Come si fa una strategia di comunicazione?

Per comunicare l’azienda o l’attività ha necessità di creare un piano di comunicazione che sia efficace e ben strutturato. La strategia comunicativa ha come finalità quella di realizzare una comunicazione che possa essere il più possibile efficacemente coordinata con il brand dell’azienda, coerente e, soprattutto, studiata in modo da raggiungere e coinvolgere i clienti acquisiti e quelli potenziali. In generale, la comunicazione deve essere in linea con il modo in cui l’azienda voglia essere percepita e quali valori voglia esprimere, verso chi e in quale modo. 

Strategia di comunicazione per conquistare il cliente

All’interno del contesto aziendale, piccolo o grande che sia, la strategia di comunicazione rappresenta il piano per avere un buon approccio verso i clienti e per portare all’esterno la percezione e la reputazione aziendale. In altre parole, la strategia comunicativa dell’azienda può essere pensata come il biglietto da visita che l’azienda fornisce ai clienti già acquisiti o da conquistare. Ciò implica che la strategia possa essere il più possibile meticolosa, precisa e vincente: il modo in cui l’azienda si presenta può fare la differenza. 

Che cos’è il piano di comunicazione?

Il piano di comunicazione rappresenta il documento strategico che chiarisce e pianifica gli obiettivi della comunicazione stessa, le attività, le azioni, le scadenze e perfino il contesto nel quale opera l’azienda. Definire un piano di comunicazione coordinato e coerente aiuta l’azienda anche a raggiungere gli obiettivi individuati, questi ultimi, in maniera precisa e chiara. Nello specifico, il piano di comunicazione individua: 

  • il contesto nel quale l’azienda opera e comunica e, dunque, il settore, il mercato e i competitori; 
  • il target di riferimento; 
  • gli obiettivi che l’azienda ha intenzione di raggiungere; 
  • la strategia creativa della comunicazione; 
  • i mezzi di comunicazione che l’azienda adopererà; 
  • il programma delle attività;
  • i tempi stabiliti per le singole azioni; 
  • il budget che l’azienda mette a disposizione e come verrà ripartito; 
  • il controllo delle attività. 

Come realizzare una strategia di comunicazione: primo step, il piano di marketing

L’elaborazione di una strategia di comunicazione inizia dal piano di marketing. È necessario elaborare un documento nel quale siano stabiliti quali sono gli obiettivi a breve, medio e lungo termine e le linee guida. In tal senso, la strategia di comunicazione è strettamente interconnessa agli altri strumenti di marketing dell’azienda, andando a individuare esattamente a chi si rivolge l’azienda stessa, qual è la concorrenza e in quale contesto si va a operare. Da questo punto è necessario selezionare tutto con attenzione elaborando le leve di marketing e sviluppando un’identità visiva e un piano editoriale. È possibile parlare, a questo punto, delle 4C – consumatore, costo, convenienza e comunicazione, con l’aggiunta dell’eCommerce – a partire dalle quali nasceranno altre fasi dell’azienda con l’esterno, quali la posizione del brand, le relazioni con i clienti, l’attuazione di un piano editoriali, la previsione del budget e il controllo sui risultati ottenuti. 

La posizione del brand nella strategia di comunicazione 

Il secondo passaggio nella strategia di comunicazione è quello di procedere con un’accurata analisi della situazione interna ed esterna dell’azienda. Il che corrisponde a conoscere in maniera approfondita il brand, il target di riferimento, il mercato dove è inserita l’azienda, i concorrenti e le loro azioni. Inoltre, è fondamentale conoscere la posizione del brand, ovvero la posizione occupata da un brand (e dai rispettivi prodotti) nella mente dei consumatori sulla base della differenziazione rispetto alla concorrenza. Il brand positioning può riguardare le caratteristiche uniche dei prodotti, la comunicazione pubblicitaria, l’esperienza del cliente o l’identità di brand e i valori ad essa collegati. 

Piano di comunicazione: a chi rivolgersi?

Prima di decidere cosa comunicare, è opportuno stabilire a chi l’azienda si rivolge con la sua strategia. In altre parole, è necessario individuare il target di riferimento. A supporto, si potrebbe prendere in considerazione il modello di Buyer Personas, ovvero lo strumento attraverso il quale si rappresenta fittiziamente il cliente ideale dell’azienda. In tal senso, il modello prevede di individuare l’età anagrafica del potenziale cliente, l’istruzione, il potere d’acquisto, gli interessi, i gusti, i bisogni, i comportamenti e gli atteggiamenti. Il cliente che verrà idealizzato sarà il principale interlocutore della strategia di comunicazione aziendale. 

Piano di comunicazione, definire obiettivi, risultati e strategia creativa

Una strategia ottimamente strutturata deve tener conto degli obiettivi della comunicazione, che devono essere precisi, realistici, concreti e misurabili. Il che significa che dalle azioni di comunicazione occorre avere risposte certe a due domande: 

  • quale azione si vuole che i potenziali clienti compiano dalla strategia comunicativa? 
  • in che modo si possono misurare i risultati ottenuti per intervenire, eventualmente, e migliorare la strategia di comunicazione?

