Brevetti+: dal 28 settembre le imprese possono chiedere i finanziamenti

Nuove opportunità per le piccole e medie imprese, PMI, e per le start up, infatti dal 28 settembre è possibile presentare la propria candidatura per accedere ai fondi Brevetti+, si tratta di agevolazioni che permettono di avere dei capitali da investire su nuove idee e nuovi progetti.

Il bando Brevetti+

L’innovazione è linfa vitale per le piccole e medie imprese, queste però possono avere difficoltà a reperire risorse per poter sviluppare i loro progetti, per loro ci sono quindi delle agevolazioni, tra cui i finanziamenti Brevetti+ , si tratta di stanziamenti in conto capitale messi a disposizione dal Ministero per lo Sviluppo Economico e destinati a valorizzare i brevetti concessi o per cui le imprese hanno già presentato la domanda. Il bando Brevetti+  è gestito da Invitalia, le domande per accedere ai fondi possono essere presentate dalle ore 12:00 del 28 settembre 2021, non dimenticare di salvare questa data, infatti le richieste correttamente inoltrate saranno analizzate in ordine cronologico e fino a esaurimento dei fondi, di conseguenza è importante presentare la domanda il prima possibile. Ogni progetto può ottenere un finanziamento fino a 140.000 euro e la somma totale stanziata è di 23 milioni di euro.

Quali progetti possono ottenere i finanziamenti Brevetti+?

Ogni progetto viene valutato sotto diversi aspetti, in primo luogo si verifica il rispetto delle condizioni formali previste per poter accedere ai fondi. In secondo luogo la commissione valuta il merito del progetto stesso. Questo deve essere funzionale, credibile e coerente.

Possono essere finanziati progetti di:

  • ingegnerizzazione e industrializzazione;
  • organizzazione e sviluppo;
  • trasferimento tecnologico.

Chi può presentare la domanda?

Gli aiuti Brevetti+  sono rivolti alle piccole e medie imprese, PMI, e start up che abbiano sede legale e operativa in Italia, può trattarsi anche di imprese di nuova costituzione. Naturalmente devono avere un brevetto da sviluppare, possono accedere:

  • Titolari di un brevetto industriale concesso in Italia dopo il 1 gennaio 2017 oppure di una licenza esclusiva trascritta dall’UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi). Per poter accedere al finanziamento tali brevetti industriali devono essere “mantenuti in vita”, cioè è necessario essere in regola con i pagamenti delle tasse dovute al momento della presentazione della domanda per il deposito del brevetto;
  • aziende che hanno presentato una domanda per il deposito del brevetto industriale dopo il 1 gennaio 2017 con esito “non negativo”, in questo caso il brevetto non è stato concesso, ma comunque  il progetto ha superato il vaglio della commissione;
  • infine, possono accedere al finanziamento anche le imprese che abbiano presentato la domanda per la concessione di un brevetto industriale europeo o internazionale dopo il 1 gennaio 2017 e il rapporto di ricerca ha esito “non negativo” e che abbia priorità rispetto a una domanda precedete per il riconoscimento del brevetto presentata in Italia.

Alla presenza di tali requisiti è necessario che si sommino anche altri requisiti che possono essere definiti “soggettivi”, infatti per poter accedere le aziende:

  • devono essere regolarmente iscritte nel Registro delle Imprese;
  • non devono trovarsi in liquidazione volontaria e non devono essere sottoposte a procedure concorsuali;
  • sono escluse le imprese che hanno procedimenti in corso per la revoca di indebite percezioni di risorse pubbliche;
  • non devono essere state escluse dagli aiuti de minimis (si tratta di piccoli aiuti che possono essere erogati in quanto non violano le norme sulal libera concorrenza).

Come presentare la domanda per ottenere i finanziamenti Brevetti+

Come anticipato, il termine per la presentazione delle domande per il finanziamento Brevetti+ prende il via il 28 settembre 2021 alle ore 12:00 e le domande sono esaminate in ordine cronologico fino a esaurimento dei fondi stanziati. La domanda deve essere presentata telematicamente utilizzando il sito www.invitalia.it . La prima cosa da fare, si può già anticipare questa parte, è registrarsi sul sito.

