A Caserta il convegno sulla revisione dei conti

La Reggia di Caserta ospiterà, il 14 e il 15 settembre prossimi, il convegno organizzato dal Consiglio nazionale dei commercialisti, in collaborazione con la Fondazione nazionale di categoria e l’Ordine dei commercialisti di Caserta, che quest’anno avrà come argomento principale la revisione legale dei conti.

Sarà Gerardo Longobardi, leader dei commercialisti italiani, ad aprire i lavori, che si inserirà al termine dei saluti di Pietro Raucci, che, come presidente dell’Ordine di Caserta, farà gli onori di casa.

Alla tavola rotonda sui decreti 118/2011 e 126/2014 parteciperanno anche il vicepresidente nazionale dei commercialisti, Davide Di Russo, ed il consigliere nazionale delegato agli Enti pubblici, Giovanni Gerardo Parente, che analizzeranno le novità sulla contabilità degli enti pubblici e sul ruolo dei revisori.

La seconda giornata sarà aperta da Giorgio Sganga, presidente della Fondazione nazionale dei commercialisti, a cui seguiranno diversi interventi tra cui quello del consigliere nazionale delegato ai Principi di revisione, Raffaele Marcello, che si soffermerà in particolare sul ruolo e le attività del Cndcec nell’implementazione del progetto ISA Italia.

Vera MORETTI

Food Made in Italy re dell’export

Seppur siano tanti i settori di eccellenza che hanno imposto il Made in Italy oltre i confini nazionali, è ancora il food che spopola e che colloca il Belpaese ai vertici mondiali di gradimento, con ben 20 prodotti.

Sono la pasta, le conserve di pomodoro, gli insaccati, i formaggi, ma anche le verdure e gli ortaggi, i prodotti più amati dagli stranieri, in particolare nel Paesi dove l’export è cresciuto maggiormente nell’ultimo anno, come la Germania (+17,3 per cento), la Francia (+20,5 per cento), l’Inghilterra (+23,6 per cento) e gli Stati Uniti (+37,8 per cento).

Tra gli alimenti che solleticano le papille gustative in Europa e nel mondo, ci sono anche i dolci e i prodotti da forno, il caffè, le carni e i vini, immancabili quando si tratta di Made in Italy.

si tratta di un patrimonio il cui export vale 30 miliardi di euro, in crescita di un terzo rispetto a cinque anni fa, nonostante le contraffazioni e l‘italian sounding, che danneggiano pesantemente il nostro nome e le nostre tradizioni.

Le cifre sono da capogiro: si tratta di un fatturato di quasi 300 miliardi di euro, che garantisce 230mila posti di lavoro.
Considerando la qualità, altissima, dei prodotti, c’è da andarne fieri.

Vera MORETTI

Bando per le pmi marchigiane

Le imprese del commercio marchigiane sono al centro di un bando appena pubblicato dalla regione, rivolto, appunto, alle pmi attive in questo settore e a chi svolge attività di pubblico esercizio.

Per poter accedere ai contributi previsti, relativi dunque alle piccole e medie imprese del commercio al dettaglio e della somministrazione di alimenti e bevande, specialmente se le attività sono nate dopo il 1 gennaio 2014 e titolari sono giovani under 35.

Sono previsti contributi in conto capitale pari al 15% delle spese, fino a un massimo di 80mila euro. I progetti devono essere portati a termine entro sei mesi dalla pubblicazione della graduatoria.

Giorgio Fiori, direttore di Confcommercio, ha presentato il bando 2015: “Il nuovo bando regionale per il commercio rappresenta evidentemente una eccellente opportunità che le imprese commerciali di Ascoli e del Piceno tutto non dovrebbero lasciarsi sfuggire poiché per crescere ed essere al passo con i tempi, in un mercato sempre più difficile, è necessario investire, pur se gli attuali tempi di crisi consiglierebbero tutt’altro“.

Le domande per poter beneficiare dei contributi possono essere presentate fino al 30 settembre.

Vera MORETTI

Estate positiva per gli italiani

Nonostante la crisi, l’estate targata 2015 ha segnato un’inversione di tendenza nella propensione alle vacanze degli italiani.
Se, infatti, fino all’anno scorso la maggior parte aveva dovuto ridurre i giorni di ferie, o comunque optare per mete più vicine e dimenticare, almeno temporaneamente, quelle più esotiche, quest’anno, nel mese di luglio, l’indice di propensione al viaggio del viaggiatore italiano ha toccato quota 66, ovvero il suo massimo storico, tre punti in più rispetto al mese precedente, un risultato che porta a 11 punti l’aumento realizzato da ottobre in poi.

