La produzione agricola in Veneto vale 5 miliardi di euro

Il valore della produzione agricola in Veneto ha raggiunto nel 2011 i livelli più alti degli ultimi dieci anni:  5 miliardi di euro il valore complessivo, con un incremento del 5% rispetto al 2010. E’ calato però il numero delle imprese agricole iscritte ai registri delle Camere di Commercio (73.831 aziende, -2,3% sul 2010).

Tutti i numeri dell’agricoltura veneta del 2011, analizzati settore per settore, compresi l’import e l’export, saranno illustrati mercoledì 11 luglio, alle ore 11 in Corte Benedettina a Legnaro (Pd), dal presidente Paolo Pizzolato e dagli analisti di Veneto Agricoltura nella tradizionale conferenza stampa di presentazione del Report 2011 sull’andamento del settore agricolo veneto.

L’agricoltura sociale arriva in Toscana

L’agricoltura sociale arriva anche in Toscana grazie ad un bando, il primo in Italia, che si inserisce nell’ambito del progetto Giovanisì: sono previsti incentivi per gli imprenditori agricoli che assumono persone disabili, attraverso contributi a fondo perduto.

Sono previste agevolazioni alle imprese agricole toscane che assumono lavoratori con disabilità o svantaggi; sono destinate agli agricoltori, ma anche a cooperative sociali e associazioni. L’obiettivo è quello di incentivare non solo l’attività agricola, ma anche l’inserimento nel mondo del lavoro di persone disabili, in particolare di minori e giovani che soffrono di problematiche psichiche o che hanno avuto problemi legati alla tossicodipendenza.

Alle imprese sono destinati contributi a fondo perduto che possono arrivare anche a 5mila euro per tre anni per ogni persona assunta, fino a coprire il 90% delle spese ammissibili. Più nel dettaglio, a ogni lavoratore disabile assunto spetta un sostegno economico che può variare da 100 euro a 400 euro mensili, sulla base delle ore effettive di lavoro svolto.

Francesca SCARABELLI

Settore agricolo risollevato dalle esportazioni

Coldiretti ha annunciato che il comparto agricoltura, anche per il secondo trimestre, ha chiuso con un segnale positivo, in controtendenza con l’andamento generale del Pil.

Questo risultato si deve soprattutto all’aumento del 7% delle esportazioni di prodotti agroalimentari, addirittura superiore a quello delle auto.
L’esportazione dei prodotti rigorosamente Made in Italy ha raggiunto i 30 miliardi, contro i 25 miliardi di autovetture, rimorchi e semirimorchi registrati nel 2011.

Nonostante ciò, però, per il settore agricolo non sono tutte rose e fiori.
Il maltempo del febbraio scorso, con le improvvise nevicate e le temperature per dieci giorni sempre sotto lo zero, ha causato un danno di 1,5 miliardi.
Il meteo ha pesantemente penalizzato i consumi interni, poiché, in quel periodo in cui tutto era fermo, e in molte località gli abitanti erano isolati, le vendite sono crollate, ma nel secondo trimestre si sta recuperando.

Vera MORETTI

La crisi avanza, le partite Iva anche

La crisi non ferma chi vuole mettersi in proprio: sono infatti aumentate del 7,4% le richieste di apertura di nuove partite Iva nel mese di marzo. E se si fa il confronto con febbraio 2012, l’incremento è del 12,4%.
Ma, vedendo nel dettaglio questi dati, emerge che, per la maggior parte, il 77,7% del totale, si tratta di persone fisiche, che sopperiscono alle perdite relative alle altre forme giuridiche.

Dal punto di vista del territorio, invece, non c’è una netta maggioranza.
Se, da un lato, è il Nord ad aver aperto il più alto numero di partite Iva (il 41,5%), seguito dal Centro (il 23,2%) e dal Sud (il 35,2%), i risultati che riguardano le macro aree geografiche evidenziano differenze sostanziali a livello regionale.

Per fare un esempio concreto, se la Campania ha registrato un aumento del 21% rispetto a marzo 2011, il Molise perde ben 8,8 punti. Tra le due isole maggiori, è la Sicilia a portarsi avanti, con un +16,98%.
E poi, se nel Nord-ovest l’incremento è piuttosto contenuto, con la Valle d’Aosta in testa con un +11,2%, il Nord-est non ha registrato sensibili cambiamenti rispetto ad un anno fa, a parte Bolzano, che spicca con un considerevole +21,53%.
Al Centro, infine, nel Lazio le partite Iva sono cresciute del 13,40%.

