Nuovi finanziamenti Unicredit con garanzia Sace a sostegno dei progetti green delle imprese

È stato concluso l’accordo tra Unicredit e Sace per i finanziamenti a favore delle imprese per progetti rientranti nel piano Green. Con l’intesa, i finanziamenti concessi dalla banca e garantiti da Sace, mireranno a facilitare le piccole e medie imprese italiana nella crescita sostenibile. Il supporto bancario mira dunque a sostenere le imprese, e in particolare le piccole e medie imprese, nei progetti per ridurre l’impatto ambientale e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Finanziamenti Unicredit alle piccole e medie imprese: quali sono le condizioni e i progetti di spesa finanziabili?

I finanziamenti Unicredit partono da un minimo di 50 mila euro fino a un massimo di 15 milioni di euro. La durata non può superare i 20 anni. I prestiti possono essere concessi per progetti che abbiano l’obiettivo di:

  • prevenire e mitigare i cambiamenti climatici;
  • ridurre le attività inquinanti;
  • proteggere le risorse idriche e marine;
  • ripristinare e proteggere la biodiversità e gli ecosistemi;
  • favorire la mobilità sostenibile;
  • intensificare l’economia circolare.

Quale garanzia offre Sace sui finanziamenti concessi da Unicredit alle imprese?

Le imprese che ottengono i finanziamenti Unicredit per gli obiettivi su esposti, beneficiano anche della garanzia green di Sace per un importo fino all’80% del prestito ottenuto. I finanziamenti sono concessi a imprese che abbiano un fatturato fino a 500 milioni di euro. I tempi per ottenere la garanzia Sace sui finanziamenti ottenuti saranno estremamente brevi per l’adozione di processi standardizzati e digitalizzati.

Accordo tra Unicredit e Sace per i finanziamenti green alle Pmi

“L’accordo con Sace – spiega Niccolò Ubertalli, Responsabile di UniCredit Italia – è un ulteriore tassello nella nostra ampia offerta di soluzioni finanziarie a supporto della trasformazione green del sistema economico italiano e della transizione energetica di tutte le Pmi del Paese che hanno o vogliono elaborare una strategia di sostenibilità. Grazie alla leva del credito agevolato, supportiamo progetti di investimento specifici e concreti di micro, piccole e medie imprese, con l’obiettivo di aiutarle a realizzare la transizione verso modelli di produzione a minore impatto ambientale, anche in coerenza con gli obiettivi del Pnrr”.

Finanziamenti per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese

Ulteriori finanziamenti sono concessi da Unicredit per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese. Si tratta di finanziamenti chirografari a medio e a lungo termine che potranno essere utilizzati unicamente per sostenere i costi e gli investimenti destinati alle attività connesse ai processi di internazionalizzazione.

Quali imprese possono richiedere i finanziamenti Unicredit per l’internazionalizzazione?

I prestiti possono essere richiesti dalle società di capitale italiane attive nei Paesi esteri con investimenti diretti (anche come fusioni, acquisizioni, joint venture e partnership) o indiretti. Sono ammissibili le richieste di finanziamenti che abbiano come obiettivo quello di sostenere progetti di ricerca, di sviluppo, di rinnovo e potenziamento dei macchinari e degli impianti, la tutela di brevetti e dei marchi, la partecipazione a fiere e mostre internazionali. Le imprese richiedenti dovranno avere un fatturato massimo di 250 milioni di euro annui (con il 10% prodotto all’estero); la sede legale, gli stabilimenti di sviluppo, di ricerca e di attività produttiva in Italia; una significativa attività all’estero (rapporto tra fatturato delle esportazioni rispetto al totale del fatturato superiore al 10%).

Quali condizioni sono applicate per i finanziamenti per l’internazionalizzazione delle Pmi da Unicredit?

I finanziamenti per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese di Unicredit devono avere un importo minimo di 100 mila euro e uno massimo di 5 milioni di euro; la durata può variare da 2 a 10 anni, a scelta dell’impresa. Il tasso di interesse e variabile e maggiorato dello spread. Anche sui finanziamenti per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese c’è la garanzia Sace del 50% o del 70%. La garanzia copre i rischi dei mancati rimborsi dei prestiti.

Pmi, che cosa si intende per riorganizzazione al fine di rafforzare patrimonio e operatività?