Questo dato, senza dubbio incoraggiante, è stato reso noto da un’indagine condotta da ConfturismoConfcommercio in collaborazione con l’Istituto Piepoli.
Ovviamente, l’aumento dell’indice è dovuto ad una migliore situazione economica, che ha quindi modificato il comportamento dei turisti italiani, più invogliati a partire e staccare dalla routine.

Il motivo principale è un maggiore ottimismo relativo all’uscita dalla situazione di recessione, e la maggior parte di chi è partito ha dimostrato di preferire di gran lunga l’Italia, con Trentino Alto Adige, Puglia e Toscana in testa alle preferenze.
Chi invece ha preferito varcare i confini del Belpaese ha scelto Croazia e Grecia, mentre fuori dall’Europa hanno stravinto gli Stati Uniti e il Nord Africa.

Altro dato importante è che non solo ad agosto sono avvenute le partenze e, complice il caldo che ancora è ben presente sullo Stivale, sono più di 4 milioni gli italiani che sono ancora in vacanza e che, anzi, hanno scelto proprio settembre per concedersi il meritato riposo, un milione in più rispetto all’anno scorso.

Si tratta di un dato considerevole, che porterà una scossa, positiva, sull’economia nazionale, come ha confermato Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi: “I cambiamenti culturali ed economici hanno modificato il modo di far vacanza anche per gli italiani. La durata della vacanza principale si accorcia e ad essa si aggiungono vacanze più brevi e week end nel corso dell’anno; inoltre, anche se agosto rimane il mese preferito dagli italiani, si registra una crescita dell’attenzione verso altri periodi dell’anno“.

Vera MORETTI

Eni, che scoperta!

Le fonti energetiche non rinnovabili, finché quelle eco sostenibili non saranno in grado di sostituirle al 100%, e ci auguriamo che un giorno possa davvero accadere, rappresentano ancora la maggiore risorsa per la nostra vita quotidiana.

Tra esse, il gas è quello che ha visto aumentare il suo utilizzo nel mondo del 40% negli ultimi dieci anni, grazie alla sua efficienza, considerando che libera più del doppio dell’energia del carbone e il 50% in più del petrolio, nella versatilità, poichè usato da forni industriali, elettricità e trasporti, e nell’essere meno inquinante: le emissioni sono inferiori del 30% rispetto al petrolio e del 45% rispetto al carbone.

Per questi motivi, la scoperta, da parte di Eni, del più grande giacimento di gas nel Mediterraneo, e precisamente in Egitto, è da considerarsi sensazionale e capace di rivoluzionare lo scenario energetico mondiale.

Il giacimento nell’offshore egiziano, presso il prospetto esplorativo denominato Zohr, ha un potenziale di 850 miliardi di metri cubi di gas, equivalente a 5,5 miliardi di barili di olio, e potrà garantire la soddisfazione della domanda di gas naturale del Paese per molti decenni.

Ad oggi non si può prevedere quale quantità di quel gas verrà esportata in Europa e, di conseguenza, in Italia, ma Eni non ha potuto nascondere la sua soddisfazione, affidando all’amministratore delegato Claudio Descalzi i primi commenti: “È un giorno davvero importante per la nostra società, è la conferma delle nostre competenze e delle nostre capacità di innovazione tecnologica. Ora possono essere sfruttate importanti sinergie con le istallazioni esistenti permettendoci una rapida messa in produzione“.

L’Eni è presente in Egitto da oltre sessant’anni, è un Paese strategico per il Gruppo. Il Cane a sei zampe negli ultimi 7 anni ha scoperto 10 miliardi di barili di risorse e 300 milioni negli ultimi sei mesi.

Anche Matteo Renzi ha voluto mettersi in contatto con Eni e con il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi, considerando che la scoperta acquista un significato strategico per i rapporti tra Italia ed Egitto, in un’ottica di partnership economica che riguarda non solo il singolo Paese ma più in generale l’intero continente africano.

Anche il vicepresidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, ha sottolineato l’importanza della scoperta: “Tutte le risorse energetiche sono utili all’Italia e sono fonte positiva. Per la competitività delle nostre imprese, con la crisi in Ucraina, la situazione in Libia e i costi dell’energia, è fondamentale trovare nuove risorse“.

