Sportello semiconduttori, da oggi è possibile presentare la domanda

Al via lo sportello semiconduttori per la presentazione delle domande per sostenere lo sviluppo economico, tutti i dettagli.

Sportello semiconduttori, al via da oggi

Lo sportello semiconduttori è aperto da oggi 30 aprile alle ore 12. Lo sportello permette la presentazione di domande a valere sullo strumento agevolativo dei Contratti di sviluppo, destinato a sostenere la crescita e lo sviluppo tecnologico della catena di approvvigionamento dei semiconduttori.

Si ricorda che il settore dei semiconduttori e dei microchip sta uscendo da un periodo di forte crisi. Pertanto i nuovi incentivi potrebbero essere di grande aiuto per le imprese italiane. Imprese che da sempre si stanno muovendo verso un interesse crescente per il settore tecnologico, in linea anche con le linee guida europee. Ma vediamo nel dettaglio in cosa consistono le domande dello sportello semiconduttori e come presentarle.

L’iniziativa si inserisce nel più ampio contesto di politica industriale che vede l’Unione europea impegnata a rafforzare la catena del valore continentale dei semiconduttori nel medio-lungo periodo, al fine di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la resilienza del settore (Chips Act).

Sportello semiconduttori, la dotazione finanziaria

La dote finanziaria è pari a 3.292.000.000 euro ed è gestita da Invitalia. Le domande possono essere presentate per progetti realizzati in tutto il territorio nazionale. In particolare si possono finanziare i progetti di sviluppo Industriale, tutela ambientale ed, eventualmente, progetti di ricerca, sviluppo e innovazione, con costi ammissibili non inferiori a 20 milioni di euro. Nello specifico si tratta di progetti, realizzati da una o più imprese, finalizzati:

a) al rafforzamento e allo sviluppo della capacità e dell’industria nazionale di produzione di semiconduttori, attraverso la realizzazione di investimenti concernenti le singole fasi che ne compongono il processo di produzione ovvero più fasi del processo in maniera integrata, e/o

b) alla crescita e allo sviluppo tecnologico delle imprese appartenenti alla catena di approvvigionamento dei semiconduttori

Come presentare la domanda

Possono presentare domanda le imprese – di qualsiasi dimensione – interessate a sviluppare programmi industriali comprendenti progetti di investimento produttivo, per la tutela ambientale e, eventualmente, di ricerca e sviluppo. Per presentare domanda di agevolazioni sarà necessario:

  • essere in possesso di una identità digitale (SPID, CNS, CIE);
  • accedere alla nuova Area Personale per compilare direttamente online la domanda, caricare il business plan e gli allegati;

Per concludere la procedura di presentazione della domanda è necessario disporre di una firma digitale e di un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC). Al termine della compilazione del piano di impresa e dell’invio telematico della domanda e dei relativi allegati, verrà assegnato un protocollo elettronico. I modelli sono scaricabili sul sito di Invitalia insieme a tante altre informazioni relative ai progetti finanziabili.

Bonus impianti di compostaggio, ecco come ottenerlo

La produzione di rifiuti da smaltire diventa sempre più un problema, proprio per questo si incentivano forme di riduzione della produzione di rifiuti e smaltimento ecologico. Tra le misure volte a raggiungere tale obiettivo c’è il bonus impianti di compostaggio, ecco chi può richiederlo e quali sono le agevolazioni previste.

Cos’è il bonus impianti di compostaggio

Il bonus è stato introdotto per la prima volta con la legge di bilancio per il 2022, naturalmente per richiedere il bonus la spesa deve essere documentata. Il bonus impianti di compostaggio è un aiuto alle imprese sotto forma di credito di imposta pari al 70% dei soldi spesi per la realizzazione di impianti di compostaggio all’interno dell’azienda. Le imprese hanno tempo fino al 31 maggio 2023 per richiedere il bonus impianti di compostaggio per le spese sostenute nel 2023.

Possono richiedere il bonus le imprese del settore agro-alimentare delle regioni Campania, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia e beneficiare così dell’apposito credito d’imposta, pari al 70% degli importi rimasti a carico del contribuente.

