Rottamazione quater, avvisi inviati, attivati i servizi ContiTu e la domiciliazione

L’Agenzia delle Entrate ha completato il percorso per la comunicazione delle somme dovute a coloro che hanno fatto richiesta di adesione alla rottamazione quater entro il 30 giugno 2023, parte ora la seconda fase del lavoro con l’attivazione dei servizi online tra cui il servizio ContiTu che permette di scegliere quali avvisi pagare.

Come scaricare la comunicazione dell’AdE sulla rottamazione quater

L’Agenzia delle Entrate ha inviato 3,8 milioni di avvisi con l’indicazione degli importi dovuti da coloro che hanno aderito alla rottamazione quater. Non solo, ora sono disponibili i nuovi servizi online che consentono di scaricare copie dei provvedimenti utili a coloro che per qualsiasi motivo li avessero persi.

Oltre alla copia della comunicazione delle somme dovute, è possibile scaricare anche i moduli per i primi dieci pagamenti, utili a coloro che hanno chiesto il pagamento rateale. La copia può essere richiesta accedendo all’area riservata del sito Riscossione attraverso l’autenticazione con un’identità digitale, codice Spid, Cie o Cns.

Qui è possibile visionare tutte le cartelle in particolare le stesse sono identificate con i seguenti codici:

  • AT: accoglimento totale;
  • AP: accoglimento parziale;
  • AD per le adesioni con debiti “rottamabili” ma nessun importo da pagare;
  • AX per adesioni con debiti “rottamabili” per i quali non si deve pagare nulla e con un importo residuo da pagare per debiti “non definibili”;
  • RI: per indicare le adesioni rigettate in quanto i debiti indicati nella domanda non sono “rottamabili” e, quindi, l’importo deve essere pagato senza agevolazioni.

Come chiedere la domiciliazione per il pagamento delle rate della rottamazione quater

I servizi online disponibili consentono inoltre di chiedere la domiciliazione dei pagamenti. In questo modo gli importi saranno addebitati direttamente in conto corrente non si rischia di saltare delle rate per dimenticanza e non è necessario fare la fila. Per accedere a tale funzionalità occorre selezionare la voce “Attiva/revoca mandato SDD piani di Definizione agevolata” presente nella sezione Definizione agevolata.

Entrati in questa sezione sarà sufficiente selezionare il piano di Definizione agevolata su cui si vuole attivare la domiciliazione bancaria e inserire i dati richiesti. Terminata la compilazione l’Agenzia invia una e-mail di presa in carico all’indirizzo di posta elettronica indicato. In un secondo momento arriverà la comunicazione sempre tramite posta elettronica con la conferma dell’attivazione del servizio e l’indicazione della rata che sarà addebitata.

Nel caso in cui il contribuente non riceva la comunicazione in oggetto entro 10 giorni lavorativi antecedenti la scadenza della rata sarà necessario effettuare il pagamento con le modalità ordinarie.

ContiTu per scegliere quali importi pagare

L’Agenzia ha inoltre provveduto ad attivare il servizio ContiTu che permette di scegliere quali pagamenti effettuare scegliendo di pagare solo alcuni degli avvisi/cartelle “rottamabili”, con la possibilità di ricalcolare l’importo dovuto e ricevere i nuovi moduli di pagamento. Per esercitare questa opzione, una volta entrati nell’area sarà necessario compilare la richiesta con il codice fiscale, il numero della lettera ricevuta con la relativa data, nonché i numeri che identificano le cartelle/avvisi che si intendono pagare (presenti nella comunicazione).

Ricordiamo che la prima rata della rottamazione quater scade il 31 ottobre 2023.

Leggi anche: Rottamazione quater, non ho ricevuto i bollettini per il pagamento, dove li trovo?

Sanatoria scontrini con ravvedimento operoso, la novità

Sanatoria scontrini con ravvedimento operoso è la soluzione trovata da questo Governo per cercare di salvare migliaia di piccole imprese, i dettagli.

Sanatoria scontrini con ravvedimento operoso, ma cosa si intende?