Come comunicare il brand aziendale e strategia creativa

Stabiliti gli obiettivi, è indispensabile elaborare la strategia creativa dell’azienda, ovvero la maniera nella quale si vuole comunicare il brand aziendale. In particolare, è necessario rispondere a quattro domande: 

  • quale messaggio si vuole comunicare? 
  • in quale maniera?
  • con quale linguaggio?
  • con quali mezzi di comunicazione?

Piano di comunicazione: crisi, monitoraggio e misura dei risultati

L’elaborazione di una strategia di comunicazione necessita di pianificazione dei tempi e dei modi nei quali le azioni comunicative devono essere realizzate. Per questo motivo è necessario elaborare delle linee guida di comunicazione che dovranno essere impartite e fatte proprie da tutti i soggetti coinvolti. In questo modo, il brand aziendale verrà facilmente e immediatamente riconosciuto. È altresì auspicabile prevedere situazioni di crisi, che dovranno essere immediatamente affrontate. La strategia comunicativa dovrà essere costantemente monitorata per analizzare i risultati ottenuti con le azioni fatte. In questo ambito, sono essenziali le analisi del sentiment e delle reazioni dei soggetti verso i quali sono dirette le azioni comunicative. Dai risultati del monitoraggio è possibile procedere con cambiamenti della strategia comunicativa per la migliore gestione del brand. In tal senso, è utile chiedersi: 

  • cosa ha funzionato?
  • cosa non ha funzionato?
  • come si possono migliorare le azioni?

Quali sono gli elementi più critici e gli errori da evitare nella stesura di un business plan?

Per il finanziatore o per l’investitore, il business plan rappresenta lo strumento dal quale raccogliere le varie informazioni di natura economica, strategia, finanziaria e di marketing. Dall’analisi del business plan deriverà la decisione di finanziamento. Dunque, sulla qualità del documento dell’azienda, sarà possibile esaminare:

  • cosa si vuole fare e quale idea ne è alla base;
  • quali risultati si vogliono raggiungere;
  • quali strategie e mezzi necessitano per conseguire i risultati prefissati.

Perché il business plan è importante?

Il business plan è pertanto il documento che riassume meglio l’idea imprenditoriale. Volendo sintetizzare i punti chiave della stesura del documento, è opportuno far riferimento:

  • all’analisi di mercato, e dunque ai fattori interni ed esterni, tra i quali i competitori, le variabili ambientali, il target e i fattori critici di successo;
  • al piano di azione di marketing;
  • al piano delle attività o planning;
  • al piano degli investimenti;
  • alla pianificazione e l’allocazione delle risorse umane da utilizzare;
  • ai nuovi modelli di valutazione e di finanziamento.

I vantaggi nella redazione del documento

È evidente che un business plan ben strutturato e completo, oltre a presentare con la massima professionalità la propria idea di business per ricevere finanziamenti, offre l’occasione di cercare e di sviluppare una strategia il più chiara possibile. Inoltre, il documento permette di monitorare e di implementare le azioni strategiche e di prevedere l’avvicinarsi di una crisi aziendale.

Quali sono i quattro elementi critici di un business plan

Tuttavia, affinché il business plan possa essere redatto in maniera completa e rimarcare gli obiettivi aziendali, è necessario tener presente di quattro fattori essenziali sui quali è necessario prestare la massima attenzione: ci si riferisce alle persone, alle opportunità, al contesto e alle possibilità.

Business plan, chi deve redigerlo?

Le persone che si occupano della stesura del business plan sono fondamentali. Difficilmente il documento viene redatto da una sola persona. Più frequentemente rappresenta, invece, il risultato del lavoro di un team di management eterogeneo e complementare in termini di background, di capacità manageriali e di conoscenze del settore. Pertanto, soprattutto nelle imprese di più grandi dimensioni, per arrivare a un piano di marketing ottimamente strutturato e completo, è indispensabile il lavoro dei reparti di comunicazione, di vendita e di produzione.

Punti critici di un business plan: le opportunità

Le opportunità da cercare e da valutare nella redazione di un business plan sono sempre due, ovvero la differenziazione e il potenziale di mercato. A seconda dei casi, il management dovrà decidere se conviene differenziare con prodotti o con linee di prodotti, oppure se il potenziale di mercato è tale da portare a una scelta estrema come, ad esempio, quella di uscire dal settore. Nello specifico, è indispensabile che l’analisi parta da tre differenti domande:

  • in cosa si differenziano i prodotti o servizi dell’azienda rispetto a quelli della concorrenza?
  • quali sono i punti di forza dell’azienda e quali i punti di debolezza?
  • come i concorrenti affrontano le problematiche comuni?