Come richiedere il bonus impianti di compostaggio

Per richiedere il bonus impianti di compostaggio è necessario utilizzare il software messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate .

Il contributo è riconosciuto, nel limite massimo di 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2023 e 2024, sotto forma di credito d’imposta, pari al 70% degli importi rimasti a carico del contribuente.

Il bonus è utilizzabile in compensazione, senza applicazione degli ordinari limiti annuali previsti per i crediti da indicare nel quadro RU del modello Redditi e per i crediti d’imposta e i contributi compensabili o rimborsabili ai soggetti intestatari di conto fiscale, e non concorre alla formazione del reddito né del valore della produzione ai fini Irap.

L’agevolazione può essere richiesta dal gestore del centro agroalimentare, purché l’impianto di compostaggio possa smaltire almeno il 70% dei rifiuti organici prodotti.

Dopo aver inoltrato la domanda, l’Agenzia delle Entrate provvederà a comunicare, nei limiti dei fondi, la percentuale di credito di imposta effettivamente riconosciuta e il bonus potrà essere utilizzato in compensazione dalle imprese per il “pagamento” delle imposte.

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Decreto Primo Maggio, ore decisive per lavoratori ed imprese

Il Decreto lavoro, ribattezzato Decreto Primo Maggio, proprio perché sarà discusso il 30 aprile, prevede diverse misure.

Decreto Primo Maggio, incontro tra Governo e sindacati

Il governo Meloni sta lavorando per trovare un accordo con i sindacati su tredicesime ed aiuti ai lavoratori con i redditi più bassi. E così come lo scorso anno, ci si trova a cercare delle proposte che possa fare felice i lavoratori, ma anche le aziende, soprattutto in sede di assunzione. La premier a Palazzo Chigi incontra i sindacati soprattutto sul tema della defiscalizzazione in caso di assunzione di nuovi lavoratori.

In particolare gli sgravi prevedono degli incentivi fiscali pari al 120% per le persone assunte con contratto a tempo indeterminato. Mentre gli sgravi arrivano fino al 130% quando ad essere assunti sono soggetti giovani, ex percettori del reddito di cittadinanza o donne lavoratrici. Tali misura potrebbero essere applicate a tutte le imprese, indipendentemente dalla forma societaria.

I vantaggi per gli imprenditori

Gli imprenditori che assumono aumenteranno il numero dei dipendenti, ma risparmierebbero sul costo dei contributi da sostenere. Ma per mantenere le agevolazioni devono essere rispettati altre due condizioni:

  • devono essere nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminati;
  • l’azienda deve mantenere un incremento occupazionale reale tra l’anno e quello precedente.

Misure che interesseranno 380 mila aziende italiane, dalle più grandi alle più piccole. Ma soprattutto uno sgravio che potrebbe vedere un aumento non indifferente del numero di disoccupati che potrebbero trovare finalmente una nuova occupazione. Secondo gli studiosi, infatti, l’Italia ha aumentato il suo tasso occupazione, e questo fa ben sperare.

Decreto Primo Maggio, il bonus tredicesime

Sul tavolo delle trattative anche il bonus tredicesime. Si tratterebbe di 100 euro una tantum da dare al lavoratore a dicembre. Ma a creare qualche problema sembra essere la risorsa finanziaria necessaria. Proprio “a causa della limitatezza delle risorse disponibili” la misura dovrebbe essere adottata solo per il 2024. Tuttavia potrebbero richiedere il bonus coloro che sono lavoratori dipendenti, il cui reddito non supera 28 mila euro l’anno, con moglie e almeno un figlio a carico.

Inoltre allo studio ci sono i premi di produttività con la tassazione dal 5% al 10% nel 2025, per importi fino a 3 mila euro. Infine ai sindacati la Premier dovrebbe confermare il taglio del cuneo fiscale contributivo, nella forma rafforzata. In particolare fino a 7 punti meno fino a dicembre ed il bonus mamme lavoratrici da inserire in un nuovo patto di stabilità, sempre in linea con quelle che sono le linee europee.

 

 

Detrazione Superbonus fino a 15 anni, a chi conviene?

