Alpa difende a spada tratta il valore dei giuristi

Il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa alza la voce, al XLI Congresso nazionale del notariato, in difesa delle professioni intellettuali, che, ribadisce, hanno natura libera, indipendente e non assimilabile all’attività commerciale delle imprese. “Il contributo dei giuristi – avvocati e notai – all’evoluzione del sistema giuridico in modo che esso rifletta costantemente le esigenze sociali, e non solo quelle economiche – ha ribadito Alpa –, è incommensurabile, e chi ne nega la rilevanza è in malafede oppure orientato a fa prevalere interessi di parte“.

Il presidente Alpa ha poi puntato l’attenzione sui recenti interventi in materia di stabilizzazione: “Le competenze tecniche – ha detto – debbono essere preservate; non è produttivo continuare a screditare le professioni qualificandole come una casta quando il costo per mantenere in vita l’attività svolta è così alto in termini di sacrifici personali e di rischi professionali“. “Gli interessi che tuteliamo – ha proseguito – non sono i nostri ma sono quelli dei cittadini, all’insegna del controllo della legalità e della difesa dei diritti“. Alpa ha infine espresso apprezzamento per le proposte del Consiglio nazionale del notariato in materia di patti per la famiglia.

Avvocati, c’è una categoria da salvare

 

Le criticità del mondo della giustizia sono uno dei mali della società moderna. Il funzionamento del sistema giustizia è uno dei parametri affinché uno Stato possa definirsi democratico. La lentezza dei procedimenti e gli ostacoli frapposti tra il cittadino e l’accesso alla giustizia sono un pericoloso freno anche all’economia. Molti imprenditori (piccoli e grandi) preferiscono investire all’estero nella fondata consapevolezza che, in caso di contenzioso civile, i loro diritti creditori resteranno irrimediabilmente frustrati a causa della lentezza dei processi.

Gli avvocati rappresentano il filtro tra il cittadino e la giustizia e molti degli aberranti provvedimenti emanati dal governo negli ultimi anni, colpiscono non solo la categoria forense, non solo il sistema giustizia ma anche tutti i cittadini indistintamente.

Limitare l’accesso alla giustizia non può essere la panacea per porre rimedio alla lentezza e alla inefficienza della giustizia. Possiamo accettare sacrifici ma non ingiustizie. L’entrata in vigore della media conciliazione obbligatoria e l’aumento sconsiderato del contributo unificato avranno come unico risultato quello di aumentare i costi dell’accesso alla giustizia e forse dissuaderanno qualche cittadino meno abbiente dal far valere i propri diritti in sede giudiziaria.

E tutto ciò a quale prezzo ?

Il prezzo da pagare è altissimo; ed è in primis, la violazione della nostra legge Fondamentale; ovvero la Costituzione.

E’ noto come la questione relativa alla obbligatorietà della media conciliazione sia all’esame della Corte Costituzionale. A prescindere da quella che sarà la decisione della Corte dobbiamo comunque riflettere sull’odiosità e l’inopportunità di una norma che per porre rimedio al sovraffollamento della giustizia limita l’accesso dei cittadini alle corti anziché aumentare le strutture e gli organici.

Dall’altra parte della barricata ci sono gli avvocati, sempre più numerosi in vista delle imminenti liberalizzazioni; un esercito di professionisti spaesati e senza un solido punto di riferimento nelle istituzioni (nonostante in Parlamento il mestiere più voga sia quello dell’avvocato).

Una maggior tutela della nostra categoria e valorizzazione del ruolo dell’avvocato, dinnanzi alle Istituzioni; questo è il primo passo per “salvare” la categoria forense da una morte annunciata.

Nel mio sito web www.matteosantini.org ho individuato alcuni punti critici che intendo affrontare e risolvere, con l’aiuto di tutti, per restituire alla professione la dignità ed il ruolo che si merita.

