Pasta e riso, il prezzo è sempre più caro, ma cosa sta succedendo?

Pasta e riso sono alla base dell’alimentazione e della dieta italiana, ma il loro prezzo continua ad aumentare, e non c’è da stare tranquilli.

Pasta e riso, facciamo il punto della situazione

La pasta e riso sono sempre molto presenti nei pranzi e cene degli italiani. Un buon risotto alla milanese se si è in Nord Italia o pasta con le sarde se si scende fino al Sud possono accompagnare le vacanze di molti. Ma anche quando si preparano in casa o si mangiano al ristorante, in ogni caso il loro prezzo è aumentato. Un pacco di pasta da un chilo sta toccando la soglia di due euro al chilo. Ma cosa sta succedendo?

L’Italia non produce tutta la pasta ed il riso di cui ha bisogno. Così il prezzo dipende, come spesso succede, dalle dinamiche nei mercati internazionali. Ma c’è anche una componente tutta italiana. Tuttavia secondo Consorsi Agrari d’Italia le problematiche sono varie. Uno dei problemi è legato alle politiche messe in atto dalle piccole e grandi catene di distribuzione. CAI è, al momento, una rete che produce oltre 1 miliardo di euro di ricavi annui, conta più di 20 mila soci e rappresenta la più grande piattaforma per il collocamento delle produzioni agricole nazionali. Ad oggi fanno parte di CAI: Bonifiche Ferraresi spa, Consorzio dell’Emilia, Consorzio del Tirreno, Consorzio Centro Sud, Consorzio Adriatico e Consorzio Agrario del Nordest. Estende la sua operatività diretta su 40 province collocate in 11 regioni.

Pasta e riso, le problematiche dei produttori italiani

I pastificatori italiani devono fare i conti anche con le produzioni straniere. Infatti sembra essere ripreso l’export di grano duro canadese. E’ un tipo di grano che “rispetta meno norme” di controllo e che viene rivenduto ai pastifici italiani ad un prezzo più basso. Ma per chi scegliere tutta la filiera italiana le cose sono diverse. Ebbene, i pastifici che lavorano invece con grano italiano sono costretti ad acquistare con un prezzo più elevato che inevitabilmente si ribalta sugli scaffali al supermercato.

Poi ci sono anche i costi legali alla logistica e distribuzione del prodotto. I maggiori produttori si trovano al centro sud, ma la maggiore richiesta di prodotto arriva dal nord, anche perché c’è un numero maggiore di abitanti. Quindi il grano deve essere trasportato e distribuito, facendo aumentare il prezzo. Se un chilo di pasta a Modena costa circa 2,40 euro, a Palermo lo stesso prodotto viene acquistato a 1.50 euro.

Il caso del riso e il problema siccità

Una nota particolare riguarda il riso. In un solo anno il suo prezzo è aumentato di circa il 40%. Uno dei  motivi principali è legato alla siccità, perché per la produzione ha bisogno di molta acqua. Ma in Italia le condizioni climatiche con grande scarsità di piogge rendono le quantità di resa inferiori alla normalità.

Nel 2022 sono andati persi ben 5  mila ettari di produzione. Gli esperti prevedono che il 2023 potrebbe essere peggiore. Per tutti questi motivi non c’è davvero da stare tranquilli. I prezzi non tendono a stabilizzarsi e il clima non aiuta nè le imprese, nè i racconti e nemmeno l’allevamento.

Revoca della cedolare secca, quando e come è possibile farlo

La revoca della cedolare secca nei contratti di locazione ad uso abitativo è possibile. Ecco cosa dice la legge in merito alla revoca e quando e come è possibile farlo.

Revoca della cedolare secca, che cos’è?

Quando si redige un contratto di locazione le parti possono scegliere diversi tipi di contratto normali, a canone concordato o con la semplice cedolare secca. Quest’ultima è un regime facoltativo che si sostanzia nel pagamento di un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali. Per i contratti sotto cedolare secca non andranno pagate l’imposta di registro e l’imposta di bollo dovute per le registrazioni, risoluzioni e proroghe dei contratti di locazione. Tuttavia la cedolare secca non sostituisce l’imposta di registro per la cessione del contratti di locazione.

