Bonus baby sitter per autonomi: ecco come funziona

Il bonus baby sitter per le mamme che lavorano è un ottimo aiuto. Permette di diminuire tutti i costi per la gestione dei figli. Ecco come funziona.

Bonus baby sitter: cos’è?

Il Bonus baby sitter è un contributo economico per le famiglie, i cui genitori lavorano, nonostante questo clima pandemico. Se i genitori possono svolgere il lavoro in modalità Smart working, nessun problema. Ma se i genitori sono a lavoro occorre qualcuno che possa stare a casa con i figli. L’agevolazione ha lo scopo, quindi, di permettere ai genitori di continuare a svolgere il proprio lavoro e nel frattempo garantire assistenza e sorveglianza ai propri figli.

La misura, già introdotta dal decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (c.d. decreto Cura Italia) e rifinanziata dal decreto Rilancio e dal decreto Ristori Bis, consiste in un sostegno economico per acquistare servizi di baby sitting per figli minori di 14 anni. Inoltre, il bonus può essere utilizzato anche per iscrivere i ragazzi ai centri estivi, centri di cultura creativa, servizi per l’infanzia ed affini.

Bonus baby sitter: chi può richiederlo?

Il governo ha rinnovato la possibilità di richiedere il bonus baby sitter anche per il 2021. Grazie al decreto legge del 13 marzo 2021, potranno richiedere il bonus sia i lavoratori dipendente che autonomi. La risorsa finanziaria messa in campo è pari a 280 milioni di euro. In altre parole potranno richiede il contributo:

  • i lavoratori dipendenti che hanno la possibilità di usufruire di congedi retribuiti;
  • i lavoratori autonomi;
  • le forze del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico, le forze dell’ordine e gli operatori sanitari

Il contributo per i servizi di baby sitting deve essere richiesto entro il 30 giugno 2021. Si potrà ottenere fino a 100 euro a settimana.

Bonus baby sitter: come viene erogato il contributo?

Il contributo viene erogato mediante il libretto di famiglia. Il libretto di famiglia è uno strumento che serve a retribuire prestazioni di lavoro occasionale. Inoltre, è un libretto nominativo prefinanziato, composto da voucher di 10 euro l’uno. Grazie ai voucher è possibile pagare, quindi, i servizi di baby sitter, badanti, colf, riparazione ed altre piccole riparazioni domestiche. Il libretto di famiglia è quindi indispensabile per accedere al bonus baby sitter.

Il Libretto di famiglia è stato introdotto dal decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50. L’INPS, attraverso la circolare n. 107 del 5 luglio 2017, ha fornito tutte i chiarimenti e le indicazioni operative per richiedere e usare il Libretto famiglia. Il bonus viene riconosciuto ai lavoratori autonomi non iscritti all’INPS.

Altre precisazioni sul bonus baby sitter

Il Bonus baby sitter non può essere cumulato con altri contributi. Ad esempio, non può richiedersi se già si prende il bonus per l’asilo nido. Attualmente non si sa se la misura possa essere usato anche per i pagamenti di prestazioni svolte dai familiari: i nonni per esempio.

Tuttavia, è bene ricordare che i redditi derivanti da prestazioni di baby sitting non sono sottoposti ad imposta fiscale. In altre parole, una baby sitter, non ha bisogno di dichiarare questa “entrata” nella propria dichiarazione dei redditi, se pagata tramite voucher INPS. Ovviamente la baby sitter deve essere fatta da persona fisica, e non come esercizio d’attività.

Bonus baby sitting: come richiedere il contributo

Al momento la possibilità di richiedere il buono non è iniziata. Ma se non ci sono cambiamenti, rispetto a quello passato, il contributo può essere richiesto in due modi. La prima è online, attraverso l’apposita applicazione web disponibile sul portale INPS (Prestazioni e servizi > Tutti i servizi > Ordine alfabetico > Bonus servizi di baby sitting). Oppure rivolgendosi ai servizi offerti gratuitamente dai patronati. Anche i propri commercialisti, nel caso di lavoratori autonomi, a volte offrono questo servizio. Si tratta di piccoli aiuti per le famiglie, ma che permettono di affrontare meglio le difficoltà che la pandemia da Covid-19 ha prodotto.