Questi i punti:

  1. abolizione della media conciliazione obbligatoria
  2. abolizione della figura dell’ausiliario del Giudice
  3. abolizione della disciplina sulle specializzazioni così come concepita dalla legge di riforma
  4. abolizione di ogni parametro connesso al reddito, in riferimento alla prova dell’esercizio continuo della professione (si veda attuale formulazione dell’articolo 20 del DDL 1198)
  5. abolizione dei crediti formativi con individuazione di criteri alternativi per l’assolvimento dell’obbligo di aggiornamento professionale
  6. tutela delle categorie “deboli” dell’avvocatura a) donne in gravidanza e durante i primi anni di vita dei figli b) giovani avvocati c) avvocati diversamente abili
  7. abolizione di ogni barriera (non solo di natura architettonica) che impedisca, di fatto, agli avvocati “svantaggiati” di potere accedere agli uffici giudiziari o, in genere, che limiti l’esercizio dell’attività a cagione delle condizioni fisiche
  8. individuazione e predisposizione degli strumenti che consentano ai giovani avvocati un agevole inserimento professionale all’interno degli studi legali
  9. introduzione all’interno del Tribunale di Roma di asili nido e scuole di infanzia gratuite, destinate ai figli dei colleghi e delle colleghe
  10. creazione ed introduzione di una rivista gratuita on line settimanale, attraverso la quale tutti i colleghi possano essere costantemente informati su novità normative e giurisprudenziali
  11. reintroduzione dell’obbligatorietà delle tariffe forensi e adeguamento delle medesime ed aggiornamento delle stesse (ferme al 2004)
  12. modifica del sistema di accesso e retribuzione delle difese d’ufficio e del patrocinio a spese dello Stato per una migliore garanzia della difesa, onde consentire in concreto l’applicazione dei precetti costituzionali.
  13. partecipazione attiva di tutti i colleghi alle decisioni più rilevanti che coinvolgono gli interessi degli avvocati Romani (ad esempio ricorrendo con maggiore frequenza all’organizzazione di assemblee o mediante altri strumenti partecipativi di democrazia diretta)
  14. modifica del Decreto Legislativo 382/1944 sui Consigli dell’Ordine mediante l’inserimento all’articolo 2 della previsione che, in materia di elezioni forensi, venga eletto di diritto presidente il candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti da parte dell’assemblea degli iscritti.

Avv. Matteo SANTINI | m.santini[at]infoiva.it | www.studiolegalesantini.com | Roma
È titolare dello Studio Legale Santini (sede di Roma). Il suo Studio è attualmente membro del Network LEGAL 500. || È iscritto come Curatore Fallimentare presso il Tribunale di Roma; Presidente Nazionale del Centro Studi e Ricerche sul Diritto della Famiglia e dei Minori; Membro dell’AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Consigliere Nazionale AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Responsabile per la Regione Lazio dell’Associazione Avvocati Cristiani; Membro dell’I.B.A. (International Bar Association); Membro della Commissione Osservatorio Giustizia dell’Ordine degli Avvocati di Roma; Segretario dell’Associazione degli Avvocati Romani; Conciliatore Societario abilitato ai sensi del Decreto Legislativo n. 5/2003; Direttore del “Notiziario Scientifico di Diritto di Famiglia”; Membro del Comitato Scientifico dell’ A.N.A.C. || Autore del Manuale sul trasferimento dell’Azienda edito dalla Giuffré (2006); Co-autore del Manuale sul Private Equity (2009 Edizione Le Fonti). || Docente di diritto e procedura penale al Corso in Scienze Psicologiche e Analisi delle Condotte Criminali (Federazione Polizia di Stato 2005). || Collabora in qualità di autore di pubblicazioni scientifiche con le seguenti riviste giuridiche: Diritto & Giustizia (Giuffré Editore); Corriere La Tribuna (Edizioni RCS); Notiziario Giuridico Telematico; Giustizia Oggi; Associazione Romana Studi Giuridici; Il Sole 24 Ore; Studium Fori; Filo Diritto; Erga Omnes; Iussit; Leggi Web; Diritto.net; Ius on Demand; Overlex; Altalex; Ergaomnes; Civile.it; Diritto in Rete; Diritto sul Web; Iusseek.

La politica delle parole

di Matteo SANTINI

La politica delle parole vale anche per la categoria forense; è la politica di chi fa finta di protestare contro provvedimenti osceni che stanno giorno dopo giorno annichilendo e mortificando la professione forense, mentre, di fatto, fa l’occhiolino ai poteri forti che vorrebbero una categoria forense a servizio delle grandi imprese. La politica delle parole è quella di chi coltiva solo il proprio orticello dimenticando che se non si lavora tutti insieme, le grandi carestie colpiscono inesorabilmente la terra di tutti.