L’opzione comporta l’applicazione delle regole della cedolare secca per l’intero periodo di durata del contratto (o della proroga) o, nei casi in cui l’opzione sia esercitata nelle annualità successive alla prima, per il residuo periodo di durata del contratto. In ogni caso quando si rinnova o proroga un contratto occorre anche fare la stessa cosa con l’opzione di cedolare secca.

Cedolare secca, quando si può revocare?

La locazione di un immobile prevede la redazione di un contratto e a volte ci sono alcuni problemi da risolvere. “Buongiorno sono la Sig.ra V. e ho sottoscritto un contratto di locazione in regime di cedolare secca per l’affitto di un immobile di mia proprietà a Catania. Purtroppo a seguito del cambiamento delle mie condizioni economiche, familiari e di salute, il mio commercialista mi ha fatto notare che non mi conviene più. La cosa migliore sarebbe passare ad un regime ordinario di contratto di locazione, cosa posso fare? Come lo comunico all’inquilino con cui ho un ottimo rapporto?”- ci chiede una lettrice.

E’ un diritto del locatore poter cambiare la sua volontà ed provvedere alla revoca dell’opzione. La revoca deve essere effettuata entro 30 giorni dalla scadenza dell’annualità precedente e comporta il versamento dell’imposta di registro, eventualmente dovuta. La comunicazione della  revoca deve essere fatta anche all’inquilino, attraverso una raccomandata con ricevuta di ritorno. La conferma dell’opzione deve essere effettuata nel termine previsto per il versamento dell’imposta di registro, cioè entro 30 giorni dalla scadenza del contratto o di una precedente proroga.

Come effettuare la revoca dell’opzione

Alcuni casi specifici legati alla revoca dell’opzione. In caso di proroga del contratto, è necessario confermare l’opzione della cedolare secca contestualmente alla comunicazione di proroga. In caso di risoluzione del contratto, l’imposta di registro non è dovuta se tutti i locatori hanno optato per il regime della cedolare secca. Tuttavia, è necessario comunicare la risoluzione anticipata presentando all’ufficio dove è stato registrato il contratto il modello RLI debitamente compilato. Infine il modello va presentato all’agenzia delle entrate in modalità telematica, tramite un intermediario abilitato o direttamente dagli interessati.

Bonus occhiali da vista, pronta la piattaforma per le domande

Dal 5 maggio 2023 sarà possibile proporre istanza per ottenere il bonus occhiali da vista, ecco a chi spetta e cosa è necessario avere.

Bonus occhiali da vista, dal 5 maggio la piattaforma è aperta

Dal giorno 20 aprile 2023 è attiva la piattaforma per presentare le istanze per ottenere il bonus occhiali da vista. Fino al giorno 5 maggio, la stessa sarà fruibile solo dai professionisti con la funzionalità per l’accreditamento.

Il bonus occhiali da vista è stato inserito nella legge di bilancio 2020 e ogni anno rifinanziato, consente di ottenere uno “sconto” sugli occhiali da vista pari a 50 euro. Lo stesso viene però riconosciuto solo a famiglie che si trovano in stato di difficoltà, infatti è limitato ai nuclei con un reddito Isee inferiore a 10.000 euro.

Viene riconosciuto sotto forma di voucher che può essere utilizzato anche per l’acquisto di lenti a contatto correttive.

Come presentare la domanda per il bonus occhiali da vista

La domanda potrà essere presentata dal giorno 5 maggio 2023 sul sito www.bonusvista.it. Per accedere alla piattaforma è necessario autenticarsi con la propria identità digitale, può trattarsi di Spid, Cie o Cns. La domanda potrà essere presentata fino al 31 dicembre 2023, ma gli importi saranno riconosciuti fino ad esaurimento fondi. La legge di bilancio 2020 ha previsto un fondo da 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023.