Bonus 1000 euro Decreto Sostegni: a quali lavoratori è destinato?

Il Dl Sostegno è un provvedimento molto atteso, in particolare dalle piccole e medie imprese e le Partite IVA, nonché i lavoratori del settore turistico, gravemente danneggiato dall’emergenza Covid. Al momento, quasi certamente, esso dovrebbe prorogare la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti e dovrebbe estendere i ristori a una platea di beneficiari molto ampia.

In particolare, per gli stagionali e per il comparto turistico dovrebbe essere rinnovato il bonus di 1000 euro, che probabilmente sarà erogato per tre mensilità. Quali saranno i lavoratori destinatari del bonus del valore di 1000 euro? Con molta probabilità, le categorie di lavoratori interessate dal beneficio economico di 1000 euro saranno le stesse individuate dal Dl Agosto. Eccole elencate nello specifico:

  • lavoratori stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali;
  • lavoratori in somministrazione dei settori del turismo e degli stabilimenti termali;
  • lavoratori dello spettacolo;
  • lavoratori a tempo determinato dei settori del turismo e degli stabilimenti termali.
  • lavoratori dipendenti stagionali appartenenti a settori diversi da quelli del turismo e degli stabilimenti termali;
  • lavoratori intermittenti;
  • lavoratori autonomi occasionali;
  • lavoratori incaricati alle vendite a domicilio.

Pertanto, la domanda potrebbe essere presentata non solo dagli stagionali in possesso dei requisiti richiesti, ma anche dalle sue elencate categorie di lavoratori. I soggetti interessati alla presentazione della domanda potranno provvede a farlo sia autonomamente mediante l’accesso al portale dell’Inps o in alternativa, mediante Caf o Patronati. Al momento, la finestra sul sito dell’Inps non è ancora attiva per inoltrare la domanda, in quanto il Dl Sostegno non è ancora stato approvato. Le credenziali di accesso ai servizi Inps sono le seguenti: vecchio Pin di accesso Inps; Spid di livello 2 o superiore; Carta di identità elettronica 3.0 (CIE); Carta nazionale dei servizi (CNS).

Decreto Sostegni, ristori a fondo perduto per Partita Iva: previste nuove aliquote

Novità in arrivo per le aziende e i titolari di Partita Iva. Il Decreto Sostegni prevede anche dei ristori a fondo perduto per un importo di circa 4.200 euro per ogni Partita Iva. La misura sarà proposta al Parlamento dal Premier Mario Draghi, secondo quanto annunciato dal sottosegretario Claudio Durigon, probabilmente venerdì 19 marzo 2021 nel corso del Consiglio dei Ministri, per sopperire, almeno in parte, alla grande perdita di fatturato subita dagli imprenditori italiani, stimata in oltre 400 miliardi di euro, causa le misure restrittive imposte dal governo per l’emergenza coronavirus.

Nuove aliquote e ricalcolo ristori a fondo perduto

In considerazione del fatto che, per il Decreto Sostegno è necessario un ulteriore scostamento di Bilancio di 10-20 miliardi, richiesto al Parlamento al momento della presentazione del Documento di Economia e Finanza (DEF), la decisione finale potrebbe anche slittare alla settimana prossima.

Secondo le ultime anticipazioni riportate dal sito Pmi, è molto probabile che vengano introdotte delle nuove aliquote e un sistema di calcolo diverso, per stabilire l’importo dei ristori a fondo perduto previsti dal Decreto Sostegno, dovuto ai beneficiari.

Le aliquote che, inizialmente sarebbero dovute essere tre o quattro, potrebbero passare addirittura a cinque. Il 10% per un fatturato fino a 10 milioni di euro, il 15% per i ricavi dichiarati fino a 5 milioni di euro, il 20% per compensi fino a 1 milione di euro, il 25% per chi fatturava fino a 400.000 euro, infine, il 30% per un fatturato fino a 100.000 euro.