Per quanto riguarda i settori di occupazione, molto gettonato il commercio (22,2%), seguito dalle attività professionali (15,8%).
Molto bene è il ramo servizi, che registra il 10,8% di aperture in più rispetto a marzo 2011 e il 51,8% del totale. Anche se, in questo settore, calano del 12,6% le attività immobiliari.
Attività imprenditoriali più in evidenza sono quelle legate all’agricoltura (+14,3%), ed in particolare il comparto pesca acquacoltura che arriva quasi al 40% di crescita.
In discesa il settore industriale, dello 0,8%, a causa soprattutto della crisi dell’edilizia (-2,4%).

Ad aprire nuove partite Iva sono stati, per il 65%, uomini, 31.428 in tutto, mentre le donne sono 16.995, anche se in positivo del 13,60% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Dal punto di vista dell’età anagrafica, sono i giovani fino a 35 anni a primeggiare (24.820), rappresentando più della metà dei nuovi entrati a tale criterio.
La percentuale, confrontata con marzo 2011, cresce del 23,38%, 15.710 gli uomini, 9.110 le donne.

Vera MORETTI

Contro la crisi compro dal contadino

La crisi ci attacca, ma si combatte in un sacco di modi. Lo fanno i professionisti, inventandosi nuove professioni e specializzazioni. Lo fanno le imprese, quando non sono soffocate dalla stretta creditizia o dai creditori che non pagano, reinventandosi un business o cercando di aggredire nuovi mercati. Lo fanno le famiglie, con piccole strategie di spesa e risparmio quotidiano. E, spesso, sono queste ultime con i loro stili di consumo ad aiutare i primi, professionisti e aziende.

Traspare dai dati relativi al commercio al dettaglio di febbraio divulgati dall‘Istat, secondo i quali quasi un italiano su dieci ha fatto la spesa nei discount alimentari dove, per effetto della crisi, crescono del 2,9% le vendite, in calo costante invece nei piccoli negozi.

Gongola Coldiretti nel constatare che, sempre dagli stessi dati, a crescere sono anche gli acquisti nella grande distribuzione, che segnano un +4%, ma che, soprattutto si registra un vero boom per gli acquisti diretti dal produttore: +53% rispetto allo scorso anno, un dato mostruoso.

Nell’arco di un anno – continua Coldiretti – ben 9,2 milioni di consumatori hanno fatto acquisti nei mercati degli agricoltori, dove si trovano solo prodotti locali del territorio messi in vendita direttamente dall’agricoltore, imbattibili per quanto riguarda il rapporto qualità – prezzo. L’apertura delle botteghe e dei mercati degli agricoltori dell’associazione Campagna Amica nelle città è importante – conclude Coldiretti – anche per contrastare lo spopolamento dei centri urbani dovuto alla chiusura dei piccoli negozi che determina un indebolimento del sistema relazionale, dell’intelaiatura sociale e spesso anche della stessa sicurezza sociale.

Considerando lo stato non proprio in salute dell’agricoltura italiana e il numero di agricoltori in difficoltà, complice la crisi e il clima non del tutto amico di questa primavera, sono dati che fanno bene al nostro tessuto produttivo.

d.S.

Mario Guidi: agricoltura può crescere se l’Italia funziona

“Il cambiamento imposto dalla Manovra messa in campo dal Governo Monti riguarda tutto il Paese e in questo contesto dobbiamo ragionare. L’agricoltura può crescere se l’Italia funziona”. Così il presidente di Confagricoltura Mario Guidi ha detto alla platea dei direttori provinciali e regionali dell’organizzazione, che a Torino partecipavano al meeting sul tema “Innovare per competere”.

“Come imprenditori agricoli è giusto concentrarsi sulle criticità del settore, – ha proseguito Guidi – ma non dobbiamo limitarci a questo. Le nostre strategie devono abbracciare i cambiamenti che la Manovra ha innescato in ambito economico e sociale. Gli imprenditori devono saper governare questo processo e non subirlo: lo possono fare attraverso un percorso che crei valore per le aziende”. “E’ necessario riattivarsi mettendo da parte le reticenze per creare nel cambiamento una nuova realtà – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura -. L’obiettivo è connettere ciò che è disperso per dare il nostro contributo alla crescita dell’economia e del lavoro nel Paese”.

Fonte: agenparl.it

Grande freddo: spesa bollente

di Alessia CASIRAGHI

Le temperature scendono, i prezzi lievitano. E’ l’equazione modello che ha visto in questi ultimi giorni gonfiarsi prezzi di metano, gas e prodotti alimentari a causa delle nevicate oltre ogni aspettativa e delle temperature artiche che hanno congelato tutto lo stivale, da Nord a Sud.