Rassegnazione o vigliaccheria ? Forse entrambe le cose; il servilismo nei confronti dei potenti è un malcostume tipicamente Italiano, in parte giustificato dal timore che se si è da soli ad alzare il capo, si viene più agevolmente individuati e schiacciati. L’occhiolino ai potenti ci rende apparentemente più sereni; falsamente convinti di godere della protezione dei forti e magari speranzosi di potere un domani raccogliere le briciole della grande torta ormai divorata dalle grandi avide bocche.

E’ ora di cambiare ma le parole non bastano. E’ ora che tutti gli avvocati, si rendano conto che è in atto una campagna mediatica e legislativa finalizzata all’annientamento della categoria. Rispetto a quanto affermato nella recente manovra economica (approvata da “illustri” colleghi che siedono in Parlamento), rispondo che la professione forense mai e poi mai rientrerà tra le attività economiche di cui all’articolo 41 della Costituzione. La nostra non è attività di impresa.

La nostra tutela Costituzionale discende direttamente da un altro articolo (che non è il 41 come a molti fa comodo pensare): mi riferisco ovviamente all’articolo 24. Oltretutto, la funzione di interesse pubblico svolta dagli avvocati è confermata dalla stessa normativa comunitaria, recepita dall’ordinamento italiano. Quali sarebbero le indebite restrizioni all’accesso e all’esercizio delle professioni di cui all’articolo 3 del DL 138/2011 ? Se, consideriamo come indebite restrizioni le disposizioni volte a limitare il numero degli iscritti, a verificare l’effettiva preparazione degli aspiranti avvocati attraverso un esame di stato serio e rigoroso, a limitare forme di concorrenza sleale mediante aste al ribasso sulle tariffe dei servizi professionali, allora ciò significa che il nostro legislatore, oltre ad essere molto abile nel rovesciare e mistificare la realtà, possiede anche un macabro umorismo. In Italia siamo in 240mila avvocati: mi viene il dubbio che le restrizioni “debite” o “indebite” che si vogliono abolire, in passato non siano mai esistite o quanto meno non abbiano funzionato!

Avv. Matteo SANTINI | m.santini[at]infoiva.it | www.studiolegalesantini.com | Roma
È titolare dello Studio Legale Santini (sede di Roma). Il suo Studio è attualmente membro del Network LEGAL 500. || È iscritto come Curatore Fallimentare presso il Tribunale di Roma; Presidente Nazionale del Centro Studi e Ricerche sul Diritto della Famiglia e dei Minori; Membro dell’AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Consigliere Nazionale AGIT (associazione avvocati Giusconsumeristi); Responsabile per la Regione Lazio dell’Associazione Avvocati Cristiani; Membro dell’I.B.A. (International Bar Association); Membro della Commissione Osservatorio Giustizia dell’Ordine degli Avvocati di Roma; Segretario dell’Associazione degli Avvocati Romani; Conciliatore Societario abilitato ai sensi del Decreto Legislativo n. 5/2003; Direttore del “Notiziario Scientifico di Diritto di Famiglia”; Membro del Comitato Scientifico dell’ A.N.A.C. || Autore del Manuale sul trasferimento dell’Azienda edito dalla Giuffré (2006); Co-autore del Manuale sul Private Equity (2009 Edizione Le Fonti). || Docente di diritto e procedura penale al Corso in Scienze Psicologiche e Analisi delle Condotte Criminali (Federazione Polizia di Stato 2005). || Collabora in qualità di autore di pubblicazioni scientifiche con le seguenti riviste giuridiche: Diritto & Giustizia (Giuffré Editore); Corriere La Tribuna (Edizioni RCS); Notiziario Giuridico Telematico; Giustizia Oggi; Associazione Romana Studi Giuridici; Il Sole 24 Ore; Studium Fori; Filo Diritto; Erga Omnes; Iussit; Leggi Web; Diritto.net; Ius on Demand; Overlex; Altalex; Ergaomnes; Civile.it; Diritto in Rete; Diritto sul Web; Iusseek.

