Affitti brevi, le nuove regale da applicare. Chiarimenti AdE

L’Agenzia delle Entrate chiarisce i limiti all’applicazione della nuova aliquota per la cedolare secca sugli affitti brevi con la circolare 10/E del 10 maggio 2024. Ecco cosa cambia.

La tassazione delle locazioni brevi nella legge di bilancio 2024

La legge di bilancio per il 2024 ha previsto modifiche al regime della cedolare secca. Ha modificato l’articolo 4 comma 2 del decreto legge 50/2017 (che disciplina il regime fiscale delle locazioni brevi) incrementando dal 21% al 26%, l’aliquota dell’imposta sostitutiva dovuta sui redditi derivanti dai contratti di locazione di immobili a uso abitativo di durata non superiore a 30 giorni. Chi però ha più di un immobile concesso con locazioni brevi può scegliere un solo immobile sul quale applicare l’aliquota ridotta del 21%.

Ricordiamo che rientrano in tale fattispecie anche i contratti che prevedono la prestazione dei servizi di fornitura di biancheria e di pulizia dei locali, stipulati da persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa, direttamente o tramite soggetti che esercitano attività d’intermediazione immobiliare, ovvero soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare.

La disciplina di vantaggio non trova applicazione nel caso in cui il soggetto destini alla locazione breve più di 4 appartamenti, in caso contrario siamo nell’ambito di attività professionale vera e propria.

Entrata in vigore della nuova cedolare secca sulle locazioni brevi

Non sono mancate perplessità tra i soggetti passivi, in particolare inerenti l’entrata in vigore delle norme. Chiarito che la norma entra in vigore il primo gennaio 2024, restava il dubbio se le novità fiscali si applicassero per i contratti conclusi dal primo gennaio 2024 o anche ai contratti precedenti a tale data.

La circolare precisa che le nuove aliquote trovano applicazione sui contratti di locazione breve maturati pro-rata temporis in base all’articolo 26 del TUIR a partire dal 1° gennaio 2024, indipendentemente dalla data di stipula dei predetti contratti e dalla percezione dei canoni.

La circolare 10/E fa anche un’altra precisazione, riguarda il caso in cui le locazioni brevi siano gestite tramite intermediario che incassa anche gli importi per conto del soggetto titolare. In questo caso l’intermediario funge da sostituto di imposta, ma l’importo trattenuto e versato come imposta pari al 21% costituisce una ritenuta a titolo di acconto. Il titolare nella presentazione della dichiarazione dei redditi deve esercitare l’opzione per l’imposta sostitutiva al 21% e versare eventuali conguagli a titolo di saldo.

Leggi anche: Mutui green 2024, aumentano le richieste da parte degli italiani

Taglia idonei nei concorsi pubblici, cos’è e come funzione

Il taglia idonei sta creando molte polemiche e contrasti soprattutto per quanto riguarda le graduatorie definitive che a breve dovrebbero essere pubblicate e riguardanti l’ultimo concorso Agenzia delle Entrate svolto. Cosa prevede?

Chi sono gli idonei e come funziona il taglia idonei

Cos’è il taglia idonei? Le norme sui concorsi pubblici prevedevano che terminate le prove, fossero stilate le graduatorie di merito con la lista di coloro che avevano superato le prove. Le assunzioni naturalmente riguardavano solo coloro che erano in posizione utile in base ai posti disponibili. Vi era però la possibilità, in caso di necessità, da parte dell’Amministrazione che aveva pubblicato il bando e per posizioni uguali anche da parte di altre amministrazioni di scorrere le graduatorie. Questo implicava per coloro che erano risultati idonei, cioè che avevano superato il concorso ma non erano in posizione utile di essere successivamente assunti.

Per le amministrazioni vi erano dei vantaggi, cioè al bisogno vi era la possibilità di assumere senza ulteriori bandi e concorsi e quindi in tempi brevi e un risparmio economico visto che le procedure hanno un costo. L’idoneità risponde quindi alle esigenze di economicità, efficacia ed efficienza delle Pubbliche Amministrazioni richiesta dalla Costituzione.

