L’Inflazione è un business? Partono i controlli della Guardia di Finanza

Capita spesso che qualcuno in Italia approfitti delle situazioni di difficoltà, confusione e delle novità. È già capitato con il cambio lira/euro quando i prezzi furono arrotondati per eccesso. Ora sembra che stia capitando con l’inflazione e infatti Coldiretti ha iniziato a insinuare qualche dubbio che presto potrebbe sfociare in maggiori controlli della Guardia di Finanza. Sembra infatti che per molti l’inflazione sia un business, cioè che qualcuno ne stia approfittando per aumentare il margine di guadagno.

Inflazione è un business? L’aumento dei prezzi non è giustificato dall’aumento dei costi

L’inflazione dell’ultimo anno ha generato un aumento dei prezzi vistoso, molti però sospettano che alcune filiere abbiano aumentato i prezzi più del dovuto al fine di ottenere un maggiore lucro. Di conseguenza gli italiani starebbero affrontato un aumento non giustificato che sta mettendo in difficoltà molte famiglie. Ad esempio, si calcola che il gelato abbia avuto degli aumenti anche del 20%.

Coldiretti sottolinea che alcuni prodotti, ad esempio la pasta, stanno subendo aumenti più elevati rispetto a quelli che si dovrebbero avere tenendo in considerazione gli aumenti della materia prima, ad esempio il prezzo del grano duro è sceso, e all’aumento dell’energia (i prezzi del settore energetico sono in calo).

Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha sottolineato che a questo punto è necessario iniziare dei controlli al fine di tutelare le famiglie. Nel solo mese di marzo 2023 sembra ci sia stato un aumento del prezzo della pasta del 17,5% questo vuol dire che un alimento base della nostra alimentazione rischia di avere un prezzo quasi proibitivo.

Partono i controlli della Guardia di Finanza, ma gli italiani acquistano sempre meno

In seguito all’allarme lanciato, la Guardia di Finanza ha annunciato che inizia ora il monitoraggio del prezzi, l’obiettivo è fare in modo che non vi siano speculazioni e salvare il potere di acquisto degli italiani evitando che l’inflazione sia un business.

Deve infatti essere sottolineato che è vero che aumentano i costi, ma gli italiani comprano sempre meno, rinunciano prevalentemente a frutta e verdura, ma non solo, in calo anche la vendita di carne bovina, pesce e altri ingredienti generalmente utilizzati nella dieta mediterranea. Meno spreco o semplicemente difficoltà a gestire anche la spesa quotidiana?

Leggi anche: Risparmiare sulla spesa è possibile, basta guardare l’etichetta

Niente Irap in Alto Adige

 

L’Alto Adige rilancia l’economia e lo fa grazie all’approvazione da parte della Giunta provinciale dell’azzeramento dell’Irap per i primi cinque anni. La misura, contro l’aliquota ordinaria a livello statale pari al 3,9%, verrà presa a favore di quelle aziende che sceglieranno la provincia di Bolzano come sede di insediamento e sviluppo del proprio business.

Tale decisione, presentata dall’assessore provinciale all’Economia Thomas Widmann, intende stimolare lo sviluppo, le nuove attività economiche del territorio noto per essere all’avanguardia nel settore green ed estremamente attivo nel settore delle start-up, nonché rafforzare la localizzazione economica e dare impulso all’occupazione.

Ma quella dell’azzeramento dell’Irap non è l’unica decisione chiave approvata. È stato infatti varato il piano d’azione 2013-2015 per lo “sviluppo della ricerca tecnologica”, progetto che prevede lo stanziamento di 22 milioni di euro destinati a coprire i costi di laboratori, attrezzature ma anche di ricercatori e personale che saranno impiegati nel Parco Tecnologico locale, attualmente in fase di costruzione alle porte di Bolzano, che sarà dedicato alle aree: energia, tecnologie alpine e tecnologie agro-alimentari.

La Giunta ha inoltre approvato la concessione di contributi biennali al canone di locazione di immobili con l’obiettivo di sostenere la crescita imprenditoriale. Tale agevolazione nei confronti di nuove imprese prevede un contributo biennale per l’affitto dell’immobile che non può superare i parametri massimi dell’equo canone. Il contributo arriva fino al 75% del canone il primo anno e, al 50% il secondo, a patto che le aziende dimostrino l’assunzione di almeno quattro dipendenti. E infine misure a favore dell’export attraverso nuovi contributi destinati all’internazionalizzazione e l’istituzione di un fondo di 5 milioni di euro che può offrire garanzie per capitali sino a 50 milioni di euro. 