Le piccole e medie imprese spesso procedono alla riorganizzazione della propria struttura. Le ragioni possono essere svariate, ma quasi sempre gli obiettivi sono due. Da un lato il rafforzamento del proprio patrimonio; dall’altro arrivare a creare un sistema integrato delle filiere produttive. In entrambi i casi, la riorganizzazione richiede competenze in ambito gestionale e organizzativo, ma anche in campo fiscale e giuridico. Ecco allora che, per arrivare alle ottimali aggregazioni patrimoniali e operative, sono tre gli strumenti che possono assicurare la giusta integrazione: le fusioni, i joint venture e le reti di impresa.

Pmi, le ragioni di una riorganizzazione

Un primo elemento che conduce alla decisione, da parte delle piccole e medie imprese, di procedere con una riorganizzazione è la patrimonializzazione. Quest’ultima, infatti, può rappresentare un limite significativo nell’esposizione verso il sistema creditizio, in particolare quando si tratta di gestione e di sofferenza dei crediti. Un’altra situazione interessante e frequente nelle piccole e medie imprese italiane è quella dell’alta percentuale di aziende a conduzione familiare. In questo caso, il limite potrebbe essere rappresentato non solo dal fatto che la famiglia tenda a mantenere il controllo totalitario dell’azienda, ma anche nella mancata apertura ad accordi con la filiera dello stesso settore produttivo.

Piccole e medie imprese, le difficoltà di tipo industriale, commerciale e finanziario

La ragioni sopra esposte portano spesso le piccole e medie imprese a risultare sottodimensionate, sottocapitalizzate e sottomanagerializzate. La somma di questi fattori produce difficoltà che si traducono, in termini industriali, nelle complicazioni a reperire le necessarie materie prime. Ma anche in termini commerciali le Pmi a conduzione familiare e poco dimensionate tenderebbero a riscontrare difficoltà nell’intraprendere politiche al rialzo dei prezzi al pari di quanto riescano invece le imprese di più grandi dimensioni. Infine, ulteriori e decisive difficoltà potrebbero riscontrarsi sulle leve finanziarie. Piccole e medie imprese poco patrimonializzate e a conduzione prettamente familiare potrebbero vedersi escluse dalla possibilità di finanziare nuovi investimenti e iniziative imprenditoriali.

Pmi, cosa succede se al proprio interno sussiste la non capacità manageriale?

Non da ultimo, una piccola e media impresa che non pensi a una ristrutturazione e riorganizzazione del proprio interno potrebbe riscontrare delle difficoltà di tipo manageriale. E, in questo ambito, risultare inadeguata rispetto agli obiettivi e alle capacità di muoversi sul mercato da parte di altre imprese che abbiano al loro interno manager qualificati.

Riorganizzazione Pmi: fusioni, joint venture e reti di imprese

In tutti i casi descritti e per le difficoltà finanziarie, industriali, commerciali e manageriali che le piccole e medie imprese possono incontrare nella propria attività, spesso si ricorre alle aggregazioni societarie e industriali. Si tratta di vere e proprie fusioni e joint venture (aggregazioni reali) o di filiera (come le reti di imprese). I vantaggi, in tali operazioni, potrebbero risultare di tre tipi: di forza negoziale, di ottimizzazione operativa e di condivisione di tecnologie.

Quali vantaggi negoziali dall’aggregazione delle Pmi?

La maggiore capacità negoziale delle piccole e medie imprese che procedano con fusioni, aggregazioni e reti di imprese si manifesta nella possibilità di confrontarsi con i principali clienti e i maggiori fornitori del marcato di riferimento. Inoltre, dall’aggregazione con altre imprese potrebbe derivare una maggiore rappresentatività e visibilità nel mercato internazionale, oltre a una maggiore attrattività riguardo a possibili accordi industriali e commerciali.

Aggragazioni Pmi, quali sono i vantaggi in termini operatività e di condivisione?

Infine, la riorganizzazione delle piccole e medie imprese potrebbe garantire una maggiore ottimizzazione operativa. Si pensi, ad esempio, alle Pmi che procedano alla fusione e alla messa in comune dei propri servizi in ambito di ricerca e di sviluppo, di internazionalizzazione e di rotazione del personale. Tutto ciò favorirebbe anche maggiori opportunità professionali del personale interno alle imprese. Non da meno, la condivisione delle tecnologie tra imprese e di accessibilità ai finanziamenti potrebbe aprire le porte a nuovi modelli di business basati sull’effettiva domanda sul mercato dei consumatori finali.

