Quali sono i costi indeducibili?

In questa rapida guida andremo ad affrontare le annose perplessità e gli oneri legati al mondo del Fisco. Un approfondimento rapido ed essenziale su quelli che sono i costi deducibili e soprattutto quelli indeducibili per un contribuente.

Costi deducibili e indeducibili, cosa sono?

Dunque, quando parliamo di rendere conto al Fisco per gli introiti e le spese del contribuente, si parla anche di deducibilità o indeducibilità dei costi che chi andrà a pagare le tasse dovrà riscontrare. Ma cosa si intende con costi deducibili e cosa con il suo esatto contrario, ovvero indeducibili?

Quando si parla di deducibilità, nel caso dei costi (o oneri deducibili) si fa riferimento ad importi che il contribuente (sia esso una persona fisica o una persona giuridica) può andare a sottrarre dal proprio reddito allo scopo di ridurre la base imponibile, ai fini dell’imposizione diretta, nota anche come deduzione.

Ovviamente, nel caso di indeducibilità si fa riferimento a quei costi o quegli oneri che non possono essere sottratti dal proprio reddito, quindi non si può ottenere la riduzione della propria base imponibile.

In parole molto povere ma efficaci, i costi indeducibili vanno sommati alla base imponibile fiscale, ovvero all’importo che devi utilizzare per calcolare le imposte.

Ma quali sono, dunque i costi indeducibili?

La domanda che più di tutte attanaglia il contribuente, in vista della propria dichiarazione dei redditi e quindi di trarre il bilancio della propria possibilità di detrazione è proprio la seguente: quali sono i costi indeducbili?

Potremmo, molto brevemente dare risposta a questa domanda elencando quegli oneri o costi che non possono essere per forza di cose dedotti, parlando di prime, sussidiarie, costi di consumo, merci (voce B6 inerente al conto economico) ammortamenti (per le auto si deduce solo il 20% in generale), canoni di locazione, affitto, noleggio e leasing di beni sia materiali che immateriali ed inoltre anche i costi per servizi.

E, dunque, come si possono registrare i costi non deducibili (o indeducibili che dir si voglia)?

La risposta in questo caso è presto data. Si può ben dire che la registrazione avviene con un unico conto di costo. In tal caso, infatti, vanno inseriti nell”anagrafica del conto. Andiamo a vedere un pratico esempio, nel caso del “carburante autovetture” si dovrà inserire la percentuale di “indeducibilita” prevista dalla normativa fiscale quindi accedere allo spazio dedicato alla funzione piano dei conti andare su modifica conti e quindi nel piano percentuale di ideducibilità.

Costi indeducibili, cos’altro occorre sapere

Va aggiunto, a questa nostra rapida guida che un recente ordine della Cassazione ha stabilito che i costi indeducibili di una azienda possono divenire utili per i soci.

E’ quanto accaduto ad una Società a responsabilità limitata, con ristretta base partecipativa . Arrivati in sede di accertamento, vengono contestati come indeducibili dei costi (regolarmente iscritti in bilancio). Tuttavia, questi costi invece di essere portati in aumento della base imponibile Ires della società, sono stati assimilati ad utili non contabilizzati e distribuiti ai soci, come fossero stati accertati dei ricavi in nero divisi tra gli stessi soci. Uno dei soci vi ha fatto ricorso. La cassazione ha, però, respinto il ricorso.

La sostanza della questione si certifica come se la società avesse conseguito un reddito, lo avesse distribuito ai soci e questi avessero utilizzato quella disponibilità economica, quota parte, per acquistare qualcosa ad uso personale che è stato contabilizzato dalla società come un costo, sostenuto, ma indeducibile.

Dunque, questo è quanto vi fosse di più strettamente necessario ed utile al fine delle perplessità legate ai costi deducibili, qualora siate pronti a dover stabilire e calcolare la vostra situazione fiscale e cosa abbiate o meno da poter detrarre.

 

Cosa rientra nei beni strumentali?

Oggi ci occuperemo nel mondo dei beni strumentali, una categoria di beni che compongono il lavoro di un’azienda e quindi di una partita IVA. Andremo a vedere, nel dettaglio cosa rientra nei beni strumentali e quali possono essere i coefficienti di ammortamento degli stessi.

Beni strumentali, cosa sono

Innanzitutto, senza troppi giri di parole, andiamo a precisare cosa si intende quando si parla di beni strumentali. Dunque, per beni strumentali si intendono quelli che un’impresa acquista per un uso pluriennale, in quanto essi contribuiscono all’attività per un periodo superiore all’esercizio. Rientrano in questa specifica categoria un immobile o anche un macchinario, come un computer o altri accessori utili allo sviluppo della stessa azienda.

Quindi, potremmo dire più dettagliatamente che nella definizione di beni strumentali sono compresi tutti quei beni materiali e immateriali (es. attrezzature, impianti, marchi, brevetti) che le imprese e i professionisti utilizzano per svolgere la propria attività. Si tratta di beni, dunque, che vengono utilizzati per un periodo di più anni.