Il contesto nel piano di marketing

L’analisi del contesto nel quale opera l’impresa è fondamentale. Ci si riferisce a uno studio approfondito della concorrenza, dei competitori e, più in generale, al contesto che circonda l’azienda stessa. Pertanto, per le imprese che si affacciano sul mercato per la prima volta, è indispensabile definire quali sono le barriere per l’approccio alla produzione e vendita, le minacce e le opportunità. In questo step, è necessario definire anche quale sarà la domanda potenziale del prodotto o del servizio da parte del mercato, in termini dunque sia quantitativi che qualitativi. Utile, in questo contesto, è l’analisi dei dati del mercato e le possibili segmentazioni di domanda e offerta.

L’analisi degli scenari nel piano di marketing

Infine, in un business plan non possono mancare le possibilità, ovvero lo studio dei possibili scenari di mercato. L’analisi del contesto induce l’azienda, pertanto, a raccogliere il maggior numero di informazioni necessarie per individuare quali saranno gli sviluppi futuri del mercato. In questa fase, come nelle precedenti, è indispensabile partire dallo sviluppo dell’analisi Swot: nel quadrante dovranno essere indicati minuziosamente i punti di forza e quelli di debolezza dell’azienda, le minacce e le opportunità.

Business plan, errori da evitare: nessuna menzione per i concorrenti

Diversamente dagli elementi critici di un business plan è la lista degli errori comuni che si commettono nella redazione del documento. Innanzitutto un business plan non può partire dalla mancanza di menzioni dei concorrenti: la regola generale è che non si è mai, o quasi mai, in condizioni di monopolio. Ma anche in caso di oligopolio o di duopolio è indispensabile spiegare chi sono i concorrenti e in quali altri business sono coinvolti.

Documento di marketing, mancanza di chiarezza del vantaggio competitivo

Il vantaggio competitivo in un documento di marketing deve esserci sempre. La mancanza di questo fondamentale elemento comporterebbe la mancanza di senso del documento stesso. Analogamente, vanno sempre spiegati in volumi sia la quota di mercato che i relativi calcoli. Solo in seconda istanza si potrà indicare i valori delle quote di mercato in euro o dollari.

Valori e crescita aziendale nel piano di marketing

Sono altresì da evitare errori che riguardano la mancanza di accenni al processo di crescita organizzativa dell’azienda necessaria per sostenere l’aumento dei ricavi. Non prevedere una crescita non solo potrebbe indicare un approccio superficiale, ma indurrebbe ad abbassare la fiducia dei finanziatori nei confronti dell’azienda. Analogamente, non vanno fatte sopravvalutazioni dell’idea imprenditoriale e nemmeno proiezioni irrealistiche: gli obiettivi, ancorché ambizioni, devono sempre essere ragionevolmente realizzabili e a portata di mano. È consigliabile piuttosto avere un “piano B” che difendere con i denti una esagerata stima della crescita.

Business plan e conoscenza del bilancio

È altresì indispensabile che un piano di marketing strategico ben strutturato, sia accompagnato da riferimenti operativi, del “saper fare”. Chiaramente i dati economici e finanziari non devono essere sballati: la scarsa conoscenza del bilancio come strumento che descriva la realtà aziendale può generare errori grossolani e anche gravi, come il confondere il cash flow e i profitti.

Coerenza del business plan

In definitiva, il business plan deve essere un documento coerente, un disegno armonico nel quale convergono strategia aziendale, analisi del mercato e dei competitor e studio del contesto. Le incongruenze che si presentano a chi dovrà prendere visione del documento possono facilmente saltare all’occhio e decretarne l’archiviazione.

 

Business plan: la guida per crearne uno di successo

Il Business plan è un importante operazione di pianificazione aziendale. Ecco alcuni suggerimenti per scriverne uno di successo.

Business plan: le sue funzioni principali

Quando si inizia un’attività, ma anche quando un’azienda decide di ampliare la sua produzione, si redige un Business plan. Se volessimo tradurlo in italiano potremmo definirlo un “piano d’affari“. Ma in realtà è un documento di estrema importanza. Sia in fase di redazione che in una fase successiva di valutazione degli obiettivi raggiunti. Infatti il Business plan permette di focalizzare l’attenzione sulla nuova idea di business, e rispondere alle sue funzioni:

  • cristallizzare l’idea imprenditoriale e la sua fattibilità;
  • come presentare l’idea di business sul mercato o ai potenziali investitori;
  • definire la strategia per raggiungere il successo dell’idea;
  • la tecnica di controllo per capire l’andamento del progetto.

Analizzando i singoli punti si può creare un buon business plan. Tuttavia è importante anche valutare le variabili interne ed esterne che potrebbero intaccare il nuovo business.

Ma come si crea un business plan?

