Gli aumenti 2015 danneggiano gli autonomi

Siccome il 2015 si preannuncia come un altro anno difficile per imprese e professionisti, il Governo ha pensato bene di renderlo ancora più difficile mettendo in pista una serie di aumenti 2015 che penalizzeranno soprattutto questi ultimi e gli autonomi.

È vero, i rincari all’inizio di ogni anno sono un classico come la conta dei feriti dopo i botti di San Silvestro, ma questa volta, complice anche la congiuntura economica disastrosa, gli aumenti 2015 suonano ancora più stonati.

I conti li ha fatti la Cgia, che ha messo in fila i 12 aumenti 2015 che ci aspetteranno dall’1 gennaio in poi. Eccoli in rigoroso ordine alfabetico: acqua potabile; benzina e gasolio per autotrazione; birra e prodotti alcolici; contributi previdenziali artigiani e commercianti; contributi previdenziali gestione separata Inps; Iva per acquisto pellet; multe per violazione del codice della strada; pedaggi autostradali; riduzione esenzioni sui capitali percepiti in caso di morte in presenza di assicurazione sulla vita; tassazione fondi pensione; tassazione rivalutazione Tfr; tasse automobilistiche per auto e moto ultraventennali di interesse storico e collezionistico.

Secondo la Cgia, a essere maggiormente colpiti dagli aumenti 2015 saranno, formatori, ricercatori, informatici, creativi e altri consulenti, di norma operanti al di fuori di Ordini e Albi professionali, che lavorano per imprese o enti della Pubblica Amministrazione.

Infatti, come sostiene il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi, “i soggetti interessati da questi aumenti saranno in particolar modo gli automobilisti e tutte le categorie professionali che utilizzano quotidianamente un’auto o un camion, come i taxisti, gli agenti di commercio, gli autonoleggiatori o gli autotrasportatori. Oltre all’aumento del costo del carburante, dal 1° gennaio scatteranno il ritocco delle sanzioni in caso di violazione del codice della strada, il probabile aumento medio dei pedaggi autostradali fino all’1,5% e le tasse per le auto/moto storiche. Ma coloro che subiranno gli aumenti più preoccupanti saranno le partite Iva iscritte alla sezione separata dell’Inps. Per questi freelance l’aliquota passerà dal 27,72 al 30,72 per cento”.

Questi aumenti 2015 sono dunque un cane che si morde la coda e l’ennesima trovata depressiva per i consumi interni, la cui picchiata è il vero freno alla ripresa dell’economia. Fa notare ancora Bortolussi: “Sebbene sia stato confermato il bonus Irpef per i redditi medio-bassi e le bollette di luce e gas siano destinate a subire una leggera flessione, nel 2015 i consumi delle famiglie continueranno a ristagnare, attestandosi, secondo le previsioni, attorno ad un modesto +0,6%. Seppur in aumento rispetto agli ultimi anni, con questi livelli di crescita torneremo alla situazione pre-crisi solo fra 10-12 anni. Se vogliamo uscire da questa fase di depressione dobbiamo assolutamente rilanciare la domanda interna attraverso un ripresa degli investimenti, una riduzione del carico fiscale e un conseguente incremento degli impieghi a favore delle famiglie e delle piccole imprese. Le decisioni economiche prese in questi ultimi mesi vanno nella direzione giusta, ma sono ancora troppo timide”.

Prezzi in aumento nel 2014

La vita diventa sempre più cara, e il potere d’acquisto delle famiglie sempre più risicato.
Alla luce, poi, dell’aumento dell’Iva, il 2014 si prospetta ancora più difficoltoso, con un ulteriore aumento dei prezzi dello 0,3%.
A rendere noti questi dati è Antonio Golini, presidente Istat, durante un’audizione al Senato che riguardava il ddl Stabilità.

Golini ha approfittato dell’occasione per informare che l’andamento trimestrale del Pil italiano “dovrebbe segnale nel terzo trimestre un calo, seppur limitato, seguito da una debole variazione positiva nel quarto trimestre. Alla fine dell’anno avrebbe quindi termine la fase recessiva iniziata nel secondo semestre del 2011“.
Per questo motivo, il Pil su base annua è previsto in contrazione dell’1,8% rispetto al livello del 2012.

