Accise sulla benzina, è uffciale la nuova proroga fino a novembre

Le accise sulla benzina non è certo un problema da risolvere ogni 15 giorni. Ma per adesso il taglio al prezzo della benzina è prorogato.

Accise sulla benzina, proroga approvata

Ancora un sospiro di sollievo per gli automobilisti che, come accade negli ultimi mesi, possono accedere alle pompe di benzina con un prezzo calmierato. Da giorni infatti c’era l’interrogativo di cosa sarebbe successo a fine mese. Ma la risposta è arrivata, anzi più che altro è una conferma di quanto già fatto in precedenza.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato un nuovo decreto legge per il taglio delle accise sui carburanti. La proroga sarà valida fino al 18 novembre 2022, spostando così il problema di circa 15 giorni. Questo perché l’attuale decreto scadrà lunedì 31 ottobre. Con questo nuovo si arriverà a metà novembre.

Accise sulla benzina, la nota di Palazzo Chigi

Con una nota Palazzo Chigi comunica la proroga fino a venerdì 18 novembre 2022 della riduzione delle aliquote di accisa su prodotti energetici utilizzati come carburanti. Le aliquote fanno riferimento alle accise su benziona, gasolio, gas di petrolio liquefatti (GPL) impiegati come carburanti. Proroga anche l’esenzione dall’accisa per il gas naturale per autotrazione; la riduzione dell’aliquota IVA (fissata al 5%) per le forniture di gas naturale impiegato in autotrazione.

La reazione del mondo delle associazioni di consumatori

L’associazione Assoutenti commenta così l’operato del Governo: “Il taglio delle accise è una misura oramai superata e non più adatta ad affrontare l’emergenza prezzi in Italia, soprattutto alla luce della nuova risalita di benzina e gasolio alla pompa – ha affermato il presidente di Assoutenti Furio Truzzi – La questione carburanti va affrontata con nuovi e più efficaci interventi, e ci auguriamo che il prossimo Governo sappia trattare il tema in modo più incisivo. Ricordiamo infatti che la crescita dei listini di benzina e gasolio ha effetti diretti sull’inflazione e sull’economia, determinando il rialzo dei prezzi di tutti i prodotti trasportati”, ha concluso Truzzi.

Ciò che quindi si chiede al Nuovo Governo è di procedere ad una misura più strutturale e duratura capace di tenere sotto controllo il prezzo dei carburanti. Ma anche quello dell’energia perché sono sempre più le famiglie e le imprese italiane a rischio e che stanno già facendo i conti con la stangata d’autunno.

La copertura dell’Imu arriva dalle accise sui carburanti

La buona notizia della cancellazione della seconda rata dell’Imu ha un rovescio della medaglia amaro, soprattutto per gli automobilisti.
La copertura per evitare ai proprietari di immobili il pagamento dell’Imu, infatti, arriverà dall’aumento delle accise sui carburanti, che mirano a “determinare maggiori entrate nette non inferiori pari a 1.505 milioni di euro per l’anno 2015 ed a 42,2 milioni di euro per l’anno 2016“.

Nel frattempo, i prezzi dei carburanti hanno subito un rincaro, che neppure l’accordo raggiunto sul nucleare iraniano ha saputo evitare.
Se, infatti, le quotazioni internazionali hanno subito registrato un calo considerevole nei listini, a livello nazionale ciò non si è ancora verificato.

Eni aveva provveduto a ritoccare per eccesso i suoi prezzi già da sabato, con + 1,5 cent euro/litro su benzina e diesel. A seguire, anche Tamoil, Q8 e Esso hanno alzato i loro listini con + 1 cent sempre su entrambi i prodotti; TotalErg con + 1 cent sulla benzina e 0,5 sul diesel.

Le medie nazionali della benzina e del diesel, dunque, sono oggi rispettivamente a 1,784 e 1,713 euro/litro (Gpl a 0,802). Le puntè in alcune aree sono per la verde fino a 1,839 euro/litro, il diesel a 1,749 e il Gpl a 0,820.

Nel dettaglio, a livello Paese, la benzina oggi va dall’1,777 euro/litro di Eni all’1,784 di Q8 e Tamoil (no-logo a 1,651).
Per il diesel si passa dall’1,700 euro/litro ancora di Eni all’1,713 di Esso e Tamoil (no-logo a 1,573).
Il gpl, infine, è tra 0,793 euro/litro sempre di Eni e 0,802 di IP (no-logo a 0,748).

Vera MORETTI

Cresce il debito pubblico e cala la nostra fiducia

di Davide PASSONI

Potere dei numeri. Che la matematica non sia un’opinione è un dato di fatto, ma che ciascuno pieghi i numeri per far dire loro ciò che gli torna più comodo lo è ancora di più. Prendiamo i recenti dati sul debito pubblico: a giugno ha toccato quota 1.972,9 miliardi dai 1966,3 di maggio. Demerito, secondo il premier Monti, degli aiuti pagati dall’Italia ai partner europei in difficoltà, dato che “il nostro debito pubblico quest’anno ha raggiunto il 123,4% del Pil. Senza i contributi (per i fondi salva-Stati e i prestiti concessi ai Paesi in crisi) saremmo al 120,3%“.

