Infortunio e malattia del professionista sospendono i termini per adempimenti fiscali

L’Agenzia delle Entrate nella risposta a Interpello 248 del 13 marzo 2023 ha chiarito i tempi e le modalità di sospensione dei termini per gli adempimenti in caso di infortunio e malattia dei professionisti.

Sospensione dei termini per gli adempimenti fiscali per infortunio e malattia del professionista

La legge di bilancio 2022 ( legge 234 del 2021) prevede all’articolo 1, commi da 927 a 944 la sospensione dei termini per gli adempimenti fiscali in favore del professionista in caso di:

  • malattia grave;
  • infortunio;
  • intervento chirurgico.

La sospensione opera a condizione che tali problematiche richiedano un ricovero ospedaliero o cure domiciliari superiori a 3 giorni.

La sospensione dei termini ha durata di 60 giorni che iniziano a decorrere dal giorno del ricovero o inizio cure. Dal momento della sospensione delle cure o dalle dimissioni in ospedale iniziano a decorrere 30 giorni per l’adempimento degli obblighi verso il Fisco.

Sospensione dei termini per i clienti in caso di malattia del professionista

Nel caso in oggetto il professionista interessato è un commercialista e di conseguenza il legislatore ha previsto la sospensione dei termini per gli adempimenti anche in favore dei clienti che evidentemente si ritrovano in una situazione di difficoltà ( comma 929, articolo 1, legge di bilancio 2022). In questo caso affinché la sospensione sia efficace è necessario che sia inviata all’ufficio competente dell’Agenzia delle Entrate tramite Pec la lista dei nominativi dei clienti per i quali si chiede la sospensione dei termini. Nell’email è necessario allegare la copia dei mandati ricevuti da parte dei clienti.

Il periodo di sospensione dei termini è valido solo nel caso in cui la scadenza ricada nel periodo compreso tra l’inizio della malattia/ ricovero e i 60 giorni successivi.

Il comma 931 specifica invece che la sospensione è valida “dal giorno del ricovero in ospedale o dal giorno d’inizio delle cure domiciliari fino a trenta giorni dopo la dimissione dalla struttura sanitaria o la conclusione delle cure domiciliari.”

L’Agenzia delle Entrate sottolinea che questo ulteriore termine di 30 giorni viene concesso al fine di dare tempo al professionista di rimettersi in pari con il lavoro e gestire tutte le pratiche.

Obblighi di comunicazione in caso di malattia del professionista

Affinché si possa far valere la sospensione dei termini è necessario rispettare gli obblighi di comunicazione indicati nei commi 934 e 935 della legge 234 del 2021. La prima cosa da sottolineare è che la sospensione per i clienti è valida nel caso in cui il mandato abbia data antecedente rispetto a quella del ricovero o inizio delle cure domiciliari. Non occorre utilizzare il criterio della data certa, infatti le norme in materia di mandato non richiedono data certa e forma scritta, proprio per questo è possibile utilizzare altre prove inerenti la data. La risposta a interpello cita “dichiarazioni, comunicazioni, modelli F24 redatti e presentati dal sottoscritto quale intermediario. Il dato è ricavabile dal cassetto fiscale dei contribuenti

La comunicazione deve avvenire in via preferenziale con posta elettronica certificata, in alternativa con raccomandata con ricevuta di ritorno. Deve essere allegato il certificato medico che attesti la condizione patologia, oltre, come già anticipato le copie dei mandati.

La risposta a Interpello precisa che non possono beneficiare della sospensione gli adempimenti per i quali la scadenza sia successiva ai 60 giorni decorrenti dall’evento perché in questo caso il cliente ha tutto il tempo per dare incarico a un altro professionista. Questo anche perché in base al Regolamento adottato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, il professionista non in grado di adempiere alle sue funzioni deve informare il cliente e chiedere di essere sostituito o affiancato.