Avvocati, l’Organismo unitario dell’Avvocatura boccia la Manovra

Un altro attacco dalle professioni alla manovra economica. Questa volta tocca presidente dell’Organismo unitario dell’Avvocatura, Maurizio de Tilla, che boccia l’ultima versione della Finanziaria: “Grave e vergognoso – afferma – che nella manovra economica sia stata inserita una norma che prevede il pagamento raddoppiato del contributo unificato per i cittadini che non intendono avvalersi nell’ambito della loro libertà della media-conciliazione nella giustizia civile“.

De Tilla conferma infine “le critiche relative all’attacco contro le libere professioni con l’inserimento della riforma professionale nell’articolo 3, nonché la contestazione degli altri provvedimenti relativi alla giustizia: eliminazione dei tribunali minori, aumento del contributo unificato, nonché la previsione di sanzioni disciplinari per avvocati e magistrati impossibilitati a rispettare il calendario dei processi”.

Monito del presidente del Cnf sulla manovra di riforma professionale

Guido Alpa, presidente del Cnf si è rivolto con una lettera all’avvocatura per chiarire i punti salienti della manovra di riforma delle professioni, secondo d.p.r. 6 luglio 2011,n. 98 (convertita in legge il 15 luglio 2011,n. 111). Di seguito il testo della lettera:

Ogni proposta per rimediare alla drammatica congiuntura economica in cui si trova il Paese deve tener conto della situazione dei professionisti al pari di quella delle imprese. Il lavoro indipendente ha subito gravi contrazioni e non ha ancora potuto contare su sussidi e incentivi.

I rimedi alla crisi finanziaria e al risanamento del debito pubblico non hanno alcun rapporto con gli ordini professionali che assicurano la legalità la qualità e la sicurezza nell’esercizio delle professioni. Attendiamo di esaminare le proposte del Governo per assumere le nostre determinazioni. La solidarietà e l’impegno dovuti da tutti in queste circostanze non possono richiedere ai professionisti il sacrificio di rinunciare alla liberta di organizzazione e non possono travolgere le basi delle professioni intellettuali protette dalla Costituzione nell’interesse dei cittadini. Le misure d’ urgenza non possono travolgere i diritti fondamentali e le garanzie rappresentate dalle professioni. Si tratterebbe peraltro di un sacrificio insulso che non porterebbe alcun beneficio ma solo danni“.

LIBERALIZZAZIONI (pericolo scampato?)

Chi pensava che il rischio della mercificazione e della disgregazione della categoria forense, fosse ormai scongiurato, dopo le proteste dell’avvocatura che hanno portato al ritiro dell’articolo 39 bis della manovra finanziaria appena approvata dal Governo, resterà deluso nel leggere il testo dell’articolo l’Articolo 29 1-bis ovvero “Al fine di incrementare il tasso di crescita dell’economia nazionale, ferme restando le categorie di cui all’articolo 33, quinto comma, della Costituzione, sentita l’Alta Commissione di cui al comma 2, il Governo formulerà alle categorie interessate proposte di riforma in materia di liberalizzazione dei servizi e delle attività economiche; trascorso il termine di otto mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, ciò che non sarà espressamente regolamentato sarà libero”.

