Contributi a fondo perduto fino all’80% per Pmi, artigiani e professionisti: arrivano gli aiuti

In arrivo finanziamenti, anche convertibili in contributi a fondo perduto, fino all’80% delle spese ammissibili per gli investimenti produttivi delle piccole e medie imprese, degli artigiani e dei professionisti. Il decreto del Mise è quello relativo al provvedimento del 19 novembre scorso, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero 27 del 2 febbraio 2022. I contributi sono previsti dal decreto del ministero per lo Sviluppo Economico a copertura delle spese relative al design, alla moda, agli accessori, ai media, alla musica e perfino ai giocattoli.

Il Mise stanzia 20 milioni di euro per i contributi e gli aiuti alle imprese e autonomi

La copertura dei finanziamenti e dei contributi a fondo perduto del Mise andrà a favore del capitale circolare e degli investimenti produttivi in conto capitale. Lo stanziamento delle risorse del ministero è pari a 20 milioni di euro sia per il 2021 che per il 2022. Ammessi al beneficio fiscale saranno le piccole e medie imprese artigianali e i professionisti che rientrino negli obiettivi di creatività. I prestiti sono agevolati e a tasso zero, accompagnati da contributi a fondo perduto. Ne potranno beneficiare sia le nuove imprese, ovvero le start up, che le imprese esistenti per il loro consolidamento sul mercato.

In quali settori sono previsti i finanziamenti del Mise per le Pmi e professionisti?

Dettagliato è il quadro delle attività nel quale le piccole e medie imprese artigianali e i professionisti dovranno rientrare. Ovvero:

  • attività nel settore tessile, calzaturificio e pelletteria;
  • legno;
  • fabbricazione e lavorazione del ferro, del vetro, di gioielli, orologi, strumenti musicali e giocattoli;
  • imprese dell’editoria e portali web;
  • trasmissioni televisive e radiofoniche;
  • agenzie pubblicitarie, studi fotografici;
  • professionisti architetti, ingegneri e di design.

Investimenti ammissibili tra finanziamenti a tasso zero e contributi a fondo perduto del Mise 2022

Gli investimenti ammissibili ai finanziamenti e ai contributi a fondo perduto del Mise sono relativi sia alla creazione che al consolidamento delle imprese e dei professionisti beneficiari. In particolare, gli investimenti devono riguardare:

  • le spese ammissibili, comprese quelle relative al capitale circolante, il cui importo non ecceda i 500 mila euro al netto dell’Iva;
  • la durata del finanziamento non deve eccedere i due anni, a partire dal momento in cui viene sottoscritto il decreto di assegnazione degli strumenti finanziari;
  • le imprese non devono essere costituite da più di cinque anni nel momento in cui presentano la domanda di concessione dei finanziamenti e del fondo perduto;
  • per le imprese costituite da oltre cinque anni è previsto il finanziamento dell’ampliamento o della diversificazione della propria attività e dunque dell’offerta dei prodotti o dei servizi oppure modifiche e innovazione del proprio modo di produrre.

Finanziamenti Pmi e professionisti e contributi a fondo perduto, quali sono le spese ammissibili?

In rapporto alle spese che possono essere ammesse al finanziamento a tasso zero o ai contributi a fondo perduto, le piccole e medie imprese artigianali e i professionisti devono valutarle in base ai seguenti principi:

  • si possono coprire le immobilizzazione materiali. Il riferimento è agli impianti, ai macchinari, alle attrezzature, purché nuovi di fabbrica e coerenti con l’attività svolta dal richiedente;
  • le immobilizzazioni immateriali, inerenti l’attività dell’impresa richiedente, compresi i brevetti e le licenzie di uso;
  • le opere murarie al massimo per il 10% della domanda complessiva di finanziamento;
  • il capitale circolante, al massimo per il 50% della richiesta.

