Bonus idrico rubinetti e docce, ipotesi click day: indennità fino a 1000 euro a chi prima presenta domanda

Per il bonus idrico, conosciuto anche come indennità rubinetti e docce, arriva l’ipotesi del click day. In realtà, il rimborso funziona con l’ordine di arrivo delle domande. Dunque si prevede che i fondi messi a disposizione dal ministero della Transizione ecologica vadano in esaurimento in poco tempo. Intanto è arrivato il decreto attuativo della misura, con un certo ritardo rispetto alle attese di marzo 2021. L’obiettivo è quello di ridurre gli sprechi di acqua e di perseguire economie di risparmio.

Cosa c’è da sapere sul bonus idrico?

Il decreto attuativo è stato firmato il 27 settembre dal ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani. Nel decreto sono riportati i beneficiari e i criteri per la presentazione della domanda e dell’erogazione del bonus. Nel decreto non è riportata la data a partire dalla quale è possibile presentare l’istanza. Si attende l’operatività della piattaforma che il ministero della Transizione metterà a disposizione.

Click day del bonus docce e rubinetti

Nel momento in cui diventerà operativa la piattaforma, prima si presenterà la domanda e maggiori saranno le possibilità di vedersi accreditato il bonus. Si tratta di una sorta di click day, proprio per i tempi ristretti della domanda e per le risorse che andranno a esaurimento (in tutto, 20 milioni di euro per il 2021).

Chi può presentare domanda per i 1000 euro di doccia e rubinetti?

Possono presentare domanda per il bonus idrico rubinetti e doccia le persone fisiche maggiorenni con residenza in Italia. I richiedenti devono essere titolari di diritto di proprietà su edifici esistenti o di altro diritto reale, o di altri diritti personali di godimento esistenti già alla data di inoltro dell’istanza. Il bonus è corrisposto per:

  • la sostituzione di vasi sanitari in ceramica con nuovi apparecchi a scarico ridotto;
  • per apparecchi di rubinetteria sanitaria in sostituzione di quelli esistenti, incluse le colonne e i soffioni di doccia. La sostituzione deve garantire la limitazione del flusso dell’acqua.

Domanda bonus idrico in caso di affitto dell’immobile

Se l’immobile è cointestato, oppure si è titolari di un diritto reale o personale di godimento, la richiesta del bonus deve essere preceduta dalla dichiarazione di avvenuta comunicazione al proprietario dell’immobile o al comproprietario. Questi ultimi soggetti devono manifestare volontà di fruire del bonus. La dichiarazione, dunque, deve essere allegata alla richiesta del bonus stesso.

Quali sono le spese ammissibili del bonus rubinetti?

Ecco nel dettaglio tutte le spese sostenute ammissibili per la richiesta del bonus nel limite dei 1000 euro:

  • le spese per la fornitura e la posa in opera di vasi sanitari in ceramica con volume massimo di scarico uguale o inferiore a sei litri e relativi sistemi di scarico;
  • si può chiedere rimborso anche per le opere idrauliche e murarie collegate e lo smontaggio e la dismissione dei sistemi che erano installati;
  • le spese per la fornitura e l’installazione dei rubinetti e dei miscelatori per il bagno e la cucina;
  • i dispositivi per il controllo del flusso dell’acqua con portata uguale o inferiore a sei libri al minuti;
  • i soffioni e le colonne doccia con valori di portata uguale o inferiore a nove litri al minuti;
  • sono comprese le eventuali opere idrauliche e murarie e lo  smontaggio e la dismissione dei sistemi sostituiti.

Bonus idrico, cumulabilità con altre agevolazioni fiscali

Il bonus idrico non può essere cumulato con altre indennità e agevolazioni che abbiano ad oggetto il rimborso delle spese sostenute per gli stessi beni. Inoltre, la domanda di bonus si può presentare per un unico immobile, una sola volta e da un solo cointestatario o titolare di diritto reale.

Come presentare domanda del bonus idrico e da quando?

La presentazione della domanda del bonus idrico potrà avvenire nel momento in cui sarà disponibile la “Piattaforma bonus idrico“. Per l’accesso alla piattaforma è necessario navigare sul sito del ministero della Transizione ecologica e autenticarsi. Nella domanda il richiedente deve fornire dichiarazioni sostitutive di autocertificazione. In particolare:

  • cognome, nome e codice fiscale del beneficiario del bonus;
  • l’importo delle spese sostenute per le quali si chiede il rimborso;
  • la quantità dei bene e le specifiche della posa in opera o dell’installazione;
  • le specifiche tecniche per ogni bene sostituito, in particolare la portata massima dell’acqua del prodotto acquistato.

Autodichiarazioni beneficiario bonus idrico al momento della domanda

Ulteriori autodichiarazioni da presentare al momento dell’inoltro della domanda riguardano:

  • l’identificativo catastale dell’immobile;
  • la dichiarazione di non aver ottenuto altre agevolazioni relativi agli stessi beni oggetto di domanda;
  • l’iban del conto corrente bancario o postale sul quale accreditare il rimborso;
  • l’attestazione del richiedente se non comproprietario o proprietario dell’immobile di comunicazione avvenuta al cointestatario o al proprietario.

Quali documenti devono essere allegati alla domanda del bonus idrico?

Sono richiesti anche documenti da allegare alla domanda del bonus idrico. In particolare:

  • copia della fattura elettronica o del documento commerciale nel quale deve essere riportato il codice fiscale del beneficiario del bonus;
  • fattura o documento commerciale per chi non è soggetto alla fattura elettronica;
  • copia del versamento postale o bancario o mediante altri meccanismi di pagamento tracciabili (carte di credito, carte di debito, carte prepagate, assegni bancari, circolari).