Il Superbonus continua ad essere argomento di discussione, ora arriva la proposta bipartisan per estendere le detrazioni a 10 o 15 anni, ma cosa cambia?

La proposta arriva nell’ambito della conversione del decreto Superbonus e sta già facendo discutere, ma cosa potrebbe cambiare nella detrazione Superbonus?

Detrazione Superbonus in 10 o 15 anni?

Il Superbonus non ha mai incontrato il favore del governo Meloni, il problema principale sono i conti pubblici che hanno pesantemente risentito di questo importante aiuto. Venuti meno la cessione del credito e lo sconto in fattura che praticamente consentivano di ristrutturare casa senza anticipare le spese, si è tornati alle detrazioni fiscali, ma le stesse possono essere fruite in soli 4 anni. Questo implica:

1) rata più alta;

2) perdita economica per chi non ha capienza fiscale e quindi con l’Irpef dovuta in 4 anni non riesce a coprire le effettive detrazioni a cui avrebbe diritto.

Ecco che arriva quindi la soluzione che potrebbe aiutare le casse dello Stato (che potrebbero dilazionare la restituzione delle spese) e i contribuenti meno “ricchi” cioè la possibilità di fruire della detrazione per un arco temporale più lungo, 10 o 15 anni.

Cosa prevedono gli emendamenti per la detrazione Superbonus?

Gli emendamenti proposti da diverse parti e diversificati. Li riassumiamo in breve:

  • detrazione in 10 anni per le spese sostenute nel 2023 ma in questo caso la ripartizione in 10 rate è su opzione del contribuente, di conseguenza chi ha abbastanza capienza fiscale e non perde agevolazioni con la detrazione breve può continuare a usufruirne.
  • In altri emendamenti la stessa misura è ripartita in 15 anni;
  • ripartizione in 10 anni per le spese sostenute a partire dal 2022 e per le comunicazioni inviate fino al 4 aprile 2024.

Ulteriori emendamenti sono stati presentati al fine di estendere la deroga al divieto di cessione del credito e sconto in fattura per la ristrutturazione di immobili danneggiati dagli eventi sismici verificatisi dal primo aprile 2009 “per i quali sia stato dichiarato lo stato d’emergenza” e agli immobili danneggiati dagli eventi meteorologici verificatisi dal 15 settembre 2022 per i quali è stato dichiarato lo stato d’emergenza dal consiglio dei ministri del 16 settembre 2022 e del 19 ottobre 2022 situati nelle Marche

Un emendamento chiede di includere gli eventi sismici verificatisi a Ischia nel 2017.

Naturalmente si tratta di proposte e di conseguenza ancora non è chiaro quali saranno accettate, infatti estendere la durata del periodo in cui usufruire delle detrazioni può aumentare il debito a carico dello Stato visto che tutela chi non ha capienza fiscale e che rischierebbe di perdere le somme.

Tra le proposte vi sono anche maggiori poteri di vigilanza ai Comuni in modo da prevenire le truffe.

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Affitti brevi 2024, da settembre arriva il codice identificativo univoco

Affitti brevi 2024 cambiano le regole ed arriva anche il codice identificativo univoco dal mese di settembre, tutte le novità.

Affitti brevi 2024, servono maggiori regole

Gli affitti brevi 2024 o locazioni per pochi giorni sono diventati un vero e proprio business. Spesso sono dei veri e propri fonti di reddito, che spesso però non trovano una dichiarazione dei redditi corrispondente. I così detti affitti di immobili di breve durata che spesso sono destinati a lavoratori e turisti. Ebbene un fenomeno sempre crescente che dà fastidio a diversi albergatori.

L’Agenzia delle entrate definisce come affitto breve: un contratto di locazione di immobile a uso abitativo, di durata non superiore a 30 giorni, stipulato da persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa. A esso sono equiparati i contratti di sublocazione e quelli di concessione in godimento a terzi a titolo oneroso da parte del comodatario, aventi medesima durata. Ma occorre dare una maggior controllo alla gestione e regolarizzazione di queste strutture.