Tali indennizzi a fondo perduto, sono destinati alle aziende e partite iva che hanno registrato un calo di fatturato superiore al 33% nel 2020, rispetto all’anno precedente. Si stima che la platea dei beneficiari possa comprendere circa 2 milioni e 800mila lavoratori.

Decreto Sostegni: le dichiarazioni di Federico D’Incà

L’agenzia ANSA, riporta una dichiarazione di Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento: “All’interno di questa settimana arriverà il Decreto Sostegni, un pacchetto importante che si baserà su uno scostamento di bilancio di 32 miliardi di euro. Sommato alla legge di Bilancio e agli altri scostamenti raggiungiamo la cifra di quasi 200 miliardi in un anno, stanziati dal nostro Paese per la propria economia“.

Nel corso della trasmissione Start, su Sky TG24, Federico D’Incà ha anche aggiunto: “All’interno abbiamo ulteriori risorse per la cassa integrazione, risorse a fondo perduto per le imprese. Il Decreto Sostegni insieme al piano vaccinale e il Recovery Plan sono la basi per poter uscire più forti da questa situazione. Dobbiamo assolutamente mettere a terra queste risorse per dare sostegno alle nostre famiglie. Nel decreto, ha aggiunto poi, vi sono anche “ulteriori risorse per i vaccini e la sanità in generale, sulle cifre ci sono delle valutazioni in corso“.

Continuano gli sgravi per chi assume donne disoccupate

Per quanto riguarda gli incentivi all’assunzione, anche per il 2018 rimane valido il bonus previsto per i datori di lavoro appartenenti al settore privato che decidano di assumere donne disoccupate di qualsiasi età.

Lo sgravio è valido se le donne da assumere sono prive di impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi, ma se l’assunzione avviene in particolari settori economici, caratterizzati da una profonda disparità di genere, allora il periodo di disoccupazione scende a sei mesi.

Al contrario, non è più disponibile l’incentivo per l’assunzione di donne disoccupate da almeno sei mesi residenti in aree svantaggiate.

L’agevolazione spettante al datore di lavoro del settore privato si traduce in uno sgravio contributivo pari al 50%:

  • per 12 mesi in caso di contratto tempo determinato;
  • per 18 mesi in caso di assunzioni a tempo indeterminato;
  • fino al 18° mese dalla data di assunzione in caso di trasformazione del contratto da tempo determinato a indeterminato.

Per fruire del beneficio è necessario presentare apposita domanda di ammissione compilando ed inviando per via telematica, prima della denuncia contributiva, il modulo disponibile nel Cassetto previdenziale aziendale presente sul sito INPS.
L’Istituto, una volta ricevuta la domanda, verificherà la presenza dei requisiti e quindi concederà il bonus.

Vera MORETTI

Innalzato il reddito per accedere al bonus di 80 euro

Il bonus di 80 euro al mese è stato potenziato, poiché è stato innalzato il reddito che dà diritto all’agevolazione.
Si tratta di una misura contenuta nella Legge di Bilancio 2018 che incrementa di fatto il pacchetto lavoro.

Ora infatti il tetto di reddito per avere diritto al bonus di 80 euro al mese, che riguarda la detrazione per i lavoratori dipendenti pari a 960 euro annui, si alza di 600 euro.

Ecco le novità:

  • il limite di reddito di 24mila euro annui, che consente la detrazione di 960 euro, sale a 24mila 600 euro;
  • il limite di 26mila euro, sopra il quale non c’è più diritto alla detrazione, sale a 26mila 600 euro;
  • fra i 24mila 600 e i 26mila 600 euro: la detrazione scende progressivamente, fino ad azzerarsi.

Ciò significa che il riconoscimento più alto è riconosciuto a coloro che guadagnano fra 24mila e 24mila 600 euro, che prima avevano diritto alla detrazione ma in forma ridotta, mentre ora potranno detrarre interamente i 640 euro, quindi avranno il bonus da 80 euro al mese.

Il meccanismo è stato messo a punto per evitare che l’aumento del contratto dei dipendenti pubblici non incamerasse per intero l’agevolazione.