Bonus antiplastica in arrivo: contributo fino a 5mila euro per chi vende prodotti sfusi

È in arrivo il bonus antiplatica, il contributo che può arrivare fino a 5 mila euro  a favore degli esercenti che vendono prodotti sfusi. Il bonus, in particolare, andrà ai venditori che evitano il packaging. Per l’attivazione del contributo si attende l’attivazione della piattaforma per la presentazione delle domande sul sito del ministero della Transizione ecologica.

Bonus antiplastica, arrivato il decreto che contiene il contributo per ambiente e clima

Il bonus antiplastica è contenuto nel decreto attuativo adottato dal governo per incentivare gli esercenti a non utilizzare la plastica. Già previsto dal decreto sul clima del 14 ottobre 2019, il contributo assicurerà un incentivo al ritorno delle vendite senza packaging. Il provvedimento è stato firmato dal ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e dal ministro per lo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti. L’obiettivo è quello di ridurre la produzione dei rifiuti in plastica, in linea con le esigenze di contrasto all’inquinamento e al cambiamento climatico.

Quanto si può avere con il contributo antiplastica?

Si tratta di un contributo a fondo perduto il cui importo può arrivare fino a 5 mila euro per spese di adeguamento dell’esercizio alla vendita di prodotti sfusi, senza packaging, o anche per un ritorno al sistema della cauzione sui contenitori. Le risorse stanziate sono pari a 40 milioni di euro, derivanti dagli stanziamenti del decreto legge “Clima” di 20 milioni per il 2020 e di altrettanti per il 2021. Non è possibile presentare domanda per questo contributo se già si è presentata istanza per altri contributi riguardanti le stesse voci di spesa.

Modalità di vendita per usufruire del bonus antiplastica

Le previsioni sulla platea del bonus antiplastica indicano nei piccoli esercizi di vicinato i più propensi a presentare domanda. Ma il contributo non esclude la media e la grande distribuzione. Nel dettaglio, i prodotti che determinano una vendita e consumo di materie plastiche riguardano biscotti e olio, per il settore alimentare, ma anche i saponi e i detersivi. Proprio per un ritorno vintage senza packaging, il venditore dovrà evitare di vendere i prodotti in contenitori monouso. Potrà, però, utilizzare il sistema della cauzione.

Contributo antiplastica, predisposizione di spazi di vendita di prodotti sfusi

In linea generale, dunque, piccoli e grandi venditori, secondo quanto prevede il decreto, dovranno predisporre “spazi dedicati alla vendita ai consumatori di prodotti alimentari e detergenti, sfusi o alla spina, o aprire nuovi negozi che prevedano esclusivamente la vendita di prodotti sfusi”. Si tratterà di un incentivo per tornare alla vendita con sistemi di qualche decennio fa. Lo svolgimento dell’attività di vendita deve avere un periodo minimo di 3 anni se non si voglia perdere il bonus.

Su cosa è possibile richiedere il bonus antiplastica? Le spese ammissibili

Per ottenere il contributo fino a 5 mila euro nella domanda dovranno essere indicate le spese ammissibili. Queste riguardano:

  • l’adeguamento dei locali;
  • la progettazione e la realizzazione dei punti vendita oppure di spazi dedicati;
  • l’acquisto di attrezzature che favoriscano la vendita di prodotti sfusi;
  • l’arredamento e l’allestimento del punto vendita o anche solo dello spazio dedicato;
  • le spese di pubblicità a favore dell’iniziativa.

Quali sono le spese sulle quali si può richiedere il contributo antiplastica?

Le spese devono riferirsi al 2021 ma possono essere rimborsare anche quelle sostenute nel 2020. Sono escluse, invece, le spese relative all’acquisto o all’igienizzazione dei contenitori o dei prodotti alimentari o dei detergenti che sono stati venduti.

Come si presenta domanda per il bonus antiplastica?

Sarà possibile presentare domanda per il bonus antiplastica non appena il ministero per la Transizione ecologica metterà a punto la relativa piattaforma internet. Per le spese inerenti l’anno 2020, il contribuente avrà 60 giorni per presentare domanda dalla data di attivazione della piattaforma stessa. Per le spese relative al 2021, invece, c’è tempo per presentare domanda fino al 30 aprile 2022. Entro 90 giorni dalla presentazione dell’istanza, sarà comunicata al contribuente l’accettazione o meno della domanda stessa. In caso di esito positivo, verrà specificato anche l’importo spettante in relazione alle spese sostenute.

 

Bonus affitti, il quadro RU per indicare gli aiuti ricevuti nel 2020

Con l’emergenza sanitaria, il legislatore ha previsto delle agevolazioni per sostenere autonomi e imprese dai danni causati dalla crisi. Una delle varie misure è stata il credito di imposta per i canoni di locazione pagati nell’esercizio dell’attività. Anche per il bonus affitti, dunque, è necessario indicare gli aiuti ricevuti nel quadro RU del modello.

Affitti, il primo bonus del 2020 da dichiarare nel quadro RU: il credito d’imposta per botteghe e negozi

Un primo aiuto sugli affitti, all’inizio della pandemia, è stato previsto dall’articolo 65 del decreto legge numero 18 del 2020. Il credito d’imposta per i canoni di locazione delle botteghe e dei negozi, è stato utilizzato dalle attività a partire dal 25 marzo 2020. Ai beneficiari è stato garantito un credito d’imposta pari al 60% dell’ammontare del canone di locazione relativo al solo mese di marzo 2020. Da segnalare che il credito d’imposta era ammesso limitatamente agli immobili rientranti nella categoria catastale C/1.