 

Cartelle, più tempo per pagare: al 9 dicembre rottamazione ter, 180 giorni per quelle di fine 2021

Arrivano le attese proroghe per i pagamenti delle cartelle esattoriali, delle rate scadute della rottamazione ter e saldo e stralcio e per l’Irap da restituire dal decreto Fisco Lavoro approvato nel pomeriggio del 30 novembre. Il provvedimento è stato emanato dopo l’approvazione del Senato al termine di scontri nella maggioranza. I contribuenti avranno qualche giorno per saldare i debiti con il Fisco rispetto ai vari pagamenti fissati tutti nella giornata di ieri.

Rottamazione ter e saldo e stralcio, si possono pagare le rate entro il 9 dicembre 2021

La mini-proroga delle rate non pagate della rottamazione ter e del saldo e stralcio è arrivata. Entro il 9 dicembre prossimo andranno pagate le 8 rate della rottamazione ter e le 4 rate del saldo e stralcio. Il termine massimo per saldare può arrivare al 14 dicembre per via dei 5 giorni di tolleranza massima. Non c’è stato, tuttavia, il rinvio al 2022 come termine ultimo per il pagamento.

Cartelle esattoriali ricevute tra il 1° settembre e il 31 dicembre 2021: cambiano i termini

Più giorni per pagare le cartelle esattoriale già notificate a partire dal 1° settembre 2021 o che arriveranno entro il 31 dicembre prossimo. La scadenza fissata dal decreto Fisco Lavoro viene prorogata ulteriormente, passando dai 150 giorni del provvedimento originario a 180 giorni. Trenta giorni in più per pagare a partire dalla data della notifica.

Avvisi bonari: la scadenza è al 16 dicembre 2021

Il decreto Fisco Lavoro fissa, poi, al 16 dicembre 2021 la data ultima per pagare gli avvisi bonari. Si tratta dei pagamenti che erano stati sospesi durante la prima ondata della pandemia da Covid-19, ovvero dall’8 marzo 2020 al 31 maggio 2020, e che dovevano essere saldati entro il 16 settembre 2020.

Irap, restituzione sanzioni e interessi primavera 2020: scadenza 1° gennaio 2022

Un mese in più di tempo, anche se la comunicazione è arrivata oltre la scadenza del 30 novembre 2021, per la restituzione delle sanzioni e degli interessi dell’Irap delle imprese. Si tratta di saldi che non erano stati versati durante la prima ondata della pandemia da Covid-19 e relativi al superamento del plafond di aiuti di Stato messo in campo proprio per contrastare le prime crisi derivanti dallo stop alle attività. Il termine per il pagamento passa dunque dal 30 novembre 2021 al 1° gennaio 2022.

Adempimenti tributari, Riccardo Alemanno scrive a Padoan

Il Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (INT), Riccardo Alemanno, ha inviato una lettera al ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, al viceministro dell’Economia e delle Finanze Enrico Morando e al Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini, nella quale evidenzia le difficoltà, per contribuenti e intermediari fiscali, collegate ai gravosi ed innumerevoli adempimenti previsti dalla normativa.

Difficoltà che giustificano le richieste di proroga delle scadenze dei modelli dichiarativi che puntualmente, ogni anno, gli organismi di rappresentanza di ordini e associazioni richiedono al MEF.

Scrive infatti nella missiva Alemanno, quasi sconfortato: “Vi scrivo per evidenziare come non si possa più, ogni anno, assistere all’inevitabile teatrino della richiesta di proroga di alcuni adempimenti dichiarativi. Proroga assolutamente necessaria perché, ogni anno gli adempimenti si moltiplicano, si accavallano, si complicano”.

Pertanto inevitabile – prosegue Alemannoche la presentazione del modello 770/2017, di cui auspico la cancellazione visti tutti i dati già forniti alla P.A., in scadenza il 31/7, venga posticipata al 30 settembre. Inevitabile chiedere che i pagamenti delle imposte sui redditi 2016 con ultima scadenza al 31/7, vengano posticipati a fine agosto”.