In seguito all’apertura delle domande sarà possibile compilare i moduli presenti nella sezione del sito dedicata al progetto Brevetti +, occorre avere a portata di mano anche l’indirizzo e-mail PEC del rappresentante legale dell’impresa che vuole accedere al beneficio e una firma digitale. Alla domanda occorre allegare i documenti relativi al brevetto per il cui sviluppo si vuole avere il finanziamento. Al termine della procedura si ottiene un numero di protocollo, lo stesso indica che l’inserimento della domanda è andato a buon fine, inoltre potrà essere utilizzato per identificare la domanda stessa.

Vuoi saperne di più? Ecco la pagina ufficiale  dove è possibile trovare tutte le informazioni sui finanziamenti Brevetti+ https://www.invitalia.it/cosa-facciamo/rafforziamo-le-imprese/brevetti

Usa la pagina anche per restare informato, inoltre nella stessa potrai trovare il fac simile del modulo da compilare, in questo modo puoi iniziare a preparare la documentazione.

Contributi a fondo perduto per le start up del tessile, moda e accessori

Grazie al Decreto Rilancio, ed al successivo Decreto ministeriale del 18 dicembre del 2020 che è stato pubblicato nella Gazzetta numero 32 dell’8 febbraio del 2021, sono state sbloccate risorse che, per complessivi 5 milioni di euro, possono permettere alle imprese del tessile, della moda e degli accessori di accedere a contributi a fondo perduto.

La misura è finalizzata in particolar modo a sostenere tutte quelle start-up del comparto che, nel puntare sulla valorizzazione dei prodotti made in Italy di alta gamma, effettuano investimenti nella creazione e nel design anche attraverso la formazione di giovani talenti.

Quali start up del tessile, della moda e degli accessori possono accedere ai contributi a fondo perduto

Possono presentare la domanda di accesso ai contributi a fondo perduto le imprese del tessile, della moda e degli accessori che, non avendo ancora distribuito utili, sono attive ed iscritte alla Camera di Commercio competente per territorio non più di 5 anni.

Sul totale dell’investimento effettuato, e quindi sull’ammontare della spesa sostenuta ed ammissibile, il contributo a fondo perduto viene concesso nella misura del 50%. Ma a patto che l’investimento effettuato in controvalore sia non inferiore ai 50 mila euro, e non superiore alla soglia dei 200 mila euro.

Contributi a fondo perduto erogabili in due tranche, ecco come e le condizioni

Con procedura di valutazione e di erogazione che è a sportello, e quindi in ordine cronologico di presentazione delle istanze, e che è fino ad esaurimento dei fondi disponibili, le imprese ammesse al beneficio possono ricevere il contributo a fondo perduto spettante in un massimo di due tranche.

Ovverosia, su richiesta della start-up, il 50% del contributo come prima quota, ed il restante 50% entro 90 giorni dalla data di ultimazione del progetto di investimento. Ed il tutto fermo restando che, a partire dalla data di approvazione del contributo, il progetto di investimento da parte dell’impresa dovrà essere ultimato entro un termine massimo di 18 mesi.

Presentazione delle domande solo per via telematica dal sito Internet del MiSE

Le imprese e le start-up del tessile, moda e accessori, interessate all’erogazione dei contributi a fondo perduto, possono presentare la domanda solo ed esclusivamente per via telematica. E precisamente tramite la procedura informatica che è accessibile dal sito Internet del Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE).

Grande successo per Mido, la fiera dell’occhialeria

Si è appena conclusa a Milano Mido, la fiera dell’ occhialeria più importante a livello internazionale, che ha dato una grossa opportunità alle eccellenze Made in Italy, come era previsto tra gli obiettivi dell’evento.