Golini ha anche sottolineato che la recessione ha determinato “gravi conseguenze” sull’intensità del disagio economico: dal 2007 al 2012 il numero di individui in povertà assoluta e’ raddoppiato da 2,4 a 4,8 milioni.
Quasi la metà (2,3 milioni) sono al Sud e di questi poco più di 1 milione sono minori. Aumentano le famiglie che comprano meno: il 65%.

Vera MORETTI

Le pmi affondate dalla pressione fiscale

Le imprese italiane sono sempre più afflitte dalla pressione fiscale, e la situazione non accennerà a migliorare, almeno da qui alla fine dell’anno.

Tra novembre e dicembre, infatti, gli imprenditori del Belpaese saranno chiamati a pagare ben 24 tasse, per un gettito atteso di 76 miliardi di euro.
E, ancora una volta, a pagarne le conseguenze più pesanti saranno le pmi.

Ma ciò che è più allarmante è sapere che il 2014 non porterà nulla di buono, a causa, soprattutto, degli effetti dell’aumento dell’Iva, ma anche delle misure fiscale introdotte dalla Legge di Stabilità.

Secondo la Cgia, e in particolare secondo il suo segretario, Giuseppe Bortolussi, le imprese sono “sfiancate dalla crisi e sempre più a corto di liquidità, c’è il pericolo che molte piccole e micro imprese non riescano a superare questo vero e proprio stress test fiscale“.

Ecco le rate che peseranno di più sulle casse delle pmi:

  • l’acconto IRES, l’imposta sul reddito delle società di capitali, costerà alle imprese 16,9 miliardi di euro;
  • l’IRAP, l’imposta regionale sulle attività produttive, 11,6 miliardi di euro;
  • la seconda rata IMU 4,4 miliardi di euro;
  • gli acconti IRPEF 4,8 miliardi di euro.

Con la fine dell’anno, oltre alle spese per regali e cenoni, si dovrà conteggiare anche la nuova TARES, il tributo ambientale di cui i Comuni devono ancora definire il numero di rateazioni.

E nel 2014? I pensionati subiranno un aggravio fiscale tra i 74 e i 144 euro, secondo le ultime stime della Cgia Mestre, per le famiglie con redditi medio alti il maggior prelievo si aggirerà tra i 70 e i 357 euro, mentre per quelle con redditi bassi si potrà raggiungere la soglia dei141 euro.

Alla luce di questa situazione che potrebbe essere definita incresciosa, anche il Commissario UE José Manuel Barroso ha voluto intervenire: “La crisi economica ha evidenziato la necessità di liberare le imprese dagli ostacoli superflui per stimolare la crescita e l’occupazione. Entro la fine del 2014 la Commissione avrà effettuato quasi 50 valutazioni degli oneri normativi esistenti in vari settori, concentrandosi su ambiente, occupazione e industria. Le leggi inutili indeboliscono le leggi necessarie“.

Vera MORETTI

Confcom: “Negozianti ammortizzeranno l’aumento Iva”

Da inizio settimana l’Imposta sul valore aggiunto è drammaticamente passata dal 21% al 22%, complice anche la crisi di governo di questi ultimi giorni che ha inesorabilmente bloccato i lavori parlamentari regolari.

Il direttore di Confcommercio Mantova Nicola Dal Dosso in merito ha dichiarato: «Come in occasione del precedente incremento dell’Iva avvenuto un anno fa con il decreto Salva Italia, anche questa volta la rete distributiva farà da ammortizzatore assorbendo l’aumento. Infatti la maggioranza dei piccoli e medi imprenditori ha dichiarato di non voler e poter adeguare i prezzi di vendita all’avvenuto aumento dell’Iva accollandosi così la differenza».

«La responsabilità politica – continua con tono polemico il direttore di Confcommercio Mantova – è sempre più rarefatta, i fatti di questi giorni ne danno ampia conferma e il Paese è alla deriva. Con il paradosso che fino a venerdì si parlava di voler diminuire l’imposizione fiscale attraverso il maggior gettito Iva: a quanto pare l’Iva non è più considerata un’imposta. E’ giunta l’ora di un colpo di reni per salvare il salvabile. Un requisito importante c’è ed è rappresentato dalla forza di volontà delle nostre genti e delle nostre imprese».

