Se gli stranieri preferiscono gli spaghetti

 

Battuta d’arresto come non se ne vedevano dal 2009 per l’export italiano: secondo quanto diffuso dall’indagine Istat a settembre 2012 le esportazioni sarebbero calate del 2% rispetto ad agosto 2012 e del 4,2% su base annua. Ma a far risalire la china della crisi delle esportazioni ci pensa la buona cucina rigorosamente made in Italy: il settore dell’agroalimentare infatti avrebbe registrato, secondo Coldiretti, un aumento nelle esportazioni pari all’1,2%.

Ma vediamo nel dettaglio: la crisi dell’export si è fatta sentire sia per quanto riguarda i mercati di sbocco europei (-2,1%) sia per i mercati extra Ue (-2%). In calo sono state soprattutto le vendite di beni strumentali (-4,5%) e di prodotti energetici (-2,3%), mentre i beni di consumo durevoli hanno segnato un aumento dell’1,0%.

Rispetto a settembre 2011, la flessione delle vendite risulta accentuata per Cina (-18,8%), paesi Mercosur (-13,7), Romania (-13,6%), Spagna (-12,8%) e Germania (-10,3%), mentre aumentano i flussi verso Stati Uniti (+19,4%) e paesi ASEAN (+22,9%).

Un segnale di controtendenza, che fa ben sperare, viene invece dal settore dell’agroalimentare italiano: secondo un’analisi Coldiretti su base Istat, a settembre 2012 si è registrato un aumento nelle esportazioni pari all’1,2% per un valore totale di 2,731 miliardi.

La crescita dell’agroalimentare è dovuta ad un aumento del 5,4 % delle spedizioni di prodotti agricoli e dell`1,1 % di quelle degli alimentari e delle bevande – sottolinea Coldiretti. –  Ad aumentare sono state le esportazioni in valore dei prodotti simbolo della dieta mediterranea Made in Italy come la pasta, il vino e le conserve di pomodoro”. E se l’auspicio è quello di cavalcare il trend più che positivo del cibo made in Italy, “il valore dell`export agroalimentare è destinato a far segnare a fine anno il nuovo record con un valore delle spedizioni superiore ai 30 miliardi di euro fatti registrare lo scorso anno – stima Coldiretti. – Un risultato importante poiché l’agroalimentare svolge in realtà un effetto traino per l`intero Made in Italy all’estero dove il buon cibo italiano contribuisce in misura determinante a valorizzare l`immagine dell’Italia all’estero“.

Sul fronte importazioni, i dati registrati da Istat non sono invece per nulla positivi: la battuta d’arresto ha riguardato anche il settore import, gli acquisti sono calati del 4,2% a livello congiunturale e del 10,6% su base annua.

Segnali di forte flessione si rilevano per gli acquisti da Giappone (-35,0%), India (-30,9%) e paesi EDA (-26,0%), mentre sono in forte crescita gli acquisti dai paesi OPEC (+18,0%) e Russia (+16,7%). Gli acquisti di autoveicoli (-44,9%) sono in netta flessione.

 

Alessia CASIRAGHI

Gli italiani hanno fame: la parola all’esperto

Gli italiani si sono messi a dieta. E non certo per questioni estetiche, ma più di portafoglio. Se le statistiche diffuse dallIstat rivelano che la spesa media mensile per famiglia nel 2011 è stata pari a 2.488 euro ( segnando +1,4% rispetto al 2010), quello che è cambiato è il modo di consumare degli italiani, soprattutto per quanto riguarda il settore dei prodotti agroalimentari.

Coldiretti denuncia il calo nell’acquisto di prodotti ortofrutticoli e di alimenti come carne e pesce, a cui si aggiunge una particolare tendenza verso il ‘fai da te’ casalingo: con l’aumento record negli acquisti di farina (+8 %), uova (+6 %) e burro (+4 %), i cittadini dimostrano come sia meglio, e soprattutto più economico preparare in casa pane, pasta, conserve e yogurt.

Non solo. Il dato che emerge con maggior evidenza riguarda la scelta di acquistare i prodotti alimentari non più attraverso il canale classico del supermarket, ma attraverso le catene di discount e hard discount. Si compra meno, e soprattutto si guarda meno alla qualità di quello che si porta in tavola.