Arriva da settembre il codice identificativo univoco

Per rendere a tutti effetti in regola il proprio immobile per le locazioni brevi da settembre sarà più facile. Infatti l’intesa tra il Governo e le regioni punta all’introduzione del Codice identificativo nazionale (Cin) da associare a tutte le unità immobiliari dedicate alle locazioni brevi e di natura turistica. Così facendo tutte le strutture potranno essere tracciate, evitando l’evasione fiscale.

Il codice identificativo univoco sarà obbligatorio. La mancata identificazione comporterà una sanzione amministrativa fino a 5 mila euro. Da settembre quindi dovrebbe partire il codice identificativo. Il codice n.1 sarà di natura provvisoria e a seguire il n.2 che invece avrà una natura duratura nel tempo.

Affitti brevi 2024, quando a gestirli sono degli intermediari immobiliari

Nuove regole anche per gli operatori di settore. Infatti per i contratti di locazione breve stipulati tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione è previsto la trasmissione dei relativi dati entro il 30 giugno dell’anno successivo a quello di conclusione del contratto. L’omessa o incompleta comunicazione dei dati è punita con una sanzione da 250 a 2.000 euro. Sanzione ridotta alla metà se la trasmissione avviene entro i quindici giorni successivi alla scadenza ovvero se, entro quello stesso termine, è effettuata la trasmissione corretta dei dati.

Si tratta di tutti quei soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare. Infine gli intermediari che intervengono nel pagamento o incassano i canoni/corrispettivi relativi ai contratti di locazione breve devono operare su quelle somme, in qualità di sostituti d’imposta, una ritenuta del 21% a titolo d’acconto. Per versare occorre usare il modello F24, con il codice tributo “1919”.

 

Corsa alla dichiarazione dei redditi 2024 per un rimborso veloce

Dal 30 aprile 2024 sarà disponibile sul sito dell’Agenzia delle Entrate la dichiarazione dei redditi precompilata/semplificata. Inizialmente è prevista la possibilità di sola lettura, mentre a partire, probabilmente dal giorno 11 maggio sarà possibile anche apportare modifiche alla stessa o semplicemente inoltrare. Chi compila la dichiarazione dei redditi entro la fine del mese di maggio potrà ricevere prima i rimborsi Irpef. Ma ecco le novità.

Dichiarazione dei redditi semplificata 2024

Dal giorno 30 aprile i contribuenti potranno identificarsi sul sito dell’Agenzia delle Entrate e prendere visione della propria dichiarazione dei redditi precompilata e da quest’anno anche semplificata. La dichiarazione dei redditi semplificata consente di apportare modifiche alle singole voci: redditi, deduzioni, detrazioni rispondendo a semplici domande. L’obiettivo è fare in modo che sempre più persone rinuncino a professionisti e Caf e compilino da sole la dichiarazione. La stessa è realizzata attraverso l’uso dei dati già in possesso dell’Agenzia delle Entrate inerenti i redditi e le spese da portare in detrazione/deduzione.

Rimborso diretto per tutti

La seconda novità è rappresentata dalla possibilità data a tutti i contribuenti, anche a coloro che in teoria avrebbero il sostituto di imposta di avvalersi del rimborso diretto da parte dell’Agenzia delle Entrate. In passato tale possibilità era data solo a coloro che non avevano un sostituto di imposta che comunque lo avevano perso. Ora tutti possono selezionare tale opzione.

Prima di inviare la dichiarazione è necessario selezionare la voce “Nessun sostituto”. In questo caso se dal 730 presentato emerge un credito, il rimborso arriva sul conto corrente o bancario comunicato all’Agenzia.

Se invece emerge un debito, il pagamento può avvenire in due modi:

  • direttamente dall’IBAN fornito alle entrate,
  • stampando il modello F24 già precompilato con i dati necessari.

