Cartelle esattoriali: dilazioni facilitate, compensazione e altre novità

La legge 91 del 2022, legge di conversione del decreto Aiuti ed Energia, ha introdotto importanti novità per quanto riguarda le cartelle esattoriali. L’obiettivo è facilitare gli adempimenti fiscali per persone e imprese, visto che l’Italia sta vivendo un momento di difficoltà generalizzato. Ecco le principali novità.

Cartelle esattoriali con dilazione di pagamento facilitate fino a 120.000 euro

A partire dal 16 luglio 2022 è possibile chiedere la rateizzazione delle cartelle esattoriali senza dover documentare le difficoltà economiche che impediscono il pagamento in unica soluzione della cartella esattoriale per un ammontare raddoppiato rispetto al passato, cioè per cartelle fino a 120.000 euro. In passato se la cartella era inferiore a 60.000 euro si poteva chiedere la rateizzazione senza documentare le difficoltà economiche, superata tale soglia, occorreva documentare le difficoltà economiche. Si trattava di assolvere un vero e proprio onere probatorio. Raddoppiare la soglia vuol dire per i contribuenti facilitare l’accesso al pagamento rateale.

Decadenza dal beneficio della rateizzazione dilatata

In questo periodo di problemi economici legati alla difficoltà del pagamento delle fatture energetiche, soprattutto per le imprese, diventa importante avere da parte del fisco un comportamento più “amichevole” proprio per questo nella conversione del decreto Aiuti ed Energia nella legge 91/2022 è stato previsto l’aumento del numero di rate non pagate che porta alla perdita del beneficio della rateizzazione. Per le richieste avanzate dopo il 16 luglio 2022, è aumentato a 8 il numero di rate anche non consecutive, non pagate che portano alla perdita del beneficio accordato con il piano di pagamento rateale.

Le novità del decreto 91 non finiscono qui, infatti nel caso in cui il contribuente decada dal piano di pagamento rateale a causa del mancato rispetto dello stesso, non potrà richiedere piani di dilazione per la stessa cartella esattoriale. Potrà però richiedere la dilazione di pagamento per cartelle esattoriali diverse.

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Compensazione del debito in cartella esattoriale con crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione

Infine, l’ultimo beneficio previsto: se il contribuente che ha un debito nei confronti del Fisco ha a sua volta un credito nei confronti della Pubblica Amministrazione per il pagamento di prestazioni professionali, potrà utilizzare le somme a credito come compensazione del debito fiscale.

Rottamazione ter e Saldo e stralcio, pagamento delle rate entro domani

Si dovranno pagare entro domani, lunedì 9 maggio, le rate della Rottamazione ter e del Saldo e stralcio. I contribuenti potranno regolarizzare la propria posizione verso il Fisco con i versamenti che andavano fatti entro dicembre dello scorso anno. Si tratta delle rate che, in origine, erano in scadenza nel 2020. Il pagamento del 9 maggio arriva dopo i cinque giorni di tolleranza concessi dalla scadenza del 30 aprile 2022. Considerando i giorni festivi del 1° maggio e il sabato e domenica rispettivamente 7 e 8 maggio, entro domani andranno effettuati i versamenti alla data stabilita dalla conversione del decreto legge numero 25 del 2022 (cosiddetto “Sostegni ter“).

Chi deve pagare entro il 9 maggio la rottamazione ter e il saldo e stralcio?

Chiamati al pagamento delle rate entro domani 9 maggio 2022 sono i contribuenti che non sono riusciti a mettersi in regola entro il 9 dicembre 2021. Le rate si riferiscono ai pagamenti delle rate che dovevano essere saldate entro l’anno 2020. Si può effettuare il versamento usando i bollettini che sono stati inviati dall’Agenzia delle entrate – Riscossione e con date di scadenza delle rate nel 2020. In particolare, i periodi di scadenza erano:

Come effettuare i pagamenti delle rate della rottamazione ter e del saldo e stralcio?

Nel caso in cui non sia possibile recuperare i bollettini per il pagamento della Rottamazione ter e per il Saldo e stralcio si può procedere con la richiesta sul sito dell’Agenzia delle entrate, nella sezione “Riscossione”. Il pagamento può essere effettuato presso la propria banca ma anche agli sportelli Atm bancomat. Si può utilizzare anche il servizio “Cbill” dalla propria homebanking. Inoltre ci si può rivolgere agli uffici postali, alle tabaccherie che offrono il servizio “Banca 5” e attraverso i circuiti “Lottomatica” e “Sisal”. Infine, si può utilizzare l’applicazione “Equiclick” attraverso la piattaforma internet “PagoPa”.

Rottamazione ter e saldo e stralcio, cosa succede nel caso in cui non si paga entro domani o il pagamento è parziale?