La Cia-Confederazione italiana agricoltori ha stimato un aumento dei prezzi per i prodotti freschi, ovvero frutta, verdura, carni e pesci, di circa il 10% rispetto all’inizio di gennaio.

Effetto ‘accaparramento‘, gelate nei campi, difficoltà di distribuzione delle merci per via dei rallentamenti e dei blocchi sulle principali arterie della viabilità della penisola, senza dimenticare i fenomeni speculativi sui prezzi, hanno già portato, secondo Cia-Confederazione ad un esborso di 50 euro in più a famiglia sul bilancio mensile.

Si passa cioè da 467 euro, spesa media al mese per nucleo familiare, a 517 euro per famiglia. La corsa dei prezzi del carrello della spesa sembra inarrestabile, considerate anche le non rosee previsioni per i prossimi giorni.

Cia-Confederazione osserva infatti che la stima dei danni arrecati dal maltempo all’agricoltura è destinata a crescere ancora. Un costo per il settore primario pari a 250 milioni di euro, che potrebbero lievitare a 500 milioni se si considera l’intera filiera dell’agroalimentare italiano, dal campo ai trasporti al dettaglio. A ciò va aggiunto lo stop forzato di più di 50 mila aziende agricole, per la poca o assente disponibilità di luce e gas.

“Il 30% dei raccolti in campo aperto (cavoli, radicchio, carciofi, indivia e cicoria) è andato perso, completamente ‘bruciato’ dal gelo – sottolinea Cia- Confederazione. – Ben il 5% delle piante, tra alberi da frutta, olivi e viti, è stato distrutto, e sono già morti per il freddo eccessivo 10 mila animali, tra mucche, pecore, cavalli, maiali e polli”. Viene da chiedersi come facevano i nostri nonni, che alle temperature polari erano di certo avvezzi.

Maltempo: agricoltura danneggiata per 500 mln

Mentre l’ondata di gelo polare sta avviandosi alla fine, l’agricoltura fa il suo doloroso elenco dei danni, che hanno già superato i 500 milioni di euro. Ma bisogna fare anche altri conti: quelli sui rincari, che da qualche giorno stanno facendo impazzire i prezzi di frutta e verdura sui banchi dei mercati e sugli scaffali della grande distribuzione.

“E’ il copione di un film già visto troppe volte – dicono al Centro Studi di Confagricoltura -. Il gelo ha colpito alcune produzioni come indivia, radicchio e cavolfiori, con una conseguente diminuzione dell’offerta. Ma i rincari al consumo non riguardano che minimamente gli incassi delle aziende agricole”. In altre parole, i prezzi di frutta e verdura, nei casi in cui sono aumentati per i consumatori, hanno determinato per gli agricoltori variazioni in positivo assolutamente marginali e solo per i prodotti colpiti da forti cali produttivi, mentre per la frutta le variazioni sono praticamente nulle. Il Centro Studi di Confagricoltura ha preso a riferimento i prezzi all’origine Ismea di alcuni ortofrutticoli dell’ultima settimana disponibile (5° settimana del 2012 che va dal 29 gennaio al 5 febbraio) e li ha confrontati con quelli della settimana precedente e della corrispondente settimana 2011. Ecco i risultati.

Per gli ortaggi, i maggiori rincari riguardano i prodotti più colpiti dal gelo (radicchio, indivia e cavolfiori). Per questi prodotti i rincari su base settimanale sono anche “a doppia cifra” (+22,4% per il radicchio, +13-14% per l’indivia e cavolfiori, +12% per finocchi e peperoni etc.) ma:

o   si tratta di rincari che in assoluto sono nell’ordine di qualche centesimo per chilogrammo! Stiamo parlando di 10-12 centesimi in più per un kg di radicchio o di peperoni, addirittura solo 2-4 centesimi in più a chilo per indivia, finocchi, lattuga e cavolfiori. Certo un aggravio che non può pesare più di tanto sul carrello della spesa dei consumatori. Evidentemente i rincari sono frutto di altri fattori e non certo dell’aumento dei prezzi all’origine.

o   Per alcuni prodotti orticoli le quotazioni all’origine sono ferme (pomodori in serra e ciliegini) e per altri, come le tanto “chiacchierate” zucchine, addirittura si registra un calo delle quotazioni all’origine, che sono arrivate a meno di un euro a kg con una riduzione di 14 centesimi per chilogrammo, quotazione pari al 12,5% in meno rispetto alla settimana precedente e leggermente inferiore a quella della stessa settimana dello scorso anno.