Aiuti Covid fino al 30 giugno 2022: nuovi contributi per le Pmi

La Commissione europea ha deciso di prolungare il regime degli aiuti di Stato dal 31 dicembre 2021 al 30 giugno 2022. La proroga riguarda il cosiddetto “temporary framework” ovvero il quadro dei finanziamenti e degli incentivi a favore delle imprese e delle attività economiche danneggiate dall’emergenza sanitaria ed economica.

Proroga temporary framework fino al 30 giugno 2022

L’estensione del temporary framework consente agli Stati di poter prolungare gli aiuti alle categorie economiche più danneggiate dal Covid-19. Tuttavia, la Commissione europea ha anche varato altre due misure a sostegno degli investimenti e della solvibilità delle imprese per la ripresa.

Misure a sostegno delle imprese fino al 31 dicembre 2022

Fino a tutto il 2022, infatti, gli Stati potranno incentivare le imprese con misure che siano di supporto per la transizione digitale e verde. I sostegni dovranno assicurare che gli incentivi vadano a vantaggio del più alto numero di beneficiari ai quali andranno finanziamenti che dovranno essere tendenzialmente limitati. L’obiettivo è quello di aiutare il maggior numero di imprese senza che si verifichi l’effetto distorsivo.

Estensione aiuti a Pmi, start up e imprese a media capitalizzazione

La seconda misura riguarda l’estensione a tutti gli Stati europei di misure che vadano a incentivare i fondi privati a sostegno delle piccole e medie imprese, le start up e le piccole imprese a media capitalizzazione. Il sostegno mira, in particolare, a concedere garanzie agli intermediari affinché possano investire proprio nel sostegno delle imprese stesse.

Proroga fino al 30 giugno 2023 delle sovvenzioni dirette per prestiti e garanzie

Inoltre, la Commissione europea ha deciso di prorogare per un anno, dal 30 giugno 2022 alla fine di giugno del 2023, la possibilità per gli Stati membri di convertire gli strumenti di garanzia a sostegno delle imprese (tra i quali, prestiti, garanzie e anticipi) in altre formule di aiuto come le sovvenzioni dirette. In questa tipologia di sostegno rientra anche l’adeguamento degli importi massimi finanziabili di alcune tipologie di sostegni.

 

Guidi: “Accompagnare le PMI fuori dall’Unione”

All’assemblea europea delle Piccole e medie imprese, il ministro per lo Sviluppo economico, Federica Guidi, già presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, ha affermato che per sostenere la crescita e lo sviluppo economico «l’Europa deve puntare su tre leve fondamentali: innovazione, internazionalizzazione, finanza e accesso al credito».

«L’innovazione è la leva cruciale per favorire la competitività – ha dichiarato il ministro -. Bisogna far crescere le risorse dedicate all’innovazione e alla ricerca. Bisogna accompagnare le piccole e medie imprese fuori dall’Unione. Bisogna puntare sull’abbattimento delle barriere tariffarie e non solo». Il Governo italiano, inoltre, ha dato vita ad un «piano straordinario per il made in Italy».

Nel corso del suo intervento, la Guidi ha anche toccato il nodo focale dell’importanza che la banca europea degli investimenti deve svolgere e ha aggiunto: «Si può fare di più per sostenere le linee di investimento a lungo termine». In particolare, ovviamente, per quanto concerne l’accesso al credito».

JM

Accesso al credito, corsi gratuiti a Ravenna e Salerno

 

Dal gennaio del prossimo anno, il Consorzio Camerale per il Credito e la Finanza, in collaborazione con il C.A.P.A.C. – Politecnico del Commercio e del Turismo, organizzerà corsi di formazione gratuiti a favore delle piccole e medie imprese dedicati al tema dell’accesso al credito in tempo di crisi economica a Salerno e Ravenna.

Sarà possibile per i referenti amministrativi e i responsabili finanziari dell’impresa iscriversi al corso fino al 3 settembre 2014. Grazie al contributo di docenti ed esperti in materia, il percorso fornirà conoscenze e competenze in ambito finanziario, attraverso un approccio che coniuga gli aspetti puramente teorici alle possibili applicazioni operative, adatto sia ai non competenti in materia sia a coloro che possiedono già una buona conoscenza di base in tale ambito.

