Mutui: ottenerli è sempre più difficile

Aprire un mutuo, ormai è cosa certa, rappresenta un’impresa, anche se la situazione, in Italia, appare piuttosto variegata.

Come conferma un’analisi condotta da Mutui.it in collaborazione con Facile.it, con la quale sono state analizzate oltre 5.000 richieste di finanziamento e mutui nel periodo di gennaio-maggio, accedere al credito è più facile in alcune regioni e decisamente arduo in altre,

Lorenzo Bacca, responsabile business unit mutui dell’azienda, ha commentato: “L’analisi della distribuzione dei finanziamenti per l’acquisto della casa lungo il territorio nazionale è uno specchio delle differenze tra gli italiani in termini di distribuzione di lavoro, risorse e opportunità: il Sud si trova ad avere un terzo delle già scarse possibilità di ottenere un mutuo per l’acquisto di una casa che si hanno nel Nord del Paese. Il fenomeno rappresenta la prova del fatto che l’Italia continua a viaggiare a due velocità”.

Andando nel dettaglio, ottenere un mutuo è più semplice nelle Marche, in Lombardia e in Liguria, dove i dati superano la media nazionale, con percentuali di approvazione prossime o superiori al 10%. Seguono, sempre con cifre più alte della media nazionale, regioni come Piemonte (8,7%), Lazio e Umbria (entrambe al 7,5%).
Per trovare una regione del Mezzogiorno occorre andare oltre la metà della classifica, e scendere sotto la media italiana: in Campania ottiene il mutuo solo il 5,0% dei richiedenti, in Basilicata il 4,8%, in Puglia il 4,7%, mentre il fanalino di coda della classifica è rappresentato dalla Calabria, dove nemmeno 4 richieste su cento vengono accordate.

L’età media dei richiedenti è di 39 anni, ma i più giovani sono i cittadini del Friuli Venezia Giulia, che hanno mediamente 37 anni quando si presentano in Banca, mentre i più attempati sono quelli di Umbria, Calabria e Campania, che provano ad ottenete il finanziamento quando hanno già compiuto 41 anni.
La durata media (che a livello nazionale è di 22 anni) sale a 26 anni in Abruzzo e scende sotto i 19 anni in Toscana.

Vera MORETTI

Accordo Abi-Alleanza Cooperative per le pmi

E’ stato firmato un accordo a favore delle pmi tra Abi, Rete Imprese Italia e le altre associazioni di imprese (Alleanza Cooperative), Cia, Claai, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confedilizia, Confetra, Confindustria.

L’intesa è stata siglata per favorire le piccole e medie imprese, aggiornando le misure di sospensione e allungando i finanziamenti previsti dai precedenti accordi, in particolare pensando alle pmi che devono fare i conti con oneri fiscali eccessivi, che mettono in evidente difficoltà le loro risorse.

Gli interventi finanziari previsti per le imprese sono di 3 tipi:

Operazioni di sospensione dei finanziamenti.
In questo campo rientrano la sospensione per 12 mesi della quota capitale delle rate di mutuo, e quella per 12 o 6 mesi della quota capitale prevista nei canoni di leasing “immobiliare” e “mobiliare”.
Soggette alla sospensione sono le rate dei mutui e delle operazioni di leasing finanziario delle imprese che non abbiano già usufruito di analogo beneficio.
E’ inoltre possibile sospendere le operazioni di apertura di conto corrente ipotecario con un piano di rimborso rateale. Le operazioni di sospensione sono realizzate allo stesso tasso d’interesse previsto dal contratto originario.

Operazioni di allungamento dei finanziamenti. È prevista la possibilità:

  • di allungare la durata dei mutui, in misura maggiore rispetto al precedente accordo;
  • di spostare in avanti fino a 270 giorni le scadenze del credito a breve termine per esigenze di cassa con riferimento all’anticipazione di crediti certi ed esigibili;
  • di allungare per un massimo di 120 giorni le scadenze del credito agrario di conduzione. Possono essere ammessi alla richiesta di allungamento i mutui che non abbiano beneficiato di analoga facilitazione ai sensi dell’Accordo per il credito alle Pmi del 16 febbraio 2011 e dell’accordo “Nuove misure per il credito alle Pmi” del 28 febbraio 2012, mentre possono essere ammessi all’allungamento anche i mutui sospesi al termine del periodo di sospensione.