Il business plan viene sempre corredato da schemi, schede o tabelle che servono a facilitarne la comprensione. Quello che deve essere subito chiaro sono i passi da seguire:

  • Scrivere un riassunto dell’idea di business;
  • descrivere l’impresa o la struttura organizzativa che si vorrebbe realizzare;
  • analizzare bene il prodotto oppure il servizio da proporre;
  • Fare analisi di mercato, la concorrenza e la clientela;
  • Definire un piano di marketing completo;
  • valutare il tipo di produzione;
  • il piano finanziario necessario.

Anche se sembra davvero un’operazione impegnativa, non c’è da preoccuparsi, è più semplice di quello che sembra. Ma ci vuole tanta attenzione per non commettere errori e sprecare risorse finanziarie proprie oppure altrui

L’idea di business: spesso parte tutto da qui

L’idea di business è il cuore dei nostri affari. E’ un sistema di coerenza utile all’impresa per acquisire dei vantaggi competitivi all’interno di un mercato. E’ importante anche capire quanto il progetto imprenditoriale sia fattibile e quanto sia attrattivo per i potenziali clienti.

Quindi è opportuno segmentare il mercato e capire a chi rivolgersi. In un’impresa orientata al mercato, occorre valutare il punto di vista dell’acquirente. Data la grande varietà di acquirenti la segmentazione del mercato, permette di creare dei sottoinsiemi di riferimento. L’obiettivo è quello di analizzare i bisogni dei potenziali clienti, per offrire un prodotto che gli si addice. Tanto un prodotto sarà attrattivo, tanto più sarà richiesto, se accessibile e tanto più l’idea di business potrebbe essere vincente.

Descrivere l’impresa o l’organizzazione interna

Prima di far diventare l’idea realtà occorre anche capire il tipo di struttura organizzativa di cui si ha bisogno. Un’impresa può essere individuale o costituirsi in società. Se l’azienda deve produrre il prodotto avrà bisogno di determinati investimenti in macchinari.

Mezzi che hanno costi diversi a seconda delle loro funzionalità. Magari  se è un prodotto di alta tecnologia, potrebbe aver bisogno di grossi capitali. Mentre se si tratta di un servizio innovativo, l’azienda punterà ad investire più sul capitale umano che su quello fisico. Nel caso in cui ci sia bisogno di grossi capitali, è probabile ricorrere all’ausilio di capitali esterni e di investitori. Un business plan dettagliato può tornare utile, perchè permette all’investitore di valutare per bene il suo investimento.

Business plan: cosa fare quando il prodotto è innovativo

L’espressione “nuovo prodotto” viene usato anche impropriamente. Spesso basta una confezione diversa per essere definita nuova, quando magari l’aggettivo corretto sarebbe originale. Se si decide il lanciare sul mercato un prodotto realmente nuovo, occorre prendere delle decisioni che sono fondamentali per la sopravvivenza della stessa impresa. Questo perché un nuovo prodotto potrebbe essere rischioso, da alcuni punti di vista:

  • mercato: quanto i clienti sono ricettivi e disposti a pagare la novità;
  • tecnologia: quanto è realmente fattibile tecnicamente il nuovo prodotto;
  • strategia: come offrire e lanciare il prodotto, stimolando il cliente.

Tuttavia sono solo aspetti da considerare. La storia economica è piena di prodotti che hanno cambiato il mondo e condizionato la vita dei consumatori. Un caso è proprio la Apple con l’Iphone, mp3 creandosi proprio un mercato di clienti fedelissimi.

Il piano di marketing strategico: cosa non può mancare

Il marketing è un ramo dell’economia che si occupa di dello studio e descrizione di un mercato di riferimento, ed in generale l’analisi delle interazione del mercato e degli utenti di un’impresa. Le leve fondamentali del marketing mix sono: prodotto (Product), prezzo (Price), punto vendita o, più in generale, distribuzione (Place) e promozione o, più in generale, comunicazione commerciale (Promotion). Del prodotto abbiamo ampiamente parlato. Mentre il prezzo di vendita è importante. Il prezzo deve essere capace di coprire i costi necessari non solo per la produzione, ma anche per tutta la struttura. Le imprese nascono per guadagnare pertanto attenzione alla variabile costi.

L’imprenditore deve anche chiedersi dove o come distribuire il prodotto. Il circuito di distribuzione può esser definito come una struttura formata da soggetti che intervengono nel processo di scambio, allo scopo di mettere il bene a disposizione del consumatore. E quindi nella redazione del business plan occorre capire se si hanno bisogno di intermediari, come gestire i trasporti e gli accordi commerciali. Non ultima la comunicazione di marketing cioè  l’insieme dei segnali emessi dall’impresa verso i soggetti pubblici, i clienti, i fornitori, gli azionisti. Quindi non è solo pubblicità.

Quali sono i componenti del business plan?

Oggi andremo a scoprire di cosa si tratta quando si parla di business plan e quali sono i componenti che lo determinano.

Business plan, cosa è?