Ci si aspettava una sanatoria sugli scontrini e sulle irregolarità fiscali già da qualche mese. Ma più che altro si è giunti alla conclusione di utilizzare il ravvedimento operoso per risolvere il problema e permettere a molte piccole imprese di rimettersi in regola. Con il “ravvedimento” (art. 13 del Dlgs n. 472 del 1997 – pdf) è possibile regolarizzare omessi o insufficienti versamenti e altre irregolarità fiscali, beneficiando della riduzione delle sanzioni. Infatti le violazioni su scontrini, ricevute fiscali, fatture potranno essere regolarizzate con il ravvedimento operoso.

Inoltre il governo ha stabilito che “chi effettua il ravvedimento operoso e paga le somme dovute sarà esentato dalla sanzione accessoria della sospensione della licenza. Il ravvedimento – applicabile anche a fatture e documenti contabili – prevede il pagamento degli importi dovuti, oltre agli interessi e una penale

Chi può aderire al ravvedimento operoso

Potranno aderire al ravvedimento operoso tutti i contribuenti che dal primo gennaio 2022 al 30 giugno 2023 abbiano commesso una o più violazione degli obblighi in materia di certificazione dei corrispettivi. Attraverso il ravvedimento operoso, potranno mettersi in regola entro e non oltre il 15 dicembre 2023. Tuttavia rimane la possibilità di contestare le violazioni, ma ciò è possibile fino al 31 ottobre 2023. 

Il ravvedimento operoso è consentito a tutti i contribuenti. Prima delle modifiche introdotte dalla legge di Stabilità per il 2015, per poterne usufruire occorreva rispettare determinati limiti di tempo. Inoltre, era necessario che:

  • la violazione non fosse già stata constatata e notificata a chi l’avesse commessa
  • non fossero iniziati accessi, ispezioni e verifiche
  • non fossero iniziate altre attività di accertamento (notifica di inviti a comparire, richiesta di esibizione di documenti, invio di questionari) formalmente comunicate all’autore.

Tali preclusioni, per i tributi amministrati dall‘Agenzia delle Entrate, non operano più e il ravvedimento è inibito solo dalla notifica degli atti di liquidazione e di accertamento (comprese le comunicazioni da controllo automatizzato e formale delle dichiarazioni). Infine in ogni caso, il pagamento e la regolarizzazione non precludono l’inizio o la prosecuzione di accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di controllo e accertamento.

 

 

 

Concorso Ministero degli Esteri, 1.200 posti disponibili anche per diplomati

Nuove opportunità di lavoro per chi vuole lavorare nel settore pubblico, sono stati annunciati nuovi bandi per il MAECI, Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Le assunzioni saranno effettuate tramite pubblico concorso e prevedono l’assunzione di 600 assistenti; 620 funzionari con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il Ministero fa però sapere che il numero delle assunzioni potrebbe aumentare.

Vediamo requisiti, tempi e procedureper il concorso Ministero degli Esteri.

Concorso Ministero degli esteri, posti disponibili

I vincitori dei concorsi Maeci 2023 e dei concorsi Maeci 2024 saranno assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato. Saranno inquadrati nell’Area degli assistenti e nell’Area dei funzionari.

Sono poche le notizie trapelate fino ad ora, ma sembra che tra i requisiti richiesti per il concorso funzionari vi sarà la laurea in uno dei seguenti settori: Ingegneria dell’informazione, Scienze e tecnologie fisiche, Scienze e tecnologie informatiche, Scienze matematiche e laurea Magistrale.

Per il concorso per l’assunzione di 600 assistenti, è molto probabile che sia richiesto solo il diploma di scuola media superiore di II grado. Con molta probabilità non sarà richiesto un diploma specifico e quindi basta un titolo che consenta l’iscrizione a un corso universitario.

Come candidarsi al concorso Ministero degli esteri

La domanda naturalmente dovrà essere presentata online attraverso il sito www.inpa.gov.it. Allo stesso si accede attraverso un’identità digitale tra Cie, Spid, Cns ed e-IDAS. Ricordiamo inoltre che dovrà essere indicato un indirizzo di posta elettronica certificata personale.

In base alle disposizioni normative inerenti i concorsi pubblici sarà obbligatorio inserire anche la valutazione della conoscenza delle più importanti applicazioni informatiche e lingua straniera.