Se il pagamento delle rate della Rottamazione ter e del Saldo e stralcio non avvengono entro domani o il pagamento risulti solo parziale, vengono meno i benefici della agevolazioni per i versamenti. Infatti, il decreto “Sostegni ter” ha riprogrammato le scadenze del pagamento delle rate in scadenza originariamente nel 2021 e quelle del 2022, agevolandone (purché si risulti regola con i pagamenti) i versamenti:

  • al 31 luglio 2022 per i versamenti che andavano fatti entro il 2021;
  • entro il 30 novembre 2022 per i pagamenti in scadenza nel 2022.

I pagamenti effettuati solo in parte sono da considerare degli acconti sul totale delle rate dovute.

Rate scadute, si può richiedere una nuova dilazione: ecco come

Le rate scadute e decadute e da versare all’agente della riscossione possono essere oggetto di una nuova dilazione. È quanto prevede il decreto “Milleproroghe” in merito alla riapertura, fino al 30 aprile 2022, della possibilità di chiedere un nuovo piano di rientro, con nuove rate, per quelle che risultavano decadute alla data dell’8 marzo 2020. Secondo quanto prevede il decreto, non è necessario versare in anticipo le rate già scadute.

Rate decadute, bisogna saldare i debiti non pagati per ottenere la nuova dilazione?

La possibilità di dilazionare ulteriormente le rate già scadute con l’agende della riscossione rientra nella normativa emergenziale. Il decreto “Milleproroghe” ha quindi “bypassato” quanto prevede il decreto del Presidente della Repubblica numero 602 del 1973 che, all’articolo 19, stabilisce che nel caso in cui la rateazione decada, non si possa più dilazionare in seconda battuta il debito residuo. A meno che non si paghi prima il totale delle rate scadute.

Rate decadute all’8 marzo 2020, cosa fare?

Il decreto legge numero 137 del 2020, all’articolo 13 decies, aveva già bypassato questa norma, in riferimento alle rate decadute alla data dell’8 marzo 2020. Questa data è quella di entrata in vigore della sospensione dei pagamenti previsti dal decreto legge numero 18 del 2020, secondo quanto specifica l’articolo 68.

Rate decadute al giorno 8 marzo 2020, riaperte le richieste dei nuovi piani di dilazione entro il 30 aprile 2022

Tuttavia, lo stesso articolo specificava che era necessario trasmettere la domanda della nuova rateazione entro la fine del 2021. Il decreto “Milleproroghe”, dunque, ha riaperto i termini per la domanda del nuovo piano di rateazione da presentare entro il 30 aprile 2022. In altre parole, i debitori che si trovino nella condizione di non aver saldato il debito dovuto, possono chiedere una nuova rateazione, senza dover procedere con il pagamento delle rate rimate non pagate in precedenza.

Nuovo piano di rateazione, quante rate non pagate determinano la decadenza del piano?

Va chiarito, inoltre, che alle rateazioni andrà applicata la norma ordinaria. La regola, infatti, prevede la decadenza del piano di rateazione nel caso in cui non si provveda a pagare 5 rate complessive. La riduzione delle rate non pagate, dalle originarie 10, proviene dall’articolo 13 decies del decreto legge numero 137 del 2020 per le domande inviate entro il 31 dicembre 2021. Lo stesso decreto “Milleproroghe” richiama il decreto 137 del 2020 solo per la possibilità di dilazionare il debito residuo, senza apportare modifiche al nuovo impianto delle cinque rate non pagate.

Quote scadute e nuove opportunità concesse alle rate rimanenti fino al 30 aprile 2022

Pertanto, anche i piani rateali riguardanti le dilazioni dei debiti residui alla data dell’8 marzo 2020 rientrano nella disciplina delle decadenza con cinque quote non pagate. Oltre al versamento delle cinque rate, la decadenza avviene anche in presenza delle difficoltà di pagamento di un debito che superi il limite dei 60 mila euro. Per questi debiti, pertanto, viene abbandonato il tetto dei 100 mila euro previsto in precedenza.

Rottamazione ter e altre sanatorie scadute, le condizioni per richiedere il nuovo piano di rientro delle rate

Inoltre, il decreto legge numero 18 del 2020 prevede, in via eccezionale, che i debitori decaduti dalla rottamazione ter possano chiedere la nuova dilazione del totale rimasto da pagare. La stessa agevolazione può applicarsi anche ad altre rottamazioni agevolate precedenti. La nuova dilazione può essere ammessa purché la decadenza della sanatoria sia già avvenuta al 31 dicembre del 2019. Con ulteriori sanatorie precedenti, si può osservare la scadenza del 30 aprile 2022 per richiedere un nuovo piano di rateazione.