Operazioni per promuovere la ripresa e lo sviluppo delle attività.
Per le imprese che avviano processi di rafforzamento patrimoniale, le banche si impegnano a valutare la concessione di un finanziamento proporzionale all’aumento dei mezzi propri realizzati dall’impresa.

L’accordo prevede, inoltre, una serie di temi strategici di interesse comune per favorire lo sviluppo delle relazioni banca-impresa. A questo proposito, i firmatari si sono impegnati a trovare nuove intese, coinvolgendo il Governo e le istituzioni competenti.
Per questo motivo, il periodo di validità dell’accordo del febbraio 2012, “Nuove Misure per il Credito alle Pmi”, è stato prorogato al 30 settembre 2013.

Vera MORETTI

Banche: aumenta l’utile ma non il credito

La notizia che le banche sono tornate in utile non avrà, come si sperava, conseguenze sulle imprese: l’accesso al credito, infatti, non sembra destinato a migliorare.
Questo è quanto sostiene Prometeia, artefice di uno studio dedicato proprio al credito alle imprese da parte delle banche.

La previsione, per le banche, è di un utile di 2,4 miliardi di euro a fine 2013, che in soli due anni salirà a 21 miliardi, ma nonostante ciò è previsto un calo nelle erogazioni di prestiti, a causa dell’aumento delle partite deteriorate e delle conseguenti rettifiche a bilancio.

Giuseppe Lusignani, vicepresidente di Prometeia, ha così spiegato la situazione: “Al netto della componente sofferenze, il credito alle famiglie e alle imprese si ridurrà anche nel 2013 (-1,9%) e tornerà a crescere solo nei due anni successivi (+2% nel 2015). Le banche non saranno più nelle condizioni di finanziare completamente il fabbisogno di credito delle imprese, che si dovranno così rivolgere al mercato dei capitali e anche a quello del debito“.

Le pmi, però, non sembrano particolarmente preoccupate da questo scenario, poiché il 58,3% di quelle intervistate dall’istituto Gugliemo Tagliacarne per conto dello studio Lexjus Sinacta ha affermato di non aver riscontrato problemi nell’ultimo anno ad affrontare gli impegni finanziari presi e quasi il 70% è riuscito a mantenere stabile la base occupazionale.

Ma il rovescio della medaglia mostra solo il 20,5% delle aziende pronto ad investire nel 2013, con un 22% che ha già ridotto il ricorso al credito bancario.
Si alza al 33% la percentuale di chi ha ottenuto solo un sì parziale oppure un no secco dalle banche alle proprie richieste di finanziamento.

Questo accade perché le banche, secondo Prometeia, si trovano a dover fare i conti con le partite deteriorate, che sono salite dal 5,1% dei crediti lordi del 2008 al 13,3% del 2012, mentre il costo del rischio è raddoppiato dai 40 punti di prima della crisi agli 80 punti del 2010 ed è destinato a toccare i 120 punti a fine 2013 e ridiscendere a 83 punti solo nel 2015.

Questo implica un fabbisogno di 19 miliardi di euro di rettifiche stimate per il 2013 e di 48 miliardi nel prossimo triennio.
Le simulazioni di Prometeia, inoltre, prevedono che se il Pil 2015, invece di crescere dell’1,2%, calasse dell’1,4%, le rettifiche potrebbero salire a 58 miliardi di euro, mentre l’utile scenderebbe da 21 a 5 miliardi.

Vera MORETTI

Desk Italia, sportello per l’imprenditoria estera

Ha fatto il suo debutto, Desk Italia, Sportello unico dedicato agli investimenti esteri istituito dal Decreto Sviluppo bis e finalizzato a coordinare e indirizzare gli imprenditori esteri che vogliono investire sul territorio italiano.

Questo nuovo sportello svolge tre compiti importanti:

  • fornire un’interfaccia unica pubblico-amministrativa che agisca in tempi rapidi;
  • raccordare le attività di insediamento di investitori esteri operate dall’Agenzia Invitalia (attrazione investimenti e sviluppo d’impresa);
  • raccordare le attività di promozione dell’Italia all’estero operate dalla nuova Agenzia ICE (promozione all’estero e internazionalizzazione imprese italiane).