Spese per il capitale circolante ammissibili nei finanziamenti e contributi a fondo perduto del Mise

Nel novero delle spese ammissibili relative al capitale circolante dei contributi a fondo perduto e dei finanziamenti agevolati del Mise rientrano:

  • le materie prime;
  • i materiali di consumo e le merci;
  • i servizi generali relativi allo svolgimento dell’attività dell’impresa o del professionista che fa richiesta;
  • l’acquisto di beni o servizi da terzi, ovvero le spese per i canoni di leasing, hosting informatici, noleggi;
  • le utenze, le fidejussioni legate al progetto e le perizie tecniche necessarie;
  • il costo dei dipendenti, purché assunti con contratto a tempo indeterminato e che non sia già coperto da altre agevolazioni fiscali.

Quanto si può ottenere di contributi a fondo perduto e finanziamenti dal Mise?

In merito alla misura del beneficio relativo ai contributi a fondo perduto e ai finanziamenti, le imprese richiedenti e i professionisti devono tener conto delle seguenti percentuali e limiti:

  • il contributo a fondo perduto può arrivare al massimo al 40% delle spese ammissibili;
  • i finanziamenti agevolati, a tasso zero e con durata fino a dieci anni, possono coprire l’altro 40% dei costi del progetto.

Contributi a fondo perduto Mise, le start up possono ottenere quote di finanziamenti più alti

Le piccole e medie imprese artigianali start up possono ottenere quote di finanziamenti e di contributi a fondo perduto più alte. La percentuale di agevolazione può arrivare al 50% per le somme apportate da investitori terzi nell’impresa stessa. In tal caso, il finanziamento può essere convertito in contributi a fondo perduto. Il 50% è anche la percentuale alla quale può arrivare il massimo della quota finanziabile, in ogni caso, dalla misura per nascenti attività. Il finanziamento convertito in fondo perduto può essere utilizzato, nei primi cinque anni di attività, esclusivamente a copertura delle perdite o per gli aumenti di capitale.

Asti, finanziamenti alle startup

 

Al fine di favorire la diffusione di servizi avanzati di Information and Communication Tecnology nelle piccole e medie imprese, la Camera di Commercio di Asti ha messo a disposizione delle Pmi del territorio 106 mila euro di contributi per la copertura parziale delle spese materiali e immateriali connesse.

Saranno ammesse a contributo le spese riconducibili alla nuova impresa sostenute a partire dal 31 ottobre 2013 e fino al 31 ottobre 2014 per un massimo di 5000 euro a impresa. Ci sarò tempo fino a fine ottobre per le pmi con sede in provincia per presentare la domanda. Un secondo bando, invece, sarà destinato agli imprenditori che attiveranno nei prossimi mesi collegamenti a Internet più veloci e performanti (rete fissa, satellitare, via radio o wi-fi banda larga, Hiperlan, WiMAX). Il contributo massimo è di 700 euro ad azienda.

JM

 

Startup, finanziamenti da 2 milioni di euro

 

Buone notizie per i giovani startupper italiani, il Gruppo Bancario Credito Valtellinese e Digital Magics hanno firmato un accordo per il finanziamento, assistito dal Fondo di Garanzia per le Pmi, a medio termine di oltre 2 milioni di euro.

«Il sostegno a questa iniziativa rappresenta un obiettivo importante per chi, come noi, vuole essere una vera Banca della comunità vicina alle persone, alle associazioni e alle imprese innovative – ha spiegato Mauro Selvetti, Vice Direttore Generale del Gruppo Creval – caratterizzate per lo più dalla presenza di imprenditori giovani ed entusiasti che nascono sul territorio dove il Gruppo opera. Considerato il contesto particolarmente incerto per le società che incontrano difficoltà di accesso al credito, questo accordo denota la volontà di rafforzare e migliorare sempre più le relazioni tra la banca e le imprese».

Questa è tra le prime azioni che sfrutteranno la procedura semplificata di accesso alla garanzia, stabilita dal Ministero dello Sviluppo Economico a favore degli incubatori certificati e delle startup innovative. «Le eccellenze dei vari territori costituiscono un fattore chiave per creare un ecosistema dell’innovazione – ha dichiarato Enrico Gasperini, Fondatore e Presidente di Digital Magics – cittadini, giovani talenti, università, istituzioni, banche e imprese del territorio possono produrre servizi innovativi e vantaggi interessanti».