Cartelle, ecco entro quando va pagata la rata della rottamazione ter di febbraio 2022

Si potrà pagare entro il 7 marzo 2022 la rata della rottamazione ter in scadenza al 28 febbraio prossimo. La scadenza è valida per i soggetti che abbiano rispettato la maxi scadenza dello scorso 14 dicembre. A fare chiarezza sulla scadenza ultima del pagamento della rata è la sezione Riscossione dell’Agenzia delle entrate (Ader). Il pagamento della prossima scadenza è importante per poter continuare a mantenere il piano di rateizzazione del debito residuo.

Quando scade la prossima rata della rottamazione ter per le cartelle esattoriali?

La scadenza del 28 febbraio 2022, con termine ultimo di pagamento al 7 marzo prossimo, è valido per i soggetti che abbiano rispettato il termine di pagamento del 14 dicembre 2021. Tale scadenza si riferiva alle rate di rottamazione che, in origine, erano in scadenza negli anni 2020 e 2021. La scadenza ultima del 7 marzo deriva dal periodo di tolleranza dei 5 giorni. Il 7 marzo è il primo giorno lavorativo susseguente al 5 marzo.

Cosa succede se non si paga in tempo la rata della cartella della rottamazione ter?

In caso di mancato pagamento, anche parziale, oppure di ritardo superiore alla data ultima di scadenza del 7 marzo della rottamazione ter, il debitore incorre in varie situazioni penalizzanti. In primo luogo, si ricompone il debito originario con l’aggravio degli interessi di mora e delle sanzioni. Al debito va, naturalmente, sottratto l’importo già versato. In secondo luogo, si perde il piano di rateazione dell’importo residuo da pagare. E, inoltre, l’agente della riscossione può legittimamente esercitare le azioni esecutive nei confronti del soggetto debitore.

Si può procedere con una nuova rateazione delle rate da pagare nella rottamazione ter?

Diversamente da quanto disponeva il comma 3 bis dell’articolo 68 del decreto legge numero 18 del 2020, non è ammessa alcuna possibilità di stabilire un nuovo piano di rateazione delle rate della rottamazione ter nel caso in cui si salti una sola delle scadenze previste. L’articolo 68, invece, prevedeva la possibilità di poter stabilire un nuovo piano di rateazione dell’importo residuo ma limitatamente alle decadenze verificatesi entro il 31 dicembre del 2019.

Mancato pagamento delle rate della rottamazione ter, i casi di pignoramento, fermo veicoli e preavvisi

Nel caso di mancato pagamento delle rate della rottamazione ter, oltre alla caduta del piano di rateazione, l’agente della riscossione può procedere con il pignoramento. In tal caso, il soggetto riceve una intimazione a pagare le somme dovute entro i cinque giorni successivi. Non vi è alcun atto di intimazione e preavviso per quanto riguarda il fermo dei veicoli o l’ipoteca.

Cartelle esattoriali, quali sono le prossime rate della rottamazione ter?

Superata la scadenza del 28 febbraio (con termine ultimo al 7 marzo 2022), i prossimi termini per il pagamento delle rate della rottamazione ter sono fissati al:

  • 31 maggio 2022;
  • 31 luglio 2022;
  • 30 novembre 2022.

 

Cartelle esattoriali, si possono pagare entro 180 giorni per quelle notificate al 31 marzo 2022

Arrivano novità dalla correzione del disegno di legge di Bilancio 2022 sulle cartelle esattoriali. Il termine di 180 giorni per pagarle si riferirà alle notifiche che i contribuenti riceveranno fino al 31 marzo 2022 e non più fino al 31 dicembre 2021. Si amplia pertanto l’arco temporale per usufruire dei benefici del Fisco. Altre misure contenute nella legge di Bilancio vanno a modificare la tassa sui tavolini, gli aiuti ai piccoli proprietari e l’Imu applicata agli immobili dei pensionati residenti all’estero.

Cartelle esattoriali: i 180 giorni per pagare valgono per quelle notificate entro marzo 2022

Arriva dunque l’estensione di tre mesi sulle notifiche delle cartelle esattoriali da pagare entro 180 giorni. La misura comprende pertanto le cartelle notificate a partire dal 1° settembre 2021 fino al 31 marzo 2022. Inizialmente il termine della notifica era fissato al 31 dicembre 2021. L’estensione delle notifiche va a rafforzare anche il maggior tempo per procedere con il pagamento. Precedentemente i giorni per pagare erano 150, rispetto alle modifiche apportate che fanno slittare a 180 giorni l’adempimento.  A conti fatti, il termine per il pagamento delle ultime cartelle notificate a marzo prossimo slitterà fino alla fine di settembre 2022.

Altre misure fiscali dalla legge di Bilancio 2022: esenzione tassa sui tavolini fino a marzo

Altre tre modifiche sono in arrivo dalla legge di Bilancio 2022. In primis, la proroga dell’esenzione della tassa sui tavolini con un nuovo termine fissato a marzo 2022. Si tratta dunque della possibilità di non pagare il canone unico patrimoniale (Cup), l’ex tassa Tosap o Cosap. La misura andrà a vantaggio dei bar, dei ristoranti e degli ambulanti.