Attività che hanno beneficiato del credito di imposta sugli affitti a marzo 2020

Più nel dettaglio, il credito d’imposta è stato riconosciuto alle imprese che hanno dovuto chiudere l’attività per l’aggravarsi della situazione sanitaria in Italia. Il bonus, dunque, collegato al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’11 marzo 2020, aveva sospeso le attività:

  • commerciali al dettaglio, a eccezione di quelle di generi alimentari;
  • ristorative;
  • dei servizi alla persona, come barbieri, parrucchieri, estetisti.

Il collegamento con il D.P.C.M. spiega anche l’esclusione di immobili di categoria catastale diversa dalla C/1, e dunque delle relative attività, al credito d’imposta sugli affitti.

Come si indica nel quadro RU il credito imposta affitti di marzo 2020

Chi ha percepito il credito d’imposta sugli affitti del mese di marzo 2020 adesso dovrà indicarlo nel quadro RU con il codice 11. L’importo da indicare nel rigo RU 5, alla colonna numero 3, è quello inerente alle spese sostenute nel corso del 2020. La compensazione si deve indicare nel rigo RU 6. Se è sopraggiunta la cessione del credito, va indicata nel rigo RU 9: in tal caso il cessionario non ha l’obbligo di compilare il quadro RU.

Bonus affitti 2020, il credito d’imposta istituito con il Dl 34 del 2020

I beneficiari del credito d’imposta istituito con il decreto legge numero 34 del 2020 sono stati sicuramente in numero più elevato. Il comma 1 dell’articolo 28 del provvedimento specifica che, al fine di contenere gli effetti negativi dell’emergenza da Covid, ai soggetti che svolgono attività d’impresa, arte o professione, con volume di ricavi o di compensi non oltre i 5 milioni di euro nel periodo d’imposta precedente a quello di entrata in vigore del decreto, è previsto un credito d’imposta nella misura del 60% dell’ammontare mensile del canone di locazione, di leasing o di concessione di immobili a uso non abitativo. L’immobile deve essere destinato allo svolgimento di attività industriali, commerciali, artigianali, agricole, turistiche oppure all’esercizio abituale e professionale dell’attività di lavoro autonomo.

Bonus affitti Dl 34, i periodi da considerare sono marzo, aprile e maggio 2020

Il credito d’imposta dell’articolo 28 del Dl 34/2020 spetta, altresì, alle strutture alberghiere e agrituristiche a prescindere dal volume di ricavi o compensi registrati nel periodo di imposta precedente. Ulteriori beneficiari del credito di imposta sono gli enti non commerciali e del terzo settore. Inoltre, rientrano anche gli enti religiosi civilmente riconosciuti. Il periodo di imposta previsto dal Dl 34 del 2020 deve essere considerato in riferimento ai mesi di marzo, aprile e maggio. Le strutture turistiche ricettive con attività stagionali devono far riferimento ai mesi di aprile, maggio e giugno 2020.

Come si registra il bonus affitti 2020 nel quadro RU

Attività e autonomi che hanno beneficiato del bonus affitti di marzo, aprile e maggio 2020 devono indicarlo nel quadro Ru. Il rigo di riferimento è Ru 5 alla colonna 3: qui si deve indicare l’ammontare del credito d’imposta spettante in riferimento ai canoni di locazione o di affitto relativi al periodo d’imposta oggetto della dichiarazione. In caso di cessione del credito d’imposta si deve indicare, invece, il rigo RU 9. In tale ipotesi, deve essere riportato nella colonna l’importo ceduto e comunicato all’Agenzia delle entrate tramite la procedura prevista. Non si deve compilare, in caso di cessione del credito d’imposta, la sezione VI B.

Credito di imposta nel rigo RU 5 per bonus affitti 2020: prospetto Aiuti di Stato

A differenza del primo bonus relativo a “botteghe e negozi”, il credito d’imposta previsto dal decreto legge 34 deve rispettare i limiti e le condizioni previste dal “Quadro temporaneo per le misure di aiuti di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza Covid”. Quindi, l’ammontare del credito indicato nel rigo RU 5 deve essere anche inserito nel prospetto “Aiuti di Stato” che si trova nel quadro RS. In questo caso, è necessario andare al rigo RS 401 e utilizzare il codice 60.

Auto elettriche: arrivano le novità sui contributi

Auto elettriche ed ambiente sono un connubio senza dubbio attuale. Per questo una breve guida sull’agevolazione completa per questo tipo di auto.

Auto elettriche: cos’è il contributo?

Il decreto attuativo del MISE pone l’accento sull’importanza dell’utilizzo di automobili elettriche, rispetto a quelle tradizionali. Il ministero dello sviluppo economico appoggia la stessa linea ed il nuovo bonus prevede il rinnovo dei mezzi in circolazione nelle nostre città. Il bonus consiste in un contributo del 40% per l’acquisto di un’automobile elettrica.

Ma sono indicati anche una serie di elementi che devono essere rispettati, per accedere al contributo. L’acquisto deve essere effettuato entro il 31 dicembre 2021. Inoltre, la potenza della vettura non deve superare 150 Kw. I beneficiari saranno tutte quelle famiglie che hanno un valore ISEE fino a 30 mila euro. Anche in questo caso il valore della Dichiarazione dei redditi, risulta determinante per il bonus. Mentre il prezzo ufficiale di listino del mezzo non deve superare 30 mila euro più IVA.

Auto elettriche: Come si richiede il contributo?