Queste norme sono però state spazzate via, infatti, il taglia idonei prevede che i candidati alle selezioni pubbliche vengano considerati idonei se rientrano nel 20% dei posti messi a concorso, partendo da coloro che sono collocati in graduatoria dopo l’ultimo candidato vincitore.

Chi non rientra in tale 20% non può avvalersi dei vantaggi legati all’aver superato tutte le prove del concorso. La norma è stata introdotta inizialmente, nella sua prima versione, dal Decreto Legge 44/2023 e poi è stata modificata dal DL n. 75 del 22 giugno 2023 convertito nella legge 10 agosto 2023.

Concorsi esclusi dal taglia idonei

Il meccanismo taglia-idonei non si applica a tutte e procedure concorsuali, sono escluse:

  • procedure indette da Regioni, Province, Enti locali o da Enti o agenzie da questi controllati o partecipati in cui i posti disponibili non siano superiori a 20;
  • bandi indetti da comuni con meno di 3.000 abitanti;
  • procedure che prevedano assunzioni a tempo determinato.
  • Bandi per l’assunzione di personale sanitario, socio-sanitario, educativo e scolastico;
  • ricercatori e personale universitario e ISS.

Il taglia idonei non si applica al concorso funzionari Agenzia delle Entrate

Naturalmente il taglia idonei ha destato perplessità soprattutto da parte di chi ha superato un concorso. In merito l’Agenzia delle Entrate ha reso noto che le graduatorie definitive saranno pubblicate il 15 maggio 2024, ma non sarà applicato il taglia idonei in ossequio alle sentenze del Tar Lazio. Alcuni partecipanti al concorso hanno presentato ricorso basato sulla data di entrata in vigore del taglia idonei che dovrebbe essere successiva alla pubblicazione del bando in quanto la prima versione della norma ha avuto modifiche dopo la pubblicazione del bando.

Leggi anche: Concorso Agenzia delle Entrate per funzionari. Come prepararsi

 

Dichiarazione 2024 pronti i software per compilazione e controllo

L’Agenzia delle Entrate rende noto che sono pronti i software per l’invio telematico della dichiarazione dei redditi in totale sicurezza.

Dichiarazione dei redditi, dal 20 maggio al via le modifiche

La stagione della dichiarazione dei redditi è ormai aperta. Dal 30 aprile sono disponibili le dichiarazioni precompilate, mentre dal 20 maggio 2024 è possibile effettuare le modifiche alle dichiarazioni, inoltrarle senza modifiche e accedere alla dichiarazione semplificata. Per accedere alla dichiarazione precompilata è necessario autenticarsi sul sito dell’Agenzia delle entrate con il proprio codice Spid, Cie o Cns. Naturalmente per effettuare queste operazioni è necessario avere a disposizione software e piattaforme sicure. L’Agenzia mette a disposizione un pacchetto di applicazioni totalmente sicuro che consente di redigere i modelli ed effettuare il controllo degli stessi.

Software di compilazione e controllo per la dichiarazione 2024

I software appena pubblicati sfruttano una tecnologia che consente agli utenti di usufruire delle applicazioni direttamente dal web, assicurando automaticamente l’utilizzo dell’ultima versione disponibile senza dover eseguire alcuna procedura di installazione o di aggiornamento sul pc.

Il software di compilazione consente di compilare il modello direttamente da pc in modo semplice e intuitivo, mentre il software di controllo evidenzia errori ed anomalie.

I modelli disponibili con relativi software di compilazione e controllo sono:

Redditi Persone fisiche;

Redditi società di persone;

Redditi società di capitali;

Redditi enti non commerciali;

Scelte di destinazione dell’8, del 5 e del 2 per mille

Irap;

consolidato nazionale e mondiale;

modello 770;

modello 730 ( in questo caso solo software di controllo.

Leggi anche: Dichiarazione semplificata, ecco com’è

SMS dell’Agenzia delle Entrate a cosa fare attenzione

L’Agenzia delle Entrate rende noto che sono in arrivo SMS che sembrano provenire dall’Agenzia stessa e che palesano la necessità di comunicare i dati per ottenere degli accrediti. Ecco a cosa prestare attenzione.