Contributi per gli affitti persi per gli sfratti bloccati ai piccoli proprietari di immobili

Si va verso l’aiuto ai piccoli proprietari di immobili che abbiano subito perdite per il blocco degli sfratti determinata da uno dei decreti legge per l’emergenza Covid. L’aiuto verrà garantito dal Fondo di solidarietà per i piccoli proprietari che avrà una dote di 10 milioni di euro per tutto il prossimo anno. La misura prevede l’erogazione di un contributo pari al 50% del canone. Il limite massimo per proprietario all’anno del contributo sarà di 6.400 euro. Il contributo dovrà essere rapportato ai mesi di sospensione fino a un massimo di 16.

Imu 2022 su immobili di pensionati residenti all’estero: cala l’aliquota al 10%

Dovrebbe arrivare per il 2022 anche il calo dell’Imu per i pensionati italiani che siano resistenti all’estero e che possiedano un immobile in Italia, purché non locato. L’emendamento va a beneficio dei pensionati che abbiano un trattamento previdenziale maturato in regime di convenzione internazionale. La dote della misura è fissata in 3 milioni di euro.

Cartelle esattoriali: il termine dei 150 giorni vale solo per l’Agenzia delle entrate, non per l’Inps

L’Inps è intervenuta nella giornata del 25 novembre 2021 in merito ai termini di pagamento degli avvisi di addebito. Per le proprie cartelle, la scadenza non risulta estesa. Pertanto, il beneficio della proroga dei termini di pagamento degli avvisi esattoriali a 150 giorni dal ricevimento vale solo per l’agente della riscossione.

Nuova circolare Inps numero 4131 del 2021 sui posticipo del pagamento delle cartelle da 60 a 150 giorni

L’Inps stessa ha fornito una precisazione sui termini di pagamento degli avvisi con il messaggio numero 4131 del 2021. L’Istituto previdenziale fa riferimento a quanto contenuto nell’articolo 2 del decreto legge numero 146 del 2021. Secondo l’articolo, per le cartelle esattoriali ricevute dal 1° settembre 2021 al 31 dicembre 2021, il termine per pagare passa dai consueti 60 giorni a 150 giorni. Il termine decorre dalla data di notifica della cartella stessa. Il pagamento posticipato è previsto senza l’addebito di somme somme aggiuntive. Prima dei 150 giorni, “l’Agente della riscossione non potrà dare corso all’attività di recupero del debito iscritto a ruolo”.

Cartelle Inps, esclusione dell’applicabilità dell’articolo 2 del decreto legge numero 146 del 2021

Lo stesso Istituto previdenziale precisa che ha richiesto il parere del ministero dell’Economia e delle Finanze e di quello del Lavoro circa la corretta applicazione della norma. Nella richiesta ai due ministeri, l’Inps ha sottolineato l’assenza di riferimento all’Istituto previdenziale stesso nella formulazione dell’articolo 2 del decreto legge 146 del 2021. L’esclusione delle somme dovute all’Inps dalla proroga del pagamento a 150 giorni è stato confermato da entrambi i ministeri.

Inps conferma che i propri avvisi di pagamento devono essere saldati entro 60 giorni

“Ne consegue – si legge nel messaggio dell’Inps – che per gli avvisi di addebito di cui all’articolo 30 del decreto legge numero 78 del 2010 resta fermo il termine di 60 giorni dalla notifica per il pagamento di quanto richiesto nel medesimo avviso”. Pertanto, come chiarito dall’Inps, la disposizione contenuta nel decreto legge 146 del 2021 deve essere riferita unicamente all’attività di notifica relativa alle cartelle di pagamento emesse dall’agente della riscossione.

 

Cartelle esattoriali, quali vanno pagate entro il 30 novembre 2021?

Il decreto Fiscale numero 146 del 2021 ha messo ordine ai pagamenti delle cartelle esattoriali dei contribuenti con la scadenza entro il 30 novembre 2021 di quelle insolute. Ma è necessario verificare quali siano esattamente i termini e a quali cartelle si deve far riferimento con il versamento. La norma riguarda anche i mancati pagamenti nei termini della rottamazione ter (i cosiddetti “rottamati decaduti”).

Cartelle, scadenza del 30 novembre 2021 per le rate non pagate nel 2020 e 2021

Proprio l’articolo 1 del decreto Fiscale disciplina la rimessione in termini per la rottamazione ter e il saldo e stralcio. La norma, nel dettaglio, è a vantaggio dei contribuenti che non abbiano rispettato i termini per i pagamenti delle rate secondo il calendario di dilazione dettato dal decreto “Sostegni bis” (il decreto legge numero 73 del 2021).