Sono previsti anche aiuti nei confronti delle imprese nazionali impegnate in processi di internazionalizzazione che estenderanno i poteri della Simest Spa, Società italiana per le imprese all’estero. Essa avrà la possibilità di intervenire sul capitale di imprese commerciali, che la sede sia in Italia o all’estero, che si occupano della valorizzazione e commercializzazione all’estero di prodotti italiani.

In qualunque caso, gli interventi di capitale possono essere effettuati attraverso quote di minoranza, perciò non oltre il 49% per gli investimenti all’estero propri di attività aggiuntive dell’azienda e legate ad acquisizioni di imprese, joint-venture e altre modalità in grado di assicurare le capacità produttive interne.

Per poter agevolare l’accesso al credito per le pmi è stato introdotto un rafforzamento del patrimonio dei Confidi.
In questo caso, i confidi potranno imputare al fondo consortile, al capitale sociale o a una riserva apposita, i fondi rischi e tutti i fondi rappresentati dai contributi statali, regionali e di altri enti pubblici già presenti all’entrata in vigore del provvedimento. Azioni o quote corrispondenti al patrimonio quali il fondo consortile, il capitale sociale o il capitale di riserva sono azioni o quote dei confidi, e quindi non forniscono diritti patrimoniali o amministrativi.

Vera MORETTI

Siglato un accordo ad Arezzo per favorire l’accesso al credito delle pmi

Per agevolare l’accesso al credito delle imprese che operano ad Arezzo e provincia, la CCIAA e la Provincia aretine hanno siglato un accordo che prevede la copertura degli oneri derivanti dalla cessione del credito nei confronti della PA.

Per cercare, dunque, di risolvere i problemi di liquidità delle pmi, la Camera di Commercio di Arezzo ha deciso di farsi carico degli oneri finanziari derivanti dalla cessione pro-soluto dei crediti a favore degli intermediari finanziari autorizzati.
Oltre a ciò, per le cessioni effettuate a partire dal 4 agosto 2012, verrà rilasciata una certificazione dell’avvenuta cessione pro-soluto del credito con l’indicazione dell’ammontare degli oneri finanziari trattenuti dalle banche all’ impresa stessa.

Le richieste verranno accolte in ordine cronologico di presentazione e fino al 30 giugno 2013, salvo esaurimento dei fondi.

Vera MORETTI

Il 2013 si preannuncia nero per le pmi

La crisi che ha investito le piccole e medie imprese nel 2012 si fa ancora sentire, tanto da non far presagire niente di buono per questo 2013.

A dir la verità, le pmi hanno aperto il nuovo anno con un forte pessimismo, tanto che, secondo un rapporto condotto dal Centro Studi Unimpresa, sono circa cinque aziende su sei che temono, entro la fine del 2013, di dover chiudere.

I principali motivi che impediscono di affrontare la realtà con il sorriso sono dovuti ai problemi con le banche per quanto riguarda l’accesso al credito, ma anche quelli legati ai ritardi nei pagamenti da parte della P.A.
Ci sono poi i mancati pagamenti da parte dei privati a rincarare la dose, e che, unitamente alle principali questioni, rendono sempre più difficile rispettare scadenze e adempimenti fiscali, insieme all’impossibilità di pianificare investimenti e la scarsa flessibilità nel gestire l’occupazione.

Il sondaggio, condotto dopo l’esito delle elezioni politiche su 130.000 imprese associate, dipinge uno scenario tutt’altro che roseo, con i prossimi dieci mesi che potrebbero annunciarsi funesti e caratterizzati da tanti dissesti finanziari e veri e propri fallimenti.

Vera MORETTI

Milano val bene un kebab

 

Dopo Roma, il nostro viaggio attraverso l’imprenditoria straniera in Italia fa tappa quest’oggi a Milano, dove il fenomeno più evidente è la crescita e proliferazione di imprese legate al settore del food e della ristorazione in crescita vertiginosa. Nel 2012 erano quasi 2.400, dove a farla da padrone sono le attività gestite da cinesi (spring rolls e gamberi fritti prime portate), seguite da sushi e kebab.

Infoiva ha intervistato Alfredo Zini, vicepresidente vicario di Epam, l’Associazione milanese pubblici esercizi di Confcommercio Milano e consigliere della Camera di Commercio di Milano.