In attesa del decreto attuativo, facendo riferimento ai bonus precedenti, il bonus per le macchine elettriche dovrebbe funzionare così. Per prenotare i contributi, i concessionari devono registrarsi all’apposita piattaforma, messa a disposizione dal MISE. Al momento dell’acquisto lo sconto del 40% viene anticipato dal concessionario. Il cliente otterrà così uno sconto del prezzo, e questo piace molto a qualsiasi acquirente. Entro 180 giorni, sempre i concessionari dovrebbero confermare e concludere la l’operazione comunicando tutti i dati. Tra questi ad esempio la targa del veicolo consegnato, o il numero di telaio. Il venditore otterrà a sua volta, dallo Stato, un credito di imposta da utilizzare come qualsiasi altra compensazione, cioè attraverso il modulo l’F24.

Le auto elettriche più economiche

Di seguito una piccola valutazione di alcuni marchi e relativi modelli che offrono la possibilità di acquistare un veicolo elettrico. Tra i marchi più conosciuti, ed in base al prezzo, esistono:

  • Prezzo 9.460 euro – Dacia Spring Comfort
  • Prezzo 12.450 euro – Renault Twingo Electriczen
  • Prezzo 13.750 euro- Volkswagen e-up
  • Prezzo 15.796/16.392 euro Smart Eq Fortwo o forfour Pure
  • Prezzo 15.900 euro – Fiat 500 elettrica Action
  • Prezzo 21.300 euro – Opel Nuova Corsa-e edition
  • Prezzo 23.750 euro – Peugeot e-208 Active
  • Prezzo 23.900 euro – Mini cooper SE
  • Prezzo 24.100 euro – Renault Zoe Life
  • Prezzo 24.290 euro – Volkswagen ID.3 City

Una delle maggiori osservazioni, riportate dei potenziali acquirenti, è che le macchine elettriche costano qualcosina in più di quelle tradizionali. Tuttavia, i prezzi sono orientativi e potrebbero essere oggetto di variazione in relazione ad eventuali ed ulteriori sconti previsti dalla casa costruttrice.

Bonus auto elettiche ed eco bonus sono la stessa cosa?

Da non confondere il bonus auto elettriche con l’eco bonus, sono due cose differenti. Infatti, l’ecobonus riguarda l’acquisto di una vettura con emissioni di CO2 da 0 a 135 g/km, senza alcun limite di soglia da ISEE. La metodologia di pagamento sarà la stessa a quella del bonus auto elettriche. La disponibilità dei nuovi incentivi è già realtà dal primo gennaio 2021. Inoltre, questi saranno attivi fino ad esaurimento dote finanziaria. Comunque fino al 30 giugno 2021 per le auto nella fascia di emissione 61-135 g/Km e al 31 dicembre 2021 per quelle 0-60 g/Km. Inoltre, per le prime è previsto un’ agevolazione pari a 3.500 euro, ma solo in caso di rottamazione di un vecchio mezzo con almeno 10 anni (immatricolazione ante gennaio 2011).

Incentivi rottamazione per le auto

Nello specifico l’agevolazione da Ecobonus offrirà uno sconto pari a da rottamazione, per l’acquisto con emissione di CO2 fino a 135g/Km e con un prezzo di listino fino a 61 mila euro, iva inclusa. In altre parole un costo non superiore a 50 mila euro, senza considerare l’IVA. Come spiegato sopra, l’incentivo con rottamazione è pari a:

  • 10.000 € per un’auto con emissioni fino a 20 g/km
  • 6.500 € per un’auto con emissioni fino a 60 g/km
  • 3.500 € per un’auto con emissioni fino a 135 g/km

Una buona opportunità per chi si trova nelle condizioni di poter acquistare un nuovo mezzo, perchè se da un lato può aderire ad agevolazioni fiscali, dall’altro rispetterà l’ambiente.

Bonus cultura di 500 euro ai diciottenni: come richiederlo dal 1° aprile 2021

Il Bonus Cultura, istituito dal governo Renzi, è un’iniziativa a cura del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Presidenza del Consiglio dei Ministri dedicata a promuovere la cultura. Le domande per richiedere il bonus cultura del valore di 500 euro, partiranno alle ore 12:00 del prossimo 1° aprile (questa di quest’anno sarà la quinta edizione). ll bonus Cultura 2021 spetta a chi ha compiuto 18 anni nel 2020 ( ovvero, i nati nel 2002).

L’importo del bonus potrà essere speso per acquistare libri, musica, cinema, teatro, danza, musei, monumenti e parchi archeologici, eventi culturali, corsi di musica, teatro o lingua straniera, prodotti dell’editoria audiovisiva. Inoltre, da quest’anno 2021 potrà essere speso, anche per acquistare abbonamenti ai quotidiani digitali.

Non ci sono limiti di spesa per un singolo acquisto effettuabile, sebbene, non sarà possibile comprare più di una unità di uno stesso bene o servizio: non si possono quindi acquistare ad esempio più biglietti per uno stesso spettacolo al cinema o più copie dello stesso libro.

Come richiedere il bonus cultura?

La richiesta del bonus avviene mediante la registrazione sul sito dedicato ovvero www.18app.Italia.it, che si effettua tramite le credenziali dello Spid ( Sistema Pubblico di Identità Digitale). La registrazione potrà essere effettuata fino al prossimo 31 agosto 2021. A seguito dell’accesso con Spid nell’app si potranno generare i buoni per acquistare quello che più interessa, sia nei differenti negozi online convenzionati sia nei negozi fisici degli esercenti registrati al servizio. Si precisa che, per gli esercenti, che non hanno ancora aderito a 18app, potranno effettuare la registrazione sul sito dal 1 aprile al 31 agosto 2021 con le credenziali Agenzie delle Entrate o SPID. Infine, si precisa che, i 500 euro stanziati dal Governo per spese inerenti l’aggiornamento culturale dovranno essere spesi entro il bonus entro il 28 febbraio 2022.