Entro quando vanno pagate le rate della rottamazione ter e saldo e stralcio del 2020 e 2021?

A questi debitori, che non abbiano eseguito i versamenti delle rate del 2020 e del 2021 della “Pace fiscale”, si può evitare la decadenza pagando entro il 30 novembre 2021 tutte le rimanenti rate. Al termine di novembre, pertanto, si sommano sia le rate che erano in scadenza nel 2020 che le rate a saldo del 2021 sospese per l’emergenza sanitaria.

Fisco, alla scadenza del 30 novembre 2021 vanno pagate cartelle, Ipef, Irap, Ires e contributi previdenziali

La scadenza delle cartelle fiscali, alla quale il decreto offre un periodo di tolleranza che da calendario è fissato al 6 dicembre 2021, è la stessa di altri adempimenti. Infatti, al 30 novembre è fissato anche il pagamento dell’acconto delle imposte dirette, Irpef, Irap e Ires. Alla stessa data scadono altresì le imposte sostitutive e gli adempimenti legati ai contributi previdenziali. In caso di difficoltà di liquidità, i contribuenti non potranno procedere a dilazionare ulteriormente il debito residuo (le rate rimanenti) delle cartelle oltre la scadenza del 30 novembre.

Cartelle ricevute dal 1° settembre al 31 dicembre 2021: 150 giorni per pagare

Il decreto Fiscale disciplina anche l’estensione dei termini di pagamento per le nuove cartelle esattoriali. Si tratta degli avvisi di pagamento che i contribuenti hanno ricevuto a partire dal 1° settembre 2021 o che potrebbero ricevere entro la fine dell’anno. Rispetto all’ordinaria normativa, i termini per il pagamento sono stati allungati dal decreto. Dunque, anziché i consueti 60 giorni di tempo dalla notifica, i contribuenti possono pagare entro 150 giorni. Resta invariato il termine per presentare ricorso. Infatti, l’impugnativa può avvenire entro il consueto periodo di 60 giorni.

Pagamento rate esattoriali in essere all’8 marzo 2020: come procedere con il versamento?

Più complessa è la disciplina all’articolo 3 del decreto legge numero 146 del 2021. La norma riguarda l’estensione della rateazione per i piani di dilazione. Nell’articolo si fa riferimento alle cartelle in essere al giorno 8 marzo 2020 con la previsione di due situazioni. La prima situazione è quella di allungare il termine di decadenza a 18 rate non pagate, rispetto alle 10 precedentemente previste. La seconda riguarda i contribuenti che alla scadenza del 30 settembre 2021 non hanno provveduto ai pagamenti di quanto dovuto. A fine settembre era previsto il versamento minimo di nove rate, più quella di settembre, per non incorrere nella decadenza del piano di rateazione.

Fisco, pagamenti entro il 2 novembre 2021: vanno versate almeno tre rate

Pertanto, per le cartelle in essere al giorno 8 marzo 2020, la decadenza del piano di rateazione viene determinato dal mancato versamento di 18 rate, anziché di dieci, anche non consecutive. A questi contribuenti il decreto consente di regolarizzare i propri versamenti pagando il nuovo minimo di rate per non incorrere nella decadenza entro il 31 ottobre 2021. Non considerando il 31 ottobre (domenica) e lunedì 1° novembre per la festività , il termine ultimo per il pagamento slitta al 2 novembre 2021.

Quali rate e cartelle i contribuenti devono pagare entro il 2 novembre 2021?

Entro domani 2 novembre 2021, pertanto, i contribuenti dovranno pagare il numero minimo di rate sospese di tutte quelle in scadenza durante l’emergenza sanitaria. Pertanto, i contribuenti che non abbiano effettuato dei pagamenti, potranno farlo nel numero minimo di tre rate. Si tratta di una rata in scadenza pregressa più le rate corrispondenti ai mesi di settembre e di ottobre 2021.

Rottamazione ter, calendario legge Fiscale: le rate scadute vanno pagate entro il 30 novembre

Nuovi termini per i pagamenti delle cartelle esattoriali arrivano dal decreto Fiscale del governo, anche per quanto attiene alla rottamazione ter. Si allunga a 150 giorni la nuova scadenza di pagamento degli importi contenuti nelle cartelle ricevute dai contribuenti tra il 1° settembre e il 31 dicembre 2021. Il termine inizia a decorrere dal giorno di notifica della cartella stessa. Ma ulteriori termini di pagamento riguardano anche la rimessione delle somme del 2020 e del 2021 della rottamazione ter.