Jacopo MARCHESANO

Codacons: “L’aumento dell’Iva una stangata da 350 euro a famiglia”

La prima, ovvia, conseguenza della crisi di governo è il blocco totale delle attività parlamentari. Svanita quindi la possibilità di un rinvio dell’ultimo minuto a gennaio dell’Iva, da oggi aumenta di un punto percentuale l’imposta sul valore aggiunto. Una stangata che il Codacons quantifica addirittura di circa 350 euro a famiglia.

«Una lunga serie di beni subirà da oggi un incremento dei listini, con conseguenze pesantissime sui consumi – dichiara il presidente Codacons, Carlo Rienzi – in base alle nostre stime, per effetto della maggiore Iva, gli acquisti delle famiglie registreranno una forte contrazione che potrà raggiungere quota -3% su base annua. L’incremento dell’Iva produrrà inoltre una vera e propria ecatombe nel settore del commercio, con ricadute enormi sul fronte occupazionale e sullo stato economico del nostro Paese»

Sempre secondo l’associazione di difesa dei consumatori, l’aumento dell’Iva farà registrare una vera e propria «ecatombe» nel settore del commercio, con «una raffica di rincari in tutti i settori», dall’abbigliamento agli elettrodomestici agli alimentari.  «In base alle nostre stime, per effetto della maggiore IVA, gli acquisti delle famiglie scenderanno del 3% su base annua», ha concluso preoccupato il presidente Rienzi.

Jacopo MARCHESANO

Bolzano svantaggiata dall’aumento dell’Iva

L’aumento dell’Iva è previsto per domani: porterà, come è stato più volte denunciato, una serie infinita di aggravi e svantaggi a molti settori.

Tra i cittadini comuni, a pagare il conto più salato dell’Iva al 22% saranno i residenti a Bolzano, dove l’aggravio medio annuo è stato stimato a 135 euro. A seguire, le famiglie venete, con 113 euro, quelle emiliano–romagnole, con 111 euro e quelle lombarde, con 108 euro.

Meno danni al Sud, dove in Calabria l’aumento medio annuo per nucleo famigliare sarà di 59 euro, in Sardegna di 57 euro ed in Sicilia di 50 euro. Il dato medio nazionale si attesterà attorno agli 88 euro.

Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA che ha svolto questa indagine con il proprio Ufficio Studi, ha dichiarato a proposito: “Ovviamente a subire gli aggravi maggiori saranno le realtà territoriali dove la propensione alla spesa delle famiglie è più elevata, anche se sappiamo che l’incremento dell’Iva inciderà maggiormente sui redditi famigliari più bassi e meno su quelli più elevati“.

A guadagnarci saranno le casse dello Stato, poiché l’aumento dell’aliquota dovrebbe garantire un maggior gettito pari a 4,2 miliardi di euro all’anno: 2,8 dovrebbero essere a carico delle famiglie, i rimanenti da attribuire agli Enti non commerciali, alla Pubblica Amministrazione e alle imprese.

Ma, poiché non è ancora detta l’ultima parola, Bortolussi ritiene vitale trovare un modo per mantenere invariata l’Iva, e ripropone quanto già detto nei giorni scorsi: “Se la Pubblica amministrazione erogasse immediatamente altri 7 miliardi di euro potremmo incassare un ulteriore miliardo di euro di Iva entro la fine di quest’anno che ci garantirebbe la copertura economica per finanziare il mancato aumento dell’imposta. L’ulteriore sblocco dei pagamenti darebbe un po’ di ossigeno a molte aziende ancora in difficoltà e non comporterebbe nessun problema ai nostri conti pubblici, visto che inciderebbe solo sul debito pubblico e non sul deficit“.

Vera MORETTI

Stoppani: “Il governo dimentica la ristorazione”

 

Intervistato da Radio Rai il presidente di Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, Lino Enrico Stoppani non rinuncia alle polemiche nei confronti del governo Letta: «Ancora una volta l’enogastronomia-ristorazione viene considerata la cenerentola dell’economia italiana. E invece deve  essere inserita a pieno titolo nel patrimonio culturale del Paese. Abbiamo una rete di imprenditori stimati, apprezzati e ricercati in tutto il mondo, che qualificano la cucina italiana e la rendono fondamentale elemento di attrazione della domanda turistica estera».