Il pacchetto lavoro comprende anche l’incentivo contributivo al 50% per le assunzioni a tempo indeterminato di giovani fino a 29 anni e l’innalzamento dell’età a 35 anni solo per il 2018.
Esonero integrale è previsto per i datori di lavoro che applicano il sistema duale, con la disponibilità a stabilizzare i giovani entro sei mesi dal titolo di studio, dopo aver compiuto nella stessa azienda periodi di alternanza scuola lavoro.

Vera MORETTI

Incentivi per la rottamazione dei veicoli più inquinanti: tutto ok!

Finalmente sono state risolte quelle anomalie che sembravano poter bloccare l’utilizzo del credito d’imposta per i veicoli ecologici e per altri benefici fiscali. Sono stati infatti riattivati i codici tributo per consentire l’impiego delle agevolazioni fiscali con i versamenti da fare con il modello F24. Da questo mese di gennaio, saranno quindi utilizzabili i codici tributo per i bonus, ripristinati dall’Agenzia delle Entrate, con la risoluzione n. 8/E del 13 gennaio 2011.

L’Agenzia precisa che con la risoluzione n. 113/E del 27 ottobre 2010, era stata disposta la sospensione di vari codici tributo relativi all’utilizzo in compensazione dei crediti d’imposta, maturati dalle imprese costruttrici o importatrici di veicoli nuovi, o da parte degli eventuali cessionari dei crediti medesimi, connessi agli incentivi per la rottamazione dei veicoli più inquinanti e la sostituzione con mezzi nuovi eco-compatibili (articolo 1, commi 230-236, legge 296/2006 a norma del decreto legge 248/2007 e del decreto legge 5/2009). Nel contempo era stata disposta anche la sospensione di altri codici tributo relativi a crediti d’imposta collegati all’installazione, sui veicoli esistenti, di impianti di alimentazione a metano o Gpl (articolo 1, comma 238, legge 296/2006) e alla rottamazione di macchine e attrezzature agricole (articolo 17, comma 34, legge 449/1997).

La sospensione dei codici tributo si era resa necessaria a seguito della rilevazione di una serie di anomalie riscontrate nel loro utilizzo e della conseguente necessità di determinarne le cause. Con la nuova risoluzione, l’agenzia delle Entrate fa presente che, a seguito di un accurato controllo, le anomalie riscontrate sono state individuate e risolte, per cui la sospensione non ha più motivo di essere. Pertanto, a decorrere dalla liquidazione del mese di gennaio 2011, i soggetti beneficiari dei crediti d’imposta, o gli eventuali cessionari, possono usare i crediti d’imposta in compensazione con i versamenti da fare con il modello F24.

d.S.

Bonus per le auto elettriche

L’Italia incentiva la mobilità sostenibile e lo fa proponendo un bonus fino a 5.000 euro l’acquisto di un auto elettrica. Lo stanziamento totale previsto dal testo unificato sull’auto elettrica adottato dalle commissioni Trasporti e Attività Produttive della Camera, previsto in Aula a giugno, è di ben 420 milioni di euro in tre anni a partire dal 2013.

Chi compra in Italia, anche in leasing, un’auto elettrica a fronte di una rottamazione, nel 2013 avrà un contributo fino a 5.000 euro per i veicoli che producono emissioni inquinanti non superiori a 50 grammi a chilometro di anidride carbonica e fino a 1.200 per un’emissione tra i 50 e i 95 grammi di Co2. Un bonus che scende a 4.000 e mille euro nel 2014 e a 3.000 e 800 euro nel 2015. E’ poi previsto un piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica, per garantire su tutto il territorio livelli minimi di accessibilità al servizio di ricarica.

Tra le novità previste per incentivare la fase start up del mercato della mobilità green c’è anche una tariffa promozionale di energia elettrica e gas.
“Ora si passa alla fase emendativa – sottolinea Andrea Lulli, uno dei firmatari di una delle proposte sull’auto elettrica – e spero si proceda speditamente. Il testo è in programma in Aula per giugno e dovremmo farcela”.

