Obbligo fattura elettronica per forfetari, e l’imposta di bollo?

I contribuenti in regime forfetario sono tenuti, proprio per il fatto di non applicare  l’Iva in fattura e non esercitando il diritto di detrazione dall’imposta, ad applicare alle fatture di importo superiore ai 77,47 euro l’imposta di bollo da 2 euro. L’imposta in questione può essere applicata materialmente con la marca da bollo sulle fatture cartacee, ma può essere assolta anche virtualmente, pagando, poi, il dovuto con F24.

Ma con l’introduzione dell’obbligo della fattura elettronica cosa cambia per il contribuente forfetario in ambito pagamento imposta di bollo?

Fattura elettronica ed imposta di bollo per contribuenti forfetari

In questo ultimo periodo non si parla d’altro che dell’obbligo di fattura elettronica per i contribuenti forfetari. Ci sarà entro la fine del 2022? Sarà predisposta da un decreto durante l’anno?  Per avere notizie certe al riguardo non possiamo fare altro che attendere le decisioni dell’esecutivo al riguardo.

Ma quello che possiamo dire con certezza è che, non appena l’obbligo diventerà operativo il pagamento dell’imposta di bollo non verrà meno. Certamente sarà impossibile apporre la marca da bollo sulla fattura cartacea, ma resteranno le altre modalità di pagamento.

I contribuenti forfetari dovranno, quindi, continuare ad assolvere l’obbligo dell’imposta di bollo effettuando il pagamento nei modi previsti. Per assolvere il pagamento si potrà procedere o utilizzando l’apposita funzionalità prevista dal portale “Fatture e corrispettivi” indicando il proprio IBAN per l’addebito dell’imposta o versando l’importo tramite modello F24.

Pensione: dai benzinai ai bidelli, chi potrebbe andare a 63 anni

In questi giorni sta entrando nel vivo il dibattito sulla riforma delle pensioni. Per forza di cose nel 2022 dovrà esserci un intervento normativo che vada a tamponare la scadenza della quota 100 che non vuole essere prorogata.

Non potendo (o non volendo) agire su una flessibilità in uscita per tutti è necessario individuare quali sono i lavoratori che hanno necessità di maggiore tutela dai fragili ai gravosi.

Pensione a 63 anni

Ovviamente mappare quelle che oggi sono le professioni da tutelare non è semplicissimo: la riforma 2022, quindi, potrebbe portare ad agevolare l’uscita, se non di tutti, almeno di quelle categorie che maggiormente sono state in sofferenza durante la pandemia  e quelle che necessitano di maggior tutela per pesantezza con l’avanzare dell’età.

Attualmente i lavori faticosi sono suddivisi in lavori usuranti e gravosi, con determinate differenze anche per il pensionamento (i lavoratori possono accedere alla pensione quota 97,6, i gravosi no, ma i gravosi possono accedere all’ape sociale mentre gli usuranti no).

I lavoratori usuranti, attualmente sono:

  •  “lavori in galleria, cava o miniera”, mansioni svolte in sotterraneo;
  • “lavori nelle cave”, mansioni svolte dagli addetti alle cave di materiale di pietra e ornamentale;
  • “lavori nelle gallerie”, mansioni svolte dagli addetti al fronte di avanzamento;
  • “lavori in cassoni ad aria compressa”;
  • “lavori svolti dai palombari”;
  • “lavori ad alte temperature”, mansioni che espongono ad alte temperature, quando non sia possibile adottare misure di prevenzione, quali, a titolo esemplificativo, quelle degli addetti alle fonderie di seconda fusione, non comandata a distanza, dei refrattaristi, degli addetti a operazioni di colata manuale;
  • “lavorazione del vetro cavo”, mansioni dei soffiatori nell’industria del vetro cavo eseguito a mano e a soffio;
  • “lavori espletati in spazi ristretti” e in particolare delle attività di costruzione, riparazione e manutenzione navale, le mansioni svolte all’interno di spazi ristetti, quali intercapedini, pozzetti, doppi fondi, di bordo o di grandi blocchi strutture;
  • “lavori di asportazione dell’amianto”.