Questo fenomeno è destinato a ripercuotersi inevitabilmente sulle piccole e medie realtà di produttori agricoli e di beni alimentari, che ricevono sempre meno richieste e si trovano costretti a vendere a prezzi più bassi, contraendo il loro indotto economico. Dall’altro lato è in forte crescita il fenomeno dell’agricoltura a Km zero e degli orti urbani (quasi una famiglia su 3 in Italia possiede un orto, sempre secondo Coldiretti).

Che cosa dovrebbe fare allora la piccola e media impresa del settore agroalimentare per venire incontro alle esigenze del consumatore finale?
La parola all’esperto: ecco cosa ne pensa Rosario Trefiletti, Presidente di Federconsumatori, su come siano cambiate oggi le abitudini dei consumatori italiani.

Stiamo assistendo all’aumento esponenziale della tendenza ad acquistare prodotti alimentari nei discount. Lo denuncia Coldiretti, lei cosa ne pensa?
Occorre fare chiarezza. Innanzitutto questa tendenza c’è da anni, ma adesso stiamo assistendo alla sua consacrazione. Il consumo di prodotti agroalimentari, come tanti altri prodotti di altri settori, sta calando. Ed è gravissimo, perché non è che tutti gli italiani si siano improvvisamente messi a dieta, ma piuttosto è calato il loro potere d’acquisto. I cittadini comprano di meno in quantità, ma la cosa più grave è che comprano minore qualità, preferendo utilizzare gli hard discount o altri canali di approvvigionamento che non sempre sono sinonimo di qualità. Le famiglie italiane acquistano prodotti che costano di meno, mettendo in gioco anche la qualità stessa che sta all’origine delle produzioni.

E’ possibile differenziare il fenomeno e dire di una maggior diffusione di supermercati al Nord e di discount al Sud?
I cittadini si comportano sempre nello stesso modo: laddove ci sono gli hard discount, sia al Nord che al Sud, preferiscono puntare al risparmio, anche a discapito della qualità.

Coldiretti ha proposto come alternativa per il risparmio, l’acquisto di prodotti a Km zero o direttamente dai produttori agricoli. Una soluzione vincente o un fuoco di paglia?
Di norma comprare a km zero costa di meno. Ma c’è di più: esiste un protocollo d’intesa, siglato tra FederConsumatori e Coldiretti, che prevede che i mercati di Campagna Amica, a km zero, siano tenuti ad applicare uno sconto del 30% sui propri prodotti rispetto alle medie dei prezzi applicati in quel territorio.

Che cosa, allora, ne pensa del fenomeno degli orti urbani?
Un fenomeno ancora poco diffuso in Italia. Magari ce ne fossero di più. Li si intravede soprattutto nelle periferie delle grandi città, o a Roma e Bologna. Io sono per il sostegno e per lo sviluppo di queste realtà, perché permettono al cittadino di risparmiare.

Come cambia l’atteggiamento di chi acquista?
Il consumatore si adegua, cercando di risparmiare. La sua battaglia consiste nel cercare di aumentare il suo potere d’acquisto. In una fase in cui il potere d’acquisto è basso, per non dire bassissimo, usa l’arte dell’arrangiarsi: discount, mercati, produttori agricoli. Fa qualche passo in più alla ricerca di un posto dove sia possibile spuntare un prezzo migliore. Tiene gli occhi aperti sulle promozioni.

Federconsumatori come aiuta il cittadino?
Noi continuiamo a fare il nostro lavoro di denuncia e sensibilizzazione. Non abbiamo nessuno potere se non la forza della denuncia.

Alessia CASIRAGHI

Food Made in Italy alla conquista del web: Olio Carli e l’e-commerce

di Davide PASSONI

In un momento difficile come questo ci piace raccontare storie di imprese italiane piccole e grandi, giovani e storiche, che da realtà familiari sono partite alla conquista dell’Italia e del mondo. Una di queste è la Fratelli Carli, icona del food e pezzo di storia italiana, con i suoi camioncini dai colori e dalla scritta retrò che da cento anni fanno su e giù per lo Stivale a consegnare il loro olio d’oliva, oro verde dell’economia agroalimentare italiana. Chi meglio di Lucio Carli, consigliere di amministrazione di Fratelli Carli Spa, può raccontare come vincere sul mercato, non solo grazie alla propria storia?