Commenta l’assessore Widmann: «L’Alto Adige vuole essere competitivo a livello nazionale e internazionale. Ecco perché abbiamo adottato una politica incentivante nei confronti di aziende motivate a investire nel nostro territorio. Ci attendiamo che le considerevoli facilitazioni che la Provincia ha inteso accordare in un momento come quello attuale, che pure non è privo di difficoltà, si rivelino un formidabile motore di attrazione di opportunità per lo sviluppo economico di questa regione».

«Elevati standard di qualità della vita e del fare impresa, geografia strategica quale ponte commerciale verso l’import-export, plurilinguismo, una green economy diffusa, burocrazia ridotta e stabilità politica sono elementi distintivi dell’Alto Adige. La nostra agenzia si mette al servizio di tutte le imprese con un pacchetto di incentivi e consulenze. Oggi insediarsi in provincia di Bolzano è più semplice e costituisce una possibile via di rilancio per tante imprese» , ha concluso Ulrich Stofner, Direttore BLS.

Giulia DONDONI

Il turismo “energia verde” dell’Alto Adige

 

Non di soli formaggi, pascoli, e turismo vive l’Alto Adige. O meglio, dal turismo al “green” il passo per le piccole imprese della Provincia Autonoma di Bolzano è breve, anzi, è supportato felicemente da BLS.

I più assidui lettori di Infoiva ricorderanno della presentazione che facemmo qualche mese fa di questa interessante società provinciale nata nel 2009 con lo scopo di comunicare e valorizzare le tante opportunità dell’Alto Adige come meta imprenditoriale da parte di piccole/medie aziende e start-up ed offre un onorevole servizio di supporto alle imprese nella fase di ingresso nel sistema lavoro, ponendosi come intermediario veloce ed efficace tra imprese, uffici dell’amministrazione e istituzioni.

Oggi, e in attesa dell’evento del prossimo 24 luglio dal titolo “Alto Adige, Green Region d’Italia: un laboratorio per l’Europa”, siamo tornati da Ulrich StofnerDirettore BLS, Business Location Südtirol – Alto Adige, per appurare lo stato di salute di questo esempio di buona operosità italiana.

Il fantasma della spending review è una minaccia oppure no?

Direttore, da un anno a questa parte avete assistito alla nascita di nuove start-up? E se sì, in quale settore?
Aziende e persone che guardano all’Alto Adige come meta interessante per dare avvio ad un progetto d’impresa entrano costantemente in contatto con noi. Nel corso del 2011 la nostra struttura ha fornito assistenza a oltre 350 aziende. Con una buona parte di esse sono stati instaurati contatti stabili e regolari. In questi primi 6 mesi del 2012 abbiamo rafforzato alcuni canali ed iniziative di contatto ed approfondimento e contiamo di poter annunciare nuovi insediamenti entro l’anno. Ad oggi si sono localizzate in Alto Adige, attraverso il dialogo con noi e le altre organizzazioni locali pubbliche e private, 18 aziende. Per fare degli esempi si sono spostati qui lo specialista nella costruzione di cantine “Bürkle Kellerbau” e una filiale del portale di prenotazioni web “booking.com” e poi importanti insediamenti nel settore cinematografico.

L’imminente costruzione del Parco Tecnologico, operativo dall’autunno 2014, rappresenterà di sicuro un’ulteriore leva di attrazione. BLS è già attiva nel promuovere opportunità di business all’interno di questa struttura. E’ già possibile infatti prenotare uno spazio “su misura” poiché l’edificazione avverrà per moduli calibrati in base alle esigenze delle singole aziende. Oltre al dialogo multidisciplinare con altri soggetti di ricerca, sviluppo e commercio, all’interno dell’edificio saranno messe in atto soluzioni integrate per un eccellente ambiente lavorativo. Sono previsti servizi utili in grado di migliorare la qualità della vita durante l’orario d’ufficio come: asili, aree relax, superfici verdi e un’ampia offerta sportiva e culturale.

Chi parla di Alto Adige pensa subito alle imprese legate al settore del turismo. Ci sono, al contrario, dei nuovi business su cui puntare?
Assolutamente sì, parlo in particolare del settore delle energie rinnovabili, un comparto che vede l’Alto Adige ai primi posti per occupazione e vivacità imprenditoriale ma soprattutto per attenzione e sensibilità ambientale diffusa. Non a caso si può definire l’Alto Adige “Green Region d’Italia” poiché qui esiste una vera e propria sensibilità “verde” che va ad influire a livello locale in tutti i settori: dall’economia allo sviluppo alla mobilità, dal turismo, alla percettibilità privata dei singoli cittadini. Questo modello è sostenuto concretamente dalle numerose imprese green presenti in provincia di Bolzano e dall’amministrazione locale, che ha fatto della filosofia di attenzione all’ambiente l’asse portante della propria politica di gestione del territorio, rendendo disponibili sostegni, economici e non, a tutti gli attori che promuovono un’economia e uno stile di vita sostenibili, ecologici e a basso impatto.