Quante sono le imprese guidate da stranieri a Milano e provincia? Con quale trend di crescita?
Stando ai dati diffusi dalla Camera di Commercio nel 2012 siamo a quota 34.294 imprese con titolari stranieri nel quarto trimestre 2012, con un incremento del +7,38% in un anno. Si tratta di cifre in linea con gli anni passati, anche se va sottolineata la crescita sempre più significativa delle attività legate al food e alla ristorazione, soprattutto con l’avvicinarsi di Expo 2015. Da un lato con l’aumento di cittadini stranieri nella nostra città e in Lombardia cresce la richiesta di alimenti provenienti da Paesi più o meno lontani, mentre dall’altro la ristorazione etnica è preferita anche tanti italiani per una questione di prezzo maggiormente concorrenziale.

Esistono dei settori d’impresa in cui gli stranieri superano in numero di presenze gli imprenditori italiani? Quali?
Come anticipato, il settore che crescono maggiormente sono quelli della ristorazione e del food e dell’alimentare in genere, che nel 2012 hanno segnato un +9,1%. Segue l’area delle attività legate alla telecomunicazione come gli internet point ( 74%) e i centri per il benessere fisico (70%), anche se in questo ultimo caso occorre sottolineare che molto spesso questo tipo di imprese cela in realtà attività di altra natura.

Il boom dei ristoranti etnici a Milano ha messo in difficoltà i piccoli e medi imprenditori impegnati nella ristorazione?
Assolutamente si, per una questione di costi. I ristoranti stranieri risultano quasi sempre ditte individuali dove non si registrano collaboratori, questo riduce notevolmente i costi di gestione rispetto a quelle made in Italy; dall’altro lato si tratta di attività che restano aperte tutti i giorni molto spesso oltre gli orari canonici. Ci vorrebbe maggiore attenzione e controllo nel monitorare queste imprese, soprattutto perchè esistono ristoranti e punti vendita gestiti da stranieri che restano aperti 24 ore su 24, e magari risultano anche registrati come ditte individuali senza collaboratori. Se ci deve essere concorrenza, questa deve leale e nel rispetto delle nostre norme vigenti.

Qual è la geografia di provenienza degli imprenditori stranieri a Milano e in Lombardia?
A Milano al primo posto egiziani (5.622 imprese ),cinesi (4.143), rumeni (2.265) e marocchini (2.038), in Lombardia al primo posto rumeni (8.149), egiziani (8.146), cinesi (7.853) e marocchini (7.767).

A suo avviso qual è la forza delle imprese guidate da stranieri? E quali le linee d’ombra?
Se riflettiamo, 50 anni fa nelle nostre grandi città si verificava lo stesso fenomeno: allora si parlava però di immigrazione interna, cittadini italiani disposti a spostarsi per trovare lavoro, e poi c’era chi sceglieva di ‘fare la valigia’ e partire per gli Stati Uniti dove ad attenderli c’era una vita di sacrifici. Quello che accade con gli stranieri che oggi arrivano in Italia è molto simile: gli imprenditori stranieri vedono in Italia una ‘possibilità’ rispetto ai loro Paesi, quindi si impegnano molto, lavorando intensamente e facendo turni massacranti. Non da ultimo gli imprenditori stranieri hanno un accesso al credito diverso rispetto a quelli italiani; mi spiego meglio: anche sulle start up di impresa gli imprenditori italiani faticano a trovare liquidità, mentre proliferano le nuove aperture di attività gestite da stranieri. E’ un fenomeno che getta una linea d’ombra sull’impresa straniera e andrebbe maggiormente monitorato.

Gli imprenditori stranieri sono in grado di resistere meglio alla crisi rispetto a quelli italiani?
Si, perchè si adattano meglio alle situazioni e alle circostanze, in una parola sono più ‘flessibili’. Basti pensare agli spazi abitativi dove molto spesso vivono, perlopiù ridotti e condivisi da più persone, e questo determina una riduzione dei costi. Gli imprenditori stranieri sono più parsimoniosi, quasi sempre mettono da parte i soldi accumulati per rispedirli al Paese di origine dove costruirsi una casa, con la speranza di tornare. Il loro stile di vita è diverso, sono meno propensi al divertimento esterno e al consumo anche negli altri settori.