SMS dall’Agenzia delle Entrate, ma è una truffa

Tutti sognano di ricevere dei rimborsi di imposte da parte dell’Agenzia delle Entrate e, sebbene avvenga spesso, ad esempio in seguito alla presentazione della dichiarazione dei redditi, non si deve commettere l’errore di fidarsi di comunicazioni che apparentemente arrivano dall’Agenzia delle Entrate, infatti, l’AdE non invia messaggi per richiedere dati. Questa volta si tratta di “smishing”, ovvero di “phishing” tramite sms.

Il messaggio che arriva sul cellulare chiede all’utente di compilare un form con alcuni dati personali in modo che l’Agenzia delle Entrate possa completare la pratica, verificare i dati in suo possesso e mettere in riscossione il pagamento. L’SMS invita a seguire un link per compilare il form e inserendo i dati, gli stessi sono utilizzati per perpetrare la truffa.

Cosa non fare per evitare di cadere nella truffa dell’SMS

L’Agenzia delle Entrate invita i contribuenti a prestare molta attenzione a sms simili e anche a e-mail con tali contenuti. Consiglia agli utenti di non cliccare mai sul link, ma in caso di dubbio contattare l’Agenzia delle Entrate attraverso il sito ufficiale in modo da verificare la veridicità della comunicazione. Per evitare di incappare in truffe si raccomanda anche di prestare attenzione al linguaggio utilizzato, ad esempio l’Agenzia delle Entrate nelle sue comunicazioni non usa mai il “Voi”, seconda persona plurale. È bene prestare attenzione a errori ortografici e grammaticali grossolani.

Ricordiamo che i rimborsi in genere avvengono attraverso il sostituto di imposta, in assenza di sostituto, si può ottenere il rimborso, eventuale, inserendo sul sito dell’Agenzia delle entrate, identificandosi con Cie, Spid o Cns, il proprio codice Iban, infine, in assenza di Iban si procede con assegno.

Leggi anche: Bonus tredicesime, cos’è, come funziona e quando viene erogato

Rimozione amianto, bonus fino a 48.000 euro per la bonifica

I dati sull’amianto in Italia sono allarmanti, una vera e propria minaccia per la salute pubblica visto che in molti casi capannoni ricoperti in amianto sono stati circondati da abitazioni realizzate successivamente a causa della continua cementificazione di aree prima extraurbane. Ciò che però molti non sanno è che per la rimozione dell’amianto è possibile ottenere agevolazioni fiscali fino a 48.000 euro. A dare delucidazioni in merito è l’Agenzia delle Entrate. Ecco perché e come fare.

Fino a 48.000 euro per rimuovere l’amianto

La produzione e installazione di amianto in Italia è vietata dal 1992, la ratio di tale divieto è nelle pericolosità di questo materiale perché quando si rovina (processo naturale con il tempo) tende a sgretolarsi e rilasciare fibre che, se inalate, entrano in profondità negli alveoli polmonari e possono provocare asbestosi, il mesotelioma ed il tumore dei polmoni fino a procurare la morte.

Purtroppo il basso costo del prodotto e i gli altri suoi “vantaggi” hanno portato a un largo uso di questo materiale per la realizzazione di fabbricati industriali, treni, ma spesso è utilizzato anche in abitazioni civili. Una volta vietato il materiale è iniziata la bonifica che però appare difficoltosa per i costi di rimozione e smaltimento. Per cui di fatto fino a quando l’amianto non si sgretola non vi è un obbligo di rimozione, ma ovviamente le paure sono molte. Ciò che molti però non sanno è che si possono ottenere fino a 48.000 euro per lo smaltimento e a sottolinearlo è l’Agenzia delle Entrate.

Un contribuente ha infatti posto un quesito all’Agenzia: Vorrei sapere se sono detraibili le spese per la rimozione e sostituzione di eternit da un’unità facente parte dell’abitazione principale appena acquistata.