JM

Ciotola: “Creare una startup per mancanza di lavoro? L’errore più grande”

 

“L’errore più grande e comune che può esser fatto da un giovane è creare una startup per rispondere alla mancanza di lavoro”, parola di Pietro Ciotola, fondatore di Enjinia. La startup che ha creato dal nulla realizza infrastrutture IT virtualizzate on site ed on cloud principalmente avvalendosi di prodotti open source, personalizzati all’occorrenza, ma è lui stesso a spiegarlo meglio…

Dott. Ciotola, di cosa si occupa la vostra startup nel dettaglio?
Enjinia è un App Farm inserita nell’incubatore ICT di Città della Scienza a Napoli. Si occupa dello sviluppo di App per il mondo Android ed Apple iOS. Partendo dalle fasi iniziali di analisi dell’idea seguiamo i nostri clienti in tutte le fasi di realizzazione arrivando anche oltre la pubblicazione nello store. Quest’anno, oltre a lavorare per terzi abbiamo anche lanciato un nostro prodotto , BeApp, un’app mobile social che permette di recuperare sconti e promo sfruttando la geo localizzazione e di stare in contatto con i propri amici.

Da dove nasce l’idea?
L’idea nasce di Enjinia nasce dal voler fare qualcosa di diverso rispetto a quanto presente già sul mercato. Noi adottiamo un metodo di lavoro innovativo basato su task. Non ci sono orari di lavoro, non c’è obbligo di venire in sede se non per riunioni o urgenze, ognuno è responsabile del proprio task e può portarlo avanti come e dove meglio crede. Grazie alle piattafome cloud poi riusciamo a seguire tutto in maniera efficiente e precisa, dal project fino all’hangout col team e col cliente.

Perché un giovane italiano dovrebbe avventurarsi nel progetto di una startup?
Pechè sente il bisogno di creare qualcosa di innovativo o semplicemente si sente imprenditore. L’errore più grande e comune che può esser fatto da un giovane è creare una startup per rispondere alla mancanza di lavoro. La domanda di lavoro altamente qualificato c’è ed è molto alta, per essere al timone di un’azienda e soprattuto di una startup ci vuole ben altro.

Quali sono le maggiori difficoltà che può incontrare una startup durante l’inizio del proprio cammino?
L’assenza totale di supporto da parte delle istituzioni. La legge startup che definisce le startup innovative è vecchia e poco chiara e soprattutto non aiuta fattivamente le aziende startup. Noi di Enjinia ci riteniamo molto fortunati ad operare in un contesto come quello di Città della Scienza di Napoli. Grazie a questo siamo in contatto quotidiano con tantissimi professionisti che ci affiancano e ci guidano a superare le difficoltà gestionali che possono venirsi a creare.
Inoltre vivere in incubatori validi come quello di Città della Scienza, permette di accedere a tante informazioni ed agevolazioni per allacciare rapporti con l’estero, altra cosa vitale per una startup.

Jacopo MARCHESANO

D’Andrea: “Hybrid shop, sicuro e divertente”

 

Il merito di aver sdoganato anche nel nostro Paese l’hybrid shop va ai dirigenti Pinko, che nello scorso settembre lanciarono un’innovativa formula di concept retail che permette di offrire alla clientela un “catalogo” online di scelta più ampio, aggiornato in tempo reale e, allo stesso tempo contribuisce a migliorare il business dei negozi attraverso il linguaggio digitale. Insomma, il piacere dello shopping online con la sicurezza del negozio sotto casa. È di questo che si occupa anche altroacquisto.it e noi oggi ne parliamo con il creatore Giuseppe D’Andrea.

Dott. D’Andrea, di cosa si occupa la vostra startup?
Ci occupiamo di e-commerce di prossimità (detto anche hybrid shop) in cui si fondono integrandosi i vantaggi dell’online e dell’offline. Abbiamo una sede fisica che offre la possibilità di acquistare prodotti o servizi esclusivamente online, con ritiro e pagamento nel nostro punto vendita al momento della consegna. Forniamo, ovviamente, assistenza totale sugli acquisti e risolviamo velocemente al posto del cliente qualsiasi imprevisto relativo a garanzia, rimborsi e sostituzione merce.