Partiamo subito col precisare cosa si intende quando si parla di business plan. In sostanza, un business plan non è altro che un documento che riassume gli obiettivi operativi e finanziari di un’azienda. In esso vi sono contenuti i piani dettagliati e i budget disponibili per portarlo a compimento.

Insomma, quando si parla di business plan si fa riferimento ad una vera e propria tabella di marcia, per ogni azienda che si rispetti, per conseguire obiettivi e tenere un passo giusto nel proprio percorso.

Quali sono i componenti del business plan?

Veniamo, dunque alla domanda che dà il titolo ed il fulcro a questo nostro articolo, ovvero quali sono quelle componenti e quelle specificità che caratterizzano un buon business plan. Potremmo, riassumento, dire in breve che un buon business plan si forma con le seguenti azioni:

  • Panoramica del settore
  • Analisi di mercato
  • Analisi della concorrenza
  • Piano di marketing
  • Piano di gestione
  • Piano operativo
  • Piano finanziario
  • Allegati ed Exhibit

Questa, in linea generale, è la lista di ciò che occorre considerare quando si va ad intraprendere un business plan che possa poi rivelarsi funzionale e efficiente al raggiungimento degli obiettivi aziendali.

Tutto ciò è abbastanza utile per ogni azienda, ma si rivela di particolare importanza, quasi fondamentale potremmo dire, per le start up.

Start-Up e il business plan

Fare un buon lavoro di business plan equivale a fare una valida previsione, pur sempre non del tutto certa al cento per cento, sia chiaro, su ciò che sarà il futuro a breve della propria attività. Quindi avviare una start up è qualcosa di abbastanza incerto e ancor più complesso da pianificare.

E va aggiunto che in molti casi, le persone che avviano una nuova attività, quindi una start up, non hanno i soldi necessari per farlo.

Qualora fosse necessario un finanziamento per l’avvio di un’impresa, dunque sarà necessario avere un business plan pronto che dimostri ai potenziali investitori come l’impresa proposta sarà redditizia. Andiamo a fare alcuni brevi esempi in merito:

  • Con un’analisi di mercato saprete se c’è una domanda sufficiente per il vostro prodotto o servizio nel mercato di destinazione. Qualora il mercato sia già saturo, il modello di business dovrà essere cambiato o annullato.
  • Il piano di gestione andrà invece a delineare la struttura aziendale, la gestione e le esigenze di personale. qualora l’azienda richiedesse un dipendente specifico e competenze manageriali, avrà bisogno di una precisa strategia per trovare e assumere personale qualificato e anche per poterlo mantenere.
  • Fattore determinante sarà il piano finanziario, per poter stabilire se l’idea di business proposta è probabile che abbia successo e qualora occorre un finanziamento se è probabile che lo otterrà per l’avvio dell’attività, sotto forma di capitale proprio o di debito. Si può avere un’ottima idea per un’impresa ed eccellenti piani di marketing, di gestione e operativi, ma se il piano finanziario dovesse mostrare che l’impresa non produrrà entrate sufficienti dopo le spese per essere redditizia, allora il modello di business non è redditizio e potrebbe non avere senso avviare la start up o tale attività.

Ulteriori curiosità sul business plan

Il suddetto business plan è un documento contenente proiezioni finanziarie dettagliate, previsioni sulle performance della azienda ed un piano di marketing. Quindi si tratta di uno strumento incredibilmente utile per la pianificazione aziendale quotidiana, e pertanto dovrebbe essere rivisto regolarmente e aggiornato con frequenza, per stare al passo dei mutamenti.

La parte probabilmente più importante di un business plan è quella legata al piano finanziario.

Occorre sapere che un’attività significa realizzare un profitto, quindi è importante avere un solido e logico senso delle proprie finanze attuali, delle esigenze di finanziamento, così come delle entrate previste.

Nella sezione finanziaria del business plan, sarà necessario fornire una descrizione delle esigenze di finanziamento, i rendiconti finanziari dettagliati e un’analisi del bilancio.

Altra parte di rilevante importanza, nella stesura di un business plan è legata all’analisi della concorrenza.

Nella sezione dedicata alla analisi della concorrenza, bisogna scoprire il successo dei concorrenti diretti e indiretti sul mercato, con una valutazione del loro vantaggio competitivo e di come l’azienda si distinguerà da loro.

Va in fine detto che non c’è un ordine prestabilito nel realizzare un business plan, ma l’Executive Summary, come panoramica, dovrebbe sempre venire prima di tutto, per poi stilare le altre fasi elencate sopra.

 

Cosa comprende il piano di marketing in un business plan?

Cosa è un business plan e quanto serve a far porre le basi per un’azienda, ma soprattutto come stabilire un piano marketing. Dunque, oggi andremo nel mondo del business plan, approfondendo soprattutto la questione relativa al piano marketing.

Business plan, di cosa si tratta?