In definitiva, i neo-maggiorenni per usufruire del bonus dovranno scaricare la app “18App” o registrarsi sul sito 18app,italia.it in modo da ottenere il voucher elettronico da spendere nel corso dell’anno.
Per completare l’operazione è necessario:

  • avere lo Spid, il sistema di identità digitale;
  • essere residenti nel territorio italiano o in possesso di un permesso di soggiorno in corso di validità.

Il bonus non viene erogato in contanti ma è virtuale. È vietato monetizzare il bonus o i prodotti acquistati con la card.

Si precisa, che nella sezione dell’app riferita ai negozi online e negozi fisici è possibile trovare tutti gli esercenti che aderiscono al programma bonus cultura.

Bonus verde: la guida per conoscere le spese detraibili

Il Bonus verde è stato prorogato anche quest’anno. E dopo un anno di pandemia, terrazzi e balconi sono diventati davvero importanti. Ma come si possono ristrutturarli e detrarre le spese?

Bonus verde: cos’è e come funziona

Nella Gazzetta Ufficiale del 31 dicembre 2019 n.305 è stato reso noto il Decreto Milleproroghe. Il Decreto ha dato attuazione al cosiddetto Bonus Verde. A dare ulteriore chiarimenti ci ha pensato l’Agenzia delle Entrate. Si tratta di un detrazione IRPEF del 36%, sulle spese sostenute nel 2020 e 2021 per alcuni tipi di interventi. Tra questi rientrano:

  • realizzazione di copertura a verde e di giardini pensili;
  • grandi potature;
  • sistemazione a verde di aree scoperte privati di edifici esistenti. Ma anche che unità immobiliari, recinzioni e pertinenze, impianti di irrigazione e realizzazione di pozzi.

Rientra anche la messa a dimora di piante, arbusti e alberi in giardino e terrazzo. Ma anche la stesura di manti erbosi, prati, coperture a verde come pensiline e pergolati.

Bonus verde: Chi ha diritto alla detrazione?

Per beneficiare della detrazione i contribuenti devono possedere o detenere, sulla base di un titolo legale, l’immobile sulla quale saranno effettuati gli interventi che interessano il bonus verde. Con l’espressione “Titolo idoneo” si fa riferimento all’esserne proprietario per atto di compravendita, o altri titoli come l’usufrutto, donazione, testamento o locazione.

Tuttavia, qualsiasi sia il titolo deve essere allegato al momento in cui si fa richiesta di accesso al bonus. A questo punto + bene fare anche una precisazione, per chi vive in condominio. Possono essere detraibili anche le spese sostenute dal condominio, per la sistemazione a verde, delle parti in comune; oppure il singolo condomino per le parti di quota a lui imputabili.

Esiste un tetto massimo di spesa detraibile?

La detrazione massima richiedibile è di 1.800 euro. Questo perché è stato fissato un importo massimo di spesa pari a 5 mila euro. Pertanto, calcolando il 36% di 5 mila euro, il calcolo è matematico. La detrazione va ripartita in dieci quote annuali di pari importo per una periodo massimo di 10 anni. Le spese che possono essere deducibili, inoltre, devono comprendere anche le spese di manutenzione connesse all’esecuzione degli interventi. Gli interventi devono essere di natura straordinaria. Inoltre, la detrazione non spetta, invece, per le spese sostenute per:

  • la manutenzione ordinaria periodica dei giardini preesistenti non connessa ad un intervento innovativo o modificativo nei termini sopra indicati
  • i lavori in economia o da fai da te.

Come effettuare i pagamenti?

Un altro elemento che è bene precisa a questo punto è la modalità con cui effettuare i pagamenti. Le spese inoltre, devono essere tutte tracciabili. Quindi, ciò vuol dire che ci deve essere la regolare fattura da parte di chi sta offrendo o svolgendo i lavori. Ma sono ivi inclusi anche i fiorai, vivai e fornitori di materiali. Ma è anche presentare la tracciabilità del pagamento avvenuto tramite bonifici postali o bancari, carte di credito, PostePay ed ogni altro mezzo legale ed idoneo a verificare l’avvenuto saldo. Quindi, è totalmente da escludere l’uso del contante per qualsiasi tipo di pagamento.

Possono richiedere il bonus verde i condomini?

Anche ai condomini spetta il bonus verde per le spese sostenute per interventi eseguiti sulle parti comuni esterne degli edifici condominiali. Anche in questo caso, ogni condominio, può richiedere un importo massimo complessivo di 5 mila euro per unità a uso abitativo. Il singolo condominio ha diritto alla detrazione per la parte spettante alla sua quota di proprietà. A questo punto è compito dell’ Amministratore di condomino verificare sia la regolarità dei versamenti, sia l’intera procedura per scaricare le quote a lui spettanti.

Alcune domande & risposte frequenti

Una delle domande più frequenti riguarda il bonus verde, fa riferimento a cosa succede se l’immobile viene venduto? La risposta è molto semplice. In questo caso il diritto alla detrazione viene trasferito dal vecchio al nuovo proprietario, salvo diverso accordo. Il nuovo proprietario, può usufruire dell’agevolazione per il resto dei tempo in cui viene concesso. Altra domanda frequente è: cosa succede se un soggetto ha più immobili di proprietà? Il bonus verde è riferito all’immobile e non alla persona titolare o proprietaria di altro diritto. Pertanto, ogni persona fisica può sommare le detrazioni per le spese sostenute su ciascun immobile di cui è proprietario.