In primis, non si comprende, se le “proposte di riforma in materia di liberalizzazione” da parte del Governo, siano vincolanti o meno per le categorie coinvolte. Cosa accade se il Governo non formula alcuna proposta ? Sarà comunque necessario provvedere alla regolamentazione entro 8 mesi ? Il testo dell’articolo 29 comma 1 – bis è assolutamente lacunoso. Ma soprattutto: in che modo le categorie professionali possono recepire le “proposte” del Governo ? A leggere il testo, dovrebbe essere l’organo istituzionalmente rappresentativo della categoria a dover recepire i “suggerimenti” del governo, traducendoli poi in un regolamento “ad hoc”. Si tratterebbe in sostanza, di consegnare una delega in bianco al Consiglio Nazionale Forense, per l’emanazione di un regolamento, che non esiterei a definire “il padre di tutti i regolamenti” ovvero un provvedimento che, avrebbe come fine ultimo di consentire al CNF di disciplinare (rectius: di riformare) in toto, la professione forense. Decisamente un passo in avanti, rispetto al DDL 1198 sulla modifica dell’ordinamento professionale, che attribuiva ampissimi facoltà e poteri al CNF, sovrapponendo la potestà regolamentare, con la rappresentanza politica ed istituzionale dell’avvocatura e con la funzione giurisdizionale. Il DDL giace (per fortuna) ormai dai tempo in Senato, forse destinato ad essere ritirato, ma il medesimo risultato e le medesime intenzioni dell’estensore del DDL 1198 potranno essere ottenute, direttamente dall’organo che avrà il “compito” di scrivere il regolamento destinato a cambiare per sempre la vita degli avvocati. Ovviamente, promanando da un organo rappresentativo della nostra categoria, ci aspettiamo un regolamento che sia all’altezza del ruolo istituzionale ricoperto dal CNF ma soprattutto che tuteli realmente gli interessi ed i diritti della categoria forense, contemperando le legittime spinte verso la liberalizzazione con le peculiarità della nostra professione (si vedano anche le deroghe previste dalla cd direttiva Bolkestein in materia di servizi di interesse generale) e con il suo ruolo sociale e di valenza costituzionale, tenendo a mente che “liberalizzare” non significa e non può significare in alcun modo “svendere” o “mercificare” o ancor peggio “ridicolizzare” una professione che, al contrario, ha assoluto bisogno di essere valorizzata e difesa anche di fronte alla collettività che, complice una campagna mediatica denigratoria nei confronti della categoria forense, ritiene quella degli avvocati una lobby di affaristi, dimenticando non solo la drammatica situazione di precarietà in cui versano migliaia di avvocati ma soprattutto ignorando il ruolo di assoluto rilievo nel panorama istituzionale della figura dell’avvocato, come filtro tra il cittadino e la giustizia e pertanto come portatore dell’interesse del cittadino, a fare valere i propri diritti, dinnanzi agli organi della giustizia.

Quale sarà il prezzo che la categoria forense dovrà pagare a favore della liberalizzazione ?

Mala tempora currunt, sed peiora parantur …. a meno che l’esercito degli avvocati, si desti in tempo utile per evitare la catastrofe.

Avv. Matteo SANTINI | m.santini[at]infoiva.it | www.studiolegalesantini.com | Roma
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Avvocati, alla Camera riparte la riforma

Inizia questa settimana l’esame del Decreto legge sulla manovra Finanziaria. Ampio il capitolo dedicato al lavoro. Le audizioni dei rappresentanti dell’Abi, dell’Isfol e del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro in merito all’indagine conoscitiva sul mercato del lavoro tra dinamiche di accesso e fattori di sviluppo sono spalmate tra martedì 12, mercoledì 13 e giovedì 14 luglio in commissione Lavoro a Montecitorio. Sempre in commissione Lavoro prosegue l’esame del provvedimento sull’erogazione dei trattamenti pensionistici di reversibilità con il relatore Massimiliano Fedriga. La stessa commissione, mercoledì 13 luglio, è stata impegnata nelle modifiche al testo concernente il sostegno alla maternità e l’introduzione del congedo di paternità obbligatorio, presentate da Silvano Moffa. Nello stesso giorno sono proseguiti i lavori della commissione Lavoro di Palazzo Madama sulle norme relative alle rappresentanze sindacali unitarie nei luoghi di lavoro, sulla rappresentatività e sull’efficacia dei contratti collettivi di lavoro. La relazione è stata affidata a Pasquale Giuliano, su iniziativa di Paolo Nerozzi. Per questa settimana, infine, non è invece previsto l’esame delle misure di sostegno e di incentivo per lo sviluppo delle libere professioni di Antonino Lo Presti.