Dichiarazione dei redditi 2024, destinazione 8×1000

Nel 2024 c’è un’importante novità per quanto riguarda la destinazione dell8x1000 Irpef, infatti, barrando la casella per la destinazione dell’8per mille allo Stato sarà possibile scegliere, oltre che tra le 5 opzioni classiche, anche per una nuova finalità.  Per effettuare la scelta di destinare l’8 per 1000 a finalità sociali indicate dallo Stato basta apporre la propria firma nel box dedicato allo “Stato” ed è possibile anche indicare il codice per la destinazione specifica:

  • Fame nel mondo (autosufficienza alimentare nei paesi in via di sviluppo, formazione di personale, contrasto a pandemie e denutrizione);
  • Calamità naturali (prevenzione e ricostruzione);
  • Edilizia scolastica (interventi per gli immobili adibiti all’istruzione scolastica, consistono nella ristrutturazione, nel miglioramento, nella messa in sicurezza, nell’adeguamento antisismico e nell’efficientamento energetico degli edifici);
  • Assistenza ai rifugiati (tutela di soggetti a cui siano state riconosciute forme di protezione internazionale o umanitaria);
  • Beni culturali (restauro, alla valorizzazione, alla fruibilità da parte del pubblico di beni immobili).

L’ultima opzione inserita riguarda il recupero da tossicodipendenze e altre dipendenze patologiche.

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Bonus mamme nella scuola, aperti i termini per la presentazione

Il Bonus mamme nella scuola è adesso richiedibile. Infatti sono stati aperti i termini di presentazione delle richieste, i dettagli.

Bonus mamme nella scuola, la nota del Ministero

Con circolare AOODPRR 2244 del 26 marzo 2024 sono state fornite le istruzioni operative al fine della presentazione dell’istanza di cui alla legge 30 dicembre 2023 n. 213 per il cosiddetto “Bonus mamme”. Si tratta dell’esonero della contribuzione previdenziale, fino a un massimo di 3000 euro annui, per le lavoratrici madri. L’applicativo rientra nel programma per la semplificazione portato avanti da questo Ministero che ha individuato, tra le priorità strategiche, lo snellimento delle procedure amministrative e la razionalizzazione del lavoro del personale assegnato alle segreterie scolastiche.

L’esonero è esteso, in via sperimentale, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2024. Anche alle lavoratrici madri di due figli, con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato. Ma a esclusione dei rapporti di lavoro domestico, fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo.

Bonus mamme nella scuola, quando presentare la domanda

La domanda di richiesta del bonus è già inviabile. Infatti i termini di presentazione si sono aperti giorno 22 aprile 2024 alle ore 16. La nota del Ministero specifica che per accedere al servizio, l’utente deve effettuare il login nell‘area riservata in alto a destra all’interno del sito del Ministero (http://mim.gov.it). L’accesso deve essere fatto attraverso le credenziali SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), CIE (Carta di identità elettronica) o eIDAS (electronic IDentification Authentication and Signature).

La misura agevolativa si sostanzia in un abbattimento totale della contribuzione previdenziale dovuta dalla lavoratrice. Ma con un limite massimo di 3.000 euro annui, da riparametrare su base mensile. La soglia massima di esonero della contribuzione dovuta dalla lavoratrice, riferita al periodo di paga mensile è, pertanto, pari a 250 euro (€ 3.000/12). Per i rapporti di lavoro instaurati o risolti nel corso del mese, detta soglia cambia nella misura di 8,06 euro (€ 250/31) per ogni giorno di fruizione dell’esonero contributivo.

A Maggio anche gli arretrati

Buone notizie anche per le lavoratrici nel settore della pubblica amministrazione. Infatti a maggio 2024 è previsto l’allargamento della misura alle madri che lavorano nella Pubblica amministrazione. Tuttavia per le dipendenti statali che non hanno ancora ricevuto il bonus, a maggio riceveranno anche gli arretrati. Occorre solo avere i requisiti richiesti dalla legge, presentare la domanda, e l’esonero sarà accreditato direttamente alla beneficiaria su conto corrente tramite il sistema NoiPA. Chi non dovesse riuscire a presentare domanda tramite accesso sul sito del ministero, può farlo attraverso i Caf, patronati o professionisti abilitati.

Medicina, primo semestre in facoltà aperto a tutti

Cambia tutto per l’iscrizione alla facoltà di Medicina, il primo semestre è aperto a tutti gli aspiranti medici, solo in un secondo momento si affronta il test d’ingresso. Non si elimina il numero chiuso, ma non si esclude un innalzamento dei posti disponibili, ecco le prime novità per la riforma per l’accesso alle professioni mediche.