Qualche piccolo consiglio

Un piccolo consiglio da dare al contribuente è quello di conservare la documentazione presentata per la richiesta del bonus verde. In particolare:

  • tutte le fatture provenienti dai fornitori. Le fatture devono contenere il codice fiscale del soggetto beneficiario, la descrizione del tipo di intervento e l’importo;
  • copia di tutti i pagamenti (ad esempio le distinte dei bonifici);
  • Autocertificazione che le spese non eccedano il limite massimo richiesto;
  • nel caso di condominio, l’attestazione da parte dell’amministratore che ha provveduto ad adempiere a tutti gli obblighi di legge e che certifichi l’ammontare delle spese sostenute e le quote per ogni singolo condomino.

Beh una cosa è certa, grazie a questo bonus verde potremmo assistere ad un rifiorire di balconi, terrazzi e condomini. E se questo viene richiesto da molti proprietari immobiliari, potremmo vedere belle città colorate e piacevoli da vivere.

Bonus Baby sitting per lavoratori autonomi, fino al 30 giugno: tutto quello che c’è da sapere

Per sostenere le famiglie, il Governo Draghi tra le altre cose ha reintrodotto il bonus baby-sitting, per aiutare a fronteggiare la crescita dei figli, con età inferiore ai 14. Il bonus baby-sitting 2021 prevedi aiutare le seguenti categorie di lavoratori:

  • gli operatori sanitari del pubblico e privato accreditato, appartenenti alle categorie dei medici, infermieri, tecnici di laboratorio biomedico, tecnici di radiologia medica, operatori socio sanitari;
  • forze dell’ordine e di soccorso pubblico;
  • iscritti alla gestione separata Inps e autonomi.

Per gli operatori sanitari, l’Inps, nel comunicato del 23 Marzo 2021, ha specificato che il bonus baby sitter spetta anche a medici di base e pediatri

Dettagli Bonus Baby Sitting: iscritti alla gestione separata Inps e autonomi

Il bonus baby sitter è un contributo economico per aiutare le famiglie con figli in cui padre e madre lavorano, durante l’emergenza epidemiologica da covid-19. Esso, potrà essere fruito alternativamente da entrambi i genitori, esclusivamente se non possono lavorare da casa. In pratica viene introdotto uno speciale bonus baby sitter fino a 100 euro a settimana.

Per il momento, non è ancora possibile presentare domanda, bisogna attendere la nota operativa Inps. Con ogni probabilità le domande andranno presentate con le stesse modalità usate per gli aiuti concessi lo scorso anno. I lavoratori autonomi e iscritti alla Gestione Separata Inps, per poter presentare domanda dovranno essere in possesso dei seguenti requisiti:

  • avere figli minori che non devono aver compiuto 12 anni alla data del 5 marzo ( il limite di 12 anni non si applica ai figli con disabilità in situazione di gravità accertata, iscritti a scuole di ogni ordine e grado o ospitati in centri diurni a carattere assistenziale) , a partire dalla quale è stata disposta la chiusura e la sospensione dei servizi educativi per l’infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado;
  • il genitore beneficiario dell’agevolazione deve convivere con il/i minore/i per il/i quale/i ha ottenuto il bonus;
  • nel nucleo familiare non deve esserci altro genitore disoccupato, non lavoratore, che lavora in smart working, sospeso dal lavoro o che usufruisce del congedo;
  • nessuno dei genitori deve beneficiare di strumenti di sostegno al reddito in caso di sospensione o cessazione dell’attività lavorativa quali Naspi, CIGO, indennità di mobilità e simili.

Gli importi di bonus erogati dall’Inps, come è avvenuto lo scorsa anno 2020, saranno remunerati tramite il libretto di famiglia, ovvero il libretto rivolto alle persone fisiche che non esercitano attività professionale o d’impresa. In altre parole, l’importo del bonus in erogazione sul portafoglio elettronico presente nella sezione libretto di famiglia del sito dell’Inps del genitore richiedente potrà essere utilizzato per retribuire il lavoro occasionale prestato dalla baby-sitter o i centri infanzia durante la dad. Non è compatibile con il bonus asilo nido, quest’ultimo prevede il rimborso delle rette versate per il pagamento dell’asilo nido. Il contributo per il pagamento di servizi di baby sitting vale fino al 30 giugno 2021.

Bonus decreto Sostegni: le scadenze per presentare domanda per ognuno

E’ tempo di Bonus ed in questa sciagurata annata 2020/21 è sempre tempo anche di decreti, in un paese che è in costante balìa di cambiamenti e di incertezze. E dovrebbe essere soprattutto tempo di sostegni, per molte categorie che iniziano sempre più ad annaspare in un clima di crisi economica, psicologica, epidemica e sociale. Se non addirittura a cessare attività, in molti casi. Quindi andiamo, in tal proposito, a scoprire il Bonus decreto sostegni da chi ed entro quando dovrà essere presentato.

Bonus decreto sostegni: chi potrà beneficiarne

Il bonus decreto sostegni, una piccola speranza di ossigeno per molte attività, potrà essere applicato a coloro che sono possessori di partita IVA, attivata entro la data del 23 marzo 2021. Ovviamente, dovranno svolgere attività di impresa ed/od di lavoro autonomo, o siano essi titolari di un reddito agrario e che abbiano residenza in Italia.