Il voucher potrà essere utilizzato entro 30 giorni dall’emissione esclusivamente presso fornitori accreditati. Ricordiamo che i negozianti già ora possono iniziare la procedura di accreditamento.

In via del tutto eccezionale, in alternativa a tale procedura è possibile chiedere il rimborso per gli acquisti “effettuati a partire dal 1° gennaio 2021 e fino al giorno antecedente il sessantesimo giorno dalla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto”. In questo caso nella domanda deve essere indicato anche il codice Iban sul quale accreditare le somme e la fattura dell’acquisto avvenuto.

Rottamazione quater, slitta il termine per la presentazione dell’istanza. Le novità

Cambiano ancora le regole della rottamazione quater, slitta infatti il termine per la presentazione dell’istanza per aderire e di conseguenza tutti i successivi termini.

Cambiano i termini della rottamazione quater

Il Mef ha comunicato che i contribuenti che vogliono aderire alla rottamazione quater delle cartelle esattoriali prevista dalla legge di bilancio 2023 hanno due mesi in più di tempo per proporre l’istanza.

La rottamazione quater prevede la possibilità di liberarsi dei carichi fiscali pendenti pagando il capitale a cui si aggiungono le spese di notifica ed eventuali spese di procedura, ma senza sanzioni e interessi. L’agevolazione fiscale può essere richiesta per i debiti affidati in riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022.

Per poter ottenere questa agevolazione era prevista l’adesione entro il 30 aprile 2023. Sono però numerosi i contribuenti che non sono riusciti a rispettare tale termine e proprio per questo si è provveduto a uno slittamento.

Ricordiamo che questo è solo uno dei provvedimenti di pace fiscale adottati con la legge di bilancio 2023, infatti è possibile ottenere anche la cancellazione dei debiti fiscali di importo fino a 1.000 euro affidati all’agente di riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015.

Infine, vi è la possibilità di provvedere alla conciliazione agevolata delle liti tributarie.

Leggi anche: Tregua fiscale, come funziona la conciliazione agevolata per ridurre le sanzioni

Quali sono i nuovi termini per aderire alla rottamazione quater?

In base al comunicato del Mef, i contribuenti possono presentare istanza per aderire alla rottamazione quater entro il 30 giugno 2023.

Di conseguenza slitta anche il termine entro il quale l’Agenzia entrate e riscossione deve trasmettere ai contribuenti il prospetto delle somme effettivamente dovute. Lo stesso è ora fissato al 30 settembre 2023.

Naturalmente prima che l’Agenzia trasmetta il prospetto delle somme da pagare il contribuente non può effettivamente provvedere al pagamento. Slitta il termine anche per il versamento della prima rata della rottamazione quater o dell’unica rata, il nuovo termine slitta al 31 ottobre 2023, i contribuenti potranno quindi passare un’estate serena senza preoccuparsi dei pagamenti da effettuare.

Leggi anche: Rottamazione quater: quali sono gli effetti sulle ganasce fiscali?

App Io, sarà utilizzato anche per nuovi documenti digitali

L’App Io è un servizio con cui la pubblica amministrazione dialoga con il cittadino. In arrivo le novità che riguardano tre nuovi documenti digitali.

App Io, che cos’è e a cosa serve?

Il Governo italiano sta puntando, già anni, puntando alla digitalizzazione di tutti i servizi online. L’App Io è un’applicazione mobile gratuita italiana, sviluppata e gestita dalla società pubblica PagoPa S.p.A.. Ha lo scopo di integrare tutti i servizi pubblici in modo da rendere più semplice e veloce l'”esperiza” dei cittadini italiani con l’amministrazione pubblica, ma soprattutto per mettere il cittadino al centro della rete dei servizi pubblici.