Alemanno evidenzia inoltre la necessità di “una tregua normativa al fine di capire come si possa mettere in condizione contribuenti e il loro intermediari fiscali di adempiere ai propri obblighi tributari, con minore stress e minori costi aggiuntivi”.

E ancora chiede e si chiede Alemanno: “Potrà mai il nostro sistema fiscale trovare una sua dimensione umana? Comprendo anche che l’equità spesso è in contrasto con la semplificazione, che la giusta lotta all’evasione richiede l’incrocio di dati che implicano ulteriori adempimenti, ma Vi assicuro che non è impossibile il raggiungimento di un giusto compromesso; occorre però stabilità normativa, invece ogni anno assistiamo e subiamo un vero e proprio stravolgimento normativo che crea una sorta di tsunami di adempimenti”.

Nelle conclusioni della lettera, il Presidente dell’INT evidenzia che quanto scritto non viene richiesto per un interesse particolare di categoria, ma per l’interesse generale, in quanto “non è più differibile un intervento radicale sul nostro sistema fiscale, poiché, paradossalmente, spesso produce più danni e costi la complicazione fiscale che non la pressione fiscale, peraltro già da tempo oltre il limite di sopportabilità”.

L’Italia sempre nella morsa della burocrazia fiscale

E’ cosa ormai tristemente nota: l’Italia rimane il fanalino di coda nell’Ue per la burocrazia fiscale, che rende la vita delle imprese, soprattutto se pmi, pesante e difficoltosa, a causa del pagamento delle tasse, che “ruba” 240 ore all’anno, ben 85 in più rispetto agli altri Paesi che si trovano nell’area euro.
Per questo motivo, Cesare Fumagalli, segretario generale di Confartigianato, intervenuto a nome di Rete Imprese Italia all’Audizione promossa dalla Commissione Parlamentare della Camera per la Semplificazione, ha dichiarato: “Occorre una strategia coerente e di ampio respiro che metta mano anche a norme di carattere sostanziale, non soltanto ad adempimenti comunicativi”.

Per poter davvero arrivare ad una semplificazione efficace e in linea con l’Europa, RTI ha proposto quattro linee guida, che dovrebbero riuscire a facilitare la vita delle imprese: il riordino in testi unici delle disposizioni fiscali; la stabilità nelle disposizioni che impongono gli adempimenti fiscali; la non retroattività delle disposizioni tributarie e la costituzionalizzazione dello Statuto del contribuente; i controlli fiscali non devono incrementare gli oneri burocratici delle imprese e deve essere introdotta una reale valutazione d’impatto preventiva delle nuove disposizioni, come pure una verifica periodica sull’efficacia delle norme stesse spesso introdotte per finalità di contrasto all’evasione.

Ciò si è reso necessario perché, secondo Rete Imprese Italia, il percorso iniziato nel 2014 è stato interrotto e quindi mai portato a termine, ma, anzi, caricato nell’ultimo periodo da nuovi oneri ed adempimenti a carico delle imprese, tra i quali spiccano l’obbligo di comunicazione analitica dei dati delle fatture emesse e ricevute, con periodicità trimestrale e l’obbligo di comunicazione dei dati delle liquidazioni periodiche IVA, sempre con periodicità trimestrale.

Sulla stessa lunghezza d’onda è il decreto legge n. 50 del 2017, con il quale è stata prevista una ‘stretta’ sulle compensazioni fiscali, incrementando il numero dei casi in cui è necessaria l’apposizione del visto di conformità per poter compensare i propri crediti, obbligando all’utilizzo esclusivo delle procedure telematiche dell’Agenzia delle Entrate.

Vera MORETTI

L’Italia maglia nera delle tasse

E’ stato reso noto il report annuale redatto da , che analizza le norme fiscali di 185 paesi del mondo e l‘Italia ne esce davvero malconcia.