I lavoratori gravosi, invece, oggi sono previsti per 15 categorie, ovvero:

  • addetti alla concia di pelli e pellicce;
  • addetti ai servizi di pulizia;
  • addetti spostamento merci e/o facchini;
  • conducenti di camion o mezzi pesanti in genere;
  • conducenti treni e personale viaggiante in genere;
  • guidatori di gru o macchinari per la perforazione nelle costruzioni;
  • infermieri o ostetriche che operano su turni;
  • maestre/i di asilo nido e scuola dell’infanzia;
  • operai edili o manutentori di edifici;
  • operatori ecologici e tutti coloro che si occupano di separare o raccogliere rifiuti;
  • addetti all’assistenza di persone non autosufficienti
  • lavoratori marittimi,
  • pescatori,
  • operai agricoli
  • operai siderurgici.

Quello che è emerso negli ultimi giorni, però, è che ci sono nuovi gravosi, ovvero quei lavoratori la cui mansione è diventata gravosa con il trasformarsi della società. La commissione che si sta occupando proprio dei lavori gravosi ha riformulato l’elenco delle categorie che potrebbero, in caso di conferma, andarsi ad aggiungere a quelle già esistenti e nello specifico: bidelli, badanti e colf, saldatori, tassisti, falegnami, valigiai, conduttori di autobus e tranvieri, benzinai, conduttori di macchinari in miniera, insegnanti delle scuole elementari, commessi, cassieri, operatori sanitari qualificati, magazzinieri, portantini, forestali.

Pensione anticipata dal 1 gennaio 2022: chi potrà accedere?

L’imminente scadenza della quota 100 e l’incertezza dei pensionamenti 2022 sono argomenti che si fanno sempre più pressanti nell’ambito della riforma previdenziale. Proprio per questo appare sempre più urgente capire quelle che sono le intenzioni del governo per il prossimo anno.

La scadenza della quota 100 provocherà irrimediabilmente uno scalone di 5 anni per chi si pensionerà a partire dal 1 gennaio 2022, rischio che, mese dopo mese, appare sempre più concreto.

Pensione gravosi e usuranti

Sul tema riforma pensioni si sono espressi diversi personaggi di spicco della politica italiana e lo stesso Giuseppe Conte ha sottoloneato l’urgenza di un intervento: “Il problema di quota 100 è una questione che va risolta, bisogna intervenire e il modo migliore credo sia allargare la platea dei lavori gravosi o usuranti sulla base di dati oggettivi che fornisce l’Istat e a quel punto lì si può creare e rinforzare lo strumento”.

Anche il segretario del PD, Enrico Letta parla del superamento della quota 100 affermando che “per il superamento Quota 100 si deve partire dal concetto di lavoro usurante. Io sono d’accordo che a 65, 66 anni si vada in pensione prima, ma soprattutto se chi lavora deve stare su ponteggi, inseguire dei rapinatori o lavorare in condizioni usuranti. E’ un tema che va affrontato, ma non con la logica attuale, va affrontato mettendo al centro il concetto di lavoro usurante, e credo sia importante che governo e sindacati ne parlino per trovare una soluzione che superi Quota 100”.

Cosa scade con quota 100?

La quota 100 ha permesso per un triennio di pensionarsi con 38 anni di contributi a chi ha compiuto i 62 anni di età. Con la sua scadenza, dal 1 gennaio 2022, per accedere alla pensione sarà necessario attendere i 67 anni di età o raggiungere i 42 anni e 10 mesi di contributi (per le donne un anno in meno) e questo, appunto, significa un allungamento di 5 anni dell’età pensionabile.

Le ipotesi più probabili di una flessibilità in uscita nel prossimo anno potrebbero essere date da un prolungamento dell’Ape sociale a cui affiancare, però, anche un ampliamento della platea dei beneficiari. E proprio per questo si sta lavorando sull’ampliamento delle categorie che rientrano nelle mansioni gravose: individuare i lavoratori che, realmente, hanno bisogno di maggiore tutela nel pensionamento.

Modello AA7/10

Il modello AA//10 deve essere utilizzato per le dichiarazioni di inizio attività, variazione dati e cessazione di attività da parte dei soggetti diversi dalle persone fisiche.

 Il modello, compilato a macchina o a stampatello in tutte le sue parti e sottoscritto dal dichiarante, deve essere presentato entro 30 giorni dalla data di inizio attività ovvero dalla data di variazione di qualsiasi dato comunicato in precedenza o dalla data di cessazione dell’attività stessa

Di seguito potete trovare sia il modello che le istruzioni per la compilazione.