Infine qual è la sua previsione sulla crescita dell’impresa straniera a Milano e in Lombardia nei prossimi anni? Si registrerà un boom o un calo (vista anche la situazione politico economica confusa del nostro Paese)?
Credo nei prossimi anni persisterà la linea di crescita osservata in questi anni, continueranno ad aumentare i punti vendita e le attività aperte da cittadini stranieri. In Lombardia e a Milano questo trend sarà anche sostenuto dall’arrivo di Expo 2015, per cui si attende in città lo sbarco di un grandissimo numero di visitatori, che avranno esigenze differenti, soprattutto dal punto di vista del food e alimentare.

Alessia CASIRAGHI

Confindustria e Intesa Sanpaolo insieme per le pmi

Ormai è convinzione comune che la crisi economica possa essere risolta solo con una stretta collaborazione tra le imprese e le banche.
In particolare, gli istituti di credito sono chiamati a supportare e sostenere la domanda di credito delle piccole e medie imprese virtuose, che rappresentano il motore economico del Paese.

Questo pensiero è alla base di un accordo siglato tra Piccola Industria Confindustria e Intesa Sanpaolo, e che è stato presentato da Giorgio Squinzi, presidente Confindustria, Vincenzo Boccia, presidente Piccola Industria Confindustria e, per Intesa Sanpaolo, dal Consigliere Delegato, Enrico Cucchiani e dal Direttore Generale e Responsabile della Banca dei Territori, Giuseppe Castagna.

Grazie a questa nuova collaborazione, verrà stanziato un plafond di 10 miliardi di euro di cui 200 milioni di euro dedicati a finanziare progetti innovativi di nuove imprese.

Tra le iniziative più importanti c’è sicuramente l’internazionalizzazione delle pmi, che dovrà toccare, nel 2013, il 45% di esse, in previsione di ulteriori aumenti negli anni prossimi.
Ciò che però deve cambiare è la direzione dell’export, perché, se per ora le imprese mirano soprattutto ai paesi sviluppati, l’attenzione, anche in visione di un futuro prossimo, andrebbe spostata verso i paesi emergenti.
Per competere in mercati sempre più globali, l’accordo propone una piattaforma di prodotti, eventi e servizi consulenziali a supporto delle strategie di espansione e di internazionalizzazione delle pmi.

Una soluzione finanziaria davvero innovativa è Export Facile, un prodotto di copertura del rischio d’insolvenza dei debitori esteri fino al 100% a fronte dei crediti ceduti pro-soluto.
Questo prodotto fornisce alle imprese liquidità aggiuntiva e alternativa alle tradizionali linee di credito, supportando le strategie di esportazione delle imprese e facilitandone il commercio con l’estero.

Ovviamente, l’esportazione è possibile se le dimensioni d’impresa aumentano, tanto che le piccole imprese, rispetto alle medio-grandi, scontano un divario del 70% per brevetti e marchi internazionali, e del 50% per le certificazioni di qualità/ambientali.

Per questo, sono previsti servizi di consulenza specialistica per le pmi che affrontano momenti di discontinuità e cambiamento in ottica di crescita e fornisce soluzioni per l’avvio di processi di aggregazione.
Sono previste anche forme di collaborazione come la costituzione di Reti d’Impresa, operazioni di finanza straordinaria, M&A, passaggi generazionali, ricerca partner su scala nazionale e internazionale.

Il servizio è fornito dalla Divisione Corporate & Investment Banking-Banca IMI e si avvale della collaborazione di appositi specialisti presenti sul territorio, mettendo a disposizione servizi tradizionalmente accessibili solo alle aziende di grandi dimensioni.

Altro nodo cruciale per uscire dalla crisi è sicuramente lo sviluppo di nuove imprese.
Il fenomeno delle startup italiane si sta rivelando vincente, anche rispetto alle analoghe tedesche, poiché le nuove imprese nate entro i confini nazionali dimostrano di avere maggiore longevità: negli ultimi 6 anni hanno creato 2,76 milioni di nuovi posti di lavoro (pari al 17% degli occupati).