In questo senso, il mercato delle energie rinnovabili è ancora un ambito da sfruttare in una regione come la vostra?
Ora più che mai. Il mondo delle rinnovabili è sul nostro territorio sempre attivo e in salute poiché non strettamente collegato ad incentivi a livello governativo ma radicato ad un territorio che per vocazione ha scelto la strada del rispetto dell’ambiente. Già oggi in Alto Adige sono quasi 500, poco meno di una ogni mille abitanti, le imprese attive nei settori dell’energia rinnovabile, del risparmio energetico e affini. Un dato importante che ci informa di come la tutela del territorio si stia anche trasformando in business; un vero e proprio settore economico che in parte affianca e in parte si sovrappone a turismo e artigianato, da sempre i due motori del PIL altoatesino.

Quali sono le sue considerazioni rispetto alla querelle sulla spending review?
L’Alto Adige è un buon esempio di come l’autonomia possa essere sinonimo di efficienza e buona gestione delle risorse anche in tempi non sospetti di “spending review”. Sarebbe bello che le competenze e le eccellenze di un territorio non venissero messe sotto pressione ma anzi liberate da lacci e vincoli burocratici. Molti imprenditori riconoscono che da noi i vincoli sono minori e la pubblica amministrazione vicina.

E dunque, attendiamo con piacevole trepidazione l’incontro del prossimo 24 luglio, che si terrà all’Eurac di Bolzano alla presenza di Luis Durnwalder, Presidente della Giunta della Provincia Autonoma di Bolzano, Thomas Widmann, Assessore all’artigianato, industria, commercio, mobilità e personale, Ulrich Stofner, Direttore BLS, Business Location Südtirol – Alto Adige, e Corrado Clini, Ministro dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare per fare il punto sulla situazione in termini di impegno, risultati, eccellenze nel campo della sostenibilità ambientale, energie rinnovabili, efficienza energetica, innovazione tecnologica e di servizio ed edilizia sostenibile.

Per una volta essere al verde non sarà un difetto, anzi!

 

Paola PERFETTI

Le applicazioni Google pensate per le Pmi

di Mirko ZAGO

Il gigante Google ha da poco investito nel potenziamento dei servizi dedicati alle imprese. Al centro dell’offerta vi sono una serie di applicazioni innovative, che possono rappresentare soluzioni intelligenti per districarsi tra le mille necessità organizzative quotidiane. L’obiettivo commerciale è palesemente quello di sconfiggere il rivale Microsoft che con il prodotto Exchange, detiene la quota maggiore di utilizzatori nel segmento. Le offerte sono veri e propri pacchetti di “apps”, suddivise a seconda della dimensione dell’azienda e conseguenti bisogni. Ricordiamo che la proposta che stiamo illustrando (“business”) si avvicenda ad altre simili, indirizzate all’utente medio, in questo caso l’utilizzo è gratuito, ad università ed enti di formazione e perfino alla pubblica amministrazione ed enti.

Vediamo in dettaglio l’offerta

Innanzitutto saltano all’occhio i vantaggi, che a detta della stessa Google, sarebbero incredibilmente appetibili. Citando i principali troviamo la possibilità di utilizzare software on the cloud, quindi non serve un hardware potente tanto meno il download di ingombrante software. E’ tutto lì “sulla nuvola” a portata di click e di upgrade. Altro vantaggi sembrano i costi, che da dichiarato sarebbero mediamente corrisponderebbero ad un terzo rispetto a quanto proposto dalla concorrenza (per dimostrarlo Google mette a disposizione una calcolatrice comparando i suoi servizi con quelli proposti da Microsoft http://www.google.com/apps/intl/it/business/messaging_value.html).

Nel pacchetto business spicca poi la dimensione della casella mail (con funzionalità avanzate) per i dipendenti, ben 25 Gb. Attenzione è stata risposta anche nella accessibilità da remoto, le applicazioni sono perfettamente accessibili dunque anche da smartphone e tablet. Il tempo di upload è garantito per il 99,9% con la sicurezza che i dati siano conservati su più data center protetti, al fine di evitare cancellazioni e perdite (si stima che gli utilizzatori di Microsoft Exchange subiscano 60 minuti al mese di inattività non pianificata, contro i 15 minuti di chi si affida a Google).