Innanzitutto, partiamo col dire di cosa si tratta quando si parla di business plan. Dunque, il business plan non è altro che una sintesi dei contenuti di un piano aziendale. Un progetto dichiarato nelle sue fasi, prima del lancio della attività, dal piano finanziario a quello commerciale, fino al piano di marketing che aiuterà a capire come poter posizionare al meglio l’azienda sul mercato.

A tal proposito, infatti, andremo a veder nello specifico come proporre il piano marketing del business plan. Nella sua parte descrittiva il business plan chiede proprio di tirare giù il piano di marketing. Nel piano di marketing occorre specificare chi sono i potenziali clienti e chi sono i concorrenti. Ma, andiamo a vedere nello specifico come creare un piano marketing, nelle sue fasi.

Piano Marketing nel business plan

Dunque, occorre sapere che la pianificazione di marketing va a comportare una serie di attività divise in diverse fasi. Si passa, dunque dalla definizione degli obiettivi fino alle ricerche di mercato, passando attraverso la valutazione dei punti di forza e quelli di potenziale debolezza dell’azienda stessa. Inoltre, occorrerà definire le strategie di marketing che si vorranno attuare e il budget che si ha a disposizione. In sintesi il processo di pianificazione di marketing lo si può suddividere in queste fasi:

  • Definizione di obiettivi
  • Ricerche di mercato
  • Punti di forza e punti di debolezza
  • Strategie di marketing
  • Definizione del budget

Nello specifico, il piano marketing da porsi nel business plan dovrebbero essere piuttosto ambiziosi ma non impossibili, poiché essi dovranno poter essere comunque realizzabili. Occorre predisporre obiettivi che rappresentino per la propria azienda una sfida e che possono essere conseguiti con impegno.

Quindi, sostanzialmente, come prima cosa, occorrerà porsi un elenco di alcuni obiettivi di marketing che si ritengono importanti per il proprio piano di marketing. Dopo aver definito gli obiettivi, occorre fare le opportune ricerche di mercato per verificare che effettivamente quegli obiettivi siano raggiungibili. Dalle successive ricerche di mercato occorrerà ottenere queste informazioni:

  • Quanto è grande il mercato per la tua azienda?
  • Come è segmentato?
  • E’ un mercato nuovo? oppure di un mercato maturo? oppure  di un mercato saturo?
  • Chi sono i tuoi  principali clienti? Dove si trovano?
  • Quali sono i prodotti/servizi più venduti nel settore?
  • I prodotti attuali soddisfano le esigenze dei  tuoi clienti?
  • Chi sono i  tuoi concorrenti? Dove si trovano? Operano nello stesso segmento  di mercato della tua azienda? Quali canali di distribuzione utilizzano?
  • E’ necessario sviluppare nuovi prodotti/servizi?
  • Quali sono i canali di distribuzione ?
  • Quali sono i mezzi di comunicazione utilizzati: la stampa, Internet, la TV, la radio, il direct mailing?

Dunque, appurato tutto ciò, si potrà procedere a valutare i potenziali punti di favore e quelli deboli del proprio mercato aziendale.

Swot Analysis, per il piano di mercato

La Swot Analisi è la fase decisiva del piano marketing. Con il termine SWOT si identifica l’acronimo di Strenghts, Weaknesses, Opportunities e Threats, ovvero Forze, Debolezze, Opportunità e Minacce previste per la propria azienda. Potremmo in breve dire che una corretta analisi si può comporre nei seguenti modi:

–  i fattori interni (punti di forza, punti deboli)
– i fattori esterni (opportunità, minacce)
– poi vi sono gli elementi positivi (punti di forza e opportunità)
– e in ultimo gli inevitabili ostacoli, interni ed esterni (punti deboli e minacce)
Dunque, occorre trovare il modo di sottolineare i propri punti di forza e riuscire a marginalizzare i punti di debolezza. Questo farà si che il piano marketing avrà una buona efficacia sul vostro business plan aziendale e, periodicamente aiuterà a monitorare la vostra attività aziendale, sul suo funzionamento e sui margini di miglioramento.
Questo è quanto vi era da sapere prevalentemente, per proporre un valido piano marketing per il vostro business plan aziendale. Non vi resta che passare all’ atto pratico e imbastire il vostro piano, soprattutto se state per avviare la vostra attività di primo pelo.

 

Catania, culla dell’e-Learning per imparare a fare impresa

Secondo il report 2012 di P.M.F. (Polo Mediterraneo per la Formazione), ente di formazione catanese del gruppo JO, il “Business Plan” è il corso di e-learning più scelto, per capire quante chances di successo può avere la propria idea imprenditoriale. I dati della piattaforma “JODocet”, aggiornati al 2012, parlano infatti di 135 corsi acquistati per un totale di oltre 700mila ore di formazione e-learning. Infatti, sempre più professionisti e potenziali imprenditori di tutta Italia scelgono di imparare a realizzare il proprio business plan risparmiando tempo e denaro seguendo le lezioni da remoto.