Romania a parte, il Belpaese è la nazione europea dove il carico fiscale è il peggiore. Facendo una somma tra tasse sugli utili (22,9%)e sul lavoro (43,4%), infatti, va allo Stato ben il 68,3% dei profitti, contro una media europea che arriva al 42,6%.
Gli indicatori con i quali è stata fatta questa classifica, che ha piazzato l’Italia al 133esimo posto, comprendono non solo gli adempimenti fiscali annui, ma anche il tempo speso per portarli a termine.

In base a questi calcoli, l’Irlanda, come lo scorso anno, rimane il paese europeo con la tassazione alle imprese più conveniente, visto che si ferma ad una percentuale di 26,4%, con soli otto adempimenti l’anno. Seguono Danimarca, Lussemburgo, Gran Bretagna, e Olanda.
Nel complesso, le tasse meno elevate si pagano in Lussemburgo (21%) e a Cipro (23%).
Ecco la top ten internazionale: Emirati Arabi, Qatar, Arabia Saudita, Hong Kong, Singapore, Irlanda, bahrein, Canada, Kiribati (Oceania), Oman.

La maglia nera attribuita all’Italia è dovuta soprattutto al numero di pagamenti, che nel corso dell’anno è pari a 15. Ma, se questo dato, preso singolarmente, sarebbe anche positivo, tanto da farci risalire posizioni fino ad arrivare al 59esimo posto, è la burocrazia ad appesantire il meccanismo, visto che per tutti gli adempimenti un’impresa perde mediamente 269 ore l’anno.

L’unico paese europeo in cui le tasse sul lavoro sono più alte che in Italia è il Belgio, al 50,8%, livello però compensato dal 5,4% di imposte sugli utili.

Vera MORETTI

Dalle Entrate la proposta di semplificare 108 adempimenti fiscali

Ormai è chiaro: la parola d’ordine, per l’Agenzia delle Entrate, è semplificare.

E, dopo la reazione positiva a questa proposta da parte di Riccardo Alemanno, presidente INT, arriva una prima mappatura degli adempimenti fiscali che verranno sottoposti alle associazioni di categoria, professionisti ed organizzazioni di consumatori, i quali potranno far pervenire all’Agenzia le loro opinioni entro il 16 ottobre.

Si tratta di ben 108 adempimenti, compresi, tra gli altri, speso metro, elenchi Intrastat e dichiarazione modello Iva 74 bis, per citarne solo alcuni.
Compito degli operatori ai quali verrà sottoposto l’elenco sarà quello di valutare gli oneri amministrativi di ogni singolo adempimento e considerare se e come esso deve essere semplificato o tagliato.

In vista, dunque, del Pacchetto Semplificazioni del Governo, che prevede, tra le altre cose, nuove norme relative alla previdenza e alla sicurezza sul lavoro, i tagli agli adempimenti più obsoleti sono quasi d’obbligo.

Anche il FMI, Fondo Monetario Internazionale, è intervenuto chiedendo la riduzione del cuneo fiscale, anche a costo di aumentare l’Iva, come conseguenza dell’evasione fiscale che porta ad una notevole dispersione del gettito.

La questione fiscale è stata affrontata anche da Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, il quale, dopo aver denunciato il carico fiscale eccessivo, ha anche proposto una rinuncia agli incentivi da parte delle imprese purché, in cambio, ci sia un alleggerimento delle tasse.

Vera MORETTI

I commercialisti dicono sì alla semplificazione degli adempimenti fiscali

Semplificare la burocrazia è, da sempre, una delle esigenze maggiori da parte di tutti gli ordini professionali.