Maggiori dettagli sul sito del Consorzio Camerale.

JM

 

Fatturazione elettronica: norme per le pmi

Il ministero dell’Economia ha messo a disposizione di piccole e medie imprese, dal 3 febbraio scorso, il servizio di supporto alla fatturazione elettronica.

Questo provvedimento è stato preso al fine di agevolare le pmi nell’ottenere i crediti vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni, ma anche per monitorare l’andamento delle operazioni di liquidazione degli arretrati.

Possono usufruire del servizio tutte le pmi abilitate al Mercato elettronico della pubblica amministrazione e che sono fornitrici di enti pubblici.

Per accedervi, le piccole e medie imprese fornitrici della pubblica amministrazione potranno generare, trasmettere e conservare le fatture elettroniche nel formato previsto dal Sistema di interscambio gratuitamente, collegandosi al portale Acquistinretepa.it.

Una volta ottenuto l’accesso, il legale rappresentante dell’azienda dovrà compilare il modulo di adesione al servizio autenticandosi con password e username e accedere al link Fatturazione elettronica – adesione al servizio, presente, all’interno dell’area personale, nella sezione “I servizi”.

Dal 6 giugno 2014, inoltre, Ministeri, Agenzie fiscali ed Enti nazionali di previdenza non potranno più accettare fatture emesse o trasmesse in forma cartacea e la fatturazione elettronica diventerà obbligatoria.

Vera MORETTI

Pmi lombarde in difficoltà senza accesso al credito

Le imprese milanesi non se la passano bene: una su cinque ha bisogno di un credito ma il 13% che ne ha fatto richiesta negli ultimi tre mesi non è riuscito ad ottenerlo in modo integrale.

La situazione è pesante e per poter uscire dalla crisi è necessario il sostegno da parte del governo e questo lo pensa ben il 93% degli imprenditori milanesi.
Tra le soluzioni suggerite, vi è anche una spesa pubblica che possa agevolare maggiormente i finanziamenti, chiesta dal 60% degli interpellati all’interno del rapporto “economi” dell’ufficio studi della Camera di Commercio di Milano di luglio 2013, realizzato attraverso Ipsos.

Di questa problematica si è parlato durante il convegno organizzato dalla Camera di Commercio di Milano “Confidi, quale futuro?”.

Tra gli interventi proposti, è stato presentato il bando Agevolacredito 2013, che mette a disposizione, tramite i confidi, 1 milione di euro per prestiti a tasso zero, contributi a fondo perduto e abbattimento del 50% del costo della garanzia, con una particolare attenzione a start up innovative o legate ad incubatori per le quali sono previste agevolazioni ad hoc che consistono nell’abbattimento totale del tasso di interesse e rimborso del 50% del costo della garanzia.

Importanti sono anche le azioni per il capitale di debito, con la creazione di fondi di garanzia per facilitare l’accesso al credito delle imprese come le sezioni speciali per l’internazionalizzazione del Fondo centrale di garanzia con 18 altre Camere di Commercio (che hanno messo a disposizione 15,6 milioni) e il Ministero dello Sviluppo Economico o il fondo di garanzia che contro garantisce i confidi a vantaggio delle micro, piccole e medie imprese, in particolare quelle di nuova costituzione, creato grazie all’accordo siglato con il Fondo Europeo Investimenti e sostenuto con 5 milioni di euro delle Camera di commercio lombarde.

Ad oggi, infatti, sono state concesse garanzie, considerando l’area milanese, per 14 milioni a copertura di 28 milioni di finanziamenti.

C’è poi Confiducia, fondo straordinario di co e controgaranzia del sistema Camere di Commercio lombarde e Regione Lombardia, da 51 milioni di euro di cui oltre 10 stanziati dalla Camera di Commercio di Milano, nato con l’obiettivo di contrastare la stretta creditizia attivando a livello regionale finanziamenti per circa 1 miliardo di euro (270 milioni sulla provincia di Milano), concedendo garanzie a 13.102 imprese lombarde.
Il fondo si è chiuso nel 2011 ma i finanziamenti rimarranno in essere fino al 2018.