Inoltre non vi è più l’obbligo di pubblicazione dei bandi sulla Gazzetta Ufficiale.

Non è dato sapere se anche in questo caso, come per il concorso Agenzia delle Entrate, ora in corso di svolgimento sarà prevista l’unica prova oppure si procederà con metodi tradizionali e più prove.

Deve essere, infine, detto che già ora è possibile inserire il proprio profilo sul sito www.inpa.gov.it si tratta infatti del sito ufficiale per il reclutamento di personale che deve usare la Pubblica Amministrazione. Una volta inserito il proprio profilo, è possibile aggiornarlo costantemente e quando si vorrà presentare la candidatura per un concorso basterà completare al procedura di iscrizione, senza dover nuovamente inserire curriculum e titoli.

Leggi anche: Concorso 1673 allievi finanzieri, scadenza bando e prove

Concorso Mimit, Ministero delle Imprese e del Made in Italy

Concorsi pubblici, posti riservati a chi ha svolto il servizio civile

Mutui agevolati prima casa proroga fino al 31 dicembre?

Mutui agevolati prima casa arriva la proroga fino al 31 dicembre 2023. Ecco quindi quali sono le novità a favore di chi vuole comprare un immobile, come prima casa.

Mutui agevolati prima casa, confermata la proroga

In Italia diminuiscono le compravendite immobiliari. I motivi sono da attribuirsi al continuo crescere dei tassi di interessi per chi ha bisogno di accendere un mutuo. Tuttavia la prima casa si cerca ancora di aiutare i giovani a comprarne una. E così è stato confermato il rinnovo fino al 31 dicembre 2023 dei mutui agevolati a favore di alcuni italiani. In particolare si tratta degli under 36 che hanno un ISEE inferiore a 40.000 euro. E altre categorie prioritarie tra cui giovani coppie, famiglie monogenitoriali e conduttori di alloggi IACP.

La norma prevede che la garanzia massima dell’80% sulla quota capitale dei mutui destinati alle categorie prioritarie possa essere concessa fino al 31 dicembre 2023 anche quando il Tasso Effettivo Globale (TEG) sia superiore al Tasso Effettivo Globale Medio (TEGM), parlando di tasso di interesse del mutuo (il vicolo che nega l’accesso alle agevolazioni).

Mutui agevolati prima casa, rimane la garanzia Consap

Con il mutuo Consap, la garanzia statale esclude la presenza di altre garanzie, quindi la banca erogante il mutuo si impegna a non chiedere ulteriori garanzie fornite da terzi, mentre il soggetto mutuatario e il soggetto datore di ipoteca devono coincidere con il richiedente l’accesso al Fondo.

Il Fondo di garanzia Mutui per la prima casa, c.d. Fondo prima casa, è stato istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze con la legge 27 dicembre 2013, n. 147, art. 1 comma 48, lett. c). Il Fondo agevola il rapporto tra il cittadino e la banca offrendo una garanzia pubblica, sul mutuo per l’acquisto della prima casa. Consap si occupa dell’esame delle domande trasmesse telematicamente dai soggetti finanziatori per la verifica dei requisiti di accesso alla garanzia del Fondo.

Chi può accedere al mutuo agevolato?

Possono accedere al bonus prima casa chi ha un’età inferiore a 36 anni. Per accedervi occorre non avere altri immobili di proprietà ed avare un Isee inferiore a 40 mila euro. ll bonus sull’acquisto della prima casa degli under 36 permette di ottenere diverse agevolazioni, quali:

  • l’esenzione del pagamento delle imposte ipotecarie, di registro e catastali;
  • l’ottenimento del credito di imposta pari all’Iva, nel caso in cui si tratti di acquisto da soggetti soggetti all’Imposta sul valore aggiunto.

L’agevolazione scatta per gli immobili che rientrano nelle categorie catastali: abitazioni di tipo civile (A/2), economico (A/3), popolare (A/4), ultrapopolare (A/5), rurale (A/6), villini (A/7) e alloggi tipici dei luoghi (A/11). Si aggiungono poi le pertinenze agli immobili principali come i magazzini (C/2), le rimesse (C/6) e le tettoie (C/7). Sono esclusi tutti gli immobili di lusso.