Fratelli Carli è un’icona del food e dell’impresa italiani. Come sposate oggi tradizione e modernità?
Nella continuità della relazione con il cliente; è sempre stata il nostro nucleo centrale, per poter proporre al mercato un prodotto di qualità e per fidelizzare il cliente stesso dall’arrivo dell’ordine fino alla consegna a casa della merce. Oggi questa relazione è ancora più fondamentale in tutte le nostre attività; la centralità del cliente ci ha fatti crescere sia come portafoglio prodotti sia come novità che proponiamo al mercato.

Tipo?
Tipo una novità che sembra andare un po’ in contraddizione con la nostra storia e il nostro marchio: l’apertura dei nostri punti vendita. Abbiamo aperto prima un flagship store a Padova, poi un emporio a Imperia, poi un punto vendita in centro a Torino, un negozio che esplora la multicanalità in cui si declinano ormai i nostri prodotti.

Ma siete anche molto forti sull’e-commerce…
Cetto. Siamo sì molto legati al passato – pensi che il mio bisnonno era tipografo e abbiamo ancora una tipografia all’interno dell’azienda – ma nonostante questo legame, la nostra volontà è quella di cercare l’innovazione. A ottobre 1996 abbiamo ricevuto il primo ordine online e possiamo considerarci tra i primi in Italia a vantare questo canale di acquisizione di ordini. Ci abbiamo creduto 100 anni fa, ci crediamo oggi, non abbiamo mai tradito la nostra vocazione.

Il commercio elettronico vi dà anche soddisfazioni “numeriche”?
Il transato online dell’azienda è intorno al 14% del fatturato, una cifra molto importante specialmente in Italia. Dall’estero, invece, facciamo circa il 30% di ordini tramite l’online, in Paesi come Germania, Francia, Svizzera, Inghilterra. Lo vediamo anche nella cosmetica, dove abbiamo realizzato una “brand extension” con il marchio Mediterranea.

E in generale, come va il fatturato della Fratelli Carli?
In crescita, particolarmente sull’online. L’esperienza nei negozi, poi, non vuole essere un sostitutivo dell’acquisto a distanza ma un modo per dare al cliente di provare un’esperienza in più.

E all’estero?
Sull’alimentare siamo forti in Francia, Germania, Svizzera, Austria, Inghilterra e abbiamo creato una Fratelli Carli Usa per avere un presidio laggiù: un mercato che va molto bene, con tassi di redemption incredibili. Di fatto, negli Usa – e non solo – vendiamo ciò che siamo: 100 anni di esperienza su un prodotto molto importante come l’olio d’oliva, che negli Stati Uniti ha un ottimo mercato.

Cina?
La guardiamo, ma vogliamo capire prima quel mercato e poi trovare il modo giusto per presidiarlo.

Quanto è vincente abbinare Carli, olio d’oliva e made in Italy?
Di sicuro la nostra penisola sull’olio ha una forza importante e il nostro brand ha una grande tradizione. Oggi il sistema Paese dovrebbe fare di più per salvaguardare il made in Italy, perché non c’è una politica commerciale così forte che possa guidare la crescita e la penetrazione all’estero. Ci vorrebbe una visione comune più forte.

E anche fare squadra tra imprese…
Il dialogo tra imprenditori c’è, ma è più difficile concretizzare una visione unica. Per il futuro è l’unico modo per fare fronte comune nell’area food in Italia. Si tratta di una sfida importante; se andiamo all’estero e guardiamo gli scaffali dell’olio d’oliva nei supermercati, c’è maggiore scelta che da noi e il consumatore è ancora più confuso tra prodotti greci, turchi, spagnoli… C’è tanto bisogno di fare cultura e l’online potrebbe aiutare anche in questo.

Il Made in Verona è protagonista a Praga

Tre giorni fitti di appuntamenti e incontri d’affari per diciotto imprese veronesi del settore Moda e Agroalimentare, che sono partite ieri alla volta di Praga per una serie di incontri bilaterali con importatori e distributori del mercato ceco, oltre che visite ai più importanti stabilimenti della GDO e negozi specializzati, per le imprese del settore agroalimentare.

La serata di martedì 15 maggio è stata dedicata alla promozione del Sistema Verona: il programma includeva anche un concerto al pianoforte eseguito dagli artisti della Fondazione Arena e una sfilata di moda realizzata dalle imprese veronesi partecipanti alla missione. Per concludere l’evento, una delegazione di chef ha proposto, presso la prestigiosa location di Palazzo Zofin, una cena a base di specialità tipiche, realizzata con i prodotti offerti dalle imprese veronesi ed accompagnata dai 105 vini vincitori del concorso enologico Verona Wine Top.