Cartelle esattoriali ricevute tra il 1° settembre e il 31 dicembre 2021: ci sono 150 giorni per pagare

In merito alla tempistica del decreto legge Fiscale sulle nuove cartelle che i contribuenti hanno ricevuto a partire dal 1° settembre scorso o che riceveranno entro il 31 dicembre 2021, il termine per il pagamento viene elevato a 150 giorni anziché i consueti 60 giorni. Sia gli interessi di mora che le azioni di recupero coattivo come il pignoramento o il fermo dei veicoli dovranno osservare, altresì, questo termine. Per la presentazione del ricorso contro il provvedimento dell’Agenzia delle entrate il termine rimane fissato a 60 giorni.

Cambiano le date del pagamento delle rate scadute

Cambia anche il calendario e le modalità di pagamento delle rate della rottamazione ter. Entro il 30 novembre 2021 devono essere pagate tutte le rate scadute. Ovvero le rate della rottamazione ter e del saldo e stralcio risultanti dalle definizioni agevolate con l’Agenzia di riscossione. Dette rate originariamente erano già in scadenza nel 2020 o nel 2021. Il termine ultimo era corrispondente alla rata di luglio del 2021.

Nuovo calendario per il pagamento delle rate originarie del 2020 e 2021 e già scadute

Più nel dettaglio, le rottamazioni originariamente stabilite nell’anno 2020 e 2021 erano state rimodulate dal decreto Sostegni bis nei seguenti termini:

  • rate di febbraio e marzo 2020 in pagamento entro il 2 agosto 2021;
  • rata di maggio 2020 in pagamento entro il 31 agosto 2021;
  • rata di luglio 2020 in pagamento entro il 30 novembre 2021;
  • rata di novembre 2020 in pagamento entro il 2 novembre (considerando festivi il 31 ottobre e il 1° novembre);
  • rate in scadenza nel 2021 in pagamento entro il 30 novembre 2021.

La scadenza ultima per le rate scadute del 2020 e 2021 è stato posticipato al 30 novembre 2021

Per effetto del decreto Fiscale, tutte le rate di cui sopra scadute e riguardanti le scadenze del 2020 e del 2021 dovranno essere saldate entro la scadenza del 30 novembre 2021. Sono tollerati fino a 5 giorni di ritardo oltre questa data. Il termine ultimo è dunque il 6 dicembre 2021, considerando i giorni festivi. In caso di mancato pagamento, anche solo di una rata, e anche in caso di ritardo, si va incontro alla caducazione della sanatoria. In tal caso, il debito si ripristina dall’inizio includendo anche gli interessi di mora e le sanzioni.

Rate non pagate dall’8 marzo 2020 al 31 agosto 2021: decadenza piano rateazione

Novità arrivano anche per le rate da saldare risultanti da dilazioni pendenti alla data dell’8 marzo 2020 nel caso in cui molte delle quali non siano state pagate. Considerando che tra il giorno 8 marzo 2020 e il 31 agosto 2021 il numero di rate è pari a 18, l’Agenzia delle entrate aveva stabilito che il mancato pagamento di 10 di queste rate avrebbe determinato la decadenza del piano di rateazione.

Pagamento delle rate in sospeso entro settembre 2021: soglia di decadenza elevata a 18 mesi

Il contribuente avrebbe potuto pagare le rate non pagate entro settembre 2021. E dunque, con il pagamento di 9 rate già scadute più quella di settembre, il debitore avrebbe potuto saldare le somme in sospeso. In tal modo, avrebbe ripreso a pagare mensilmente secondo l’originario piano delle rate. Date le difficoltà del saldo, il decreto Fiscale ha previsto dei benefici per i pagamenti in sospeso. Innanzitutto la soglia di decadenza del piano rate è elevato a 18 mesi.

Pagamenti delle rate dall’8 marzo 2020 al 31 agosto 2021

Inoltre, il decreto fiscale ha stabilito che per il pagamento delle rate sospese c’è tempo fino al 31 ottobre 2021. Entro fine ottobre, dunque, i contribuenti devono saldare tutte le dilazioni pendenti dal giorno 8 marzo 2020 al 31 agosto 2021.

Rottamazione cartelle sospese, entro il 31 ottobre è sufficiente pagare 3 rate

Calcoli alla mano, per rientrare nel piano di rateazione originario e saldare le rate mese per mese, i contribuenti potrebbero saldare entro il 31 ottobre 2021 tre rate, includendo anche quelle di settembre e di ottobre. In questo modo, considerando la causa di decadenza del piano delle rate elevato a 18 mesi, i contribuenti potrebbero riprendere a pagare secondo il loro piano originario di saldo.

Cartelle esattoriali, nuova scadenza per chi riceve gli avvisi di pagamento

Tra le novità in arrivo con il decreto legge Fiscale ci sarà l’introduzione di un nuovo calendario per le cartelle esattoriali. Cambieranno le date per la rottamazione e i versamenti legati alle cartelle stesse. Ci sarà più tempo per pagare: dai 60 giorni si passerà a 150 giorni. Le cartelle sono quelle relative al periodo dal 1° settembre al 31 dicembre 2021.