Per questo, l’intenzione, da parte dell’Agenzia delle Entrate, di sfoltire quelli che sono gli adempimenti fiscali, è stata accolta positivamente da Claudio Siciliotti, presidente dei commercialisti italiani.
Le Entrate hanno chiesto attraverso una lettera alle associazioni e alle categorie un contributo per rendere questa iniziativa una vera e propria realtà.

La reazione, da parte dell’ordine dei commercialisti, è stata del tutto collaborativa, anche perché, come ha sottolineato Siciliotti, la categoria che lui rappresenta aveva già sollevato il problema nel 2011, “dopo un biennio, il 2009 – 2010, di legislazione fiscale particolarmente poco rispettosa degli oneri adempimentali che si andavano a scaricare sui contribuenti”. E, se all’epoca la denuncia non era stata accolta, ora sembra che ci si trovi davanti ad un cambio di rotta.

Ma quali sono le priorità sulle quali bisogna intervenire subito?
Siciliotti non ha dubbi, si tratta degli “adempimenti che gravano oggi sulle piccolissime imprese che fanno operazioni sporadiche e di modesto importo con l’estero”.
Ma non si devono tralasciare gli obblighi e le procedure che gravano sugli intermediari fiscali, che appesantiscono il lavoro senza, tra l’altro, apportare alcun beneficio.

Vera MORETTI

Srl semplificate, l’ultima parola

 

Ne abbiamo parlato lungo il corso di tutta la settima appena trascorsa, cercando di spaziare lo sguardo dagli addetti ai lavori, ai docenti universitari e naturalmente a chi ne è coinvolto in prima persona, i giovani imprenditori che hanno scelto di aprire una società con un capitale di solo 1 euro. 

La parola quest’oggi va a Filippo Caravati, dottore commercialista dello Studio Caravati di Milano, che tra vantaggi e perplessità circa la nuova forma societaria, si pone un quesito: non sarebbe stato più opportuno intervenire con una riforma o delle semplificazioni fiscali per quanto concerne la gestione della vita delle Srl, semplificate o ordinarie che siano?

Srl semplificata: pensa sia una soluzione vincente per incentivare l’imprenditoria in un momento così difficile o si rivelerà un flop?
Ritengo che l’idea in sé sia buona, però i problemi applicativi ed i vincoli di questa nuova forma societaria saranno di sicuro un ostacolo all’utilizzazione nell’immediato futuro. E’ sufficiente pensare che la Srl semplificata è già stata, per così dire, “corretta” introducendo la Srl a capitale ridotto, la quale ha aperto la compagine societaria anche a persone fisiche con età superiore a 35 anni, cosa non prevista dal precedente modello.

Quali sono secondo lei i limiti di questa forma societaria?
Paradossalmente proprio il vantaggio del capitale ridotto può risultare anche il principale difetto.Inoltre le disposizioni sulla Srl semplificata permettono a più persone fisiche di costituire una società in maniera rapida ed economica, ma sia la gestione sia l’eventuale chiusura della stessa sconterà gli stessi costi di una srl “tradizionale”. E’ ovviamente limitativa infine anche la circoscrizione della compagine societaria solo a persone fisiche di età inferiore a 35 anni. Tale limite di età è stato eliminato nella forma della Srl a capitale ridotto, ma permane l’impossibilità per le persone giuridiche di partecipare a tali società.

Come mai si è scelto in un secondo momento di estendere la possibilità di Srl a 1 euro anche agli over 35 (Srl a capitale ridotto)?
Questa estensione probabilmente è stata attuata a seguito delle molteplici critiche ed osservazioni …

La normativa per gli addetti ai lavori (commercialisti, notai, avvocati) al momento è chiara o presenta molte situazioni nebulose?
La normativa attuale è sicuramente ancora poco chiara. Il Consulente che oggi si accinge a seguire lo startup di una Srl del genere prende delle decisioni di merito, ad oggi non ancora supportate o confermate da giurisprudenza civilistica e tributaria in quanto ancora non presenti.