Nell’ambito dell’iniziativa promossa da Piccola Impresa Confindustria “Adotta una startup”, le migliori idee imprenditoriali, selezionate dal Comitato congiunto Intesa Sanpaolo-Confindustria, vengono adottate da imprese, segnalate da Confindustria, già consolidate sul mercato perché possano aiutarle a svilupparsi in business sostenibili anche grazie alle iniziative di Intesa Sanpaolo Neoimpresa e Officine Formative.

Le imprese, inoltre, hano a disposizione alcuni strumenti utilizzabili via web, come il Diagnostico, il Simulatore e la Presentazione Commerciale, che valorizzano aspetti qualitativi per una migliore valutazione del merito creditizio consentendo di valutare anche l’evoluzione prospettica dell’azienda.
Di Intesa sanpaolo è anche un nuovo strumento, Relazione Cliente, che punta a costruire un dialogo su base continuativa e duratura attraverso la condivisione e la raccolta di informazioni qualitative dell’azienda.

Questi strumenti rappresentano per la banca un ulteriore aiuto nella valutazione del merito creditizio, mentre per l’impresa si tratta di acquisire una maggiore conoscenza del proprio grado di “bancabilità”, oltre a favorire la conoscenza e la possibilità di accedere agli strumenti di facilitazione creditizia messi a disposizione dal sistema.

Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria, ha dichiarato: “Il credito continua a essere una delle emergenze delle imprese, soprattutto le PMI, per le quali il problema liquidità resta prioritario e richiede un impegno straordinario da parte di tutti, le banche per prime, ma anche le stesse imprese. Confindustria non ha mai smesso di agire con determinazione su questo fronte con l’obiettivo di mettere a disposizione delle nostre aziende tutti gli strumenti e i contatti necessari. L’accordo di oggi, il quarto della collaborazione tra Confindustria e Intesa Sanpaolo, rappresenta un importante, ulteriore punto di riferimento per le imprese, alle quali offriamo strumenti fondamentali per finanziare l’attività ordinaria, per internazionalizzarsi, sviluppare nuove attività e crescere di dimensione. Tre chiavi determinanti per il futuro di molte delle nostre PMI”.

Vincenzo Boccia, Presidente Piccola Industria di Confindustria, ha affermato: “Si tratta di un’intesa frutto di una collaborazione consolidata nel corso degli anni, che individua un’ampia rosa di soluzioni in linea con l’idea di una funzione di finanza sempre più strategica al servizio delle competitività delle imprese. Piccola Industria sarà un partner strategico per contribuire al massimo successo dell’iniziativa sul territorio e in particolare per dare forte rilevanza al progetto “Adotta una start up” attraverso il quale le PMI diventano degli incubatori di start up e generatrici di nuove realtà imprenditoriali. Con l’accordo si mettono infatti a disposizione del sistema soluzioni formative, consulenziali e finanziarie per le start up e le imprese interessate a una loro adozione con il duplice obiettivo di supportare nascita e sviluppo di nuove attività e far crescere l’innovazione all’interno delle PMI”.

Dal canto sui, Enrico Cucchiani, Consigliere Delegato e CEO di Intesa Sanpaolo, ha detto: “Con questo accordo il nostro Gruppo si conferma Banca di riferimento per sostenere la crescita delle imprese italiane. In quest’ottica, Intesa Sanpaolo, prima banca per presenza nel Paese, è pronta a dare ulteriore sostegno alle PMI che rappresentano il tessuto connettivo e vitale dell’industria e del futuro dell’economia italiana. La domanda di credito negli ultimi tempi si è notevolmente ridotta a causa della recessione. L’andamento delle imprese italiane evidenzia una forte polarizzazione: da un lato, c’è un 20% di aziende il cui fatturato nel triennio è cresciuto del 40-50-60% o anche più, esportando in misura massiccia. Dall’altro, il 20% di aziende meno performanti, ha registrato nello stesso periodo una contrazione non sostenibile dei ricavi. Noi siamo determinati a fare la nostra parte mettendo in campo le iniziative per creare e rafforzare una partnership strategica tra imprese e banca per innescare una crescita profittevole: in questa difficile congiuntura, dobbiamo aiutare le imprese nel processo di internazionalizzazione, nella ricerca e nell’innovazione, nel rafforzamento della performance commerciale. Intesa Sanpaolo svolge il ruolo di “connector” tra le imprese italiane che vogliono crescere all’estero e le opportunità offerte dall’economia globale, grazie al nostro network internazionale presente in tutti gli hub della crescita. Infine, un obiettivo prioritario per noi, è quello di favorire la nascita di una nuova generazione di imprenditori: a tal fine, Intesa Sanpaolo è particolarmente impegnata a creare un “ecosistema” per lo sviluppo di start up basate sulle nuove tecnologie, in collaborazione con i maggiori centri di ricerca nazionali”.