Anche i liberi professionisti, non rappresentanti enti commerciali, potranno usufruire di richiesta del Bonus decreto sostegni, ed anche enti religiosi correlati civilmente ad attività commerciali. Non sono ammessi invece i soggetti che hanno cessato la partita IVA prima della data del 23 marzo 2021.

Sono inoltre esclusi dalla possibilità di presentare domanda, gli enti pubblici, coloro che svolgono attività di intermediazione finanziaria e le società di partecipazione.

Quando scade il termine per presentare domanda per il Bonus decreto sostegni?

Le domande per ottenere tale beneficio, saranno accettate a partire dal 30 marzo del 2021 (cioè, a breve) ed avranno scadenza il prossimo 28 maggio 2021. Ma, prima di presentare domanda per ottenere il tanto ambito bonus, bisognerà accertarsi di ben due criteri importanti, per poterne ottenere beneficio.

Uno dei due requisiti consiste nell’aver conseguito nell’anno 2019 ricavi o compensi non superiori a 10 milioni di euro. Ovvero farà fede il modello della dichiarazione dei redditi del 2020. Mentre, nel caso delle società con un periodo d’imposta che non coincida con l’anno solare, occorrerà tenere riferimento del periodo d’imposta precedente a quello in corso al 23 marzo 2021.

L’altro requisito da tenere conto, prima di presentare domanda per il bonus decreto sostegni è verificare che l’ammontare medio del fatturato mensile e del corrispettivo del 2020 sia inferiore del 30% almeno, rispetto all’ammontare medio dell’anno 2019. Una particolarità che, invece non sarà necessaria per coloro che hanno aperto la partita IVA nel gennaio 2019.

Come si calcola l’ammontare del contributo del Bonus decreto sostegni?

E veniamo, dunque, a ciò che potrebbe attendere ai “fortunati vincitori” di questa boccata d’aria tanto ambita. Il calcolo di ciò che vi spetta, sempre ammesso che tra una trafila e l’altra, tra un requisito e l’altro, avrete la fortuna che il Bonus vi spetti, è presto fatto. Bisognerà applicare una diversa percentuale alla differenza generata tra l’importo della media mensile dell’ anno 2020 e quella del fatturato media mensile dell’annata 2019.

  • Avrete, quindi il 20% qualora i ricavi del 2019 superino 5.000.000 di euro, ma non superino l’importo di 10.000.000 di euro.
  • il 30% se ricavi e compensi del 2019 superano 1.000.000 di euro ma non l’importo di 5.000.000 di euro.
  • il 40% nel caso in cui i ricavi e i compensi del 2019 superino i 400.000 euro ma non superino l’importo di 1.000.000 di euro.
  • il 50% se i ricavi sempre del 2019 dovessero superare la somma di 100.000 euro ma non superano gli importi di 400.000 euro.
  • Infine, il 60% se i ricavi e i compensi del 2019 sono inferiori o pari alla somma di 100.000 euro.

L’importo massimo del contributo che si potrà ricavare dal tanto ambito bonus decreto sostegni, sarà in ogni caso di 150.000 euro. Inoltre, è bene sapere come inviare domanda, dopo aver fatto le considerazioni e i calcoli del caso. La domanda di contributo per ottenere (o tentare di ottenere) il Bonus decreto sostegni dovrà essere inviata all’Agenzia delle Entrate tramite i canali telematici dell’Agenzia o mediante la piattaforma web messa a punto dal partner tecnologico Sogei. O avvalendosi degli intermediari delegati a ciò, per poi avere accesso alla procedura, con le proprie credenziali Spid, Cie o Cns oppure Entratel dell’Agenzia.

Dopodiché, non vi resterà che incrociare le dita e, sperando nella non lentezza della burocrazia, attendere l’esito, attraverso mandato di pagamento, comunicato nella sezione “fatture e corrispettivi” del sito della agenzia delle entrate. Una volta tanto, ricevere notifica dall’ agenzia dell’entrate potrà essere cosa lieta.

Bonus Tv e decoder: in arrivo più fondi in vista dello Switch off

E’ tempo di crisi economica, di paure e privazioni, di restrizioni e sacrifici, ma da un anno a questa parte è anche tempo di bonus (ne sono un esempio quelli istituiti su monopattini e biciclette). E, soprattutto è anche tempo in cui la televisione, nel bene e nel male, è ancor più presente e usata nelle nostre case, a suon di programmi evasivi e notiziari e talk show che ci informano e inquietano sulla situazione attuale. A breve sarà tempo di switch off, per passare al nuovo segnale del digitale terrestre, quindi sarà tempo di un nuovo bonus Tv e decoder. Scopriamo di più.

Bonus Tv: scopriamo le novità sui nuovi fondi per lo switch off

A partire dal prossimo 1 settembre 2021, tutte le emittenti nazionali cambieranno il sistema di trasmissione, abbandonando l’attuale sistema di codifica MPEG-2 per passare al sistema MPEG-4. Questo comporterà la necessità di riadattare il proprio televisore o il proprio decoder Tv per poter continuare a ricevere il segnale televisivo. Una spesa, soprattutto in questo periodo storico, non proprio sostenibile per molti italiani. Proprio per questo, il nuovo esecutivo sta pensando di stanziare fondi maggiori per sostenere le famiglie, con uno stanziamento al momento previsto di circa 150 milioni di euro.

Ma in cosa consiste il bonus Tv?

Parlando di Bonus Tv si fa riferimento a delle agevolazioni per poter acquistare un nuovo televisore (conforme al nuovo sistema di codifica del segnale) o un nuovo decoder digitale da collegare al proprio televisore.