Per iniziare ad usare Io occorre registrarsi con le credenziali SPID o con la carta d’identità elettronica. Dopo la prima registrazione è possibile accedere digitando il PIN scelto dall’utente o tramite il riconoscimento biometrico. Per questo motivo è un canale sicuro che permette agli enti che erogano i servizi di comunicare il con cittadino. Infine, il PIN usati per accedere all’app sono conservati criptati per garantire maggiore sicurezza.

Arrivano tre nuovi dococumenti digitali

Il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio con delega all’innovazione, Alesso Buti ha detto che stare “lavorando per inserirei tre importanti documenti all’interno del portafoglio digitale dell’App Io: la patente digitale, la tessera sanitaria digitale e la tessera elettorale in formato digitale”.

La patente di guida si dovrebbe tenere sullo smartphone e si rinnova interamente online. Anche in caso di controlli basterà scaricare l’app sul telefonino e poterla mostrare senza alcun problema. Il documento sarà valido in tutta l’Unione Europea e questo favorisce anche gli spostamenti all’interno di tutta l’Europa.

Se si possiede o si possedeva una tessera sanitaria con microchip (TS/CNS) è possibile richiederne una nuova on-line unicamente utilizzando i SERVIZI TELEMATICI dell’Agenzia delle Entrate, previa autenticazione. Ed infine la tessera elettorale in forma digitale. La tessera elettorale è un documento che spetta, di diritto, a tutti gli elettori e viene consegnata a domicilio, a cura dell’Amministrazione Comunale, al compimento del 18° anno di età e, in caso di mancata consegna, il cittadino, potrà ritirarla a vista presso l’Ufficio Elettorale del Comunne di residenza.

L’obiettivo del governo italiano è quello di migliorare costantemente la qualità dei servizi digitali per i cittadini. Contribuendo così a rendere l’Italia un paese all’avanguardia nella digitalizzazione della Pubblica amministrazione.

Superbonus, per salvare lo sconto serve la certificazione Soa

Entrano in vigore importanti norme per coloro che vogliono avvalersi delle agevolazioni fiscali previste per i bonus edilizi e per il Superbonus. Il decreto Ucraina prevede che per ottenere le agevolazioni fiscali è necessario affidare i lavori a imprese che abbiano ottenuto la certificazione Soa. Ecco cosa succede ai proprietari.

Certificazione Soa: cos’è?

Il Decreto Ucraina prevede che nel caso di lavori edili volti ad ottenere le agevolazioni fiscali previste dal decreto 34 del 2020 di importo superiore a 516.000 euro occorre affidare i lavori a imprese che abbiano ottenuto la certificazione Soa. La stessa è generalmente richiesta alle imprese che partecipano a bandi di gara nel settore pubblico, è rilasciata da Organismi di valutazione autorizzati dall’Anac, in seguito a verifica del possesso dei requisiti tecnici ed economici necessari per poter effettuare lavori di una certa entità.

In quali casi è richiesta la certificazione Soa?

L’Agenzia delle entrate con la circolare 10 del 20 aprile 2023 ha chiarito i limiti temporali dell’applicazione della nuova normativa.

La stessa prevede che:

  • per appalti e subappalti affidati successivamente al 1° gennaio 2023 è necessario verificare che l’impresa abbia stipulato contratti con Organismi di valutazione al fine di ottenere la certificazione Soa.
  • Per appalti e subappalti affidati dal 1° luglio 2023 è necessario che l’impresa abbia già ottenuto la certificazione Soa.

 

In caso di lavori eseguiti e appalti concessi dopo il 21 maggio 2022, la certificazione Soa:

  • non è richiesta per lavori eseguiti prima del 1° luglio 2023;
  • per lavori eseguiti dal 1° gennaio 2023 al 30 giugno 2023 occorre che l’impresa abbia stipulato un contratto volto ad ottenere l’attestato ;

per appalti e subappalti concessi prima del 21 maggio 2022 non è richiesta la certificazione Soa anche se i lavori sono eseguiti dopo il 21 maggio 2022.