Vera MORETTI

Mutui in aumento per gli italiani

Chi si appresta a chiedere un finanziamento alle banche per accendere un mutuo, forse può ben sperare: una nota di Abi, infatti, conferma il 2015 è caratterizzato da una ripresa per quanto riguarda l’accesso al credito delle famiglie italiane.

Più precisamente, l’Associazione bancaria italiana ha affermato che, nei primi sette mesi dell’anno in corso, il complesso dei mutui concessi alle famiglie italiane è stato pari a 26,6 miliardi di euro, cifra pari all’82% in più di quanto erogato nel 2014, fermo a 14,6 miliardi.

Ma, a frenare gli entusiasmi, ci sono gli addetti ai lavori del settore immobiliare, che ad oggi non confermano un aumento delle compravendite.
Ma allora, a cosa si deve questo aumento? Sembri si tratti soprattutto delle surroghe, le sostituzioni di un mutuo in corso con un altro a tassi più vantaggiosi, cosa molto comune negli ultimi mesi.

Inoltre, i tassi di interesse sono diminuiti, sia fissi sia variabili.
Con euribor e eurirs ai minimi storici che hanno ridotto i tassi, i mutuatari hanno avuto la possibilità di ambire a percentuali più elevate del valore dell’immobile.
Sono aumentati, mediamente, i cosiddetti loan to value, cosa che ha permesso alle banche di erogare, complessivamente, importi più elevati.

La conseguenza principale è che le cifre sono tornate quelle del 2011, anche se i dati relativi al periodo prima della crisi sono ancora lontani.

Vera MORETTI

Italia, la più cliccata dai mercati stranieri

L’Italia e il Made in Italy piacciono ancora, anzi, sempre di più.
A testimoniarlo sono le percentuali delle ricerche su Google, che negli ultimi tre anni sono aumentate del 22%.

Questo dato è frutto di uno studio, il rapporto Italia – Geografie del nuovo Made in Italy, realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison, presentato a Treia (Macerata) nella sessione di apertura del XIII seminario estivo.

Questo risultato fa capire come il Belpaese sia concepito all’estero, nonostante i sette anni di crisi: i mercati globali, infatti, hanno ancora un’idea di Italia innovativa, versatile, creativa, reattiva, competitiva e vincente.

Questo successo, comunque, è dovuto grazie ad un percorso che, in questi anni, si è deciso di percorrere, senza mai lasciare da parte la qualità, che da sempre contraddistingue, ad esempio, la nostra attività manifatturiera.

Proprio questo settore ha contribuito a far arrivare l’Italia tra le prime cinque potenze industriali, insieme a Cina, Germania, Giappone e Corea.
Non a caso dall’introduzione dell’euro l’Italia ha visto i valori medi unitari dei suoi prodotti salire del 39%, facendo meglio di Regno unito (36%) e Germania (23%).

Ma la qualità dei prodotti italiani non viene riconosciuta solo all’estero perché ben due italiani su tre sono disposti a pagare un sovrapprezzo per avere prodotti 100% italiani. E questa tendenza si riscontra anche in Giappone, Emirati Arabi, Usa, Russia e Brasile.

Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, ha dichiarato in proposito: “Mentre la crisi sembra finalmente allentare la sua presa sul Paese, è ancora più importante avere un’idea di futuro, capire quale posto vogliamo che l’Italia occupi in un mondo che cambia. Più che in passato, mi piace dire che l’Italia deve fare l’Italia, rispondendo ad una domanda che aumenta ed e’ confermata dai dati sull’innalzamento delle ricerche sul maggiore motore di navigazione internet, e puntare sui talenti che il mondo le riconosce: bellezza, qualità, conoscenza, innovazione, territorio e coesione sociale che sempre più incrociano la frontiera della green economy. Talenti che ci consegnano le chiavi della contemporaneità e delle sfide del futuro perchè assecondano la voglia crescente di sostenibilità dei consumatori e danno risposte ai grandi cambiamenti negli stili di vita e nei modelli di produzione”.

Vera MORETTI

Carico fiscale ancora pesante per l’automotive

Il settore dell’industria automobilistica ha patito particolarmente le conseguenze della crisi e a fatica sta cercando di riprendersi.
Anfia, l’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica, facendo un’analisi approfondita sulla situazione del comparto, ha scoperto che, nonostante le difficoltà dell’automotive italiano, il carico fiscale complessivo che grava sulla motorizzazione è ulteriormente cresciuto anche nel 2014, raggiungendo i 71,6 miliardi di Euro, pari ad un incremento dell’1,7% rispetto all’anno precedente.