5mila euro di bonus per l’acquisto di auto elettriche

Il testo base adottato dalle commissioni Trasporti e Attività produttive della Camera pochi giorni fa promette di usufruire di un bonus di 5mila euro per l’acquisto di un’auto elettrica grazie ad una nuova piccola tassa di un centesimo e mezzo sulle bottiglie di plastica. Il bonus è usufruibile per acquisti entro il 2012. L’incentivo massimo scende a 3.000 euro per il 2013, 2.000 per il 2014, fino a 1.000 euro nel 2015.

Andrea Lulli, capogruppo Pd nella Commissione Attività produttive della Camera e primo firmatario della proposta di legge spiega, “il comitato ristretto ha fatto un lavoro positivo” per cui unna legge potrebbe essere licenziata “già alla ripresa dei lavori parlamentari, dopo la pausa estiva“. La proposta di legge non si limita a prevedere il bonus ma disegna anche le reti di ricarica a servizio dei veicoli alimentati ad energia elettrica in tutto il territorio nazionale.

Per una volta dalla maggioranza arriva una doppia buona notizia: gli incentivi per chi acquista una auto elettrica con copertura finanziaria tramite una tassazione di 1,5 centesimi sulle bottiglie di plastica favorisce una tecnologia che sarà dominante nel futuro, e al contempo colpisce le bottiglie di plastica, che sono inquinanti e derivate da fonti possibili, quindi che pesano sulla bilancia energetica del Paese” – questo il commento del presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza al provvedimento adottato oggi dalle commissioni Trasporti e Attività produttive della Camera.

 

Mutui: ecco come ristrutturare casa con il bonus

Chi desidera effettuare i lavori di aggiustamento o abbellimento della propria casa e non ha liquidità potrà richiedere un mutuo ristrutturazione prima casa con la possibilità di ottenere delle agevolazioni come lo sconto d’imposta previsto per le Legge nei casi di ristrutturazioni edilizie.

L’agenzia delle Entrate per facilitare i suoi contribuenti a capire a quali detrazioni fiscali possono accedere ha pubblicato nel mese di ottobre la Guida aggiornata sulle alle agevolazioni fiscali, che riporta tutti i dettagli sulle detrazioni Irpef applicabili alle spese di ristrutturazione.

Le detrazioni Irpef possono essere richieste dai contribuenti che hanno sottoscritto un mutuo ristrutturazione o un mutuo completamento costruzione per l’acquisto dell’abitazione principale e che avranno diritto a detrarre dall’Irpef gli interessi passivi e i relativi a oneri accessori corrisposti per i mutui ipotecari.

Sempre più italiani sono orientati al risparmio e quando richiedono un mutuo cercano di ottenere le condizioni contrattuali più economiche: il vantaggio consentito dalla detrazione Irpef consente di spendere di meno e di effettuare il calcolo rata mutuo con più tranquillità.

La detrazione Irpef prevista in questi casi è pari al 19% e lo sconto può essere applicato su un importo massimo pari a 2.582,28 euro totali per ogni anno d’imposta. I mutuatari che vorranno accedere a tale detrazione dovranno rispettare determinate condizioni, nello specifico 3:

– il mutuo dovrà essere sottoscritto entro sei mesi antecedenti alla data di inizio dei lavori di costruzione o al più tardi nei diciotto mesi successivi;
– il mutuo dovrà essere stipulato dal soggetto che dichiarerà il possesso dell’immobile in qualità di proprietario;
– l’immobile dovrà essere destinato ad abitazione principale entro sei mesi dalla fine dei lavori necessari a rendere la casa abitabile.

Nel caso si verifichino ritardi nel rilascio delle abilitazioni amministrative richieste per legge e questi siano completamente  imputabili al fisco, il diritto alla detrazione non verrà meno, ma si avrà diritto alla proroga del periodo utile alla richiesta della detrazione del 19%.

In che caso non si può usufruire del bonus?
Se l’immobile acquistato non viene destinato ad abitazione come previsto dalla legge entro sei mesi dalla fine dei lavori il diritto alla detrazione non sarà più possibile. In questo caso il termine per la rettifica della dichiarazione dei redditi da parte dell’Amministrazione finanziaria decorre dalla data di conclusione dei lavori di costruzione.

Nino Ragosta