Rimane assegnata alle commissioni Giustizia e Attività produttive riunite della Camera, e alle rispettive relatrici Maria Grazia Siliquini e Monica Faenzi, la “proposta di legge di iniziativa popolare in materia di riforma delle professioni e testi abbinati”. Sempre in commissione Giustizia, mercoledì 13 luglio, è ripreso l’esame della riforma dell’accesso alla professione forense e del raccordo con l’istruzione universitaria. Relatore, Roberto Cassinelli. In commissione Giustizia al Senato, sempre il 13 luglio, l’esame del disegno di legge sul processo breve del relatore Giuseppe Valentino. Approda in commissione alla Camera l’indagine conoscitiva sulla consistenza, gestione e dismissione del patrimonio immobiliare degli enti previdenziali pubblici e privati. I presidenti degli Ordini dei medici delle province di Catania, Ferrara, Potenza, Bologna e Latina, e i consiglieri nazionali dell’Enpam hanno riferito mercoledì 13 luglio sulla gestione del patrimonio mobiliare dell’Ente. Intanto, sempre il 13 luglio, in commissione Affari Sociali, Melania De Nichilo Rizzoli ha relazionato sulla normativa in materia di sperimentazione clinica e sulla riforma degli ordini delle professioni sanitarie. Le disposizioni in materia di “alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento” sono state presentate in Aula alla Camera, martedì 12 luglio, dai relatori Domenico Di Virgilio e Antonino Palagiano. Infine, la promozione dell’edilizia ecologica e le disposizioni riguardanti la qualità dell’edilizia residenziale sono state al centro dei lavori del relatore Giuseppe Leoni e della commissione Territorio e Ambiente al Senato mercoledì 13 luglio.

Più forza agli avvocati nella fase di indagine pre-processuale

Più potere agli avvocati nella fase di indagine pre-processuale, è questo che chiede Il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa, intervenuto alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti. “Positivo il nuovo ruolo della Corte nell’uniforme applicazione del diritto. Bene il rafforzamento del controllo contabile sulle società private partecipate da enti pubblici e sui soggetti privati fruitori di finanziamenti pubblici” – Alpa ha preguito – “l’avvocato nella fase di indagine pre-processuale ha un ruolo marginale rispetto alla figura preminente del pubblico ministero. E’ ancora, difatti, poco garantito il c.d. contraddittorio preliminare, visto che solo nella fase conclusiva dell’inchiesta, l’inquisito ha diritto di ricevere un invito a dedurre e di chiedere eventualmente di essere ascoltato. Nella fase dell’istruttoria è limitato anche il diritto di accesso e la sopravvivenza della richiesta di deduzioni quando la procura ha ormai esaurito l’istruttoria ha una sostanziale funzione di garanzia pressoché formale“.

Gli avvocati in sostanza auspicano che il sistema giudiziario contabile sia oggetto di un intervento di riforma al fine di alleviare il carico pendente, abbreviare i giudizi, quindi rafforzare le garanzie di difesa. Positivamente è stato accolto il rinnovato ruolo della Corte dei conti nel contribuire alla uniforme applicazione del diritto dopo la recentissima sentenza della Corte costituzionale ( n.30/2011), che ha chiarito che il Presidente della Corte dei conti possa deferire questioni di legittimità alla Corte di Cassazione.

Alpa ha inoltre apprezzato l’estensione dell’ambito della giurisdizione speciale della Corte, visto che le Sezioni Unite della Cassazione hanno rafforzato il controllo contabile anche sulle società private partecipate da enti pubblici e su soggetti privati fruitori di finanziamenti pubblici “sostituendo a un criterio prettamente soggettivo (natura pubblica dell’ente soggetto a controllo, ndr) un criterio oggettivo basato sulla natura pubblica delle funzioni esercitate e delle risorse finanziarie finalizzate a tal fine“.

fonte: Ufficio Stampa Cnf

Cnf e Ordini forensi: impegno comune su avvocatura e giustizia

Durante la riunione del Consiglio nazionale forense con i presidenti dei Consiglio nazionale forense e delle Unioni regionali, svoltasi nei giorni scorsi a Roma, è stato ribadito l’impegno comune tra Cnf e Ordini per un confronto costante sulle questioni relative ad avvocatura e giustizia.

La riunione ha evidenziato la grave situazione dell’avvocatura, resa ancora più acuta dalla crisi economica e dal ritardo con cui procede l’approvazione della riforma forense, dalle attività suppletive a cui provvede l’avvocatura per far funzionare la macchina della giustizia e dalla imminente applicazione dei decreti sulla mediazione. A questo proposito, i presidenti degli ordini hanno comunicato che molti presidenti dei tribunali non hanno assegnato le aule per allestire gli organismi di conciliazione, che il numero dei conciliatori è insufficiente a garantire l’immediata effettuazione del servizio e che gli organismi di conciliazione hanno difficoltà a dotarsi di copertura assicurativa; la ristrettezza dei tempi impedisce infatti di organizzare un servizio efficace e utile a smaltire la mole dei procedimenti.