Questo aumento ha anche vanificato il leggero calo, dello 0,3%, del totale delle entrate tributarie nazionali rispetto al 2013, derivante da un andamento negativo delle imposte dirette (-3,5%) e positivo delle imposte indirette (+3,6%), basate sui consumi.
Ma la quota percentuale del gettito proveniente dal settore automotive sul gettito complessivo calcolato secondo il criterio di cassa, è ulteriormente salita, portandosi dal 16,5% del 2013 al 16,8% nel 2014.

Roberto Vavassori, presidente Anfia, ha commentato: “Facendo un confronto con il 2009, anno in cui il gettito fiscale complessivo proveniente dal settore automotive ha toccato il punto di minima dall’inizio della crisi (66,32 miliardi di Euro, pari al 16% delle entrate tributarie nazionali), complice la crisi del mercato auto, è significativo rilevare che la tassazione derivante dall’utilizzo dell’autoveicolo ha continuato a crescere, portandosi da 51,18 miliardi di Euro a 58,67 nel 2014 (+14,6%)”.

Nello stesso periodo, anche il gettito derivante dal possesso dell’autoveicolo (bollo auto) è cresciuto del 7,7%, passando da 5,67 miliardi a 6,10 miliardi. Questo a fronte di introiti derivanti dall’acquisto degli autoveicoli (IVA e IPT) scesi da 9,48 miliardi a 6,83 miliardi nel 2014 (-27,9%), con un mercato auto in flessione del 37% tra 2009 e 2014.
Nel 2014, la percentuale del gettito fiscale derivante dal comparto sul PIL è pari al 4,5%, mantenendo il primato tra i maggiori Paesi europei, visto che la media si aggira tra attorno al 3,4%1.

Se il trend rilevato nel 2014 proseguisse, e quindi il gettito continuasse a crescere, gli introiti provenienti dal settore continuerebbero a lievitare in concomitanza con la ripartenza della domanda di auto, quando, al contrario, occorrerebbe riequilibrare alcune voci di spesa, come le accise sui carburanti e la tassazione sull’utilizzo dei veicoli, basandosi sulla regola che “chi più inquina paga”.

Nel 2014, pur essendo diminuiti i prezzi medi dei carburanti alla pompa, è aumentata l’incidenza fiscale (accise e IVA) che grava sul prezzo finale: per la benzina è passata dal 59,2% del 2013 al 60,7%, per il gasolio dal 54,8% al 56,5%, per il GPL dal 35,8% al 37,2%, per il metano dal 18% al 18,5%.
Per rilanciare davvero la domanda di mobilità nel nostro Paese, occorre invertire questa tendenza, con particolare attenzione alla spesa delle famiglie, ma anche alla competitività delle imprese, in direzione di una fiscalità automotive più equa.

Rispetto al altri Paesi quali Francia, Germania, Regno Unito e Spagna, l’incidenza delle auto aziendali sul mercato italiano, del 19,8% a fine 2014, è molto più bassa, a causa della pesante fiscalità che penalizza il comparto. In Italia, la deducibilità è stata ridotta in pochi dal 40% al 20%, mentre in ambito UE arriva fino al 100%.
C’è da aggiungere che le soglie di deducibilità per le auto utilizzate da imprese e professionisti sono ferme al 1997, non essendo mai state rivalutate secondo gli indici ISTAT come, invece, sarebbe previsto.
Anche l’IVA è detraibile solo al 40%, mentre nei principali Paesi UE la detraibilità arriva al 100%.

Vera MORETTI

Italiani refrattari alle operazioni bancarie online

Gli italiani, sempre più abituati a navigare in internet e ad effettuare operazioni online, che sia la prenotazione di una vacanza o shopping online, rimangono ancora restii ad effettuare via web le operazioni bancarie.

Secondo un sondaggio realizzato da Kaspersky Lab e B2B International, infatti, il 42% di essi preferisce, quando si tratta di banca, recarsi direttamente allo sportello.
Ma, se da una parte si pensa che in questo modo si possa salvaguardare meglio la propria privacy, dall’altra non è così scontato che gli italiani siano così oculati ed attenti.

La maggior parte degli intervistati ha ammesso di effettuare pagamenti online senza prendere neppure le minime misure di sicurezza, mettendo così a rischio i propri soldi ma anche la propria banca.