Quali cartelle esattoriali rientrano tra le novità del decreto Fiscale?

Le nuove scadenze per il pagamento delle cartelle esattoriali con la proroga dei 150 giorni riguardano le cartelle ricevute nei mesi da settembre a dicembre 2021. La proroga della scadenza riguarda anche la decorrenza degli interessi di mora e dell’avvio della procedura di pignoramento. Per il ricorso, invece, sono previsti 60 giorni dalla data di ricezione della cartella esattoriale.

Invio delle cartelle esattoriale dopo il periodo di sospensione Covid

La misura contenuta nel decreto Fiscale approvato il 15 ottobre nel Consiglio dei ministri relativa alle cartelle esattoriali deriva dal blocco di riscossione delle stesse imposto dall’articolo 68 del decreto legge numero 18 del 2020. La sospensione infatti disponeva che a partire dall’8 marzo 2020 l’agente della riscossione non potesse notificare cartelle di pagamento e di intraprendere azioni volte al recupero delle somme. Pertanto, l’Agenzia delle entrate, durante il periodo di sospensione, non ha potuto notificare, tra gli altri, anche le ipoteche, gli atti di pignoramento e i preavvisi di fermo dei veicoli.

Pagamento cartelle esattoriali ricevute dal 1° settembre 2021

La sospensione della notifica delle cartelle esattoriali è terminata il 31 agosto 2021. Ciò significa che, a partire dal 1° settembre scorso, l’Agenzia delle entrate ha potuto nuovamente inviare avvisi di riscossione nonostante le permanenti difficoltà dei contribuenti. Da qui l’intervento del governo nell’adeguare il ripristino delle operazioni di riscossione con scadenze meno rigide. Intervento che è arrivato nel decreto Fiscale di venerdì scorso.

Cosa impone il decreto Fiscale sulla riscossione delle cartelle esattoriali?

Sulle cartelle esattoriali, nel dettaglio della norma, l’articolo 2 del decreto Fiscale impone che la scadenza del pagamento sia posticipata fino a 150 giorni rispetto limite dei 60 giorni. Pertanto i contribuenti hanno fino a 5 mesi dall’arrivo della cartella notificata tra il 1° settembre e il 31 dicembre prossimo per procedere con il pagamento. Diversamente, chi ha già provveduto al pagamento della somma indicata nella cartella ricevuta, non può richiedere alcun rimborso. Si tratta, infatti, di importi che i contribuenti devono comunque versare.

Cartelle esattoriali, da quando iniziano a decorrere gli interessi di mora?

In virtù del nuovo decreto cambia anche il meccanismo di calcolo degli interessi di mora per il mancato pagamento. La norma generale, infatti, fissa a 60 giorni la decorrenza degli interessi. Con il decreto Fiscale, invece, gli interessi inizieranno a decorrere solo dopo i 150 giorni concessi dal governo per il pagamento di quanto dovuto e indicato nella cartella esattoriale. Per effetto della norma, inoltre, prima dei cinque mesi non potranno partire nemmeno le azioni volte al pignoramento dei beni (recupero coattivo di quanto dovuto dal contribuente). Prima dei 150 giorni non potranno partire, pertanto, neppure le azioni esecutive.

Decreto fiscale: cosa avviene per il fermo dei veicoli e l’ipoteca?

Il decreto fiscale non menziona gli strumenti cautelari dell’ipoteca e del fermo dei veicoli. Tuttavia, l’interpretazione della norma porta a ritenere che la proroga dei pagamenti dei contribuenti a 150 giorni dalla ricezione dell’avviso sia da estendersi anche a questi due casi. Con un’attenzione maggiore sui termini di presentazione del ricorso. Infatti, se il termine di pagamento slitta da 60 a 150 giorni, quello per la presentazione del ricorso deve avvenire entro i consueti 60 giorni dalla ricezione dell’avviso. Infine, il decreto Fiscale non si applica per le ingiunzioni di versamento degli enti regionali e comunali. Per il pagamento agli enti territoriali il limite, infatti, rimane sempre a 60 giorni dal giorno della ricezione dell’avviso di pagamento.

Riforma pensioni, fisco e reddito di cittadinanza: cosa potrebbe cambiare?

Le forze politiche che compongono l’attuale ampia maggioranza che sostiene il Governo Draghi, spesso assumono posizioni diverse sui punti cardine. A volte, nemmeno gli alleati di coalizione riescono a concordare, tanto da confondere gli italiani su chi sostenga davvero l’esecutivo e chi no.