Iscrizione al primo semestre della facoltà di Medicina per tutti

È stato approvato in Commissione Cultura del Senato il testo della riforma per la facoltà di Medicina, il numero chiuso non sparisce, ma il per il primo semestre è prevista la possibilità di libero accesso.

Negli anni non sono mancate le polemiche sui test di ingresso a Medicina, sia per il numero limitato di posti disponibile che di fatto non fanno fronte alle esigenze di ricambio generazionale nel sistema sanitario italiano e in secondo luogo perché in Italia vi sono squilibri nella qualità della formazione elargita e di conseguenza per molti il test nazionale risulta essere dannoso. Ecco perché cambia il sistema di accesso alla facoltà di Medicina. Il testo, votato a larghissima maggioranza, prevede l’iscrizione al primo semestre dei corsi di laurea in medicina e chirurgia, odontoiatria e veterinaria d’ora in poi sarà «libera».

Come funziona il primo semestre nella facoltà di Medicina?

Coloro che aspirano a iniziare la professione medica nel primo semestre dovranno seguire dei corsi propedeutici e superare i relativi esami. In questo momento non sono note le materie di tali corsi, spetterà al Governo individuarle sulla base di una legge di delega che il Parlamento sta approvando. Sulla base degli esami superati e del voto conseguito sarà stilata una graduatoria e in base ai posti disponibili si potrà accedere al secondo semestre.

I posti disponibili saranno delineati in base al fabbisogno dei vari professionisti stimato dal Sistema sanitario nazionale. Le università dovranno impegnarsi a «potenziare le loro capacità di ricezione». Il numero di posti disponibili sarà da allineare con quello delle scuole di specialità per evitare di trasformare i corsi di laurea in medicina in una fabbrica di disoccupati. Resta il numero chiuso, ma ancora non è noto se ci sarà un ampliamento dei posti disponibili, scelta che comunque richiede maggiori costi per le casse dello Stato.

Che succede a chi ha superato gli esami ma non rientra nel numero programmato?

Chi ha superato gli esami ma non ha accesso al secondo semestre si vedrà riconosciuti dei crediti per gli esami superati. I crediti potranno essere utilizzati per i corsi di laurea di area «biomedica, sanitaria, farmaceutica e veterinaria» Al momento dell’iscrizione al primo semestre i canditati dovranno anche scegliere la seconda opzione. Nel caso in cui non dovessero scegliere la seconda destinazione perdono i crediti maturati.

La novità non andrà in vigore per l’anno accademico 2024-2025, ma potrebbe essere in vigore già per il successivo anno accademico.

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Bonus asilo nido 2024, requisiti e come presentare la domanda

Il bonus asilo nido 2024 prevede dei requisiti per coloro che vogliono averlo. Ecco quindi le indicazioni che arrivano dall’INPS.

Bonus asilo nido 2024, i requisiti necessari

Il bonus com’è noto consiste in un contributo per il pagamento delle rette di asili nido, sia pubblici che privati autorizzati. Ma anche di forme di assistenza domiciliare in favore di bambini, con meno di tre anni, affetti da gravi patologie croniche. Un grande aiuto per le famiglie

Con il messaggio 11 marzo 2024, n. 1024, l’Istituto indica:

  • requisiti per accedere alla prestazione;
  • le modalità per la presentazione delle domande;
  • la documentazione da allegare;
  • gli importi del contributo, in base al valore dell’ISEE minorenni presentato.

La prestazione spetta per ciascun figlio di età inferiore ai 36 mesi. Tuttavia nell’ipotesi in cui il minore per il quale si vuole presentare la domanda compie i tre anni d’età nel corso del 2024 è possibile richiedere soltanto le mensilità comprese tra gennaio e agosto 2024.

A quanto ammonta il contributo?