Evidenziamo i punti forti invece relativi alla sicurezza:

  • Strumenti personalizzati per filtrare messaggi in entrata e spam, forniti da Postini, per completare potenti filtri di spam che funzionano automaticamente senza configurazione iniziale.
  • Strumenti personalizzati, forniti da Postini, che consentono di filtrare la posta in uscita senza diffondere informazioni sensibili.
  • Regole di condivisione delle informazioni personalizzate per determinare in linea di massima che tipo di condivisione sia consentita ai dipendenti con Google Docs, Google Calendar e Google Sites.
  • Requisiti di lunghezza della password personalizzati e indicatori visivi di efficacia per consentire ai dipendenti di scegliere password sicure.
  • Connessioni SSL con Google Apps per garantire un accesso HTTPS sicuro.
  • Archiviazione della posta elettronica facoltativa, con conservazione fino a dieci anni.
Anche il pieno controllo amministrativo e dei dati, così come la piena integrazione con il sistema di IT già presente sembra essere all’avanguardia:
  • L’API Single Sign-On (SSO) consente di connettere Google Apps al tuo sistema di autenticazione esistente.
  • Le API e l’utilità di provisioning degli utenti collegano Google Apps al tuo sistema di directory utenti.
  • Le funzionalità di routing e gateway dell’email consentono di utilizzare Google Apps insieme alla soluzione di posta esistente.
  • Le API e l’utilità di migrazione della posta ti consentono di trasferire i tuoi messaggi dalla soluzione di posta elettronica esistente verso Google Apps.
Il tutto condito dalla piena personalizzazione di loghi e colori nelle applicazioni, account utente personalizzati sul dominio Internet dell’azienda, la certezza (da contratto) che la proprietà intellettuale dei dati rimane all’azienda. Non poteva mancare un’assistenza 24 ore su 24 per 7 giorni la settimana che saprà conquistare chi teme di acquistare qualcosa a scatola chiusa e poi non saper come venire a capo dei problemi tecnici a cui si potrebbe andare incontro.
Vediamo ora in dettaglio come si differenziano le diverse offerte tarate sulle dimensioni dell’organizzazione.
Piccole imprese: pacchetto base costituito da Gmail for Business, Google Calendar, Google Documenti, Google Sites
Medie imprese: l’offerta si arricchisce di Google Cloud Connect per Microsoft Office che rende possibile la modifica collaborativa di documenti; assistenza e
Grandi imprese: oltre all’assistenza costante, si offre la Certificazione ISAE 3402 Tipo II (controlli, i processi e i criteri adottati per la protezione dei dati) e l’integrazione nell’infrastruttura esistente.
Le soluzioni hanno un costo di 4 € al mese per utente oppure 40 € per utente all’anno. Tutte le caratteristiche contrattuali e voci di spesa sono riassunte in questo prospetto. Ricordiamo che è possibile usufruire di un mese di prova gratuita per testare le potenzialità. Sono numerose le aziende che già si sono affidate a Google Apps, tra queste Jaguar, Land Rover, Permasteelisa Group.

Crescita del mercato biologico in Italia

di Caterina DAMIANO

Con il trend della salute e del benessere sempre in auge, il mondo vede accrescere un mercato che anche in Italia si rivela essere particolarmente redditizio: quello dei cibi biologici.

L’intero pianeta vede un incremento annuo di questo mercato del 7% e l’Europa e gli Stati Uniti fanno da capofila, contribuendo a quello che è un business da 19,4 miliardi di Euro. La diffusione del biologico, particolarmente in Italia, è dovuta all’associazione con il “sano”: non vengono infatti utilizzati pesticidi, e sia gli allevamenti che le agricolture biologiche sono mirati alla protezione dell’ambiente.

Le differenze di prezzo si notano, i cibi biologici non sono economici: eppure il mercato biologico è quello con i tassi più alti dell’intera industria alimentare, spiccando nel panorama mondiale. Questo è dovuto alla convinzione, spesso errata, che tra i cibi biologici e i cibi normali vi siano differenze di apporto vitaminico. In realtà, la scelta biologica dovrebbe essere legata più ad una questione etica ed ecologica, ma solo una minima percentuale dei consumatori effettua la scelta in base a queste motivazioni.

In Italia, il mercato biologico si trova a toccare le vette del miliardo e mezzo, ed è destinato a crescere, specie con l’aumento di aziende tutte nazionali che vanno d’accordo con l’88% degli Italiani che si battono per avere in tavola prodotti della propria patria, a scanso di eventuali problemi di salute dovuti ad epidemie straniere.

I consumatori del biologico sono di ambo i sessi: se le donne ricercano nei prodotti biologici la salute e la linea, gli uomini si rivolgono al settore per questioni per lo più sportive o di estetica, per l’alto contenuto di nutrienti . Anche questo contribuisce a rendere questo mercato in continua espansione, nonostante la crisi. A sottolineare, come sempre, che quando è ora di pensare al benessere e alla salute, l’Italiano non sente il disagio economico.