La circolare 10 precisa che le nuove norme si applicano ai lavori di importo maggiore a 516.000 euro. Inoltre si applica a tutti i bonus edilizi previsti dall’articolo 119 del decreto legge 34 del 2021, vi rientrano il Superbonus, sismabonus, ecobonus, bonus per installazione colonnine di ricarica, fotovoltaico. Infine, le norme trovano applicazione sia nel caso in cui si fruisca delle agevolazioni attraverso cessione del credito, sconto in fattura, sia nel caso in cui il contribuente scelga le detrazioni fiscali.

Fotovoltaico per tutti, il punto della situazione nel nostro Paese

Fotovoltaico per tutti sarebbe la soluzione per far progredire il nostro Paese verso questa strada. Ma qual’è la situazione attuale? Ecco la sorprendente risposta.

Fotovoltaico per tutti, aumentano anche le imprese che li producono

Il fotovoltaico per tutti potrebbe essere una soluzione contro il caro bollette. Ma certamente prevedono dei costi da sostenere e non sempre le famiglie possono permetterseli. Si pensa infatti che la crescita dalla domanda di impianti fotovoltaici potrebbe essere esponenziale se dovessero essere messe in atto politiche di spinta verso l’istallazione. Anche l’agrivoltaico spinge verso la combinazione tra il settore agricolo e quello fotovoltaico.

Allo stato attuale è possibile contare su pannelli fotovoltaici di diversa potenza e dimensioni. In Sicilia, ad esempio c’è un grande fermento con un numero di fabbriche dedicate alla produzione di pannelli fotovoltaici, sempre più crescente. Una tendenza che si considera essere un forte business grazie anche alla disponibilità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Ma che potrebbe avere anche risvolto positivo sociale legato alla maggiore occupazione dei cittadini siciliani.

Fotovoltaico per tutti, il noleggio degli impianti

Prende sempre più piede anche il noleggio degli impianti fotovoltaici. Il noleggio operativo è un servizio molto utilizzato dalle aziende e consiste nell’affitto a lungo termine di beni strumentali. Inoltre l’azienda non acquisisce la proprietà dell’impianto che resta, invece, alla società di noleggio. Tuttavia il fotovoltaico a noleggio consente a tutti i cittadini di poter avere l’impianto senza dipendere dai bonus pubblici.

I cittadini potrebbero quindi noleggiare, dalle aziende proprietarie, gli impianti ed avere l’energia solare necessaria. Il tutto si  trasformerebbe in un risparmio sulle bollette di almeno il 30%. Del resto sono tante le misure che spingono verso la riduzione dei costi sulla bolletta come il fotovoltaico da balcone. 

Le opportunità del PNRR

Una delle maggiori innovazioni del PNRR riguarda lo sviluppo di celle solari sottili, che potrebbero essere notevolmente più efficienti dal punto di vista energetico rispetto a quelle attuali. Queste nuove celle solari potrebbero raggiungere un’efficienza del 65%, contro il 25% delle tecnologie attuali, e richiederebbero solo l’1% del silicio attualmente utilizzato. Quindi la ricerca ha un ruolo fondamentale.

Inoltre si ricorda che fino al 2026 saranno messi a disposizione 1.5 miliardi di euro per la creazione di parchi agrisolari. Infine ci saranno anche 2,2 miliardi di euro di contributi a fondo perduto disponibili fino al 40% dell’investimento per la creazione di comunità energetiche. Infine ad oggi è possibile avere un impianto fotovoltaico gratis grazie all’utilizzo delle agevolazioni come il superbonus, l’ecobonus o il bonus ristrutturazioni.

 

 

 

Marketplace, come stanno influenzando il mercato odierno

I marketplace sono il luogo virtuale in cui avvengono degli scambi commerciali paragonabili a dei veri e propri supermercati online, ma che cosa sono?