Stoppani si è schierato anche contro l’aumento dell’Iva sulla «ristorazione sociale, cioè quella relativa ai pasti nelle scuole e nelle aziende» perché, specifica Stoppani, « Esistono attività di ristorazione come quelle relative a circoli privati, circoli sportivi, sagre e feste di partito che sono esenti da Iva e da imposte dirette. Pertanto, prima di ipotizzare un aumento di qualsiasi aliquota sarebbe bene far pagare l’imposta sul valore aggiunto a chi ne è del tutto esente, mettendo fine a disequilibri sociali e concorrenza sleale nel mercato». 

Baretta: “Finanziamo con 2 mld l’abolizione della rata dell’Imu”

 

Sembrerebbe avere le idee chiare il viceministro dell’Economia Baretta per quanto riguarda le prossime mosse del governo sul fronte Imu. L’abolizione della rata di giugno sarà finanziata da uno stanziamento di 2 miliardi che verrà disposto dall’esecutivo entro il prossimo 30 agosto per non far scattare la clausola di salvaguardia, mentre il successivo versamento di dicembre potrà essere cancellato sostituendo l’Imu con l’entrata in vigore per decreto di una nuova imposta federale, modello “service tax”, fin dal prossimo primo settembre.

All’agenzia Agi il vice di Saccomanni dichiara: “L’agenda dei prossimi giorni è densa di impegni per il bilancio dello Stato del 2013, occorre sciogliere il nodo dell’Imu, che comporterà una spesa dai 2 ai 4 miliardi, evitare l’aumento dell’Iva con uno stanziamento di un miliardo, rifinanziare la Cassa integrazione guadagni, ancora un miliardo, trovare la copertura per l’abolizione della Tares con un altro miliardo e poi il provvedimento sugli esodati”.

Dal 2014, Iva al 10% sui distributori automatici di alimenti

Il Governo, si sa, è a caccia di soldi, risorse che possano rimpinguare le casse dello Stato ed evitare di far pesare Imu e Iva sui cittadini.

Ma, se per la tassa sugli immobili e l’aumento dell’aliquota di un punto percentuale è stato tutto rimandato a quest’autunno, qualcosa di concreto già c’è.
Si tratta dell’aumento dell’Iva sui distributori automatici di alimenti e bevande, che passerà dall’attuale 4% al 10%, a cominciare dall’1 gennaio 2014.

Verranno assoggettate all’aliquota del 10% non solo le bevande e gli alimenti prelevati dalle macchinette che generalmente stazionano in uffici, ospedali, locali pubblici ed uffici, ma anche le prestazioni di servizi dipendenti da contratti di appalto aventi ad oggetto forniture o somministrazioni di alimenti e bevande.

In pratica, tutte le vendite di alimenti e bevande, nonché le prestazioni di servizi che hanno ad oggetto la somministrazione di alimenti e bevande scontano l’Iva al 10%.
Dal 2014, anche gli snack, le merendine e le bevande acquistate dai distributori automatici avrà l’Iva al 10%.

Vera MORETTI

In Liguria, oltre 6.500 pmi rischiano di chiudere

E’ un brutto momento per le piccole e medie imprese liguri: la situazione, a causa della crisi, è talmente drammatica, che oltre 6.500 pmi rischiano la chiusura entro il primo trimestre 2014, e 20mila lavoratori rischiano di perdere il posto.

Questi dati, stupefacenti quanto drammatici, sono stati resi noti dal Comitas, l’associazione che riunisce le microimprese nazionali e che ha voluto tracciare il bilancio delle piccole attività alle prese con la crisi.

Ciò che determina il rischio chiusura di così tante aziende è, in primo luogo, il calo dei consumi, ma anche l’aumento della pressione fiscale e le difficoltà nell’accesso al credito bancario, diminuito del 10% nell’arco di un solo anno.

Ma il futuro è reso ancora più incerto dalla Spada di Damocle dell’aumento dell’Iva: se l’aliquota passasse dal 21 al 22%, infatti, i consumi della regione calerebbero ulteriormente, con un’incidenza preoccupante per le imprese artigiane, che secondo l’associazione dovrebbero essere supportate con sgravi fiscali e semplificazioni burocratiche.

Vera MORETTI