Alto Adige, la regione “amica” delle imprese

di Davide PASSONI

Fare business in Alto Adige può essere un ottimo affare per le imprese e le start-up italiane. La regione offre infatti opportunità uniche per chi vuol far crescere e sviluppare un’attività. Per dimostrare che si tratta di una regione “amica” del business, la Provincia Autonoma di Bolzano ha creato BLS. Che cosa è e come funziona? Lo abbiamo chiesto al suo Direttore, Ulrich Stofner.

Che cosa è e come nasce BLS?
BLS è la società provinciale per l’insediamento di imprese e la promozione territoriale della Provincia Autonoma di Bolzano. Attiva dal 2009, nasce con lo scopo di comunicare e valorizzare le tante opportunità dell’Alto Adige come meta imprenditoriale da parte di piccole/medie aziende e start-up. In quanto realtà di servizio, BLS accompagna attivamente i candidati nella fase di ingresso, ponendosi come intermediario veloce ed efficace tra imprese, uffici dell’amministrazione e istituzioni. Inoltre, si dedica alla ricerca di immobili e superfici disponibili, elabora domande di contributi per l’acquisto di terreni, crea relazione con le aziende già esistenti e promuove il contatto con il business internazionale, sfruttando la geografia della provincia come ponte naturale e porta di accesso tra Italia, Germania e Austria.

Che cosa trovano in BLS le imprese che vogliono investire in Alto Adige?
BLS è l’interlocutore ideale per programmare l’avvio di una nuova attività nella provincia poiché è capace di accompagnare l’insediamento in tutti i suoi passaggi. Ciò si traduce in un servizio di consulenza a 360° relativa ad aspetti legali e fiscali, contributi alle autorizzazioni, assistenza nell’individuazione della sede ideale, supporto nella creazione di una rete di contatti con organizzazioni, strutture di servizio e associazioni economiche, nel business con i Paesi tedeschi.

L’Alto Adige è una regione “amica” del business, secondo lei?
Si, sempre di più. L’Alto Adige è un territorio estremamente interessante, tutte le principali indagini di settore – che considerano diversi indicatori industriali e sociali – confermano periodicamente che l’Alto Adige è a misura d’uomo, dove si vive bene, si lavora bene, si investe bene. Dare avvio ad una propria azienda qua è più facile che altrove poiché gli incentivi economici sono ottimi, la pressione fiscale è più bassa che nelle altre regioni d’Italia, l’accesso alla pubblica amministrazione è facilitato da BLS, la Ricerca & Sviluppo gode di propri fondi molto importanti. Basta citare il recente Bando per l’Innovazione che la Provincia di Bolzano ha messo a disposizione per un ammontare complessivo di 3 milioni e 800mila euro per i migliori progetti nel campo della ricerca industriale e lo sviluppo sperimentale. Inoltre, è la  provincia leader in Italia per la Green Energy, ed è impegnata nell’ampliamento di questo mercato.

Se volesse invitare un’azienda a fare business in Alto Adige, come la convincerebbe?
Per convincere un’azienda ad aprire uffici in Alto Adige basta dirle che qui si vive al “top” ed è il miglior territorio dove insediare un’attività, come dimostrato dalla scorsa classifica di Confartigianato sulla facilità del fare impresa nelle Regioni e Province Italiane, che ha inserito il nostro territorio ai primi posti della graduatoria. Inoltre, l’Alto Adige, riconosciuto come prima “Green Region” d’Italia è luogo ideale dove dare avvio ad un’azienda verde, che sappia cogliere tutte le opportunità offerte dal mercato delle rinnovabili e dell’edilizia sostenibile. Ciò è dimostrato anche dal rapporto Legambiente sui Comuni 100% Rinnovabili che annovera diverse municipalità altoatesine fra le realtà di eccellenza.
Infine segnalo che la provincia sta realizzando un progetto importante, che contribuirà ulteriormente ad alimentare l’economia locale e l’attrazione di nuovi talenti. Si tratta della costruzione del nuovo parco tecnologico di Bolzano che sorgerà, in zona produttiva, all’interno di una nuova area di 12 ettari ed amplierà le opportunità per le imprese innovative che operano nel settore della Green Energy.
Il polo ospiterà start-up e nuovi insediamenti di realtà consolidate che potranno approfittare del know-how dell’intero comparto. Il nuovo parco tecnologico darà sviluppo alla ricerca scientifica ed al trasferimento tecnologico. I lavori inizieranno nel 2012 per terminare all’inizio del 2015 e saranno suddivisi in due lotti. Il primo riguarderà la parte pubblica che in circa 2,6 ettari ospiterà il Tis Innovation Park, gestore del Parco, il Fraunhofer Institut, l’Istituto per l’energia rinnovabile dell’Eurac, l’università di Bolzano e altri centri ricerca. Il secondo lotto di 9,4 ettari, realizzato in moduli, sarà invece destinato alle aziende e potrà ospitare anche insediamenti di nuove imprese. Non promettiamo sogni per tutti, ma siamo pronti ad accompagnare e sostenere, anche con soldi pubblici, progetti seri, concreti e lungimiranti.