Marketplace, la piattaforma digitale come intermediario

Si chiamano “Marketplace” tutti i siti web o piattaforme digitali che fungono da intermediario tra venditori e acquirenti, permettendo la conclusione di transazioni commerciali. Tradotto in Italiano sono dei veri e propri mercati virtuali dove appunto sono riuniti diversi venditori che offrono i loro prodotti o servizi ai potenziali acquirenti.

Possiamo quindi considerarli dei veri e propri mercati online sempre più diffusi, grazie al crescente sviluppo del commercio online. Tuttavia il loro funzionamento è facile e alla portata di tutti. Infatti il venditore crea un account sul sito web e da quel momento può caricare i proprio prodotti o servizi, Ad ognuno di questo viene inserita una descrizione e un prezzo per la compravendita.

Mentre gli acquirenti possono scegliere un prodotto o servizio, selezionarlo e pagarlo. Bastano solo pochi istanti e le transazioni sono molto sicure. Su tutte le transazioni il marketplace guadagna una commissione, che rappresenta appunto una percentuale che di solito varia in relazione al tipo di prodotto o servizio, prezzo e caratteristiche. Infine i marketplace sono differenti dall’e.commerce che di solito è più legato al negozio online.

Quanti tipi di piattaforma esistono?

Ci sono differenti tipi di Marketplace, che si differenziano dall’e.commerce proprio perché sono delle piattaforme dove le imprese possono proporre i loro servizi o prodotti. Tuttavia esistono diversi tipi di marketplace:

  • generici, come ad esempio Amazon ed e.bay hanno una grandissima varietà di prodotti sia usati che nuovi, con diverse tipologie. Nei singoli annunci c’è una descrizione dei prodotti, delle recensioni dei precedenti acquirenti, il prezzo o eventuali sconti da applicare;
  • di prodotto, con vendite fisiche come Ali Express;
  • di servizio, è la stessa cosa dei prodotti fisici, ma l’oggetto invece sono i servizi come appunto l’acquisto di prestazioni professionali oppure la prenotazione di vacanze;
  • verticali, si concentrano su un solo settore merceologico, come ad esempio il fashion, il food o l’elettronica. Sono rivolti a un pubblico di nicchia, ma garantiscono una maggiore specializzazione e qualità dei prodotti venduti;
  • B2B offrono una maggiore specializzazione e personalizzazione di offerte accessibili sono ai professionisti;
  • sharing economy: mettono in contatto persone che offrono e cercano servizi o beni, come Uber, avendo come obiettivo la condivisione delle risorse e la riduzione degli sprechi.

I marketplace sono davvero comodi perché offrono il vantaggio ai clienti di avere a disposizione una vasta gamma di prodotti e servizi. Possono anche valutare le recensioni che spesso vengono lasciate da chi ha fatto precedentemente l’acquisto. Ed ancora ci sono i resi e i rimborsi, l’assistenza 24h al giorno, le spedizioni e la tracciabilità. Quindi dovrebbero essere abbastanza sicuri, anche quando si fanno acquisti da casa.

Divieto vendita caldaie a gas dal 2029: cosa succede?

L’Unione Europea si appresta ad approvare il divieto di vendita delle caldaie a gas dal 2029, a prevederlo è la bozza del regolamento europeo Ecodesign in discussione il 27 aprile.

Divieto vendita caldaie a gas dal 2029

In base alle norme ora vigenti, dal 2024 i Paesi membri dell’Unione europea non potranno riconoscere agevolazioni per l’installazione di caldaie a gas. L’obiettivo è però arrivare a zero emissioni inquinanti dagli edifici e vanno in questa direzione molteplici atti dell’Unione, tra cui in primo luogo la direttiva Case green.

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Ora si sta per compiere un ulteriore passo, cioè il divieto di vendita delle caldaie a gas. La bozza del regolamento Ecodesign che sta circolando prevede un limite minimo di efficienza per le caldaie del 115% e secondo gli esperti del settore nessuna caldaia a gas può avere tali prestazioni. Deriva da ciò che dal 2029 con molta probabilità non potranno più essere vendute caldaie a gas.