L’agevolazione potrà spettare in misura pari a:

  • un massimo di 3.000 euro (dieci rate da 272,73 euro e una da 272,70 euro) con ISEE minorenni in corso di validità fino a 25.000,99 euro;
  • un massimo di 2.500 euro (dieci rate da 227,27 euro e una da 227,30 euro) con ISEE minorenni da 25.001 euro fino a 40.000 euro;
  • e un massimo di 1.500 euro (dieci rate da 136,37 euro e una da 136,30 euro) nelle seguenti ipotesi: ISEE minorenni oltre la predetta soglia di 40.000 euro, assenza di ISEE minorenni, ISEE con omissioni e/o difformità dei dati del patrimonio mobiliare e/o dei dati reddituali auto dichiarati, ISEE discordante, ISEE minorenni non calcolabile.

La legge 30 dicembre 2023, n. 213, recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2024 e bilancio pluriennale per il triennio 2024-2026”, all’articolo 1, comma 177, lettera b), ha disposto che: “Con riferimento ai nati a decorrere dal 1° gennaio 2024, per i nuclei familiari con un valore dell’ISEE fino a 40.000 euro, calcolato ai sensi  dell’articolo 7 del medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 2013, nei quali sia già presente almeno un figlio di età inferiore ai dieci anni, l’incremento del buono di cui al secondo periodo è elevato a 2.100 euro”.

Bonus asilo nido 2024, come presentare la domanda

La domanda di contributo deve essere presentata entro il 31 dicembre 2024, dal genitore o dal soggetto affidatario del minore. La domanda deve essere presentata, corredata della relativa documentazione, esclusivamente in via telematica attraverso uno dei seguenti canali:

  • portale web dell’Istituto, utilizzando gli appositi servizi raggiungibili sul sito www.inps.it, autenticandosi tramite la propria identità digitale: SPID di livello 2 o superiore, Carta di Identità Elettronica (CIE) 3.0 o Carta Nazionale dei Servizi (CNS);
  • Istituti di Patronato, utilizzando i servizi offerti dagli stessi.

La documentazione di spesa deve essere allegata entro e non oltre il 31 luglio 2025. Basta collegarsi al servizio online “Bonus asilo nido e forme di supporto presso la propria abitazione” (funzione “Allegare documenti di spesa”), disponibile sul sito dell’Istituto. Oppure sfruttare il servizio “Bonus nido” presente nell’app “INPS mobile”.

Malasanità e danni da depressione, arriva il risarcimento

Malasanità, ampliati i casi di risarcimento danni, incluso il danno da depressione causato dal decorso post-operatorio, a stabilirlo è la Corte di Cassazione con l’ordinanza 10787 del 22 aprile 2024. La storica pronuncia riconosce come danno autonomo, non inglobato nel danno biologico, quello derivato dalla depressione post operatoria.

La depressione post operatoria in seguito a intervento sbagliato deve essere risarcita?

Purtroppo i casi di malasanità sono numerosi e sempre più spesso si ricorre in giudizio per ottenere un risarcimento. Nel caso in oggetto una paziente ha avuto un intervento di artroscopia al menisco riportando lesioni al tendine della rotula e al nervo femorale. Il giudice di merito riconosce il diritto al risarcimento del danno, ma valuta la patologia da umore depresso dell’ammalato in percentuale rispetto al danno biologico in misura del 25%.

Il paziente propone ricorso in Cassazione e proprio in tale sede arriva l’importante principio. Ribadisce la Corte di Cassazione che il danno da depressione causato dal difficile percorso post-operatorio deve essere valutato in modo autonomo disponendo anche, se necessario, una consulenza tecnica d’ufficio. Il danno psichico infatti costituisce un’autonoma categoria del pregiudizio biologico e sbaglia il giudice nell’inglobarlo nel danno biologico.

La sofferenza del paziente determinata dalle complicanze conseguenti all’intervento chirurgico non può essere considerato un semplice danno morale ma un pregiudizio che sfocia in una condizione psicologica di tipo patologico con diagnosi di umore depresso di tipo cronico.

Ne consegue che le singole voci di menomazione devono essere valutate autonomamente con l’uso delle tabelle. Si tratta di una pronuncia storica perché apre il campo alla richiesta di risarcimento danni in molteplici casi in cui da un errore medico è derivata una menomazione che ha cambiato la qualità della vita del paziente e ha portato ulteriori conseguenze non solo fisiche, ma anche psicologiche.

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