Se l’estrema semplicità e economicità di avvio di un’impresa semplificata è il suo punto di forza, la dotazione minima di capitale non potrebbe rivelarsi nel tempo il suo principale punto di debolezza?
Come già detto prima, è chiaro che il capitale ridotto non rende agevole l’operatività della newco, né è sufficiente comunque per ottenere alcun credito bancario. Vero è che anche con una srl tradizionale con capitale di soli 10.000 Euro si fa poca strada. In tutti i casi la società necessita di ulteriori finanziamenti e/o versamenti da parte dei soci, o comunque di soggetti garanti.

Quali misure alternative potevano essere adottate dal Governo per favorire l’imprenditoria, soprattutto giovanile? In sostanza, si poteva fare qualcosa di meglio?
Ritengo che più che qualcosa di meglio occorreva concepire qualcosa di diverso: sia la Srl semplificata che la Srl a capitale ridotto, dopo la costituzione, sono società che vengono gestite in modo “ordinario”, e come le Srl tradizionali sono soggette a tutta una serie di adempimenti civilistici e fiscali che rendono comunque onerosa la gestione. L’elenco è lungo: bilancio, dichiarazione dei redditi, Irap ed Iva, comunicazione dei beni ai soci, black list, intrastat, elenchi clienti/fornitori, normativa sulle società di comodo, dalla normativa sulle perdite triennali, studi di settore, ecc.. A mio parere gli adempimenti dovevano essere esaminati in modo unitario per semplificare non solo alcuni aspetti civilistici, ma anche quelli fiscali.

Restando in tema di giovani e imprese semplificate a capitale ridottissimo, in Italia possiamo auspicarci per il futuro la presenza di forma di investimento come quelle già praticate nel mondo anglosassone dai Business Angels?
Ritengo che la funzione dei Business Angels e degli Incubatori sia importantissima per lo sviluppo, soprattutto perché il supporto di questi operatori agevola molto le startup meritevoli. In tal senso avere soci solo persone fisiche farà propendere all’utilizzo di srl tradizionali, vanificando parte dell’agevolazione.

Alessia CASIRAGHI

Terremoto in Emilia, i commercialisti sul differimento degli adempimenti fiscali

Il Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti e degli esperti contabili esprime soddisfazione per il testo del Decreto firmato dal Consiglio dei Ministri firmato nello scorso fine settimana, con il quale viene differito il termine di sospensione per l’adempimento degli obblighi tributari al 30 novembre 2012.

Secondo il Consiglio nazionale e il presidente, Claudio Siciliotti, che fin da subito si erano messi in contatto con i colleghi dei territori interessati dall’evento sismico, il testo riconosce almeno in parte le richieste fatte contestualmente alla diffusione della Circolare n. 29/IRDCEC del 2 Luglio 2012, “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal terremoto dell’Emilia”.

Secondo i commercialisti, risulta evidente l’importanza di avere ancora più tempo per potere definire al meglio gli adempimenti tributari da parte dei professionisti e delle aziende coinvolte dal terremoto, per altro così come richiesto a gran voce da tutte le organizzazioni di categoria, ma certo i commercialisti ribadiscono che a tale proroga deve far seguito un ulteriore intervento normativo teso ad adempiere adesigenze di parità di trattamento così come già riportato nella già citata Circolare.

Con riferimento al terremoto del 6 aprile 2009 che ha colpito il territorio della provincia de L’Aquila, il comma 28 dell’art. 33 della legge 12 novembre 2011, n. 183, al fine di consentire il rientro dall’emergenza, ha previsto che la ripresa della riscossione di imposte e contributi avvenisse, senza applicazione di sanzioni, interessi e oneri accessori, mediante il pagamento in centoventi rate mensili di pari importo. L’ammontare dovuto per ciascun tributo o contributo, ovvero per ciascun carico iscritto a ruolo, oggetto delle sospensioni, al netto dei versamenti già eseguiti, è stato inoltre congruamente ridotto. Riduzione che, in passato, è stata peraltro prevista anche per i contribuenti delle province di Catania, Siracusa e Ragusa, colpiti dal sisma del 13 e 16 dicembre 1990.