Giovanni Vitaloni, presidente di Anfao, di Mido e di Nico-design, azienda piemontese che comprende i marchi Vanni e Derapage, facendo un bilancio di questa edizione 2018, si è detto soddisfatto di come si è svolta e dei risultati ottenuti, perfettamente in linea con gli obiettivi annuali.

La sfida assolutamente da non perdere è mantenere la quota di export della produzione totale, che all’85% è destinata al mercato estero. Per fare ciò, occorre continuare a lavorare su più fronti e tenere alta la competitività.

Parola d’ordine sarà, ancora una volta, innovazione, che deve necessariamente riguardare tutti gli step, dalla produzione alla comunicazione.
E questo era ben visibile nella sezione Mido Tech, dove è stata realizzata una installazione con un pavimento luminoso di 500 metri quadrati che, riflettendosi su un soffitto a specchio, a simbolizzare l’importanza sia della tecnologia sia della creatività.

Un’ampia sezione, Lab Academy, è stata poi dedicata alle startup, imprese nate da meno di tre anni, mentre Mido Tech dava spazio alle aziende che producono strumenti e macchinari utilizzati nell’industria ottica, uno dei comparti dove la componente tecnologica fa la differenza per consentire la realizzazione di prodotti innovativi e unici.

Focus importante sulla prevenzione, come ha voluto ricordare lo stesso Vitaloni: “La salute è un tema sensibile sia per l’Anfao che per il Mido. Siamo soci fondatori della Commissione Difesa Vista Onlus (Cdv), presieduta da Vittorio Tabacchi, che si dedica alla sensibilizzazione sulla salvaguardia della vista. Tutte le volte che un i camion della Cdv arriva in una città la gente accorre numerosa per fare uno screening gratuito. La prevenzione è importante e non soltanto a livello medico. Da questo punto di vista il Mido è un’occasione per condividere esperienze, progetti e buone pratiche per massimizzare l’efficacia delle azioni e dei messaggi, anche attraverso nuove forme di collaborazione tra gli attori del settore”.

Vera MORETTI

In continuo aumento la delocalizzazione delle aziende all’estero

Fuga all’estero per le aziende italiane, che nel periodo compreso tra il 2009 e il 2015 hanno aumentato la loro presenza fuori dai confini nazionali in una percentuale pari al 12,7%, passando dalle 31.672 alle 35.684 unità.
Questi dati sono stati resi noti dall’Ufficio Studi della Cgia, a seguito di un’indagine condotta dal Politecnico di Milano e dall’Ice.

La conseguenza immediata è stato un aumento dell’8,3% del fatturato, ed un incremento del giro d’affari di oltre 40 miliardi di euro, con un picco nel 2015 di 520 miliardi di ricavi per le imprese straniere collocate da aziende italiane.

Tra le imprese italiane che si sono trasferite all’estero, oltre 14.400, pari al 40,5% del totale, appartengono al settore del commercio, come filiali e joint venture di imprese manifatturiere.
Altre 8.200, che corrispondono al 23,1% del totale, fanno parte del settore manifatturiero, soprattutto quelle produttrici di macchinari, apparecchiature meccaniche, metallurgiche e prodotti in metallo.

Ma dove vanno le imprese che emigrano dall’Italia? La destinazione preferita è oltreoceano, negli Stati Uniti, dove nel 2015 le partecipazioni italiane sono state superiori a 3.300. Seguono la Francia (2.551 casi), la Romania (2.353), la Spagna (2.251) la Germania (2.228), il Regno Unito (1.991) e la Cina (1.698).

Paolo Zabeo, coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, ha precisato: “Purtroppo non ci sono statistiche complete in grado di fotografare con precisione il fenomeno della delocalizzazione produttiva. Infatti, non conosciamo, ad esempio, il numero di imprese che ha chiuso l’attività in Italia per trasferirsi all’estero. Tuttavia, siamo in grado di misurare con gradualità diverse gli investimenti delle aziende italiane nel capitale di imprese straniere ubicate all’estero. Un risultato, come dimostrano i dati riportati in seguito, che non sempre dà luogo ad effetti negativi per la nostra economia”.