Fatture elettroniche: adesione consultazione Agenzia delle Entrate prorogato termine

Un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate dello scorso 28 febbraio proroga al 30 giugno 2021 il termine per aderire alla consultazione delle fatture elettroniche emesse e ricevute.

L’Agenzia delle Entrate, infatti, rende dispobile la consultazione delle fatture elettroniche emesse e ricevute, non solo agli operatori Iva, agli intermediari delegati ma anche ai consumatori finali per quanto riguarda le fatture elettroniche ricevute.

Per la consultazione è necessario accedere ad un area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate  aderendo al servizio gratuito di consultazione.

Inizialmente era possibile aderire entro il 28 febbraio ma con il provvedimento in questione il termine di adesione è stato prorogato al 30 giugno 2021.

Pensione Gestione Separata INPS: misure, requisiti e particolarità | La Guida

Per i lavoratori autonomi per i quali non vi è obbligo all’iscrizione alla propria Cassa Professionale è obbligatoria l’iscrizione alla Gestione Separata INPS. L’Iscrizione è obbligatoria per tutti coloro che esercitano il lavoro autonomo come professione abituale. Per chi esercita lavoro occasionale, invece, l’iscrizione è obbligatoria solo qualora si superi la soglia reddituale dei 5mila euro annui.

Pensione Gestione Separata

Anche per gli iscritti alla Gestione Separata è prevista l’erogazione delle prestazioni che sono riconosciute generalmente agli iscritti ad altre forme previdenziali e nello specifico si ha diritto a:

  • pensione di vecchiaia
  • pensione anticipata
  • assegno ordinario di invalidità
  • pensione di inabilità
  • pensione di reversibilità
  • pensione indiretta
  • pensione supplementare
  • supplemento di pensione.

La circolare INPS numero 35 del 2012 sancisce che i requisiti di accesso ai trattamenti previdenziali per gli iscritti alla Gestione Separata sono i medesimi previsti per la generalità dei lavoratori autonomi. Ma per questa Gestione vi è una particolarità: essendo nata solo dopo il 1995 i trattamenti previdenziali sono quelli previsti per i contributivi puri e, quindi, con l’esclusione della possibilità di accedere all’integrazione al trattamento minimo.

Vediamo, quindi, i requisiti per accedere alle diverse misure previdenziali per gli iscritti alla Gestione Separata:

  • per la pensione di vecchiaia sono necessari 67 anni di età unitamente a 20 anni di contributi e che l’importo della pensione spettante sia pari a 1,5 volte l’assegno sociale INPS.
  • Per la pensione anticipata sono necessari 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.
  • Fino al 31 dicembre 2021, gli iscritti alla Gestione Separata possono accedere alla pensione con la quota 100 al raggiungimento dei 62 anni con almeno 38 anni di contributi versati.

Gli iscritti alla gestione, inoltre, possono accedere anche alle cosiddette pensioni contributive pure:

  • per quella di vecchiaia sono necessari almeno 71 anni di età con almento 5 anni di contributi effettivi (esclusi, quindi, i contributi figurativi)
  • per quella anticipata sono necessari almeno 64 anni unitamente ad almeno 20 anni di contirbuti e che l’importo dell’assegno previdenziale sia pari o superiore a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale.

Ma cosa succede se l’iscritto alla Gestione Separata ha contribuzione versata prima del 1 gennaio 1996?

Essendo una Gestione nata solo a partire dal 1996 è possibile che gli iscritti siano in possesso di contribuzione versata ad altri fondi previdenziali al 31 dicembre 1995. In questo caso può essere utilizzato il cumulo gratuito dei contributi o la totalizzazione nazionale per utilizzare i contributi presenti in Gestione Separata e presso altri fondi e ottenere, quindi, il diritto ad un’unica pensione.

Computo nella Gestione Separata

Per poter beneficiare della pensione alle condizioni previste dalla Gestione Separata, in ogni caso, chi ha contributi versati presso casse previdenziali diverse può avvalersi del computo nella Gestione Separata per il quale, però, è necessario essere in possesso di precisi requisiti quali:

  • possedere contributi prima del 1 gennaio 1996 ma aver versato, al 31 dicembre 1995, meno di 18 anni di contributi
  • possedere almeno 15 anni di contributi totali
  • aver versato almeno 5 anni di contributi a partire dal 1996

Il computo è una opzione gratuita che consente di utilizzare nella Gestione Separata anche periodi di contributi derivanti da lavoro dipendente sia pubblico che privato.