Le limitazioni tagliano fuori dal mercato le caldaie a gas

Secondo gli esperti del settore ( intervista rilasciata da Valentina D’Acunti, capo comparto gas di Assotermica al Sole 24 Ore) in base a quanto stabilito nella bozza del regolamento non rientrano nelle specifiche viste neanche le caldaie alimentate con rinnovabili. Infatti quelle attualmente in vendita alimentate al 20% da idrogeno o con il 100% di biometano comunque non sarebbero in grado di rispettare i parametri visti.

Tra i dispositivi che non dovrebbero rientrare nei divieti vi sono le pompe di calore alimentate con energia elettrica e i sistemi ibridi pompa di calore e caldaia a gas.

Naturalmente sono iniziate già le polemiche per le difficoltà che incontrerebbe l’Italia ad adeguarsi a tale normativa inoltre potrebbero esservi ripercussioni anche sul sistema industriale e produttivo visto che in Italia il settore è strategico e vi sono numerose aziende che producono validi prodotti esportati anche oltre confini.

Le polemiche vanno ad innestarsi su quelle già esistenti riguardanti le auto con motore elettrico che dovranno sostituire il motore endotermico.

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Concorso Agenzia delle Entrate per funzionari. Come prepararsi

Annunciata la data per la pubblicazione del bando per il concorso Agenzia delle entrate, disponibili 2500 posti per funzionari tecnici e tributari.

Concorso Agenzia delle entrate: requisiti e materie da studiare

Il concorso all’Agenzia delle Entrate è uno dei più attesi per il 2023, si tratta di una posizione molto appetibile sia per le funzioni da svolgere sia per il numero dei posti effettivamente disponibili. Si tratta infatti di ben 2500 posizioni aperte. Seguiranno ulteriori 3 bandi per un totale di 4347 assunzioni, i successivi dovrebbero riguardare assistenti informatici, architetti e altri funzionari tecnici.

In base alle indiscrezioni che stanno emergendo, il requisito di accesso per il concorso Agenzia delle entrate per funzionari sarà la laurea in materie giuridico-economiche.

Coloro che partecipano dovranno avere conoscenze in:

  • diritto amministrativo;
  • diritto tributario;
  • contabilità aziendale;
  • statistica;
  • elementi di diritto costituzionale;
  • elementi di diritto privato;
  • diritto civile e commerciale;
  • reati contro la pubblica amministrazione;
  • conoscenza di una lingua straniera;
  • conoscenza dei principali applicativi informatici.

Le prove

Generalmente in concorso si articola in diverse fasi. La prima fase prevede una prova oggettiva attitudinale dove saranno somministrati quiz di logica, matematica, materie deduttive e visive, logica verbale. On line è possibile trovare piattaforme per esercitarsi avendo come punto di riferimento i quiz somministrati negli anni precedenti.

La seconda prova è di tipo tecnico professionale e ha ad oggetto le materie specifiche del concorso. Già ora è possibile iniziare a studiare, su testi aggiornati.

Generalmente la seconda fase prevede un periodo di tirocinio retribuito e infine la prova finale. Almeno negli ultimi bandi questa era la procedura, di fatto per conoscere come saranno svolte le ultime due fasi è necessario attendere il bando.

Come partecipare al concorso Agenzia delle entrate 2500 funzionari

Si è già anticipato che il bando dovrebbe essere pubblicato nel mese di giugno 2023. La domanda dovrà essere presentata online e vi è un mese di tempo dalla pubblicazione del bando per poter provvedere. Per chi ne fosse sprovvisto, già da ora è bene richiedere un’identità digitale ( Spid o Cie), inoltre è necessario indicare un indirizzo di posta elettronica certificata intestato a chi propone la domanda.

Generalmente per questa tipologia di concorso è necessario scegliere fin da subito la Regione per la quale si concorre e può essere presentata domanda solo per una Regione. Inoltre deve essere versata la tassa di concorso.

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