Qual è il profilo tipo dell’azienda che si rivolge a BLS?
Sicuramente è la filiera delle energie rinnovabili a essere maggiormente attratta dalla nostra provincia, dove la cultura del green è radicata sul territorio. Attualmente, ben più di 460 aziende altoatesine operano in diversi comparti del settore dell’economia e della ricerca delle energie alternative. Le imprese che si insediano a Bolzano per la prima volta trovano una solida rete di partner competenti. Ci orientiamo quindi in primis verso aziende medio/piccole, in particolare che operano nella filiera verde, che abbiano un’idea imprenditoriale e la vogliano realizzare ma siamo aperti ad ogni stimolo, dalla tecnologia, all’innovazione, alla ricerca. La conformazione geografica dell’area non permette l’insediamento di estesi stabilimenti industriali perciò il profilo ideale è rappresentano dal laboratorio, l’ufficio commerciale, la sede di rappresentanza. Molto attivo è anche il flusso di business dalla Germania verso l’Italia. Sono molte infatti le aziende di lingua tedesca che approcciano il mercato italiano attraverso l’Alto Adige, ponte ideale fra le due nazioni.

Quanto e in che cosa vi aiuta il fatto di poter operare in una regione a statuto speciale?
La solidità del quadro normativo e del contesto politico sono un elemento certamente differenziante. In quanto Provincia a statuto speciale, l’Alto Adige dispone di ampie competenze in tutti i settori principali, dall’istruzione alla sanità, dalla cultura alle infrastrutture. Da qui derivano alcuni vantaggi: maggiori poteri che le permettono di definire e mettere in atto una politica economica locale completamente autonoma, maggiore autonomia finanziaria, amministrazione diretta della maggior parte del gettito fiscale.  E le aziende apprezzano molto un interlocutore chiaro ed in grado di dimostrare continuità ed efficacia.

Che cosa manca oggi, secondo lei, all’Italia per stare al passo dell’Europa che conta?
L’Italia negli ultimi anni è stata travolta come altri Paesi europei da una profonda crisi che ha generato instabilità e debolezza. I limiti della finanza sono al centro del dibattito mondiale. Il nostro paese a fronte di tale grigio scenario non ha saputo appieno far leva sui propri elementi di forza come il made in italy, la creatività, l’artigianalità, caratteristiche che ci rendono unici al mondo. Questi valori, che sono il perno dell’identità italiana potrebbero essere rilanciati. L’Italia per stare al passo con l’Europa dovrebbe rimettersi in movimento, promuovere la propria crescita economica, mettere in grado le nuove generazioni di guardare al mondo del lavoro con positività e ambizione. L’Alto Adige, nel suo piccolo cerca di essere un motore propulsivo ed ha già intrapreso questo percorso, perché è solo attraverso l’emersione dei talenti e la promozione dell’imprenditorialità che si può generare progresso, anche economico.

Quanto una realtà come la vostra subisce l’attuale incertezza economica? Se la subisce…
L’economia altoatesina nel 2011 è cresciuta a un livello medio dell’1,0-1,5% sopra la media nazionale (ca. 0,7%). I segnali più postivi arrivano dal fronte dell’occupazione, dalla crescita nel numero di imprese, dalle esportazioni e dal turismo. Negativi invece gli sviluppi per l’edilizia (in calo) e il tasso d’inflazione (in aumento). Il contesto internazionale, in particolare la crisi europea dell’indebitamento, ha avuto influssi  anche sull’Alto Adige, in particolare per quanto riguarda l’aumento dei costi, la crescente difficoltà nell’ottenere finanziamenti e la contrazione della domanda (specialmente quella nazionale). Tutto sommato però il clima di fiducia da parte dei consumatori e delle imprese, seppur leggermente in calo, rimane positivo e sopra altre realtà. L’indebolimento della dinamica congiunturale rallenterà la crescita dell’economia altoatesina, che secondo le stime dell’’IRE (Istituto di ricerca economica) per il 2012 si attesterà tra lo 0,5 e l’1,0%, mentre per il mercato nazionale secondo le previsioni è da attendersi una stagnazione con segno negativo (-0,2%).