Agenzia delle Entrate, ecco come ottenere 48.000 euro per rimuovere l’amianto

L’Agenzia delle Entrate nella risposta fornita su FiscoOggi sottolinea che si può ottenere la detrazione delle spese al 50% per una spesa massima di 96.000 euro per la rimozione dell’amianto. Si tratta del bonus ristrutturazioni dall’articolo 16 bis, comma 1, lett.l del Tuir.

L’Agenzia sottolinea inoltre che l’intervento di rimozione dell’amianto può beneficiare delle detrazioni fiscali a prescindere dalla realizzazione di un intervento di recupero del patrimonio edilizio, in poche parole non è necessario abbinare questo lavoro ad altri, ad esempio rifacimento intonaco, rimozione della pavimentazione o altri. Inoltre specifica che “è possibile portare in detrazione anche soltanto le spese sostenute per il trasporto dell’amianto in discarica da parte di aziende specializzate.

Questo implica che se anche le spese fossero particolarmente alte, sarebbe abbastanza facile provvedere a esse e ottenere il massimo della detrazione fiscale.

Ricordiamo che a partire da febbraio 2023 non è possibile fruire di cessione del credito e sconto in fattura e quindi si potrà avere semplicemente al detrazione dalle imposte sul reddito.

In base agli ultimi dati rilevati in Italia c’è una vera emergenza amianto. Ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di materiali in amianto e contenente amianto, in un milione di siti e micrositi, e ancora non meno di 50mila siti industriali, 42 siti di interesse nazionale tra i quali 10 sono solo di amianto (come la Fibronit di Broni e di Bari; l’Eternit di Casale Monferrato, etc.). Infine, sono segnalate 2.500 scuole.

Leggi anche: Bonus ristrutturazione, qual è il limite se immobile diviso in due unità?

Decreto fiscale con maxi rateizzazione e compensazione

Nuovo decreto fiscale in arrivo, tante le novità attese, come la rateizzazione dei debiti fiscali fino a 10 anni. La compensazione automatica dei crediti fino a 500 euro e velocizzazione degli adempimenti.

Rateizzazione fino a 120 rate per il debito fiscale, ecco come funzionerà

Il Fisco vuole essere sempre più vicino ai contribuenti cercando di agevolare i pagamenti in modo da favorire gli adempimenti spontanei. Proprio per questo motivo nello schema di decreto legislativo presentato, rientrante nella riforma fiscale, entra la rateizzazione fino a 120 rate dei debiti verso l’Erario. Attualmente il numero massimo di rate che si può ottenere è 72. In base a quanto si apprende per ottenere questa maxi rateazione è necessario dimostrare oggettive difficoltà nel pagamento. Il processo di estensione delle rate non sarà immediato, ma graduale. Rientra fra l’altro negli obiettivi fissati dall’articolo 18 della legge delega 111 del 2023.

La suddivisione degli importi in 120 rate, corrispondenti a 10 anni, sarà attutata entro il 2031. In base a quanto anticipato dal vice-ministro Maurizio Leo, per coloro che documentano la situazione di difficoltà economica in cui si trovano l’aumento della rateizzazione è immediata, mentre per coloro che richiamano tale difficoltà ma non offrono prove oggettive, la rateizzazione sarà aumentata nel corso di un biennio e comunque fino a un numero massimo di 108 rate mensili, quindi non 120.

Come già sottolineatto l’ampliamento dei termini di rateizzazione sarà applicato nel tempo, di conseguenza:

  • per le richieste presentate nel 2025 e 2026 si può ottenere un dilazionamento in 84 rate mensili;
  • per le richieste presentate nel 2027 e 2028 si ha un dilazionamentto fino a 96 rate mensili;
  • infine, per le richieste presentate nel 2029, 108 rate mensili.

Chi invece documenta lo stato di difficoltà può ottenere il dilazionamento fino a 10 anni indipendentemente dalla data di presentazione dell’istanza. In base alle dichiarazioni del vice-ministro Maurizio Leo per documentare lo stato di difficoltà si fa riferimento ” all’indice di liquidità e al rapporto tra debito da rateizzare e di quello residuo eventualmente già in rateizzazione e il valore della produzione”.