Tra i punti chiave dell’agenda di governo non poteva mancare la riforma del fisco, non seconda alla questione sulle misure anti-delocalizzazione e alla legge annuale sulla concorrenza. Intanto, le scadenze si avvicinano: a metà ottobre il varo per la legge di bilancio, mentre l’aggiornamento del Def è ormai questione di qualche altra settimana. Referendum sulla Giustizia, il caso delle cartelle fiscali, l’alleggerimento del cuneo fiscale, l’annoso Reddito di Cittadinanza e l’infinita querelle sulla Riforma Pensioni che non arriva e che rischia di farci tornare ai tempi della Legge Fornero con lo scalone di fine anno e tanti saluti a Quota 100.

La campagna elettorale continua, il semestre bianco impedisce lo scioglimento delle Camere, ma le elezioni amministrative e il voto che coinvolge le principali città italiane, ricordiamo che agli inizi di ottobre si va alle urne anche a Milano, Roma, Napoli, Torino e Bologna per scegliere il sindaco. Come se non bastasse, siamo in piena discussione sull’obbligo vaccinale, sul green pass alla Camera e su Matteo Salvini che ritira gli emendamenti per non fare cadere il Governo che sostiene, per poi votare contro il green pass. Lo stesso leader leghista Matteo Salvini predica soluzioni comuni ma razzola male.

Ma in tutto questo caos, chi ci perde? Noi cittadini e contribuenti naturalmente, a Palazzo si chiacchiera senza trovare accordo, mentre a casa, sono in molti a preoccuparsi della vita reale e delle prospettive invisibili.

Il primo passo è la Manovra

Le riunioni preliminari sono cominciate sulla Manovra, ma l’istruttoria tecnica latita. C’è bisogno di finanziare una Manovra da almeno 20 miliardi ma al contempo si vogliono tagliare le spese, nemmeno troppo per evitare l’aumento esasperato del debito. Ma gli italiani, già danneggiati economicamente e forse psicologicamente dall’emergenza coronavirus, aspettano risposte, o meglio soluzioni ai problemi. Se è vero che l’economia è ripartita forte, c’è anche da dire che si tratta di un rimbalzo preventivato dopo un down così forte e prolungato.

Ci sono almeno venti miliardi da recuperare per mettere in atto la Manovra, rifinanziando gli ammortizzatori sociali, la Naspi, il dopo Quota 100, le misure per la crescita, più fondi per la sanità e le spese cosiddette indifferibili. E le correzioni sul Reddito di Cittadinanza dove le mettiamo, il taglio del cuneo e le probabili restrizioni da applicare al Superbonus 110% da prorogare al 2023?

La Riforma del Fisco

Attesa a luglio, siamo arrivati a settembre 2021, ma la delega sulla riforma fiscale non si vede ancora. La maggioranza (tanto per cambiare) è spesso divisa, una dote per i diciottenni proposta dal Pd da ricavare sui più ricchi sulla flat tax si cui insiste la Lega. Sembra più fattibile la cancellazione dell’IRAP, così come un taglio immediato al cuneo fiscale-contributivo. Anche il capitolo cartelle aspetta la sentenza per fine settembre. Intanto, l’Agenzia delle Entrate ha fatti ripartire le notifiche delle cartelle esattoriali congelate da marzo 2020, causa il Covid-19. Ma per tutta risposta, Salvini e Meloni chiedono di prolungare la misura appoggiati anche da Forza Italia. Anche il Movimento 5 Stelle spinge per una nuova sospensione per poi rilanciare la rottamazione. Il Partito Democratico diverge, si sa, alla rottamazione sono allergici.

Il Reddito di Cittadinanza

La Lega si Salvini e Italia Viva di Renzi contestano codesta misura, così non va, in quanto manca tutta la parte comprendente il reinserimento del lavoro. Forza Italia concorda, Renzi vuole addirittura il referendum per bloccarlo. Ovviamente, il M5S non ci sta, pur consapevole che ha bisogno di aggiustamenti e miglioramenti, così come sostenuto da Pd e Leu. Mario Draghi non sembra avere intenzione di bloccare il RdC, ma pretende maggiori controlli e più velocità di rioccupazione.

La questione pensioni

Riforma pensioni infinita, ma le parti sociali e i pariti stessi non trovano un accordo con il governo. Liberi e Uguali, M5S e sindacati spingono per un’uscita dal lavoro più flessibile per il dopo Quota 100. La riforma degli ammortizzatori targata Orlando non convince, soprattutto per i costi (8 miliardi), il Mef e neppure alcune forze della maggioranza. Per Matteo Renzi gli oneri dovranno essere contenuti evitando la CIG gratis per le piccolissime imprese, nemmeno Lega e FI appoggiano il progetto.

La sottosegretaria Guerra al MEF spinge per una riforma agli ammortizzatori sociali al risparmio. La Lega non condivide la linea prudente del MEF ed è convinta che alla Legge Fornero non si debba tornare, ma con una proposta diversa da quella di M5S e LeU. Il PD è più cauto. Ma da tutto questo cosa ne uscirà? Per adesso, solo grande incertezza.