Le regioni italiane maggiormente interessate da questo fenomeno sono la Lombardia (11.637 partecipazioni), il Veneto (5.070), l’Emilia Romagna (4.989) e il Piemonte (3.244), a dimostrazione che quasi il 78% delle partecipazioni sono riconducibili a imprese italiane ubicate nelle regioni del Nord Italia che sono comunque riconosciute come aree con livelli di industrializzazione tra i più elevati d’Europa.
Ciò accade perché in questi casi la fuga non ha motivo opportunistico ma di rafforzamento della competitività, tanto da espandere il Made in Italy anche e soprattutto all’estero.

Vera MORETTI

Made in Italy 2.0 2.0: appuntamento a New York

Giornata importante per le startup Made in Italy, che oggi saranno protagoniste a New York della tappa del tour mondiale Made in Italy 2.0 2.0 di iStarter, acceleratore italiano con sede a Londra.

Cosa accadrà dunque oggi? A partire dalle 14, presso il Grand Central Tech, polo di eccellenza del settore tecnologico e innovativo della Grande Mela, un gruppo selezionato di startup italiane potranno presentare i loro progetti davanti ad investitori internazionali, e non solo americani.

Antonio Chiarello, amministratore delegato di iStarter, ha spiegato così questo importante progetto: “La mission di questa tappa americana è sicuramente mettere a confronto i migliori prodotti digitali italiani con la patria delle web-company mondiali e della Silicon Valley. Come diciamo da tempo, crediamo fortemente che i tempi siano maturi per investire nel nostro digitale: l’Italia non è solo cibo, moda e design, settori in cui sicuramente primeggiamo, ma, come dimostra la schiera di startup selezionate per New York, spaziamo dal Digital Health al Fintech alla Gamification con risultati a dir poco ottimi”.

Ecco le startup finaliste di oggi:

  • Amicomed: il primo servizio totalmente digitale e automatizzato di gestione della pressione arteriosa
  • Armadio: negozio online che offre accessori di moda italiani, unici e certificati. Si tratta di un’azienda tutta italiana che ha la sua sede operativa a New York, e che offre ai suoi consumatori la possibilità di fare shopping in Italia pur mantenendo la distanza di un oceano. Questo è possibile perché la compagnia ha contatti e relazioni commerciali con i maggiori bottegai e pellettieri italiani, e di fatto ha creato un canale di esportazione che permette agli artigiani italiani di approdare direttamente dai consumatori negli Stati Uniti.
  • Bidoo è la piattaforma di Shopping gamificata leader in Europa. Permette di acquistare prodotti scontati fino al 99% in modo divertente. Attualmente ha 1,4 Milioni di utenti registrati sulla piattaforma e lo scorso mese ha ricevuto 2,4 Milioni di visite sul sito
  • Bidtotrip: famoso sito di aste online dedicate a viaggi di lusso
  • Competitoor: è lo strumento B2B che consente a brand ed etailer di tenere traccia dei prezzi della concorrenza
  • dantelabs: compagnia che sta rendendo i test genomici avanzati accessibili a tutti, dando alle persone la possibilità di conoscere e approfondire le proprie informazioni genetiche
  • Desmotec: azienda italiana leader nelle tecnologie per l’allenamento isoinerziale, la preparazione atletica e la riabilitazione. Nasce da una lunga collaborazione tra allenatori di livello mondiale, atleti professionisti, medici, fisioterapisti ed imprenditori che credono fortemente nel settore
  • Evensi: un motore di ricerca geolocalizzato dedicato agli eventi. Su Evensi vengono consigliati all’utente gli eventi più rilevanti in base al luogo in cui si trova e ai suoi interessi
  • Orwell: partner ufficiale di Che Banca! per il 2017/2018, questa piattaforma di Cash Management ha sviluppato un esclusivo sistema di gestione della liquidità, un modello bancario senza confini e una tecnologia di pagamento rivoluzionaria.
  • Wearable Robotics: compagnia che progetta, sviluppa, produce e commercializza dispositivi robotici portatili avanzati, eventualmente integrati con sistemi di realtà virtuale

Vera MORETTI

Italiani più consapevoli contro il falso Made in Italy

Coldiretti ha dato il via alla petizione #stopcibofalso contro il falso Made in Italy che, purtroppo, spopola sugli scaffali dei supermercati, soprattutto esteri.