Vera MORETTI

Costruire l’Italia dalle fondamenta

 

Costruire il nuovo esecutivo, dare forma al nuovo Governo. Ma quali saranno le fondamenta? Se l’Italia post elezioni vacilla, hanno invece le idee chiare su cosa vogliono e su quali siano le necessità di piccole e medie imprese le Associazioni di Categoria.

Infoiva ha intervistato quest’oggi Paolo Buzzetti, Presidente di ANCE, l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili. Perchè quando si parla di fondamenta…

Quali sono, a suo parere, le tre priorità che dovrà affrontare il nuovo governo per rilanciare domanda e consumi?
Per prima cosa mi auguro che si riesca a definire rapidamente un quadro di stabilità politica. Serve una soluzione che eviti lo stallo e consenta di formare un governo, qualunque esso sia, in grado di affrontare con efficacia le emergenze e mettere in campo quelle misure per la crescita di cui il Paese ha bisogno. I tre impegni più urgenti sono: lavoro, pagamenti della pubblica amministrazione e credito. Bisogna tornare a investire per arginare la grave emorragia occupazionale, che solo tra costruzioni e indotto ha fatto perdere oltre mezzo milione di posti di lavoro, sostenere le famiglie nell’acquisto dell’abitazione per far ripartire il mercato immobiliare, rimettere in sesto le nostre città, cominciando da scuole e ospedali.

Quali, invece, le politiche che dovrà mettere in campo per dare sostegno a imprese e professionisti, strozzati dalla crisi?
Sicuramente c’è un problema comune e molto forte che è la mancanza di liquidità, che sta facendo fallire migliaia di imprese e mettendo in seria difficoltà anche le realtà più solide. Bisogna intervenire concretamente su questo, ma non solo. E’ necessario guardare al futuro, servono politiche che facciano leva sugli investimenti che più di tutti possono creare occupazione e avere ricadute positive sull’economia. E quindi puntare sulla rigenerazione urbana, la messa in sicurezza del territorio, la riqualificazione energetica del nostro patrimonio edilizio, la realizzazione di infrastrutture di qualità in tempi giusti e a costi adeguati. Interventi utili a far ripartire l’edilizia e tutti gli 80 settori ad essa collegati, dare una scossa positiva a tutto il sistema economico facendo, al tempo stesso, cose necessarie per il benessere dei cittadini.

Per parte vostra, quali saranno le prime istanze che porterete al nuovo esecutivo?
Come Ance abbiamo messo nero su bianco un piano per il rilancio dell’occupazione e lo sviluppo economico del Paese, che prima delle elezioni abbiamo consegnato ai leader dei principali schieramenti politici e sul quale abbiamo riscontrato un ampio consenso. Pochi e concreti punti per riavviare l’edilizia e l’economia di cui il nuovo governo dovrà tenere conto. Molti altri paesi – cito tra tutti Francia, Germania e Stati uniti – si sono già mossi in questa direzione e stanno puntando sull’edilizia come motore per il rilancio. Anche noi possiamo ripartire, se il governo avrà il coraggio di credere e puntare con forza sulle costruzioni. Abbiamo calcolato che sbloccando le risorse mai spese per il nostro settore – ben 39 miliardi di fondi disponibili e bloccati dal patto di stabilità e dalla burocrazia – si potrebbero generare oltre 660.000 nuovi posti di lavoro e avere una ricaduta complessiva sul sistema economico di 130 miliardi di euro. Una mossa strategica che ci consentirebbe di alleviare la morsa della crisi e gettare le basi di un importante programma di crescita a medio-lungo termine.