Bolletta luce in aumento nel prossimo trimestre, ecco perché

Con l’arrivo dell’inverno e le temperature che si abbassano gli italiani si trovano a dover fare i conti non solo con le spese del riscaldamento, ma anche per la bolletta energetica, l’allarme bolletta luce arriva direttamente da Arera che per il prossimo trimestre prevede nuovi aumenti.

Tariffe luce in aumento nel prossimo trimestre

La dichiarazione arriva direttamente da Stefano Besseghini, presidente dell’Autorità di regolazione di energia, acqua, rifiuti che attualmente fissa i prezzi del settore energia in base alle quottazioni del prezzo.

Gli aumenti previsti per il prossimo trimestre non sono paragonabili a quelli visti nell’anno passato, è infatti cambiato il panorama degli approvvigionamenti e vi è sempre più energia prodotta con pannelli fotovoltaici ed eolico, quindi energia verde prodotta in Italia. Vi è un minore impatto della crisi Russo-Ucraina, ma in base alle dichiarazioni di Besseghini non è possibile ritornare alle tariffe del 2019 e nel prossimo trimestre vi sarà una leggera flessione delle tariffe verso l’alto. Gli aumenti sono determinati, in questo caso soprattutto dall’aumento della domanda.

Ci sarà la proroga del mercato tutelato per la bolletta luce?

Ricordiamo inoltre che il mercato tutelato termina il 1° gennaio 2024. Si era vociferato nei giorni scorsi di un possibile rinvio, ma all’interno del decreto Energia in realtà non è stato previsto. Sembra che il Governo stia pensando a una sorta di proroga, ma limitata solo ad alcune famiglie, cioè alle più bisognose.

Ricordiamo che Arera per chi è nel mercato tutelato aggiorna le tariffe trimestralmente basandosi sulle quotazioni del mercato, quindi se vi sono oscillazioni verso l’alto o verso il basso le bollette subito ne risentono. Nel mercato libero invece le tariffe sono stabilite in regime di libera concorrenza e in alcuni casi sono più elevate rispetto a quelle del mercato tutelato.

Proprio per questo motivo il mercato libero non ha trovato fino ad ora particolare entusiasmo e l’abolizione del mercato tutelato ha avuto diverse proroghe.

Leggi anche: Energia, addio al mercato tutelato, il governo accelera sul mercato libero

Smart working super fragili, solo per loro proroga fino a fine anno

o smart working super fragili sarà prorogato fino al 31 dicemebre 2023. Ecco chi sono i super fragili che potranno lavorare direttamente da casa.

Lo smart working super fragili, non è per tutti

Se c’è una cosa che il Covid ci ha insegnato è che si può, in molte professioni, andare avanti lavorando da casa. Una scelta che spesso ha trovato il parere favorevole di molte aziende. Molte hanno trovato in questo nuovo metodo  lavorativo la possibilità di risparmiare su molti costi fissi. Costi per esempio legali alla locazione di locali commerciali o a spese di energia. Per questo molte aziende hanno preso accordi controfirmati con i propri lavoratori e rappresentanti delle sigle sindacali, per regolamentare appunto il diritto di poter lavorare da casa alcuni giorni al mese o alla settimana.

Ma si ritorna a lavoro a partire dal 1 ottobre 2023 anche per chi ha ancora goduto dello smart working. Mancano ancora pochi giorni, poi anche i lavoratori fragili torneranno presso le loro sedi di lavoro. Quindi a rientrare negli uffici saranno anche i lavoratori “affetti da gravi patologie croniche con scarso scompenso clinico” – del settore pubblico e privato.

Lo smart working per chi sarà la proroga?

La proroga dello smart working fino al 31 dicembre 2023 coinvolge i lavoratori cosi detti super fragili. Si tratta di lavoratori fragili, ritenuti tali dai medici competenti in ragione dell’età o della condizione di rischio derivante da immunodepressione, da esiti di patologie oncologiche o dallo svolgimento di terapie salvavita o, comunque, da comorbilità che possono caratterizzare una situazione di maggiore rischiosità accertata.