Fortunatamente, però, ultimamente gli italiani dimostrano di avere una nuova consapevolezza nei confronti dell’importanza della qualità dei prodotti che acquistano e consumano, ma anche della tutela del Made in Italy, che va difeso contro ogni contraffazione.

A dimostrazione di questa tendenza, quasi due terzi degli italiani sono disposti a pagare anche il 20% in più per essere sicuri di portare in tavola prodotti davvero provenienti dal Belpaese e senza contaminazioni estere.
Come conseguenza, il mercato dei prodotti patriottici, che riportano sulle confezioni la Bandiera Italiana e la scritta Product of Italy, è aumentato del 2,2%.

In particolare, sono aumentati i consumi di prodotti con certificazione di origine Doc/Docg e Dop/Igp.

Questa la nota di Coldiretti: “Per tutelare questo mercato dai troppi inganni nei suoi ultimi interventi l’Autorità Garante della concorrenza ha contestato tra l’altro la presenza della bandiera italiana e della scritta ‘Product of Italy’ su vasetti di Pomodori secchi a filetti e di Frutti del cappero provenienti rispettivamente da Turchia e Marocco perché in entrambe le etichette la presenza di bandiere e di scritte sull’italianità dei prodotti poteva indurre i consumatori a pensare che le conserve fossero preparate con verdure coltivate in Italia, ma la bandiera italiana è stata rimossa anche da tutte le conserve di un’altra azienda che produce ‘Spicchi di carciofi in olio di girasole’ perché nonostante la dicitura ‘Prodotto e confezionato in Italia’ la materia prima risultava importata dall’Egitto”.

Per difendere ancora di più il Made in Italy dalle contraffazioni, dalla commissione presieduta da Giancarlo Caselli, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio Agromafie promosso da Coldiretti, sono arrivate proposte di riforma dei reati alimentari, che si spera vengano approvate dal Consiglio dei Ministri.

Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti, ha dichiarato: “Il primato italiano nella qualità e nella sicurezza alimentare conquistato grazie all’impegno degli agricoltori e ad una attività di controllo senza uguali nel mondo va difeso di quanti cercano di sfruttare impropriamente il valore aggiunto creato con l’inganno e le speculazioni. L’agricoltura italiana è la più green d’Europa con il maggior numero di prodotti a denominazione di origine Dop/Igp (293), la leadership nel numero di imprese che coltivano biologico (quasi 60mila), ma anche con la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma e la decisione di non coltivare organismi geneticamente modificati”.

Vera MORETTI

La birra che consumiamo è sempre più italiana

Durante Beer Attraction, appuntamento svoltosi a Rimini dedicato alla birra, è stata presentata un’analisi di Coldiretti che ha confermato il buono stato di salute della birra italiana, che ha causato il crollo delle importazioni dalla Gran Bretagna addirittura del 79%, e dalla Germania del 31%.

Ciò non significa assolutamente che agli italiani non piaccia più la birra, ma che amano di più quella nostrana, che negli ultimi anni è diventata sempre più apprezzata e sempre più prodotta.
A questo proposito, i birrifici artigianali sono passati da 113 del 2008 a 718 del 2017, per un aumento in percentuale del 535% in un solo decennio e una produzione stimata di 50 milioni di litri, destinata ad aumentare ancora.
Se si considerano, inoltre, le birre artigianali e quelle industriali nella loro totalità, la filiera raggiunge circa 6 miliardi di euro, poiché la birra piace ad un italiano su due, con un consumo procapite medio di 31,5 litri all’anno.

