzianità contributiva totale e alle retribuzioni degli ultimi anni.