Non solo le zucchine ma anche altri prodotti oggi costano all’origine meno (anche considerevolmente in percentuale) di quanto accadeva un anno fa. L’indivia -6%; i finocchi -9% ed i peperoni -22%. Per ciliegini e patate comuni il calo è addirittura del 30 per cento. Per le cipolle le quotazioni sono inferiori di oltre il 47% rispetto al 2011.

·Per quanto riguarda la frutta, i prezzi sono praticamente fermi rispetto alla settimana precedente (e la cosa si giustifica anche considerando che a parte gli agrumi la fase di raccolta è già da tempo conclusa) e tutti in calo, anche fortemente (ad es. actinidia: -12,8%; mandarini: -17,4% e pere: -43,3%), rispetto alle quotazioni all’origine dello scorso anno.

“In conclusione – sottolinea l’analisi di Confagricoltura – se ci sono particolari rincari al consumo degli ortofrutticoli questi non dipendono dai produttori agricoli, che invece confermano, evitando eccessivi aumenti dei prezzi all’origine, il ruolo antinflattivo del settore a vantaggio dei consumatori. Questo anche se il reddito degli agricoltori è pregiudicato sia dalle minori entrate (influenzate dal calo di produzione dovuto al gelo) sia dai maggiori costi (collegati ai rincari energetici)”.

Fonte: agenparl.it

Forze nuove nel settore agricolo

di Vera MORETTI

Nel periodo compreso tra novembre 2010 e novembre 2011, l’unico settore che ha registrato un aumento delle partite Iva è l’agricoltura.

Questo perché, se in generale il gruppo dei servizi raccoglie il 45,6% delle aperture totali, è anche vero che accusa contemporaneamente il maggiore calo di aperture rispetto all’anno precedente. Assestato a -15%, infatti, “supera” anche i dati riguardanti il settore industriale, fermatosi ad un -14,8% altrettanto preoccupante.

In controtendenza, invece, il comparto agricolo, che, con un confortante +11,6%, segna un’annata in ripresa.

Questi dati, resi noti dall’Osservatorio del Dipartimento delle Finanze, inoltre rivelano che, nello specifico, prevalgono le persone fisiche, che, pur calando, arrivano al 68%, seguite a distanza dalle società di capitali, al 21,5% in grande salita e dalle società di persone, arrivate al 10%.

Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio, il 41% delle nuove attività ha sede al Nord, il 23% al centro e il 36% al Sud e Isole.

Crescita del mercato biologico in Italia

di Caterina DAMIANO

Con il trend della salute e del benessere sempre in auge, il mondo vede accrescere un mercato che anche in Italia si rivela essere particolarmente redditizio: quello dei cibi biologici.

L’intero pianeta vede un incremento annuo di questo mercato del 7% e l’Europa e gli Stati Uniti fanno da capofila, contribuendo a quello che è un business da 19,4 miliardi di Euro. La diffusione del biologico, particolarmente in Italia, è dovuta all’associazione con il “sano”: non vengono infatti utilizzati pesticidi, e sia gli allevamenti che le agricolture biologiche sono mirati alla protezione dell’ambiente.

Le differenze di prezzo si notano, i cibi biologici non sono economici: eppure il mercato biologico è quello con i tassi più alti dell’intera industria alimentare, spiccando nel panorama mondiale. Questo è dovuto alla convinzione, spesso errata, che tra i cibi biologici e i cibi normali vi siano differenze di apporto vitaminico. In realtà, la scelta biologica dovrebbe essere legata più ad una questione etica ed ecologica, ma solo una minima percentuale dei consumatori effettua la scelta in base a queste motivazioni.

In Italia, il mercato biologico si trova a toccare le vette del miliardo e mezzo, ed è destinato a crescere, specie con l’aumento di aziende tutte nazionali che vanno d’accordo con l’88% degli Italiani che si battono per avere in tavola prodotti della propria patria, a scanso di eventuali problemi di salute dovuti ad epidemie straniere.

I consumatori del biologico sono di ambo i sessi: se le donne ricercano nei prodotti biologici la salute e la linea, gli uomini si rivolgono al settore per questioni per lo più sportive o di estetica, per l’alto contenuto di nutrienti . Anche questo contribuisce a rendere questo mercato in continua espansione, nonostante la crisi. A sottolineare, come sempre, che quando è ora di pensare al benessere e alla salute, l’Italiano non sente il disagio economico.