Essendo la situazione venutasi a creare nelle zone colpite dai terremoti del 20 e 29 maggio 2012 altrettanto grave rispetto a quelle verificatesi in relazione ai precedenti eventi sismici, è evidente la necessità, in applicazione del fondamentale principio di uguaglianza, di introdurre un’analoga disciplina anche con riferimento a quest’ultimo evento calamitoso, nel rispetto ovviamente delle contingenti esigenze di finanza pubblica.

Senza dimenticare, proprio in ossequio al principio di cui sopra, la necessità di valutare una legislazione ad hoc che, nel caso denegato del rinnovarsi di eventi simili, possa essere pienamente ed immediatamente operativa dando certezza ai professionisti ed alle imprese motore della economia italiana.

Laura LESEVRE

Il peso della burocrazia schiaccia le pmi

di Vera MORETTI

La burocrazia pesa, non solo per l’iter da percorrere per rispettarla, ma anche se si pensa al tempo, e al denaro, che spesso si perdono tra una procedura e l’altra.
In termini di denaro, poi, se, per le grandi imprese, si tratta, tutto sommato, di spese gestibili e non così onerose, considerando l’ampio giro d’affari, per le Pmi la musica è ben diversa.

E’ stato stimato, infatti, che le spese burocratiche per le piccole e medie imprese sono di 23,1 miliardi di euro all’anno. Ciò significa che ogni azienda italiana con meno di 250 dipendenti sborsa, in burocrazia, 5.269 euro. E scusate se è poco.

Alla luce di questi dati, calcolati dal Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia, ha dichiarato: “L’inefficienza della Pubblica amministrazione, l’applicazione spesso cervellotica di leggi, circolari e regolamenti vari si abbatte in maniera piu’ decisa sulle piccole e micro imprese che su quelle medie o grandi. Quest’ultime sono chiaramente più strutturate organizzativamente e possono, quindi, affrontare con minori difficoltà e con costi più contenuti, gli adempimenti richiesti dalla legislazione italiana. Per questo la misura che il Governo ha approvato va nella direzione giusta, anche se deve tenere conto delle specificità dimensionali delle imprese italiane. Purtroppo, nonostante gli sforzi compiuti in questi ultimi 15 anni, il carico sulle piccolissime aziende rimane ancora eccessivo“.

Ad incidere maggiormente sulle spese è il settore del lavoro e della previdenza, ovvero libri paga, comunicazioni legate alle assunzioni o alle cessazioni di lavoro, denunce mensili dei dati retributivi e contributivi. Inoltre, ricordiamo che l’ammontare delle retribuzioni e delle autoliquidazioni costano 9,9 miliardi l’anno, mediamente 2.270 euro per azienda.

L’ambiente ha un forte impatto sui bilanci delle pmi, con un peso di 3,4 miliardi di euro l’anno, mediamente 778 euro ad impresa. Si tratta di autorizzazioni per lo scarico delle acque reflue, documentazione per l’impatto acustico, tenuta dei registri dei rifiuti ed autorizzazioni per le emissioni in atmosfera.

Anche gli adempimenti in materia fiscale hanno un costo che, per dichiarazioni dei sostituti di imposta, comunicazioni periodiche ed annuali Iva, oltre ad altre varie ed eventuali, raggiunge complessivamente 2,8 mld di euro, circa 629 euro per ogni pmi.

Gli altri settori che incidono sui costi amministrativi delle pmi sono la privacy (2,2 mld), la sicurezza sul lavoro (1,5 mld), la prevenzione incendi (1,4 mld), gli appalti (1,2 mld) e la tutela del paesaggio e dei beni culturali (0,6 miliardi).