Per loro è stata prevista la possibilità di lavorare in smart working anche nel caso in cui le loro usuali mansioni non lo avessero permesso. Quindi il datore di lavoro ha permesso l’allontanamento dai luoghi aziendali, anche adibendoli a mansioni diverse da quelle delle loro categorie e aree di inquadramento individuate dai contratti collettivi di lavoro

Come fare a non rientrare?

Una soluzione per evitare il richiamo all’attività in sede è la richiesta di una certificazione medica che li faccia rientrare nelle condizioni di fragile, a maggior rischio di contagio e quindi con scadenza del lavoro da remoto fissato al 31 dicembre (anche se legato alla compatibilità delle mansioni).

Inoltre lo stesso quadro di regole valido per i fragili, compresa la data di scadenza della proroga, è quello che si applica ai genitori con figli under 14 a carico. Non sembrano ci siano strade diversa che il Governo Meloni voglia intraprendere. Almeno che non ci sia un aumento di contagi tali da dover fare un passo indietro.

Bonus carburante, chi può averlo? Tutte le novità

Importante novità per chi ha la carta Dedicata a te, sulla stessa sarà caricato un ulteriore importo di 80 euro destinato all’acquisto dei carburanti, ecco cosa succede.

Bonus carburante caricato sulla carta Dedicata a te

La misura del bonus carburante è stata inserita all’interno del decreto Energia. La stessa è stata necessaria a seguito del costante aumento del costo dei carburanti, infatti a benzina al self ha di nuovo superato i 2 euro al litro. I governi precedenti al verificarsi di ciò hanno preferito abbattere il costo del carburante per tutti attraverso un taglio delle accise di 30 centesimi, lo stesso era però coperto dall’aumento dell’Iva legato all’aumento del prezzo della materia prima.

Il Governo Meloni ha invece pensato di aiutare solo una parte dei cittadini e in particolare quelli con il reddito basso che hanno già ricevuto nel mese di luglio la carta Dedicata a te per consumi di prima necessità.

Leggi anche: Carta Acquisti Dedicata a Te, ecco cosa si può comprare. La lista

Come avere il Bonus carburante?

Il problema è sempre la copertura finanziaria, infatti si era inizialmente previsto un bonus del valore di 150 euro, ma non vi era copertura finanziaria e quindi l’importo è stato ridotto a 80 euro. L’importo in realtà ancora non è esattamente stimato, infatti il decreto riconosce la misura del Bonus carburanti, ma sarà il ministero delle Imprese e del Made in Italy a dover definire con un provvedimento ad hoc tutti i dettagli della misura entro 30 giorni dalla pubblicazione del decreto Energia.

Il bonus carburanti sarà valido per tutte le tipologie di carburante:

  • benzina;
  • diesel;
  • Gpl e metano.

L’importo sarà accreditato direttamente a coloro che rientrano nei requisiti reddituali attraverso la carta Dedicata a te.

Il testo del decreto recita: A tal fine, all’articolo 1, comma 450, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 sono apportate le seguenti modifiche:

  • dopo le parole «beni alimentari di prima necessità» sono aggiunte le seguenti «e di carburanti»;

Non è necessario quindi presentare alcuna istanza, le somme saranno accreditate a coloro che hanno un reddito Isee inferiore a 15.000 euro.

Leggi anche: Carta Dedicata a te/Risparmio spesa, chi rischia di perderla?

job-hopping, cambia il modo di lavorare degli italiani

Il job-hopping è la capacità di un lavoratore di saltare da un’occupazione ad un’altra, sempre più in uso tra gli italiani, ecco in cosa consiste.

job-hopping, cosa vuol dire?

Gli italiani stanno sempre più abbandonando il “concetto di posto fisso” per abbracciare una mentalità più aperta. Sono finiti i tempi in cui i posti più scelti erano quelli statali o comunali. Un posto di lavoro, sempre lo stesso, per tutta la carriera lavorativa del dipendente. Ma oggi le cose stanno sempre più cambiando, adottando un’ottica più flessibile. Gli americani lo sanno bene, e sono decisamente propensi a cambi continui di lavoro. Una moda che contagiando anche gli italiani.