A richiedere questo tipo di corsi su marketing, economia e finanza aziendale sono soprattutto commercialisti, esperti contabili e consulenti del lavoro, che vogliono tenersi aggiornati imparando nozioni utili per creare una nuova azienda, sviluppare un ramo del proprio business, capire i fabbisogni finanziari e costruire un bilancio preventivo.

Un trend che non è casuale. Secondo il 43esimo Rapporto Assinform 2012, in Italia i dispositivi e i servizi legati al web sono cresciuti del +5,9% e quello della formazione a distanza è un mercato destinato a crescere, dal momento che la percentuale degli italiani che usa internet abitualmente è inferiore al 54%, contro il 71% della media europea.

Padova: corsi per nuovi imprenditori

Dal 3 al 29 maggio 2012 si terrà a Padova un corso di formazione gratuito per futuri imprenditori. Il corso – organizzato dalla Camera di Commercio di Padova in collaborazione con le Associazioni di Categoria – vuole fornire informazioni di base utili per facilitare la costituzione e la gestione fiscale di un’impresa. 

Verrà inoltre trattato il tema del business plan in modo che il futuro imprenditore possa meglio rendersi conto degli investimenti necessari per il proprio tipo di attività. L’iniziativa formativa si svolgerà presso il Centro conferenze “Alla Stanga” in Piazza Zanellato, 21 a Padova.

Calendario e programma del corso

– Giovedì 3 maggio 2012 (dalle 20.00 alle 22.00)
Come aprire un’impresa: adempimenti presso la Camera di Commercio
Tipi d’impresa e costi di costituzione
Finanziamenti per le imprese

– Martedì 8 maggio 2012 (dalle 20.00 alle 22.00)
Cenni sui principali adempimenti fiscali a carico dell’impresa
– Giovedì 10 maggio 2012 (dalle 20.00 alle 22.00)
◦Testimonianze imprenditoriali
◦Andamento dei singoli settori economici
◦Concorrenza presente nelle varie attività
◦Intervento delle Associazioni di Categoria

– Martedì 15 maggio 2012 (dalle 20.00 alle 22.00)
Il Business Plan

– Giovedì 17 maggio 2012 (dalle 20.00 alle 22.00)
Come rapportarsi con le Banche

– Martedì 22 maggio 2012 (dalle 20.00 alle 22.00)
Il Business Plan – Approfondimento

– Giovedì 24 maggio 2012 (dalle 19.30 alle 22.30)
Comunicare con il cliente

– Martedì 29 maggio 2012 (dalle 20.00 alle 22.00)
Il bilancio delle competenze

La partecipazione al corso è gratuita, ma è necessario iscriversi online. Per ulteriori informazioni rivolgersi allaSegreteria organizzativa dell’Ufficio Progetti speciali – Nuova impresa, tel. 0498208313, e-mail nuova.impresa@pd.camcom.it

Camera di Commercio di Padova, Ufficio comunicazione e relazioni con il pubblico, e-mail: info@pd.camcom.it
Fonte: Newsletter aprile 2012 – Camera di Commercio di Padova

Fonte: camcom.gov.it

Protocollo d’intesa nazionale per le Microimprese

Arriva il nuovo protocollo per la microimprenditoria italiana. Obiettivi principali: sostegno alle microimprese, rilancio dell’occupazione per soggetti svantaggiati, creazione di nuovi posti di lavoro. Il protocollo è stato siglato qualche giorno fa tra Ente Nazionale per il Microcredito, Fondazione San Patrignano, Associazione San Patrignano Scuola e Formazione, Unione Artigiani della Provincia di Milano e la Regione Campania.

I contributi, che saranno erogati con il nuovo protocollo, prevedono la disponibilità di fondi da utilizzare come garanzie ai prestiti che le microimprese concorderanno con le banche, ma potranno anche essere impiegati per le spese di formazione e tutoraggio interni alle aziende. In particolare, i finanziamenti potranno essere destinati alla realizzazione di attività di formazione in materia di microcredito, start up e gestione di impresa, realizzazione di business plan.

Il nuovo protocollo mette poi a disposizione un fondo di supporto per la nascita di nuove microimprese, come pure contributi destinati alla realizzazione di un’attività congiunta di fund raising.

Requisiti di partecipazione

Possono fare richiesta dei finanziamenti tutti i cittadini italiani appartenenti alle categorie svantaggiate:

  • giovani e donne inoccupati
  • portatori di handicap
  • soggetti vittime dell’esclusione sociale
  • soggetti che hanno concluso con successo percorsi di riabilitazione e necessitano di un sostegno per il reinserimento nella società civile e professionale
  • soggetti destinatari delle rimesse effettuate dagli immigrati presenti in Italia.

Per ottenere tutte le informazioni circa i requisiti e le possibilità di accesso al fondo è possibile consultare il testo ufficiale del Protocollo d’intesa nazionale per le Microimprese.