Sarà anche vero, ma allora quanto sono state utili la stangata dell’Imu e l’aumento delle accise sull’energia che hanno portato nelle casse dello Stato 3,7 miliardi di euro nei primi sei mesi del 2012? Com’è che questo maledetto debito pubblico (il vero, grande problema dei conti italiani) continua a crescere nonostante i proclami e alcune, pavide iniziative della banda Monti? Ripetiamo, sarà anche vero: ma questo dare sempre la colpa agli altri, Germania ed Europa in primis, comincia a stufare.

Vero, si parla di settembre come del mese in cui cominceranno a vedersi i primi segni del miracolo: un intervento sul mostruoso stock di debito pubblico da abbattere con un piano mirato di dismissioni immobiliari, per arrivare a toccare un rapporto con il Pil pari al fatidico 100%. Ma intanto si prende ancora tempo e si fa strada persino l’ipotesi di un super-commissario ad hoc, un po’ come accaduto per la spending review. Là fu chiamato Enrico Bondi per aiutare i professori a capire dove e come tagliare la spesa pubblica, qui qualche altro Solone calato dall’alto insegnerà al governo come dismettere immobili pubblici. Le partecipazioni no, quelle no, sia mai… Peccato che lì di ciccia da recuperare ce ne sarebbe ancora e tanta… Ma evidentemente i professori hanno bisogno di un’altra persona che li aiuti a fare i compiti.

Paradosso in una terra di paradossi. E vedremo nei prossimi mesi, quando pian piano si esaurirà l’onda lunga della prima Imu, come andranno le entrate fiscali. Se ci sarà una flessione come accaduto nei mesi scorsi, allora il segnale sarà preoccupante: se le gente non ne ha più nemmeno per pagare le tasse, figuriamoci per mangiare. Ma intanto aspettiamo a dismettere e il debito pubblico sale. Tanto paga Pantalone… ops! Paga il cittadino e paga l’impresa.

Benzina, basta chiacchiere. Via le accise!

di Davide PASSONI

Diciamola tutta. Quando si parla di prezzi della benzina, in Italia, non ci si annoia mai. Tra consumatori, governo, petrolieri, gestori delle pompe, Antitrust ogni giorno c’è una novità. Di solito a danno di imprese e cittadini.

L’ultima trovata viene proprio dall’Antitrust, che ha chiesto al governo di istituire una banca dati con tutti i prezzi dei carburanti praticati dai singoli impianti: un’iniziativa che permetterebbe ai consumatori di scegliere dove rifornirsi al costo più basso. La proposta porta la firma nientemeno che del presidente, Giovanni Pitruzzella, ed è stata inviata al presidente del Consiglio Mario Monti e al ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera. Da questa banca dati, secondo l’Antitrust, arriverebbe “un forte stimolo concorrenziale nel settore della distribuzione carburante. La reale percezione, da parte degli automobilisti, delle diversificazione dei prezzi sul territorio, costituisce infatti uno dei pochi elementi in grado di ridurre il potere di mercato delle imprese esistenti“.

Secondo l’Antitrust, è “possibile realizzare la banca dati senza costi aggiuntivi a carico della finanza pubblica: i modelli sperimentati in altri Paesi, e in particolare negli Usa, forniscono elementi utili per ipotizzare sinergie tra pubblica amministrazione ed imprese private che già svolgono con successo in Italia questo servizio, anche se basandosi solo sulle segnalazioni fornite in maniera discontinua e volontaria da parte degli automobilisti“.

Ma, diciamo noi, quale ricettività può avere il governo su una materia del genere, se si parla di tutela del consumatore? Il governo che, lo ricordiamo, ha appena deliberato l’introduzione di un’accisa di 2 centesimi al litro sui carburanti per finanziare gli interventi pro terremotati in Emilia. Per carità, viva la solidarietà, ma invece di cavare i soldi per l’Emilia tagliando spese, sprechi, prebende, dismettendo il patrimonio immobiliare, eliminando i vitalizi per gli ex senatori, deputati, consiglieri ecc ecc, la solidarietà la fanno sempre imprese e cittadini comuni. In una linea di continuità con i precedenti governi – di centro, di destra, di sinistra – che hanno sempre fatto in modo di rendere permanente un prelievo che avrebbe dovuto essere temporaneo, dalla guerra d’Abissinia in giù. Il modo più rapido per far fronte all’emergenza, dicono loro. No, il modo più facile per incassare senza il coraggio di cambiare, diciamo noi.

E allora, cara Antitrust, bella idea la tua. Ma siamo sicuri che ai consumatori e alle aziende possa bastare? A quelle persone che per spostarsi hanno bisogno dell’auto, a quelle aziende che pagano ogni giorno il carburante alle proprie flotte aziendali, a quei professionisti che con l’auto o il furgone ci lavorano e che se vedessero il proprio fatturato incrementarsi così come si alza il prezzo della benzina sarebbero le persone più felici del mondo. Basta a questa gente sapere dove pagare di meno qualcosa che potrebbe pagare meno della metà (il 58% del prezzo della benzina e il 52% di quello del gasolio è formato da tasse) se qualcosa, nello Stato funzionasse come dovrebbe? Noi non crediamo.