Il termine Job Hopping descrive la tendenza piuttosto recente a “saltare” da un impiego all’altro. Si tratta di una rivoluzione culturale del mercato del lavoro che anche questa volte è al 100% made in America. Un modo di pensare al lavoro davvero rivoluzionario, ma ci sono settori che sono più predisposti a questi movimenti.

Chi sono i job- hopping italiani?

In Italia il cambio frequente di lavoro riguarda un milione di lavoratori, circa il 6% del totale. A rivelarlo è uno studio Ranstad per Il Sole 24 Ore. A saltare da un’occupazione all’altra sono soprattutto i Millennials sempre in cerca di nuove esperienze professionali.  Secondo lo studio sono soprattutto coloro che sono nati tra il 1981 e il 1995  e i professionisti del digitale.

Il job-hopping infatti è tipico di coloro che svolgono lavori di nicchia o legati al mondo dei professionisti elettronici o informatici. I motivi per cui si fa è senza dubbio, il miglioramento della propria condizione economica. E così di “salto” in “Salto” non solo migliorano la propria retribuzione, ma anche accrescono il proprio bagaglio culturale e di esperienze. Anche le aziende che li assumono sono di solito società che vogliono investire, ma per farlo hanno bisogno di pagare di più, per attirare questi geni tecnologici.

Ma quanti sono i lavoratori salterini?

Nel 2021 i job hoppers sono stati più di 900 mila, in diminuzione sia rispetto al 2015 (quando erano circa 850mila), che al 2011, quando erano più di un milione. La tendenza del job hopping nel 2022 si è nuovamente indirizzata verso l’alto. Si ricorda che sono lavoratori che decidono volontariamente di dare le dimissioni nell’azienda in cui lavorano per essere assunti altrove.

E’ anche vero che al crescere dell’età del lavoratore, diminuisce la voglia di saltare da un impiego all’altro. Magari perché più si matura più la stabilità è ricercata. Inoltre gli uomini sono più jumper delle donne, del resto il mercato del lavoro per le donne è sempre un pò più ostico. Bene se dovessimo tracciare il profilo del job hoppers le caratteristiche sono: uomo, giovane, lavoratore nel settore tecnologico o informatico e con molta creatività.

Pensioni, via libera dell’Inps al Bonus Maroni con aumento in busta paga

La legge di bilancio 2023 ha previsto la possibilità per coloro che potrebbero andare in pensione e decidono di posticipare, di ottenere il bonus Maroni, l’Inps con la circolare 82 del 2023 ha provveduto a sbloccare il bonus Maroni e di conseguenza sarà ora possibile fare richiesta. Ecco come funziona.

Bonus Maroni, aumento in busta paga per chi posticipa la pensione

La spesa pensionistica è alle stelle, nonostante questo sono disponibili scivoli pensionistici per andare in pensione prima, allo stesso tempo al fine di disincentivare l’uso di tali strumenti, la legge di bilancio 2023 ha previsto la possibilità di rinunciare, o meglio posticipare, il pensionamento e accedere al bonus Maroni.

Il Bonus Maroni si rivolge a coloro che hanno maturato i requisiti per il pensionamento con Quota 103, in questo caso chi decide di rimanere al lavoro rinuncia all’accredito contributivo con riconoscimento dell’importo equivalente in busta paga. L’incremento in busta paga è pari al 9,19% del proprio stipendio che rappresenta la quota di contributi a carico del lavoratore.

Bonus Maroni può essere annullato dal taglio del cuneo fiscale

Occorre però prestare attenzione perché la misura potrebbe andare a divergere con il taglio del cuneo fiscale, infatti fino alla fine dell’anno è in vigore il taglio degli oneri contributivi a carico del lavoratore per le retribuzioni fino a 35 mila euro. Il taglio corrisponde al 7% per i redditi fino 25 mila euro e del 6% per quelli tra 25 e 35 mila. Per questi soggetti di conseguenza i reali vantaggi economici che i lavoratori possono ottenere dal Bonus Maroni sono quasi nulli.