Qual è l’errore più grave commesso dai precedenti governi che non volete venga più commesso dall’esecutivo che verrà?
Negli ultimi anni sono state compiute una serie di scelte molto penalizzanti per il settore. Misure fiscali che hanno depresso il mercato immobiliare, investimenti ridotti al lumicino, risorse finanziate ma rimaste sulla carta e che sarebbero state fondamentali per realizzare cose utili e necessarie per il benessere di tutti. E’ questo l’errore da non ripetere: fermare l’edilizia, spegnendo il principale motore della macchina Paese.

Alessia CASIRAGHI

Non spengiamo l’Italia!

 

Dall’era dei ‘professori’ a quella dell’ingovernabilità. Il quadro dell’Italia post elezioni fa tremare borse e elettori, restituendo l’immagine di un Paese frammentato, irrisolto, in cui la fame di futuro non sembra sufficiente a non farlo ripiegare sul suo passato.  Ma se l’Italia a detta di tutti, destra, sinistra e movimento (il centro non esiste più) rischia davvero l’ingovernabilità, qualcuno dovrà pur governarla.

Infoiva torna al tema scelto per questa settimana, le Associazioni di Categoria e il nuovo Governo, facendo tappa a Firenze, la città del convitato di pietra di queste elezioni 2013, Matteo Renzi.

Secondo un’indagine svolta da Confcommercio Firenze su oltre 200 imprese dell’area fiorentina, a 6 mesi dalla ‘Riforma Fornero’, più del 50% delle piccole e medie imprese non ha alcuna conoscenza del suo contenuto, percentuale che sale all’ 80% per le microimprese, quelle che contano meno di 5 dipendenti.

I risultati diventano ancor più scoraggianti se si sonda il terreno fra chi la Riforma l’ha recepita, rimanendone deluso: per 9 imprese su 10 infatti,  la Riforma Fornero non ha prodotto alcun cambiamento nei rapporti di lavoro, mentre la principale conseguenza che si è avuta sono i problemi con i lavoratori a chiamata.

Ma qual è la ragione di così tanta distanza fra politica delle riforme e politica reale? Infoiva lo ha chiesto Alessandra Signori, Presidente di Confcommercio Firenze.

“Dalla nostra ricerca emerge un dato preoccupante: le piccole e medio imprese non conoscono la Riforma Fornero e non hanno né il tempo né le risorse per aggiornarsi in materia di lavoro. Le conseguenze possono essere sia problemi per il mancato adeguamento delle imprese a quanto previsto dal legislatore, sia la perdita di opportunità provenienti da incentivi statali e regionali. Alle associazioni di categoria e alle autorità competenti spetta pertanto l’importante compito di stimolare i piccoli imprenditori ad informarsi: senza conoscenza e attenzione a queste tematiche, non ci può essere crescita e sviluppo”.

E mentre da Confocommercio arriva la testimonianza di una totale distanza tra politica e mondo del lavoro, da CNA Firenze, Confartigianato Firenze, Confcommercio Firenze e Confesercenti Firenze arriva il grido di appello “Non spengiamo Firenze!.

Le quattro associazioni si sono rivolte alla politica e alle istituzioni chiedendo misure e azioni in grado di aiutare artigiani, commercianti e piccole e medie imprese a superare la drammatica situazione che stanno attraversando: dal 2007 al 2011 il tasso di disoccupazione nella provincia di Firenze è passato dal 3,5% al 6,1% mentre, nel 2012, il prodotto interno lordo è diminuito del 2,3% e i consumi precipitati del 4,3%.

Nei primi 9 mesi del 2012 il commercio, che rappresenta il 24,8% del tessuto imprenditoriale fiorentino, contando 27.081 imprese, ha perso 355 attività. A queste si aggiungono le – 84 imprese nel settore servizi di alloggio e ristorazione ( che con 7.011 imprese complessive è pari al 6,4% ).

Non va meglio se si guarda all’artigianato (31,1% del tessuto imprenditoriale locale) che nel 2012 ha segnato – 117 imprese nel settore manifatturiero ( su totale di 16.460) e -268 nel comparto costruzioni ( su 17.440).

I problemi che piegano l’impresa non cambiano:  pressione fiscale ormai alle stelle, difficoltà di accesso al credito, contrazione della spesa pubblica, consumi in picchiata e naturalmente una burocrazia esasperante ed onerosa.

Non spengiamo l’Italia!

Alessia CASIRAGHI