Altre novità nel decreto fiscale

Questa non è l’unica novità presente nella bozza del nuovo decreto legislativo. Le prime indiscrezioni trapelate confermano la possibilità di una compensazione automatica per importi fino a 500 euro.

Infine, tra le prime ipotesi vi è anche una velocizzazione dei controlli dell’Agenzia delle Entrate in 9 mesi.

Leggi anche: Influencer, attenti a questi controlli del Fisco

Influencer, attenti a questi controlli del Fisco

Da un accordo tra Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza arrivano importanti risultati in merito ai controlli sulle entrate degli influencer. Ecco a cosa prestare attenzione.

La Guardia di Finanza in accordo con l’Agenzia delle Entrate ricostruisce i redditi degli influencer

I lauti guadagni degli influencer, commisurati alle visualizzazioni, sono nell’occhio del ciclone, vite ricche mostrate a tutti iniziano a essere meno attraenti rispetto al passato, ed ecco che proprio tutta l’opulenza mostrata inizia a destare sospetti e può avere gravi ripercussioni. Ad essere finiti, per ora, sotto la lente di ingrandimento di Guardia di Finanza, e Agenzia delle Entrate, da quanto si apprende da QF, sono Gianluca Vacchi, lo youtuber Luis Sal, due sex worker Giulia Ottorini, Eleonora Bertoli,  che operano sulla piattaforma per adulti Onlyfans.

Nei 4 casi i redditi sono stati ricostruiti in base ai contenuti pubblicati nelle loro pagine personali. Per quanto riguarda le 2 influencer attive su Onlyfans erano addirittura sconosciute al Fisco e oltre a dover versare imposte per i redditi percepiti, per loro trova applicazione anche una particolare addizionale alle imposte sul reddito introdotta dalla legge di Bilancio 2006 per coloro che producono, distribuiscono, vendono e rappresentano materiale per adulti, anche in formato multimediale. In realtà in molti neanche sono a conoscenza di questa addizionale.

Influencer: ecco cosa controlla il Fisco

Purtroppo molti influencer fanno l’errore di applicare una sorta di commistione tra vita privata e lavoro, cioè fanno passare delle vere sponsorizzazioni come una sorta di normale “vita privata”, come se i prodotti utilizzati fossero semplice parte della loro vita quotidiana e non dichiarano gli incassi percepiti in base al numero delle visualizzazioni. La Guardia di Finanza proprio su tali sponsorizzazioni mascherate ha puntato andando a ricostruire redditi non dichiarati.

L’accordo tra Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate prevede particolare attenzione per tutti i creator digitali attraverso un confronto costante tra i dati presenti nelle banche dati nazionali e internazionali, i redditi dichiarati e, soprattutto, il numero dei follower sui social, le visualizzazioni ottenute e i beni che si hanno a disposizione. Insomma mostrare sui social di frequentare in modo costante ristoranti, specialmente se di lusso, mettere in mostra gioielli, case, in particolare se lussuose, abiti firmati o altre ostentazioni potrebbero attirare l’occhio del fisco che ricostruisce il tenore di vita attraverso queste abitudini.

Tra le attività che potranno essere poste in essere ci saranno anche accessi, ispezioni e verifiche.

Leggi anche: Accesso e ispezioni del Fisco, come difendersi e a cosa fare attenzione?

 

Riscatto contributi con i premi di produttività, istruzioni

L’Agenzia delle Entrate con la circolare 5 del 7 marzo 2024 fa alcune precisazioni sul welfare aziendale e tra queste vi è la possibilità di riscattare i buchi contributivi con i premi di produttività.

Premi di Produttività: cosa sono

I premi di produttività sono incentivi riconosciuti a lavoratori che contribuiscono a un miglioramento di redditività dell’azienda, efficienza, qualità e innovazione, misurabili e verificabili sulla base dei criteri definiti nel contratto aziendale o territoriale.

Per questi premi è prevista un tassazione Irpef agevolata al 10%, aliquota ridotta al 5 % per gli anni di imposta 2023 e 2024.