Attualmente il valore del bonus Tv arriva fino a 50 euro, applicabile al momento dell’acquisto. Una spesa che, comunque non sarà necessariamente forzata per tutti. Di fatto, molti televisori di ultimissima generazione sono già in grado di supportare questa nuova codifica. E quindi, magari se avete un televisore idoneo potreste non dover sobbarcarvi questa nuova spesa per continuare a guardare la televisione. Indipendentemente se appartenete o meno alla fascia di consumatori che potranno usufruire di tale agevolazione.

Ma chi potrà usufruire di questo Bonus Tv?

In vista di una spesa che di certo potrebbe essere “non da poco” (soprattutto per quanto riguarda un televisore di ultima generazione, più che un decoder) ci si chiede chi potrà usufruire del bonus Tv per ammortizzare la spesa.

Ebbene, potranno usufruire di tale bonus le famiglie con un Isee non superiore a 20 mila euro. Il bonus in questione è valido fino al 31 dicembre 2022 o più precisamente fino ad esaurimento delle risorse. E, praticamente oltre il tempo record per poter attuare il passaggio alla nuova codifica di tutta la penisola.

Dunque, sarà un modo di agevolare tante famiglie con reddito poco proficuo, di sicuro una problematica ancor più in aumento in questo determinato periodo storico. E in cui molti penseranno, ci mancava solo l’obbligo di acquisto di un nuovo televisore (obbligo per modo di dire, se vorrete continuare a vedere le trasmissioni televisive, s’intende).

Come avverrà lo switch off ed il passaggio al nuovo sistema di trasmissione?

Il passaggio al nuovo segnale, quindi il suddetto switch off, avverrà in maniera graduale in diverse fasi del paese. Dal 1 settembre di questo anno partirà il lento cambiamento che coinvolgerà fino alla fine di dicembre le seguenti regioni: Piemonte, Valle d’Aosta, Veneto, una fetta della Lombardia, quindi il Friuli Venezia Giulia e l’ Emilia Romagna.

A partire dal gennaio del prossimo anno, il 2022 quindi, toccherà a Liguria, Toscana, Campania, Umbria, Lazio e Sardegna, con termine nel mese di marzo 2022. In ultimo sarà la volta delle restanti regioni, ovvero Sicilia, Puglia, Basilicata, Abruzzo, Calabria, Molise e Marche che muteranno dal mese di aprile al 20 giugno. In definitiva, nel prossimo Luglio 2022 il passaggio dello switch off sarà completato per tutta la penisola e centinaia di migliaia di televisori e decoder saranno cambiati, molti dei quali grazie al sostegno del bonus Tv. Sperando che, da qui ad un anno, avremo più tempo per riprendere attività sociali e lavorative, di svago e di libertà, all’esterno e meno tempo per guardare la televisione.

Bonus 2400 euro Decreto Sostegni: a quali lavoratori spetta? Domanda INPS

Il Decreto Sostegni pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 22 marzo 2021, con entrata in vigore dal giorno successivo, prevede molte misure che hanno l’obiettivo di aiutare economicamente, imprese, lavoratori e disoccupati, danneggiati dalla lunga emergenza Covid-19 che, purtroppo continua a perdurare.

Bonus 2.400 euro: a chi spetta

Tra le tante categorie di lavoratori che hanno subito ingenti danni economici, a causa delle molte restrizioni messe in atto dal governo per contrastare la diffusione del coronavirus, ci sono i lavoratori stagionali e quelli dello spettacolo. Per essi, l’articolo 10 del Decreto Sostegni ha previsto un bonus di 2.400 euro.

Nello specifico, rientrano tra i beneficiari del suddetto indennizzo: i lavoratori stagionali del turismo ma anche di altri settori; i lavoratori del turismo con contratto a tempo determinato; i lavoratori intermittenti; i lavoratori autonomi occasionali; i venditori a domicilio e, infine, i lavoratori dello spettacolo.

Il bonus spettante di 2.400 euro viene erogato una tantum. Si stima che la platea dei beneficiari sia composta da circa 374mila lavoratori, di cui 44mila nel settore dello spettacolo.

Indennità 2.400 euro: i requisiti per la fruizione

Per poter accedere al bonus 2.400 euro previsto dall’art.10 del Decreto Sostegni che, si rivolge a due categorie di lavoratori iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo, si deve essere in possesso di determinati requisiti.

  • I lavoratori suddetti devono avere almeno 30 contributi giornalieri versati dal 1° gennaio 2019 al 23 marzo 2021 (data di entrata in vigore del Decreto Sostegni). Inoltre, il reddito percepito per il 2019 non deve superare i 75mila euro (la soglia precedente era di 50.000 euro).

Al contempo, essi non devono essere titolari di pensione; titolari di un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato o titolari di un contratto intermittente per le cui prestazioni ricevono l’indennità prevista dall’art.16 del decreto legislativo n.81/2015.

  • I lavoratori che hanno almeno 7 contributi giornalieri versati dal 1° gennaio 2019 al 23 marzo 2021, con un reddito riferito al 2019 che non supera i 35mila euro.

Bonus 2.400: la domanda

La domanda di presentazione per richiedere l’indennizzo una tantum di 2.400 euro, deve essere obbligatoriamente inoltrata entro il 30 aprile 2021, tramite un’istanza da rivolgere all’INPS, ente erogatore del bonus spettacolo.

Per fare domanda si deve accedere al portale INPS tramite il PIN dispositivo (se valido ancora) o tramite SPID di almeno livello 2, o ancora previo CNS o CIE. Munirsi di codice fiscale e IBAN e una volta acceduti, andare nella sezione relativa la presentazione delle domande e seguire l’iter indicato.