Per poter accedere ai conti bancari online, i criminali del web fingono di essere i proprietari dell’account e ci riescono ottenendo informazioni sul conto, creando una pagina di phishing in cui gli utenti inconsapevolmente comunicano il loro nome utente e password o intercettando username e password utilizzando un Trojan bancario quando gli utenti accedono alle pagine legittime della banca.

Purtroppo, non si tratta di un’operazione particolarmente difficile, poiché sia i computer sia gli smartphone sono piuttosto vulnerabili.

Questo pericolo è percepito dagli utenti nel momento in cui si apprestano ad effettuare transazioni finanziarie online, e per questo si fidano maggiormente dei pagamenti offline, ritenendo le attività bancarie effettuate allo sportello della propria filiale siano più sicure di quelle eseguite tramite online banking.

Solo il 10% degli interpellati, dunque, ha dichiarato di effettuare transazioni online. Quando lo fanno , utilizzano più frequentemente il pc, mentre tablet e smartphone sono scelti da una minoranza (8% e 7%). La Smart-Tv è preferita nel 20% dei casi.

Le tendenze si invertono bruscamente quando si esce dall’Italia, poiché, a livello europeo, le percentuali di chi effettua pagamenti online tramite PC e Laptop (76%), Smarphone (30%) e Tablet (22%) sono decisamente più alte mentre solo il 12% effettua operazioni di pagamento tramite Smart-Tv.

Morten Lehn, Managing Director di Kaspersky Lab Italia, ha commentato così questi dati. “Il fatto che i clienti scelgano le attività bancarie tradizionali per paura di incorrere in frodi su Internet, ostacolerà l’adozione dei sistemi di pagamento online e mobile così come i profitti che deriverebbero da queste attività. Questo costringerà le banche a investire un numero più alto di risorse in rami con margini più bassi. Per coloro che invece effettuano pagamenti online e mobile, persiste il problema della sicurezza legata alle transazioni online che mette a rischio non solo i propri soldi ma anche la reputazione della banca. Ecco perché oggi è di vitale importanza che le banche investano in tecnologia per garantire un ambiente sicuro per i propri clienti. Questo approccio non solo rassicurerebbe i clienti che preferiscono svolgere le proprie attività finanziarie direttamente presso le filiali e li indurrebbe a pensare che le attività di banking online e mobile sono altrettanto sicure, ma riddurrebbe i rischi in cui incorrono i clienti, che a causa della loro negligenza, potrebbero perdere importanti dati finanziari”.

Per ovviare a questo gap, Kaspersky Lab offre Kaspersky Fraud Prevention, una piattaforma di protezione multilivello progettata specificamente per le banche.
Kaspersky Fraud Prevention è in grado di proteggere i dati finanziari presenti sui dispositivi dei clienti, aumentando così la fedeltà degli utenti e riducendo il rischio che la banca debba investigare su eventuali incidenti, pagare un indennizzo e ripristinare la propria reputazione dopo una violazione alla sicurezza.
La protezione è attiva per qualsiasi dispositivo, sia esso un PC Windows, Mac, Windows Phone, Android o iOS.

Vera MORETTI

Imprese femminili in aumento in Toscana

Le donne imprenditrici sono sempre di più e a confermarlo sono le cifre, in costante aumento, soprattutto in alcune regioni italiane.

In Toscana, ad esempio, le aziende in rosa rappresentano un’importante e concreta risorsa per l’economia locale, tanto da aver registrato dati in crescita su tutto il territorio.
Ad oggi, le imprese femminili sono più di 93mila, con un aumento medio dell’1,5% ogni anno.

Ma quali sono i settori in cui le donne “spopolano” maggiormente?
Il settore dei servizi, del commercio e del turismo conta circa 1400 imprese femminili attive, che collocano la Toscana al quarto posto in Italia dopo Lazio, Lombardia e Veneto.

In queste stime, spiccano le imprese guidate da straniere, che sono il 61% del totale, con le giovani che però stanno registrando numeri da capogiro.

Andrea Sereni, presidente di Unioncamere Toscana, ha dichiarato in proposito: “In questi primi tre mesi dell’anno le iscrizioni di imprese rosa sono aumentate anche nel turismo e nell’artigianato, segno che la Toscana dispone di un habitat che, oltre ad offrire larghi margini di sviluppo, rappresenta una risorsa straordinaria ed una risposta concreta alle molte giovani donne, creative e intraprendenti, alla ricerca di opportunità occupazionali, anche in proprio“.

Vera MORETTI