Oltre a precisare ciò, l’Agenzia delle Entrate, nella circolare 5 ha specificato che il lavoratore può utilizzare i premi di produttività a copertura di buchi contributivi. Sappiamo tutti quanto sia importante, al fine di maturare un assegno pensionistico soddisfacente, maturare un elevato numero di settimane contributive. Purtroppo nel tempo il lavoro è diventato sempre più frammentario e soprattutto i più giovani si ritrovano con buchi nei contributi pensionistici. Al fine di evitare ciò, viene data la possibilità di versare i contributi volontari, sebbene con dei limiti. Specifica la circolare che “L’articolo 1, comma 126, della legge di bilancio 202428 prevede, per il solo biennio 2024-2025, la facoltà di riscattare, ai fini pensionistici, determinati periodi non coperti da contributi previdenziali”.

Come riscattare i contributi con i premi di produttività

La norma prevede che in via sperimentale, per il solo biennio 2023-2024, gli iscritti presso una delle gestioni previdenziali amministrate dall’INPS, privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 e non già titolari di pensione, possano riscattare, in tutto o in parte, i periodi antecedenti alla data di entrata in vigore della legge di bilancio 2024. I buchi contributivi possono essere riscattati fino a un massimo di 5 anni anche non continuativi e comunque antecedenti rispetto alla legge di bilancio 2024.

Con la circolare si specifica che i lavoratori che hanno maturato tali buchi contributivi possono chiedere al datore di lavoro di coprirli con i premi di produttività. In questo caso l’importo corrispondente è portato in deduzione dal proprio reddito d’impresa o dal proprio reddito di lavoro autonomo. Le somme a loro volta non concorrono a determinare il reddito da lavoro dipendente.

Leggi anche: Bonus dipendenti e fringe benefit, le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate

Welfare aziendale 2024, la circolare dell’Agenzia delle entrate

Dichiarazione dei redditi semplificata con un semplice questionario

La dichiarazione dei redditi è un impegno annuale che coinvolge quasi tutti i contribuenti e nel tempo sono state adottate misure volte a semplificare questo adempimento cercando anche di stimolare il contribuente a dichiarare in redditi autonomamente quindi senza rivolgersi a professionisti e CAF, in questo modo si ottiene un risparmio economico e di tempo. Quest’anno c’è un ulteriore passo perché dalla dichiarazione precompilata si va alla dichiarazione dei redditi semplificata con un semplice questionario.

Come nasce la dichiarazione dei redditi semplificata

Facciamo un passo indietro: la dichiarazione semplificata, come la dichiarazione precompilata è predisposta dall’Agenzia delle Entrate in base ai dati in suo possesso, ad esempio i redditi e le ritenute operate dal datore di lavoro e trasmesse con la CU, le spese da portare in detrazione e deduzione che arrivano all’Agenzia delle Entrate tramite fatturazione elettronica e grazie ai bonifici parlanti che consentono nella causale di indicare anche il tipo di agevolazione fiscale a cui si aderisce, ad esempio bonus ristrutturazioni o bonus barriere architettoniche. Le spese sanitarie arrivano, invece, all’Agenzia delle Entrate tramite il Sistema Tessera Sanitaria.

La dichiarazione semplificata, come già la dichiarazione pre-compilata, può essere inoltrata così com’è, quindi senza modifiche e di conseguenza non vi sono ulteriori controlli perché i dati sono già controllati, oppure può essere modificata, ad esempio facendo valere ulteriori detrazioni o deduzioni. Con la precompilata deve essere modificato il singolo quadro della dichiarazione, tutto però cambia nel caso in cui si opti per la dichiarazione semplificata. In questo caso infatti il contribuente accede a un questionario che consente di modificare le singole voci presenti nel data base dell’Agenzia, senza doversi preoccupare di dover incasellare bene le voci nei singoli quadri del modello 730.

I vantaggi della dichiarazione dei redditi semplificata

Questo implica che il contribuente per modificare la dichiarazione non dovrà verificare i codici corrispondenti alla singola detrazione/deduzione, non dovrà leggere e interpretare fardelli di istruzioni dell’Agenzia delle Entrate per la compilazione. In teoria una platea più ampia di contribuenti dovrebbe poter avere accesso alla dichiarazione fai da te.