Da dove nasce l’idea?
Nasce da anni di esperienza personale nell’acquistare esclusivamente online e dal risparmio che ne deriva. Comprare un su internet ha indubbiamente i suoi vantaggi (il risparmio, la scelta…), ma anche i suoi svantaggi (soprattutto i rischi connessi al comprare senza avere davanti fisicamente il prodotto). Ecco, il nostro obiettivo è rendere lo shopping online divertente e sicuro.

Perché un giovane italiano dovrebbe avventurarsi nel progetto di una startup?
Un giovane di questo Paese se ha una idea buona la dovrebbe mettere in pratica o il rischio di essere colonizzati dalle multinazionali americane (Amazon, Google e Microsoft su tutte) che negli anni hanno cercato di paralizzare il mercato mondiale si farà sempre più serio. Un’idea interessante, un po’ di coraggio e il gioco è (quasi) fatto.

Quali sono le maggiori difficoltà che può incontrare una startup durante l’inizio del proprio cammino?
Forse sono stato fortunato, ma personalmente non ho incontrato nessuna difficoltà di tipo burocratico per creare la mia startup. Se parti con un buon progetto e la voglia di realizzarlo è difficile per qualcuno o qualcosa impedirtelo…

Jacopo MARCHESANO

Dal DL Sviluppo agevolazioni alle startup

Via libera alle startup innovative da parte del Decreto Sviluppo che, fresco di approvazione in Parlamento, ha deciso di agevolare l’accesso, da parte delle startup, agli incentivi per l’assunzione di personale qualificato.

Le semplificazioni che riguardano queste imprese sono rivolte all’assunzione a tempo indeterminato di personale qualificato, fino ad un massimo di 200mila euro annui per ogni azienda richiedente.
Tale sgravio è applicabile anche ai contratti di apprendistato ed è concesso prioritariamente alle startup, ma vi rientrano anche le aziende colpite da sisma nello scorso maggio.

Le procedure burocratiche sono più snelle, grazie alla possibilità di ricorrere ad un’istanza semplificata che va a sostituire la certificazione del revisore dei conti.
Inoltre, l’iter è esente da imposta di bollo e diritti di segreteria in genere dovuti per l’iscrizione al registro delle imprese ed agevolazioni sono previste anche per amministratori, dipendenti o collaboratori remunerati attraverso strumenti finanziari.

E’ stata anche prevista una deroga alla Riforma del Lavoro inerente ai contratti a tempo determinato. Quando si tratta di startup, infatti, i contratti a termine, anche dopo 3 anni, sono prorogabili di un ulteriore anno previo rinnovo presso la Direzione provinciale del Lavoro e non viene richiesta la pausa obbligatoria tra un contratto e l’altro.

Ovviamente, tali benefici hanno valore solo fino a quando si rientra nella denominazione di startup innovativa, dopodiché decadono. Ciò avviene dopo quattro anni nel caso di nuove imprese e in tempi più limitati nel caso delle imprese già esistenti al momento dell’entrata in vigore della legge.

In questo secondo caso, perciò, l’impresa deve tener conto delle scadenze di:

  • quattro anni se era stata costituita entro i due anni precedenti dall’entrata in vigore della legge,
  • tre anni (quindi non può fare eventuali rinnovi oltre i 36 mesi) se era stata costituita entro i tre anni precedenti,
  • due anni se era stata costituita nei quattro anni precedenti.

I contratti di lavoro delle start up applicano i minimi tabellari previsti dai CCNL del settore di riferimento, a cui possono aggiungere una parte variabile collegata alla produttività ai risultati.
I contratti nazionali, e anche la contrattazione di secondo livello, possono prevedere minimi tabellari specifici per le start up, criteri di definizione per la parte variabile, regole particolari per la gestione del rapporto di lavoro.