Marche, terra straniera (ma solo d’impresa)

di Alessia CASIRAGHI

Si chiama “Start it up – Nuove imprese di cittadini stranieri” il nuovo bando promosso dalla Camera di Commercio di Ancona per concedere alle nuove start up avviate da cittadini extracomunitari incentivi e aiuti imprenditoriali.

Si tratta di un piano di assistenza e sostegno, tramite l’organizzazione e la promozione di percorsi formativi che aiutino gli aspiranti imprenditori nella redazione dei business plan aziendali iniziali.

I richiedenti dovranno dimostrare di provenire da un Paese esterno alla UE e di essere in possesso di regolare permesso di soggiorno valido da almeno 6 mesi alla data di presentazione della domanda.

Il progetto promosso dalla Camera di Commercio di Ancona prevede l’erogazione di piani assistenza ad hoc nell’avvio di nuove imprese: i richiedenti potranno prendere parte a percorsi orientativi personalizzati, seminari di formazione imprenditoriale e workshop di sostegno nell’elaborazione del business plan iniziale.

Per prendere parte al bando i cittadini stranieri dovranno fare domanda entro il 15 marzo 2012 via email all’indirizzo sni@an.camcom.it. In alternativa potranno consegnare direttamente la documentazione all’Ufficio Nuove Imprese della Camera di Commercio di Ancona.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito della Camera di Commercio di Ancona.

Prevedere e controllare la crescita dell’impresa: il business plan

Nel mondo dell’economia e della finanza fare previsioni è diventato sempre più difficile. La globalizzazione e internet hanno incrementato in modo esponenziale lo scambio di informazioni, di beni e di servizi; sono aumentate le relazioni tra le persone, tra le imprese e, quindi, gli imprevisti.

Il piano strategico, industriale e finanziario, cioè il business plan, è uno strumento molto importante per le imprese nell’ambito del processo di controllo previsionale della gestione della loro attività; serve per descrivere un progetto imprenditoriale e capire se è fattibile, in un’ottica di medio periodo, analizzandone i punti di debolezza e di forza.

Il business plan guida l’imprenditore nel fare delle scelte precise in presenza di determinati presupposti, senza essere travolto dagli eventi. Deve essere uno strumento attendibile, costruito sulla base di un’analisi della struttura patrimoniale e finanziaria dell’impresa, dei mercati attuali e potenziali in cui collocarsi.

Il business plan è necessario che venga condiviso anche con gli altri operatori del mercato: soci attuali e potenziali, banche, altri finanziatori.

I soci attuali e potenziali sono chiamati a sottoscrivere un aumento del capitale sociale e a confermare la loro intenzione a sostenere lo sviluppo della società; se il business plan manca di prospetti chiari con diversi scenari di previsione economica, allora i soci non possono appoggiare il progetto imprenditoriale, in quanto non riescono a valutare quale sarà la redditività futura del loro capitale investito.

Le banche intervengono nella concessione dei prestiti per finanziare il progetto imprenditoriale; se il business plan non analizza la struttura patrimoniale e finanziaria di partenza dell’impresa, allora le banche non riescono a valutare il rischio di credito.

Gli altri finanziatori, ad esempio le istituzioni pubbliche, concedono finanziamenti a tasso zero e contributi a fondo perduto attraverso la partecipazione dell’impresa a dei bandi di finanza agevolata; se la descrizione del progetto imprenditoriale non risponde ai requisiti previsti dal bando e se gli scenari economici riportati nel business plan non sono reputati attendibili, l’istituzione governativa non può concedere il contributo.

Sono poche in Italia e nel resto del mondo le imprese in grado di sviluppare e dare attuazione a dei progetti di sviluppo attingendo solo a risorse interne. E allora, se si vuole crescere, si deve condividere con altri il progetto imprenditoriale, descrivendolo e motivandolo in modo chiaro e con dovizia di particolari.

Dott. Giovanni DE LORENZI | g.delorenzi[at]infoiva.it | www.gdlstudio.it | Padova

Padovano, classe ’73, laurea in Discipline Economiche e Sociali e master in Economics presso l’Università Bocconi di Milano. Prima dell’esame di abilitazione all’esercizio della professione di Dottore Commercialista ha lavorato come analista dei processi informativi bancari. Attualmente collabora con la società Advance Group Srl per la consulenza nel campo della finanza agevolata e con la società AD Soluzioni Avanzate Srl per la consulenza nel campo dell’informatizzazione dei processi aziendali.
E’ iscritto all’Albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Padova, all’Albo dei Consulenti Tecnici d’Ufficio del Tribunale di Padova e al Registro dei Revisori dei Conti.
Dal 2007 è titolare di gdl Studio, che fornisce attività di consulenza in campo fiscale, dei processi informativi e dell’organizzazione aziendale e della finanza agevolata.