Il linguaggio del sistema messo a punto è semplice e intuitivo, si tratterà di un semplice questionario inerente i redditi prodotti, le spese sostenute, ad esempio spese sanitarie o interessi mutuo e in base alle risposte confermerà o meno le voci già presenti nella banca dati a disposizione dell’Agenzia delle Entrate.

Ricordiamo che la dichiarazione semplificata è una misura sperimentale per il 2024 per la dichiarazione dei redditi prodotti nel 2023. Alla dichiarazione semplificata per quest’anno non possono accedere gli intermediari finanziari, ma solo i contribuenti. Resta sempre la possibilità di presentare la dichiarazione tradizionale o pre-compilata.

Leggi anche: Concordato preventivo biennale, approvato il modello di adesione

Certificazione Unica 2024, entro quando deve essere consegnata?

Novità importanti per i sostituti di imposta che devono predisporre la Certificazione Unica 2024, cambiano i termini per i compensi erogati ai lavoratori autonomi. Tutte le novità nella Risoluzione 13/E dell’Agenzia delle Entrate.

Certificazione Unica 2024 e sperimentazione precompilata lavoratori autonomi

La certificazione Unica è la comunicazione che i sostituti di imposta devono inviare al sostituito e all’Agenzia delle Entrate. In essa sono riepilogati gli importi erogati e le ritenute operate ed è la base per la predisposizione della dichiarazione dei redditi. Per lavoratori dipendenti e pensionati la comunicazione deve essere inviata entro il 16 marzo di ogni anno. Per il 2024 la data è posticipata al 18 marzo perché il 16 è sabato. Rispettando questi termini temporali l’Agenzia delle Entrate riesce a predisporre il modello 730 precompilato.

Per i compensi erogati in favore di soggetti che non possono utilizzare il modello 730 per la dichiarazione dei redditi, il termine ( lavoratori autonomi professionisti che predispongono il modello Redditi Persone Fisiche) per la comunicazione è fissato al 31 ottobre.

Dal 2024 vi è però una novità perché in via sperimentale anche lavoratori autonomi e professionisti potranno avvalersi della dichiarazione precompilata. Molti professionisti del settore e Caf a questo punto si sono chiesti se anche per i lavoratori autonomi la CU deve essere consegnata entro il 16 marzo (18 marzo per il 2024) o se per questa categoria di contribuenti è ancora in vigore il termine del 31 ottobre 2024.

Certificazione Unica 2024, solo per quest’anno entro il 31 ottobre

L’Agenzia delle Entrate ha risolto il dubbio con la Risoluzione 13 del 4 marzo 2024. Nella stessa si specifica che generalmente le CU contenenti esclusivamente redditi esenti o redditi non dichiarabili con la dichiarazione precompilata possono essere inviate entro il termine di presentazione della dichiarazione dei sostituti d’imposta – Modello 770, ossia entro il 31 ottobre.

Solo per il 2024 sarà possibile predisporre il modello ancora entro il 31 ottobre, naturalmente i contribuenti che non ricevono la Certificazione Unica nei tempi previsti, non potranno avvalersi della sperimentazione circa il modello precompilato. Proprio per questo motivo l’Agenzia nella Risoluzione invita comunque i sostituti di imposta ad adempiere volontariamente entro il 18 marzo 2024. In caso contrario non vi saranno sanzioni o altre conseguenze, diciamo che è un comportamento gradito perché consente di ampliare la sperimentazione.

A partire dal 2025, anno di imposta 2024, le Certificazioni Uniche dovranno essere consegnate all’Agenzia delle Entrate e al sostituito entro il 16 marzo, sia che trattasi di compensi per lavoratori dipendenti, sia che trattasi di prestazioni in favore di lavoratori autonomi.

Solo per importi sottoposti a tassazione separata, ad esempio somme erogate a titolo di Tfr sarà possibile continuare a predisporre la dichiarazione entro il 31 ottobre.

Leggi anche: Partita Iva e lavoro dipendente possono essere combinati?