Come ottenere l’aumento in busta paga

L’istanza per ottenere il Bonus Maroni deve essere presentata all’Inps online tramite il sito dell’Istituto accedendo con le proprie credenziali Spid, Cie o Cns. In alternativa è possibile rivolgersi a un patronato o chiamare il l numero verde 803164 (gratuito da rete fissa) o il numero 06164164 (da rete mobile a pagamento in base alla tariffa dei vari gestori). L’Inps deve analizzare la domanda entro 30 giorni. In caso di accettazione, il datore di lavoro è sollevato dall’obbligo di versare i contributi della quota I. V.S. (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti) a carico del lavoratore e versa tali importi al lavoratore direttamente in busta paga mensilmente.

Ricordiamo che Quota 103 consente il pensionamento con 62 anni d’età e 41 di contribuzione, quindi con 5 anni di anticipo rispetto ai requisiti richiesti con la legge Fornero che resta la disciplina ordinaria per andare in pensione.

Leggi anche: Pensione minima, quali sono gli aumenti previsti?

Superbonus al 90%, al via le domande dal due ottobre

Superbonus al 90% possibile per i lavori che sono stati eseguiti quest’anno. Ecco cosa contengono le istruzioni previste dall’Agenzia delle entrate.

Superbonus al 90%, le istruzione dell’Agenzia delle entrate

Il superbonus rimane uno dei problemi più grandi del Governo italiano, e pesa sul bilancio dello Stato. Ma in realtà pesa anche su tutte le scelte di politica economica di questi ultimi anni, visto che si tratta di somme che prevede anche dei crediti insoluti. Tuttavia con comunicato del 23 settembre 2023 l’Agenzia  delle entrate ha comunicato le istruzioni per accedere al contributo a fondo perduto per gli interventi di edilizia detraibili.

Si ricorda che le spese devono essere state sostenute dal primo gennaio al 31 ottobre di quest’anno. Gli immobili oggetto di intervento devo essere la prima casa o le parti comuni condominiali. Si tratta del contributo riservato ai proprietari (o titolari di altro diritto di godimento) con reddito non superiore a 15 mila euro.

Superbonus al 90%, i beneficiari

I beneficiari sono le persone fisiche che nel 2022 hanno avuto un reddito di riferimento non superiore a 15 mila euro. Occorre essere titolari di diritto di proprietà (o di diritto reale di godimento) sull’immobile che è stato oggetto di interventi edilizi che beneficiano della detrazione del 90%. Inoltre, l’unità immobiliare oggetto degli interventi deve essere adibita ad abitazione principale del richiedente. Inoltre il provvedimento annovera fra i beneficiari dell’agevolazione anche gli eredi che conservano la detenzione materiale e diretta dell’immobile, in relazione agli interventi sostenuti dal de cuius.

Base per il calcolo della misura del contributo è il quantum di spesa rimasto a carico del richiedente. Il massimo di spesa agevolabile sostenuta pari a 96 mila euro. L’ammontare del contributo richiesto, quindi, sarà pari al 10% delle spese agevolabili sostenute dal richiedente fino a un massimo di 9.600 euro. La misura del bonus riconosciuto sarà determinata in base al numero di domande presentate. Le risorse finanziarie, pari a 20 milioni di euro (articolo 9, comma 3, del Dl n.176/2022) saranno infatti ripartite in base al rapporto percentuale tra l’ammontare delle risorse disponibili e l’ammontare complessivo dei contributi richiesti. La percentuale di ripartizione sarà comunicata, con successivo provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, entro il 30 novembre 2023.

Come si presenta la domanda?

L’istanza può essere presentata dal 2 al 31 ottobre 2023, anche tramite un intermediario abilitato alla consultazione del Cassetto fiscale, esclusivamente via web attraverso una procedura che sarà disponibile nell’area riservata del sito dell’Agenzia dell’Entrate. Il modello di domanda prevede che il richiedente dichiari di essere in possesso dei requisiti richiesti per l’erogazione del contributo.

Occorre anche inserire il proprio codice fiscale (o del de cuius in caso di erede) e l’iban del suo conto corrente. Alla presentazione dell’istanza sarà rilasciata una prima ricevuta che comunica la presa in carico dell’istanza cui seguirà comunicazione dell’esito della richiesta.