Questa parte è rimasta invariata rispetto al Dl del Governo e prevede:

  • estensione di 12 mesi della possibilità di ripianare le perdite che superano un terzo del capitale, posticipata al secondo esercizio successivo,
  • deroghe al codice civile in materia di categorie di quote societarie delle srl: possono essere previsti diritti partecipativi differenti, quote senza diritto di voto o con diritto di voto non proporzionale,
  • le quote delle start up innovative in forma di Srl possono essere oggetto di offerta al pubblico di prodotti finanziari.

Anche la sezione dedicata a chi investe in una startup innovativa è rimasta invariata:

  • dal 2013 al 2015 detrazione Irpef del 19% sulle somme investite in start up innovative, l’investimento massimo detraibile è di 500mila euro per periodo d’imposta e deve essere mantenuto per almeno due anni;
  • dal 2013 al 2015, se l’investitore è una società, non concorre alla formazione del reddito d’impresa il 20% della somma investita, investimento massimo, 1,8 milioni di euro per periodo d’imposta, da tenere per almeno due anni, l’agevolazione non si applica alle società di gestione del risparmio;
  • sconti più alti per investimenti in start up a vocazione sociale e per quelle ad alto valore tecnologico del settore energetico.

Parte importante è data dal crowdfunding attraverso portali online. A questo proposito, sono state redatte le regole per la gestione delle piattaforme online per la raccolta di capitali, riservata a imprese di investimento e banche autorizzate con specifici requisiti, e le modalità di raccolta.

Preso atto che la startup è una “società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europea, residente in Italia ai sensi dell’articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, le cui azioni o quote rappresentative del capitale sociale non sono quotate su un mercato regolamentato o su un sistema multilaterale di negoziazione“, per essere considerata tale deve avere alcuni fondamentali requisiti:

  • I soci, persone fisiche, detengono al momento della costituzione e per i successivi 24 mesi, la maggioranza delle quote o azioni
  • L’attività non deve essere stata avviata da più di quattro anni.
  • L’impresa deve avere sede in Italia.
  • Il valore della produzione annua non deve essere superiore a 5 milioni di euro a partire dal secondo anno di attività.
  • L’azienda non deve distribuire utili.
  • L’oggetto prevalente deve rientrare tra: sviluppo, produzione e commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico.
  • Non deve essere costituita da fusione, scissione societaria, cessione di azienda o di ramo di azienda.

Inoltre, è indispensabile che l’impresa possieda almeno uno dei seguenti requisiti:

  • Spese in ricerca e sviluppo uguali o superiori al 20% del maggiore valore fra costo e valore totale della produzione.
  • Almeno un terzo della forza lavoro complessiva formata da personale con dottorato di ricerca o in possesso di laurea con almeno tre anni di ricerca certificata in Italia o all’estero.
  • Impresa titolare, licenziataria o anche depositaria di almeno una privativa industriale relativa a un’invenzione industriale, biotecnologica, a una topografia di prodotto a semiconduttori o a una nuova varietà vegetale direttamente afferenti all’oggetto sociale e all’attività di impresa.

Le spese ammesse sono:

  • relative allo sviluppo pre-competitivo e competitivo, come sperimentazione, prototipazione e sviluppo del business plan,
  • servizi di incubazione forniti da incubatori certificati,
  • costi lordi di personale interno e consulenti esterni impiegati nelle attività di ricerca e sviluppo, inclusi soci ed amministratori,
  • spese legali per la registrazione e protezione di proprietà intellettuale, termini e licenze d’uso.

Sono invece escluse le spese per l’acquisto di immobili e per l’affitto.

Le stesse norme sono previste per le startup sociali, che si occupano di assistenza sociale, assistenza sanitaria, assistenza socio-sanitaria, educazione, istruzione e formazione, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, valorizzazione del patrimonio culturale, turismo sociale, formazione universitaria e post-universitaria, ricerca ed erogazione di servizi culturali, formazione extra-scolastica, servizi strumentali alle imprese sociali resi da enti composti in misura superiore al 70% da organizzazioni che esercitano un’impresa sociale.

Inoltre, sono previste agevolazioni anche per l’incubatore di start-up innovative certificato, definito come una società di capitali che “offre servizi per sostenere la nascita e lo sviluppo di start-up innovative“.

Vera MORETTI