Dall’analisi di Coldiretti si legge: “Negli ultimi anni la produzione artigianale Made in Italy si è molto diversificata con numerosi esempi di innovazione, dalla birra aromatizzata alla canapa a quella pugliese al carciofo di colore giallo paglierino ma c’è anche quella alle visciole, al radicchio rosso tardivo Igp o al riso. Oltre a contribuire all’economia, la birra artigianale rappresenta anche una forte spinta all’occupazione soprattutto tra gli under 35 che sono i più attivi nel settore con profonde innovazioni che vanno dalla certificazione dell’origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole ma anche la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i ”brewpub” o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica”.

Dal settore stanno nascendo anche nuove figure professionali, a cominciare dal sommelier della birra, che, oltre a conoscere i fondamentali storici dei vari tipi di birre, riesce anche a interpretare, seguendo precise tecniche di osservazione e degustazione, i caratteri principali relativi a stile gusto, composizione, colore, corpo ed individuarne eventuali difetti.
Suo compito p anche quello di suggerire i giusti abbinamenti con primi piatti, ma anche carne, pesce e addirittura dolci.

Vera MORETTI

Eataly approda anche nella fredda Stoccolma

Eataly compie 11 anni, e se si deve fare un bilancio, sicuramente è positivo, poiché i successi e le approvazioni ottenuti sono indubbi, tanto che ad oggi si tratta di uno dei più riusciti esempi di imprenditoria gastronomica italiana.

Ciò che ha caratterizzato maggiormente questi unidici anni è stato sicuramente il desiderio di espansione, che ha portato all’inaugurazione, alle porte di Bologna, del Fico Eataly World, non solo un centro commerciale dedicato al cibo, ma soprattutto un luogo che ambisce a formare le coscienze dei consumatori.

Ma il progetto è volato anche all’estero, e oltreoceano con la più recente apertura in California, dove ora sorge Eataly Los Angeles, mentre è previsto per fine 2018 l’Eataly spagnolo.

Il successo all’estero è dovuto principalmente alla capacità di adattarsi alle esigenze e alle usanze locali, prerogativa che permetterà di aprire nuove sedi anche a Londra, in Canada e a Parigi, dopo quella graditissima di Mosca nella primavera del 2017.

Ieri è stato il turno di Stoccolma, dove ha aperto uno spazio di oltre 3mila metri quadrati, concepito su due piani e volto a molteplici funzioni: mercato, ristorazione e didattica.

Lo spazio scelto si trova nella Biblioteksgatan, la strada dello shopping nel cuore di Stoccolma, nell’ex sede dello storico cinema Röda Kvarn, dove d’ora in poi faranno bella mostra formaggi e salumi italiani, ma anche pesce, carne, pasta fresca e pane, ma anche le salse e i condimenti, a cominciare dall’olio extravergine di oliva.
Tutti gli ingredienti verranno utilizzati per dare vita ai piatti della tradizione italiana, sempre grazie alle sapienti mai e alla creatività di chef professionisti.

Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, ha dichiarato: “Stoccolma è distribuita su 14 isole ed è collegata da 57 ponti. Noi di Eataly amiamo le isole, ma preferiamo i ponti, che collegano e uniscono. Siamo tutti isole, ma abbiamo bisogno di ponti!”.

Ha poi aggiunto Andrea Guerra, Presidente Esecutivo di Eataly: “Una nuova apertura è per noi un altro passo molto importante. Quello che apriamo a Stoccolma è un negozio da amare, che appaga gli occhi e regala emozioni: su tutte quella di fare un salto in un Paese tanto diverso come l’Italia. In Svezia, storicamente tra i Paesi più attenti al benessere sociale della popolazione, entrano per la prima volta più di 1.500 prodotti italiani ambasciatori della nostra cultura enogastronomica e della nostra qualità di vita”.

Vera MORETTI

L’Icrf attivo contro le frodi e la contraffazione

L’Ispettorato Centrale Repressione Frodi, nel corso del 2017, ha svolto un lavoro capillare al fine di smascherare frodi e contraffazioni che danneggiano il Made in Italy.