La tre giorni, organizzata dalla Camera di Commercio di Verona, in collaborazione con la Camera di Commercio e dell’Industria Italo Ceca di Praga, ha lo scopo di consolidare l’immagine della produzione veronese in un mercato che nel 2011 ha registrato un incremento del Pil del 1,7%.

Francesca SCARABELLI

Bollino di qualità per le imprese in Toscana

di Alessia CASIRAGHI

Finanziamenti a fondo perduto in conto capitale destinati alle Pmi che operano nel settore beni e erogazione dei servizi, decise ad ottenere la certificazione di qualità. La Camera di Commercio di Arezzo stanzia contributi per le imprese per l’acquisizione di certificati di qualità , sia inerenti l’area produttiva sia la sostenibilità ambientale.

I contributi potranno arrivare a coprire fino al 20% delle spese sostenute dalle piccole e medie imprese, mentre l’importo massimo è fissato a 3.098,74 euro per ciascuna impresa.
Fanno eccezione le pmi toscane che operano nel settore agroalimentare: per loro l’importo massimo di finanziamento sarà maggiorato. Tutte le aziende interessate ad ottenere la certificazione Vision 2000, potranno poi avanzare richiesta per l’ottenimento di un secondo finanziamento dalla Camera di Commercio di Arezzo.

L’unico vincolo per l’ottenimento del finanziamento riguarda i tempi di realizzazione: l’acquisizione della certificazione di qualità dovrà tassativamente concludersi entro 2 anni dalla concessione dei contributi.

E’ possibile inviare la propria richiesta di adesione al bando direttamente alla Camera di Commercio di Arezzo. Per tutte le informazioni e le scadenze relative alla partecipazione al bando, è possibile consultare il sito della Camera di Commercio aretina.

Intesa Unioncamere-Onaf per promuovere le eccellenze agroalimentari del Made in Italy

Unioncamere e Onaf rappresentati dai rispettivi presidenti, Ferruccio Dardanello e Pier Carlo Adami, hanno stipulato pochi giorni fa a Roma una intesa per la valorizzare la tradizione casearia nazionale, favorendone la qualificazione, la certificazione e la promozione sia in Italia che all’estero, anche in funzione di una maggiore incisività dei progetti di promozione delle eccellenze agroalimentari italiane nel mondo.

Dardanello di Unioncamere ha commentato: “L’attenzione alla qualità, la difesa dell’originalità, la promozione delle eccellenze dei nostri straordinari territori sono gli strumenti attraverso cui le Camere di commercio sostengono da sempre le imprese italiane e i loro prodotti agroalimentari sul mercato globale. Con l’accordo di oggi il sistema camerale si impegna, insieme all’Onaf, a individuare azioni comuni per valorizzare ancora di più i nostri formaggi nell’offerta gastronomica sulle tavole italiane e nel mondo. Con una particolare attenzione alla loro integrazione nel progetto del marchio Ospitalità Italiana che Unioncamere ha lanciato lo scorso anno per certificare i ristoranti italiani ‘doc’ nei cinque continenti. Un contributo concreto alla diffusione dei veri sapori della nostra enogastronomia e alla loro tutela, anche in chiave di lotta alla contraffazione“.

Pier Carlo Adami di Onaf ha ribadito: “L’intesa Unioncamere-Onaf ha il sapore di un ritorno alle origini, proprio presso una Camera di Commercio, quella di Cuneo, nacque infatti la nostra Associazione. Insieme abbiamo mosso i primi passi ed ora, dopo vent’anni, si potranno trovare insieme attività ed interventi che siano di sostegno e valorizzazione della eccellenza casearia. Mettere a disposizione del Sistema Camerale le nostre capacità e conoscenze, unite ad una passione concreta e professionale, per sviluppare l’accoglienza del comparto gastronomico caseario in Italia, come al di là dei confini, sarà un impegno ed un giustificato orgoglio“.

Unioncamere si impegnerà a promuovere presso le Camere di commercio le attività dell’ONAF e delle sue articolazioni territoriali al fine di favorire la nascita di collaborazioni operative sia a livello territoriale che nazionale. Da parte sua, l’Onaf metterà a disposizione le proprie iniziative e le proprie professionalità per la realizzazione di attività promozionali, convegnistiche o di studio che le parti decideranno di intraprendere.