Pier Andrea Chevallard, segretario generale della Camera di Commercio di Milano, ha dichiarato: “Agevolare e mettere a disposizione delle imprese strumenti veloci e efficaci per poter accedere al credito è necessario per rafforzare lacapacità del nostro tessuto imprenditoriale di investire sul proprio sviluppo, soprattutto in un clima di crisi ed incertezza come quello che stiamo attraversando. E proprio sul tema del credito la Camera di commercio di Milano è impegnata anche quest’anno con una serie di iniziative di supporto alle imprese, in particolare alle start-up, ed in un percorso di collaborazione con i Confidi lombardi”.

Vera MORETTI

Niente credito per le pmi bolognesi

Uno dei problemi che la crisi ha portato con sé è sicuramente quello della difficoltà, da parte delle pmi in particolare, di accedere a finanziamenti e crediti, soluzione che, invece, potrebbe portare un po’ di respiro, in attesa che l’economia italiana si risollevi.

Ma, a discapito di ciò che ci si augurerebbe, la situazione non è affatto in via di miglioramento.
A dimostrarlo è una nuova indagine condotta dall’Osservatorio Banche e promosso da Unindustria Bologna, che mette in evidenza le crescenti difficoltà delle imprese bolognesi nell’accesso al credito.

In questo caso, infatti, le richieste di nuovi finanziamenti rifiutate dalle banche negli ultimi sei mesi sono state il 35%.
Ad essere state prese in esame sono 158 imprese associate a Unindustria, il 565 delle quali non supera i 5 milioni di euro di fatturato.
Se nel 2010 le richieste di rientro da parte degli istituti di credito si attestavano sul 5%, ora la percentuale è arrivata al 9%.
Nel dettaglio, il 26% delle imprese intervistate ha richiesto prestiti negli ultimi sei mesi, e il 26% delle stesse ha ricevuto un non che non ammetteva repliche.

Daniele Salati Chiodini, vicepresidente di Unindustria Bologna, ha illustrato alcuni dati salienti dell’indagine legati soprattutto alle piccole imprese: “Il voto delle aziende che abbiamo intervistato sul rapporto banca-impresa supera appena la sufficienza, con quello che ciò implica in termini di potenziali margini di miglioramento. Negli ultimi sei mesi le richieste di rientro dalle esposizioni pregresse hanno riguardato quasi un’azienda su 10, e quasi un ulteriore 7% delle aziende intervistate si è visto negare finanziamenti richiesti. C’è di più: tra le piccole imprese sotto i 5 milioni di euro di fatturato, la percentuale di quelle che nell’ultimo semestre si sono viste rifiutare in tutto o in parte i finanziamenti richiesti sale al 35%. Questo è il segnale più eclatante del deterioramento del contesto economico“.

Vera MORETTI

Microcredito Sociale: contributi in rosa per il Lazio

 

Nuove iniziative volte a favorire il microcredito. Questa volta tocca alla Regione Lazio: la Fondazione Carivit, in collaborazione con la Fondazione Risorsa Donna e la Cassa di Risparmio della Provincia di Viterbo, ha promosso un bando volto a favorire i finanziamenti alle persone singole e alle cooperative sociali in difficoltà nell’accesso al credito.

I principali beneficiari sono le quote rosa: Microcredito sociale, questo il nome dell’iniziativa, è infatti rivolto alle donne, italiane o straniere, che siano intenzionate ad avviare un’attività imprenditoriale.

Potranno fare domanda per il finanziamento anche gli altri soggetti appartenenti alle categorie svantaggiate: Microcredito sociale ha infatti lo scopo sia di offrire un supporto per l’avvio di nuove start up, sia di sostenere progetti volti al potenziamento e allo sviluppo di attività imprenditoriali esistenti, che decidano di investire nell’innovazione tecnologica. I fondi potranno essere utilizzati anche per finanziare la frequenza a corsi di specializzazione professionale.

Per i singoli richiedenti il finanziamento non potrà superare la somma di 10 mila euro, mentre le cooperative sociali potranno ricevere contributi fino a un tetto massimo di 18 mila euro, con tasso fisso e rimborso a rate mensili costanti per una durata minima di 18 mesi e per un massimo di 60 mesi.

Per chi volesse scaricare la domanda di adesione al bando o avere maggiori informazioni sulle modalità di partecipazione è possibile consultare il sito della Fondazione Carivit.

Alessia CASIRAGHI