L’imprenditoria a Roma è sempre più rosa

Che l’imprenditoria in rosa stesse facendo registrare un’impennata nel nostro Paese ormai non è più una novità né una sorpresa. I dati più volte resi noti dalle camere di commercio in Italia, infatti, hanno documentato una grande crescita delle aziende al femminile.

A conferma di ciò arrivano anche le statistiche della Camera di Commercio di Roma, che attestano come anche la capitale e la sua provincia siano abbondantemente interessate da questa realtà. A fine giugno 2011, infatti, le imprese trainate da donne erano ben 97.351. Rispetto all’anno precedente, sono nate 1.886 aziende in rosa, pari ad un +2% che pone Roma al centro di questo fenomeno, se si pensa che l’aumento, in media nazionale, è dello 0,7%.

Per quanto riguarda le aree di interesse, quella in cui la presenza femminile è più massiccia, rimanendo in ambito locale, è quella legata all’economia, seguita dal commercio, che solo a Roma e provincia interessa circa un terzo delle imprese femminili nazionali, mentre sembra perdere qualche punto nel settore dei servizi.

In controtendenza rispetto alla media italiana sembrano essere anche le cessazioni di attività, che su territorio romano riguarda soprattutto commercio, ricettività turistica e ristorazione, mentre a livello nazionale interessa in particolare le attività manifatturiere.

Per quanto riguarda l’organizzazione giuridica delle imprese in rosa, la maggior parte è formata da aziende individuali, anche se, rispetto all’anno scorso, è stato registrato un calo del 2% di società di questo tipo, a favore di organizzazioni più complesse ed articolate.

Insomma, le imprese fondate da donne, oltre che aumentare in quantità, dimostrano di pensare in grande,senza più paura di buttarsi nel mondo del business.

Gli affari non sono più roba per soli uomini.

Vera Moretti

Fare business con lo speed dating

Lo speed dating per fare business? Perché no. A Milano, martedì 18 ottobre alle 18.45, è in programma il primo appuntamento dedicato a giovani aspiranti imprenditori under 35 che, nel fare squadra tra di loro, potrebbero trovare una chiave per il successo: vincere la concorrenza, trovare nuove idee, sfruttare competenze complementari, condividere progetti, pianificare con creatività e innovazione il futuro, ecc. L’incontro è realizzato dalla Camera di commercio di Milano in collaborazione con la sua azienda speciale  Formaper e si terrà a Palazzo Affari ai Giureconsulti, via Mercanti 2.

Nato come strumento utilizzato dai single per trovare l’anima gemella, lo speed dating può offrire ottimi spunti per l’idea imprenditoriale, per scambiare informazioni essenziali e intuire sinergie. Una comunicazione veloce che fa perno sull’immediatezza e sulla spontaneità dei rapporti interpersonali e infine l’happy hour per approfondire le relazioni in un clima informale e “giovane”.

L’agenda del 18 prevede, infatti: fare impresa è un’impresa? Con Walter Passerini (giornalista) e Marco Campanari (imprenditore e startupper); incontri one-to-one di 3 minuti ciascuno per presentarsi e intuire possibili collaborazioni; Happy Hour per approfondire le relazioni e fare Rete. Nei successivi incontri, i temi saranno invece: energie rinnovabili, design ecosostenibile, biomedicale, ICT, editoria, new-media etc.

La partecipazione è gratuita e l’iscrizione obbligatoria (posti limitati). Per info, tel. 02-85154433, business.hour@mi.camcom.it

Il cloud computing fa volare le aziende

Il cloud computing fa bene alle Pmi e le fa volare alto. Questo è quanto emerge dall’indagine “Cloud adoption, benefits and strategy” condotta da IDG per NetApp, secondo la quale sempre più aziende scelgono il cloud computing per aumentare il proprio business.

Il sondaggio ha coinvolto 113 membri del CIO Forum su Linkedin e ha mostrato una forte crescita di interesse per il cloud all’interno di aziende grandi e piccole. I vantaggi che ne derivano sono maggiore flessibilità, riduzione dei costi, rapido provisioning di nuovi servizi e applicazioni.

L’86% degli intervistati ha sostenuto di essere in fase di implementazione o sviluppo di progetti di cloud computing e il 37% del campione ha dichiarato di aver dato molta importanza alle strategie cloud a livello aziendale, anziché a livello di business unit o dipartimento.

Secondo quanto riporta lo studio, le aziende sarebbero molto interessate a un “approccio concreto e meditato al cloud computing che comprenda modelli di cloud privato e pubblico in base alle necessità delle applicazioni e il supporto di partner competenti. È ormai evidente infatti che un’infrastruttura cloud mal progettata non può avere successo nel lungo termine”. Con il risultato che “una strategia cloud efficace permette di ridurre i costi, migliorare la flessibilità del business e assicurare una veloce risposta alle esigenze del business. Ma per ottenere risultati significativi è essenziale adottare un approccio olistico e globale, in grado di sfruttare al meglio le competenze sia dal lato IT sia dal lato business dell’azienda”.