Tutte ragioni oggettive che impongono una proroga dell’entrata in vigore della legge, anche se il confronto ha ribadito la necessità che la legge sia modificata per introdurre, tra l’altro, l’assistenza tecnica, la cui omissione non garantisce una adeguata tutela dei diritti con grave danno dei cittadini e del Paese, ed eliminare la obbligatorietà.

Si è anche ribadito l’impegno del Cnf, degli Ordini, delle Unioni a realizzare risultati concreti come l’immediata calendarizzazione alla Camera della riforma forense, la modifica della legge sulla mediazione, il miglioramento del testo sulle specializzazioni, il confronto continuo sulle riforme del sistema giustizia.

All’Inps servono 2.600 Avvocati domiciliatari. Aperte le candidature.

Dopo un anno e mezzo di sperimentazione si completa in questi giorni un altro tassello della riforma dell’Avvocatura dell’Inps. Avviata nella primavera del 2009, a livello sperimentale nelle aree critiche del Centro-Sud, con la prima apertura agli avvocati domiciliatari e praticanti, da ieri (mercoledì 15 settembre) è partito il nuovo bando per acquisire la disponibilità di avvocati esterni, come procuratori domiciliatari e sostituti di udienza.

Gli avvocati che serviranno all’Istituto di previdenza saranno circa 2.600 e gli interessati potranno presentare domanda in via telematica, attraverso il sito dell’Istituto dalle 9 del 15 settembre alle 24 del 24 ottobre 2010. Per accedere al servizio online gli interessati dovranno essere muniti di pin o della carta nazionale dei servizi (Cns). Tramite la procedura online l’interessato potrà scaricare copia protocollata della domanda, attestante la ricezione della stessa da parte dell’Inps. Tale copia sarà disponibile entro le 24 ore successive alla presentazione della domanda. L’Istituto assicurerà un celere rilascio del pin, sia nella modalità online, sia presso le sedi.

Il contenzioso dell’Inps vale circa il 20% dell’intero contenzioso nazionale (poco meno di un milione di cause sul totale di circa 5 milioni di cause civili pendenti nell’intero Paese). Fino al 2008 l’Inps soccombeva nel 60% dei casi. Oggi i successi dell’Avvocatura Inps sono in media nel 58% dei giudizi (con un incremento del 18% dei successi nel corso dell’ultimo anno).

Ad oggi, oltre ai 330 avvocati in ruolo presso l’Avvocatura dell’Inps, ci sono circa 250 domiciliatari, acquisiti in via sperimentale in alcune circoscrizioni delle regioni Lazio, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Con il bando che si apre in questi giorni ogni circondario potrà dotarsi di domiciliatari e sostituti di udienza. Le direzioni regionali dell’Inps predisporranno gli avvisi locali di competenza entro la giornata di domani, 14 settembre, assicurando la pubblicazione del bando presso le sedi territoriali dell’Istituto e mediante invio ai consigli degli ordini degli avvocati territorialmente competenti, i quali provvederanno all’affissione nelle rispettive sedi e all’inoltro dell’informazione ai loro iscritti.

La fase istruttoria regionale si concluderà con la compilazione, entro il 29 ottobre 2010, delle liste provvisorie circondariali di competenza che saranno trasmesse in automatico alla direzione generale per la seconda e conclusiva fase istruttoria, tramite la nomina di una commissione centrale che effettuerà la valutazione dei curricula dei soggetti inseriti nelle liste provvisorie. Le liste circondariali saranno definite dalla predetta commissione entro il mese di dicembre 2010, nel rispetto del numero massimo di posti definito, sulla base di criteri oggettivi relativi ai curricula e all’esperienza professionale e per ordine di punteggio decrescente. Le liste definite saranno pubblicate sul sito istituzionale dell’Inps. Con l’entrata in vigore del nuovo sistema di liste circondariali, previsto dalla circolare 34 del 2010, non saranno più valide le liste precedentemente formate ai sensi della circolare 25/2009.

Nino Ragosta