Coefficienti di ammortamento per i beni strumentali

Ovviamente, per rientrare sempre al meglio nei bilanci aziendali, è lecito chiedersi quale sia la detraibilità di tali beni. E’ bene, a tal proposito, sapere che per ogni bene strumentale il ministero delle Finanze ha stabilito specifici coefficienti di ammortamento. In pratica, quando si parla di ammortamento, si tratta di una percentuale da applicare al costo di acquisto per stabilire periodicamente, ogni anno, quanta parte di questo costo si potrà scaricare, quindi si può sottrarre dai ricavi per ottenere il reddito su cui poi andare a pagare le tasse. In particolare, la legge stabilisce le seguenti percentuali di ammortamento:

  • Immobili 3%;
  • Costruzioni leggere 10%;
  • Mobili e macchine d’ufficio 12%;
  • Condizionatori e frigoriferi 15%;
  • Computer, stampanti, copiatrici, sistemi telefonici 20%;
  • Impianti di comunicazione interna 25%;
  • Impianti di allarme e ripresa fotografica 30%;
  • Spese di ristrutturazione locali adibiti all’attività 20%;
  • Autoveicoli e motocicli 25%.

Queste elencate sopra, le principali categorie di beni strumentali ed il loro ammortamento. Una domanda abbastanza frequente tra le aziende è chi può ammortizzare i suddetti beni dalle proprie spese.

Chi può ammortizzare i beni strumentali

L’ammortamento dei beni strumentali può essere fatto dalle imprese  ma anche dai professionisti. Queste categorie di lavoro possono dedurre, dunque, il costo dei beni acquistati sulla base dei coefficienti di ammortamento previsti dal ministero. In tale modo, il reddito imponibile ai fini del calcolo delle imposte gli sarà ridotto dell’importo delle quote di ammortamento.

Per fare un breve esempio, nel caso di un’impresa che ha un reddito imponibile di € 10.000 ed essa acquista un macchinario del valore di € 5.000, sarà ammortizzabile in 5 anni (€ 1.000 all’anno). Quindi, ogni anno l’impresa può dedurre dal proprio reddito la quota di ammortamento di € 1.000. Di conseguenza, l’importo su cui dovrà pagare le imposte (reddito imponibile) si ridurrà a € 9.000.

Agevolazioni e incentivi per beni strumentali

Per agevolare e incentivare l’acquisto di beni strumentali, la legge ha fissato alcune regole. Un esempio è l’agevolazione prevista dal Piano nazionale Industria 4.0 che riguarda sia i beni materiali che immateriali connessi alla trasformazione tecnologica e digitale, come macchinari avanzati, robot, software. Per queste tipologie di beni è prevista una durata di ammortamento ridotta.

Mentre, nel caso della legge Sabatini abbiamo un esempio di incentivo, sicché essa permette alle PMI di accedere più facilmente ai finanziamenti. In particolare, le imprese possono richiedere allo stato un contributo sugli interessi dei finanziamenti relativi all’acquisto di beni strumentali.

Dunque, ora che abbiamo fatto un bel po’ di luce sulla questione relativa ai beni strumentali, non vi resta che procedere agli acquisti di questi stessi beni per ampliare la vostra azienda, stando con l’anima rasserenata su ciò che potrete detrarre e su quali agevolazioni potreste avere all’acquisto degli stessi.

Chiarimenti dall’Agenzia delle Entrate su ammortamenti, Iva e regime di cassa

L’Agenzia delle Entrate ha chiarito una serie di dubbi relativi ad ammortamenti, IRI, regime di cassa e Iva nella circolare 8/E del 7 aprile 2017, che fornisce una lunga serie di precisazioni in relazione all’applicazione di nuove normative, anche in vista della stagione dichiarativa.

Per quanto riguarda l’iperammortamento al 250% per l’acquisto di macchinari digitali, è concesso solo alle imprese e non a professionisti ed autonomi. In questo caso, il software se è acquistato insieme al bene materiale, beneficia della maggiorazione al 150%, altrimenti è agevolato con il superammortamento al 140%, quindi con maggiorazione limitata al 40%.

Se un macchinario digitale, incluso nell’elenco dei beni ammessi all’iperammortamento, è acquistato nel 2016, non può utilizzare l’agevolazione al 250%, che in base alla normativa si applica solo ai beni immateriali acquistati nel 2017, oppure entro il 30 giugno 2018 con almeno il 20% di acconto pagato entro il 31 dicembre 2017. Questo, indipendentemente dal fatto che venga poi interconnesso nel 2017. Il bene in questione, acquistato nel 2016, potrà invece essere ammesso al superammortamenti al 140%.

Per essere definito interconnesso un bene deve:

  • scambiare informazioni con sistemi interni o esterni, per mezzo di un collegamento basato su specifiche documentate, disponibili pubblicamente e internazionalmente riconosciute;
  • essere identificato univocamente, al fine di riconoscere l’origine delle informazioni, mediante utilizzo di standard di indirizzamento internazionale riconosciuti.

La base imponibile della nuova imposta sul reddito d’impresa si calcola in due passaggi: determinazione reddito d’impresa secondo le ordinarie disposizioni e deduzione dal reddito delle somme prelevate dai soci a carico dell’utile.

La Legge di Bilancio 2017 prevede il regime di cassa per le imprese minori. Tuttavia, sono previste alcune deroghe. Plusvalenze e minusvalenze, sopravvenienze attive e passive, sono imponibili o deducibili per competenza. Le assegnazioni di beni ai soci o la loro destinazione a finalità estranee all’esercizio di impresa, il valore normale dei beni concorrerà alla formazione del reddito nel periodi di competenza.

Per quanto riguarda le nuove comunicazioni sulle fatture emesse e ricevute, non c’è alcun obbligo per le operazioni che non richiedono fattura, indipendentemente dall’importo.
Relativamente ai rimborsi Iva, l’innalzamento da 15mila a 30mila euro della soglia entro cui è possibile ottenere il rimborso Iva senza altri adempimenti, si applica anche ai rimborsi in corso di esecuzione alla data del 3 dicembre 2016, entrata in vigore del dl 193/2016.

Vera MORETTI