Risultato di un’attività che non ha voluto lasciare alcuna via di scampo riguarda oltre 53 mila controlli e 22 mila tonnellate di prodotti agroalimentari sequestrati, per un valore complessivo di oltre 103 milioni di euro.

Questi interventi hanno quindi saputo tutelare non solo la tradizione e la qualità tipiche del Made in Italy, ma anche i consumatori, spesso noncuranti di quanto stavano acquistando.

Il report redatto a fine anno si trova online sul sito Politicheagricole.it e conferma il grande operato dell’Ispettorato, tanto da confermarsi ancora una volta ai vertici europei tra le Autorità antifrode.

Il ministro Maurizio Martina ha commentato così questi risultati: “Questi numeri dimostrano il ruolo guida dell’Italia sul fronte dei controlli primi in Europa e all’avanguardia sul web dove siamo in grado di rimuovere i falsi prodotti di qualità certificata dagli scaffali virtuali delle piattaforme e-commerce”.

Le irregolarità riguardano il 26,8% degli operatori , su un totale di 25 mila verifiche e i prodotti controllati sono stati 57 mila e 455 le notizie di reato inoltrate all’Autorità giudiziaria.
Sono state poi elevate 3.715 contestazioni amministrative e 3.131 diffide in attuazione del decreto Campolibero.

L’88% dei controlli ha interessato i prodotti alimentari e il 12% i mezzi tecnici per l’agricoltura; in particolare 17.527 hanno toccato il settore vitivinicolo, 7.843 l’oleario, 5.086 la carne, 4.977 il lattiero caseario, 2.708 l’ortofrutta, 2.406 i cereali e derivati, 1.971 le conserve vegetali, 733 le sostanze zuccherine, 793 il miele, 613 le bevande spiritose, 518 le uova e 1.967 gli altri settori.

Per quanto riguarda gli interventi fatti all’estero e online, l’Icqrf ha consolidato la sua collaborazione con Alibaba e eBay, ma anche con Amazon: in questi tre casi sono stati effettuati in tutto 295 interventi, ottenendo il 98% dei successi.

Vera MORETTI

Frutta e verdura Made in Italy da record

Nonostante l’anno scorso sia stato caratterizzato da temperature imprevedibili, e pericolose per l’agricoltura, tanto che anche i prezzi hanno pesantemente influito sulle tasche degli italiani, il 2017 passerà alla storia anche, e soprattutto, per il record storico delle esportazioni di frutta e verdura, con un valore di circa 5,2 miliardi in aumento del 2% rispetto all’anno precedente.

Questi numeri sono stati resi noti da Coldiretti, che si è anche basata sui dati Istat, e sono stati presentati in occasione dell’apertura di Fruitlogistica di Berlino, la fiera internazionale più importante del settore.

La Germania, oltretutto, è il Paese che rappresenta, per l’acquisto di frutta e verdura italiane, il principale cliente, tanto che si aggiudica il terzo posto nelle esportazioni totali, in aumento del 4% nel 2017.

Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, ha dichiarato in proposito: “L’Italia ha le risorse per cogliere le opportunità che vengono dalle nuove tendenze salutistiche nel mondo dove il Made in Italy ha un valore aggiunto in più”.

Per fare in modo che questi risultati si mantengano,però, occorre intervenire per rimuovere gli ostacoli organizzativi, ma anche burocratici e infrastrutturali.
Ad esempio, suggerisce Coldiretti, bisognerebbe accelerare i dossier fitosanitari che potrebbero permettere di aumentare le esportazioni di prodotti ortofrutticoli verso destinazioni oggi problematiche, come Brasile, Cina, Giappone e Sudafrica.

Dall’altra parte, però, occorrerebbe porre un freno alle importazioni, che nel 2017 sono aumentate del 5%, specialmente per quanto riguarda il Marocco, dal quale importiamo pomodoro, arance, clementine, fragole, cetrioli e zucchine o con l’Egitto per fragole, uva da tavola, finocchi e carciofi, per un totale di quasi 5 miliardi.

Vera MORETTI