Paolo Preti: passare dal breve al medio-lungo termine

Infoiva pubblica in esclusiva un articolo tratto dal numero di aprile del “Giornale delle partite Iva” – in edicola dal 31 marzo 2011 -, il mensile diretto da Francesco Bogliari, pubblicato da Cigra, distribuito da Mondadori e rivolto al vasto pubblico dei professionisti autonomi.


Dialogate con le banche e presentate al meglio il business della vostra società o del vostro studio. È il consiglio che Paolo Preti, docente di Organizzazione delle piccole e medie imprese all’Università Bocconi di Milano, rivolge ai professionisti e ai titolari di microaziende, in vista dell’entrata in vigore dei nuovi parametri di Basilea 3. Secondo il professore, il rischio che si verifichi una restrizione del credito per le piccole e medie imprese è abbastanza concreto, ma il sistema produttivo italiano ha comunque a disposizione alcune armi efficaci per difendersi, almeno se sarà capace di muoversi in anticipo.

In quale direzione?
Innanzitutto, gli imprenditori e i professionisti devono capire l’importanza di una gestione attenta del debito e dei loro rapporti con le banche.

Andiamo per ordine: qual è il primo consiglio che si sente di dare ai titolari di un’azienda?
In primo luogo, è bene che spostino gran parte dei loro debiti con scadenza nel breve termine verso forme di finanziamento di media e lunga durata, almeno quando è possibile.

A quale scopo?
Le linee di credito di lungo termine consentono spesso di attuare una gestione finanziaria più efficiente, evitando molte situazioni problematiche nel breve periodo, determinate da difficoltà temporanee per l’impresa. Inoltre, “spalmando” su più anni l’ammortamento di un prestito, il piano di rimborso diventa maggiormente sostenibile, soprattutto per le società che hanno flussi di cassa ridotti o altalenanti. In questo modo, l’azienda può apparire agli occhi della banca come una controparte affidabile, meno esposta al rischio di non poter onorare i propri impegni.

Così il rating creditizio dell’azienda crescerà?
Diciamo che un’azienda che adotta queste strategie improntate al buon senso ha maggiori possibilità di ottenere una valutazione più elevata. Occorre, però, un ulteriore sforzo per migliorare il dialogo tra gli imprenditori e gli istituti di credito.

Quale sforzo?
In Italia ci sono tantissime piccole società guidate da professionisti bravissimi, che hanno alle spalle una solida cultura industriale. A volte, però, questi imprenditori hanno un difetto: non riescono a mettere in evidenza in maniera adeguata le dotazioni patrimoniali di cui dispongono, le garanzie offerte alla banca o i flussi di cassa generati dall’attività caratteristica dell’azienda.

Come possono riuscirci?
Ad esempio presentando un business plan degno di questo nome, che sottolinei nero su bianco i benefici economici derivanti da un determinato progetto d’investimento, cioè le risorse finanziarie che entreranno nell’azienda negli anni a venire. Si tratta di un documento molto importante, che va redatto con attenzione e, se necessario, con l’aiuto di professionisti
qualificati.

Ma basteranno tutte queste contromisure a ridurre l’impatto di Basilea 3?
Certamente sono un buon inizio. Com’è ovvio, molte piccole imprese hanno difficoltà a dialogare con il sistema bancario in una posizione di forza. Ma la rassegnazione non è certo un rimedio per superare i problemi. Le Pmi italiane hanno sempre dimostrato di essere ricche di inventiva e capaci di sfidare le insidie del mercato in maniera molto flessibile.

Cosa accadrà invece ai piccoli professionisti che hanno bisogno di nuove linee di credito?
Questa categoria di lavoratori si trova in una sorta di limbo. In teoria, i parametri stabiliti dagli accordi di Basilea tendono a equiparare i piccoli professionisti ai debitori privati, che contraggono finanziamenti per motivi personali. Di fatto, però, alla fine le banche tratteranno il popolo delle partite Iva con gli stessi criteri utilizzati per le microaziende, valutando con attenzione il loro merito di credito, la loro solvibilità finanziaria e il patrimonio di cui dispongono.

Dunque, anche per i professionisti valgono le stesse raccomandazioni rivolte alle piccole imprese?
Certo che sì. Dialogare in maniera proficua e trasparente con il sistema bancario è una strategia utile per chiunque voglia indebitarsi. Soltanto così si possono prevenire gravi difficoltà in futuro.